Immagine di Remnant 2 | Recensione - Migliore in tutto
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Remnant 2 | Recensione - Migliore in tutto

A distanza di quattro anni, Gunfire Games regala al pubblico Remnant 2, seguito diretto di Remnant from the Ashes: vediamo nella recensione com'è andata.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un sequel iterativo, ma molto efficace, che incoraggia la rigiocabilità
  • Qualche magagna di troppo nell'ottimizzazione sulle console
  • Divertente da soli ed in cooperativa

Informazioni sul prodotto

Immagine di Remnant 2
Remnant 2
  • Sviluppatore: Gunfire Games
  • Produttore: Gearbox Publishing
  • Distributore: Gearbox Publishing
  • Testato su: XSX
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Gioco di Ruolo , Action Adventure , Sparatutto
  • Data di uscita: 25 luglio 2023

Solo pochi mesi fa, recensivamo su queste pagine la versione Switch di Remmant from the Ashes, una delle sorprese più belle del 2019 e, a detta di molti, il miglior lavoro di Gunfire Games fin qui.

Ecco perché, sebbene le fanfare non fossero le stesse che caratterizzano il lancio dei titoli tripla A, eravamo molto curiosi (e moderatamente fiduciosi) di mettere le mani su Remnant 2, sequel diretto pubblicato su PC, PS5 e Xbox Serie S ed X (versione oggetto di questa recensione) da qualche giorno.

Sarà riuscito lo sviluppatore texano a migliorare la formula che aveva garantito buoni voti e l'amore del pubblico a Remnant from the Ashes

Un mero accompagnamento

La narrativa di Remnant 2 riprende il filo da dove si era interrotta alla fine del primo capitolo, compresi gli eventi vissuti nel DLC, Subject 2923: la Terra è alla deriva, in uno scenario post apocalittico causato dal Root, una misteriosa entità aliena che sta invadendo tutto il multiverso e non solo la nostra dimensione.

Sul finire del primo episodio le effimere vittorie del nostro avatar avevano lasciato presagire uno spiraglio di speranza per i resti dell'umanità, ma la minaccia è tutt'altro che debellata, e ce ne accorgeremo già durante il prologo di questo secondo capitolo.

Questo sequel, dove la narrativa è più che altro un orpello, sposa una forte deriva action.
Come per il predecessore, la narrativa riveste un ruolo secondario
nell'economia di gioco, fungendo più da collante per cucire insieme le fasi di giocato che da reale motivo per proseguire lungo la duratura campagna, anche stavolta estremamente rigiocabile grazie alla possibilità di "tirare i dadi" e riarrangiare il layout degli stage in maniera casuale.

Da questo punto di vista, Remnant 2 sposa maggiormente la deriva action degli sparatutto in terza persona rispetto alla sua anima da gioco di ruolo, con dialoghi abbastanza asciutti e mai troppo frequenti, un avatar di scarsa personalità e comprimari che raramente lasciano il segno, proprio come fossimo in uno shooter qualsiasi, dove i proiettili contano infinitamente di più delle parole.

Se le dinamiche da gioco di ruolo sono state ispessite, allora, lo stesso non può dirsi del plot, che rimane tutto sommato superficiale e poco stimolante.

Un passo in avanti sotto tutti i punti di vista

La struttura alla base di questo sequel è ovviamente la medesima del titolo che aveva destato buone impressioni tra critica e pubblico quattro anni fa, quando debuttò su PS4 e Xbox One: fino a tre giocatori possono unire le armi per ripulire livelli generati proceduralmente e zeppi di mostruosità assortite, che respawnano in concomitanza con la sosta presso quelli che sono i corrispetivi dei falò nella serie Souls.

E se il debito nei confronti del franchise ideato da Hidetaka Miyazaki è palese, Remnant 2 approfondisce aspetti del gameplay proposti nel primo capitolo, allargando gli orizzonti della serie ed aumentando notevolmente il livello di personalizzazione della propria esperienza di gioco.

La possibilità di cambiare classe in qualsiasi momento, non solo tra le cinque iniziali ma anche comprendendo quelle scoperte progredendo lungo la campagna, è più che benvenuta, perchè non solo consente una maggiore varietà nella costruzione della propria build perfetta – così da tenere botta contro le orde di mostruosità che il gioco ci vomiterà addosso – ma consente di esplorare soluzioni alternative e sperimentare ben prima di avviare eventualmente una seconda campagna.

Ad un certo punto di essa, peraltro, il gioco consentirà di equipaggiare anche una classe secondaria, potendo così beneficiare di tutti i perk di questa (ad eccezione di quello principale) in modo da costruire delle vere e proprie macchine da guera ambulanti, che si adattino perfettamente al proprio stile di gioco.

Dal medico al cacciatore, passando per il nostro preferito, che si fa aiutare da un fido quadrupede, il ventaglio di soluzioni ludiche è notevolmente ampliato rispetto al prequel, avvicinando Remnant 2 al franchise Diablo per quantità e qualità, pur senza compromettere il bilanciamento della difficoltà, rivelatosi perfetto nel nostro caso anche dopo diverse decine di ore, con un'impennata nell'ultimo dei cinque mondi disponibili.