Immagine di RoboCop Rogue City | Recensione - Un tuffo indietro nel tempo
Recensione

RoboCop Rogue City | Recensione - Un tuffo indietro nel tempo

RoboCop Rogue City è un gioco discreto, che non punta a rivoluzionare il genere di appartenenza quanto, piuttosto, ad omaggiare il materiale originale.

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un autentico tuffo indietro nel tempo, per i fan di RoboCop.
  • Si avverte l'amore degli sviluppatori per il materiale originale.
  • Il gioco tenta qualche sperimentazione mescolando shooting e meccaniche ruolistiche.

Informazioni sul prodotto

Immagine di RoboCop: Rogue City
RoboCop: Rogue City
  • Sviluppatore: Teyon
  • Produttore: Nacon
  • Distributore: Nacon
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , XSX , SWITCH , PS5
  • Generi: Azione , Sparatutto
  • Data di uscita: 2 novembre 2023

Dopo aver lavorato sulla licenza di Terminator, Nacon (in qualità di publisher) e Teyon hanno deciso di prendersi un'altra bella responsabilità: portare su console un titolo ambientato nel mondo narrativo di RoboCop, ed in particolare situato a livello cronologico tra gli eventi del primo e del secondo film, senza dubbio i più amati dai fan.

RoboCop Rogue City è il risultato di questo sforzo produttivo, uno sparatutto in prima persona che non disdegna brevi sortite in altri generi videoludici, dall'avventura investigativa al gioco di ruolo di matrice occidentale.

Chi ci segue più assiduamente saprà che non tutto era andato bene con Terminator Resistance, precedente lavoro della software house polacca: scopriamo allora insieme com'è andata stavolta, invece, con la nostra recensione della versione PS5.

Being Alex Murphy

Liberi di poter scrivere una storia originale ambientata a Detroit, gli autori del team di Teyon hanno deciso di collocare le vicende di RoboCop Rogue City tra gli eventi del primo e del secondo film, quando Alex Murphy si è abituato, per quanto possibile, al suo nuovo ruolo di difensore della legge a tempo pieno alla mercé della multinazionale OCP, senza più una parvenza di vita privata.

Il tono, le storture di una società sbilanciata, la malvagità della OCP e tutti i temi che fanno da fil rouge all'interno dei tre film visti al cinema ritornano in Rogue City, con l'intreccio che parte in medias res, in un'altra notte di ordinaria follia a Detroit.

A rubare la scena stavolta è una spietata band di delinquenti che fa irruzione a Channel 9, la principale emittente locale, prende in ostaggio l'intera redazione e comincia a fare strage, pur di attirare l'attenzione del misterioso nuovo arrivato, una mente criminale che si dice voglia prendere il controllo della malavita nella metropoli del Michigan.

Quando gli ostaggi iniziano a volare dalle finestre del sessantaquattresimo piano, l'agente Murphy irrompe sulla scena, in risposta alla richiesta di rinforzi da parte dei suoi colleghi, ed entra nel grattacielo insieme all'inseparabile partner Anne Lewis, dando il via ad una carneficina che segnerà l'inizio di un'indagine più ampia e insospettabilmente impegnativa per i due poliziotti.

Come ed ancor più di quanto avvenuto in Terminator Resistance, il lavoro svolto sulla narrativa, sull'ambientazione e sulla licenza originale è piuttosto buono: i volti dei personaggi principali sono ricreati con grande fedeltà, le voci ed i motivi della colonna sonora sono quelli originali, con Peter Weller che ha prestato ancora una volta la sua voce al tormentato cyber poliziotto, ed in generale si vede che lo studio è composto da grandi fan del materiale di partenza.

I meno giovani si sentiranno spesso proprio nel bel mezzo di una delle sparatorie della trilogia di film originali, e sospettiamo che ricreare questa sensazione fosse una delle priorità del team di sviluppo in fase di progettazione di RoboCop Rogue City: da questo punto di vista, l'obiettivo iniziale può dirsi centrato.

Apprezzabili, sebbene piuttosto acerbi, i tentativi di dotare il titolo di una flebile anima da gioco di ruolo, con la possibilità di ricevere missioni secondarie da diversi personaggi non giocanti, molte delle quali potranno essere portate a termine in differenti modi, adottando approcci violenti o provando a far ragionare i malviventi, senza spargimenti di sangue.

Da questo punto di vista, questo gioco può segnare una svolta nel percorso di crescita dello studio polacco, che sembra osare di più ad ogni nuovo lavoro e prendere confidenza con le proprie capacità.

Nondimeno, la scrittura è altalenante e non sempre le ricompense per le missioni opzionali spingeranno a completarle: si poteva fare di meglio, ma siamo curiosi di vedere in futuro cosa Teyon riuscirà a tirare fuori dal cilindro.

Vivo o morto, tu verrai con me

Sebbene possa sembrare un paradosso, quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della produzione, ovvero le sparatorie, risulta, a conti fatti, una delle parti meno convincenti del prodotto.

Al netto della pesantezza dello shooting, infatti, giustificata dal fatto di impersonare un semiautoma che pesa almeno un paio di quintali, non siamo rimasti particolarmente soddisfatti dalla scarsa varietà di armi a disposizione e dalla generale legnosità dell'esperienza in sé.

La pistola di ordinanza, che il nostro eroe tira fuori dall'apposita fondina interna alla sua gamba destra, rimane la più fedele compagna di viaggio dalla prima missione all'ultima, non solo grazie alle munizioni infinite, ma anche perché, se adeguatamente potenziata, è quella che riesce a dare più soddisfazione, restituendo sensazioni paragonabili a quelle che in altri titoli similari sono riservate alle Magnum.

A lasciare un retrogusto di superato e di stantio all'azione, in certi frangenti, sono un level design piuttosto scolastico, nemici sì aggressivi ma anche piuttosto facili da aggirare ed attirare in trappola e uno shooting pesante anche nel senso meno positivo del termine.

Non c'è nulla di particolarmente sbagliato nel far saltare la testa ad un motociclista strafatto a bordo del suo veicolo, s'intende, ma su tutte le console su cui Rogue City arriva esistono alternative di gran lunga migliori se si guarda solamente al feeling delle armi e alla precisione degli scontri a fuoco.

Lo shooting risulta piuttosto pesante e legnoso, ma è interessante come Teyon stavolta abbia provato a diversificare l'offerta ludica.
Molto meglio quando dal campo di passa a gestire la crescita del personaggio, che in stile gioco di ruolo consente di spendere i punti acquisiti al passaggio di livello su una decina scarsa di differenti rami – tra quelli ovvi, come Vitalità, Danni e Corazza, e altri che consentono un approccio differente al mondo di gioco, come Ingegneria e Psicologia, utili rispettivamente per le attrezzature tecnologiche e per gli interrogatori con sospetti e testimoni.

Come detto, tutta la parte relativa alle risposte multiple e alla profondità dei dialoghi e delle quest opzionali è migliorabile, ma il solo fatto che esista e sia stata inserita nel gioco denota un certo impegno da parte del team di sviluppo, che non si è voluto limitare al compitino del vedemecum del first person shooter.

Questo, o gli sviluppatori di Teyon, consci che lo shooting in sé non sia il loro cavallo di battaglia, hanno preferito diversificare l'offerta ludica, lavorare sodo sul world building e proporre soluzioni inconsuete, anche se non tutte implementate a dovere.

Per una riuscitissima missione con rapina in banca in cui si gareggia con la SWAT della OCP su chi ucciderà più rapinatori, c'è una boss fight a metà gioco completamente sbilanciata rispetto al livello di sfida medio del resto della produzione, che ci ha costretto ad abbassare il livello di difficoltà da Difficile (che consigliamo ai veterani) a Normale per non rimanere bloccati.

A conti fatti, insomma, Rogue City sembra più a suo agio quando deve far sentire il giocatore davvero nei panni di Alex Murphy, riprendendone gesti, battute e modus operandi, che non quando deve limitarsi al ruolo di concorrente per il trono degli FPS su console e PC.

Poliziotti robot in Unreal Engine 5

Parlavamo prima di come RoboCop Rogue City potrebbe segnare il punto di svolta nella carriera di Teyon dal punto di vista delle ambizioni narrative, e lo stesso si può dire, fatte le debite proporzioni, anche per quanto concerne l'aspetto tecnico: il passaggio ad Unreal Engine 5, un motore molto potente recentemente visto in titoli come Remnant II e Immortals of Aveum, segna una netta discontinuità con il recente passato dello sviluppatore polacco.

Rispetto anche alla versione next-gen di Terminator Resistance, l'ultima fatica Teyon rappresenta un vistoso miglioramento, pur rimanendo nell'alveo delle produzioni che non possono contare su un budget tripla A.

Per complessità delle costruzioni poligonali, animazioni facciali, effettistica ed ampiezza delle ambientazioni, l'avventura che vivremo nei panni dell'agente Murphy sorpassa ampiamente non solo parecchi giochi pubblicati sotto l'etichetta comune di Nacon, ma anche molti congeneri all'interno del segmento doppia A.

Permangono delle debolezze, comunque, che non consentono al titolo di affiancarsi ai migliori nel suo genere, quantomeno non nella versione PS5, l'unica che siamo stati in grado di provare: le animazioni e la fisica ragdoll dei nemici quando incassano i colpi sono ancora poco credibili, molte delle superfici restituiscono uno spiacevole effetto plasticoso, gran parte dello scenario non è in alcun modo interattivo e vanno denunciati cali di frame rate in entrambe le modalità presenti.

Possiamo desumere che alcune delle problematiche di Rogue City provengano dalla scarsa esperienza del team di sviluppo con l'UE 5 e dalla mancanza di ottimizzazione di quest'ultimo, se è vero che anche in Immortals of Aveum, che pure aveva nella presentazione uno dei suoi principali punti di forza, si avvertivano fenomeni di stuttering e rallentamenti in situazioni apparentemente non di stress per il motore di gioco.

Il consiglio su PS5 è quello di giocare in modalità Qualità, dove il frame rate non ha troppe oscillazioni.
Alla luce di questo, come abbiamo fatto anche per la versione console di Alan Wake II (sebbene per motivi profondamente differenti), consigliamo di optare per il preset Qualità, che limita le oscillazioni del frame rate nelle scene più concitate, bloccandolo a 30 fps piuttosto costanti, e consente di apprezzare maggiormente il buon lavoro svolto dai grafici di Teyon sulle ambientazioni e sui dettagli della Detroit malata portata in scena per la prima volta da Paul Verhoeven nel 1987.

La pesantezza del nostro avatar a nostro avviso non rende necessari i 60 fps, in cui i nemici si muovono ancora più agilmente, aumentando lo stacco con la lentezza di Murphy, ma qualora optasse per questa modalità dovreste mettere in conto cali di frame rate più avvertibili in certe scene e un livello di dettaglio complessivo visibilmente inferiore.

Come anticipato nel paragrafo dedicato alla narrativa, non possiamo che promuovere il comparto audio senza particolari riserve: le voci sono quelle originali del cast dei primi due film, dal protagonista a Nancy Allen, che ha prestato il volto alla determinata Anne Lewis, e la colonna sonora, che pure consta di motivi originali, poggia principalmente sull'indimenticabile main theme che ha contribuito a rendere immortale la pellicola d'esordio.

Nonostante una campionatura non sempre impeccabile delle voci dei comprimari, comunque, nessuna delle prove recitative risulta fuori contesto e nonostante risultino più ingessati di quelli Bethesda, i dialoghi non sono appesantiti dalle performance degli attori chiamati in causa.

Vuoi per una scelta registica precisa, vuoi per evidenti limitazioni al budget, il cast suona esattamente come ci saremmo immaginati che avrebbe fatto se mai fosse stato pubblicato un videogioco dedicato a RoboCop.

Voto Recensione di RoboCop Rogue City | Recensione


6.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Fedele e rispettoso del materiale originale

  • Un passo avanti netto rispetto ai precedenti lavori di Teyon

  • Il miglior gioco su licenza di RoboCop dai tempi del Super Nintendo

Contro

  • Sparatorie piuttosto legnose

  • Non tutte le buone idee sulla carta sono state sviluppate adeguatamente

  • Ci sono scelte di gran lunga migliori tanto su console Sony quanto su macchine Microsoft

Commento

Nell'analizzare RoboCop Rogue City la prospettiva è quanto mai importante, dato che non siamo dinanzi ad un gioco che metterà tutti d'accordo: preso come un semplice FPS, da chi non conosce la licenza o non la ama, è un titolo appena discreto, frenato da uno shooting molto pesante e da un level design piuttosto scolastico.
Quanti avessero giocato Terminator Resistance, invece, apprezzeranno i notevoli passi avanti compiuti da Teyon con questa sua ultima fatica, dal punto di vista della presentazione, del world building, dell'ibridazione tra diversi generi ludici.
Chi è cresciuto con la trilogia di film di RoboCop, in ultima istanza, potrebbe invece chiudere un occhio sulle problematiche del titolo e godersi il miglior videogioco dedicato ad Alex Murphy pubblicato negli ultimi venticinque anni.
Nel complesso, siamo dinanzi ad un lavoro discreto e nulla più, uno di quei doppia A che si credevano estinti sul mercato che potrebbe regalare qualche serata di intrattenimento senza troppe pretese, che potrebbe però ottenere un posticino speciale nel cuore dei fan della saga RoboCop.
***

Sto cercando la migliore l'offerta...

Leggi altri articoli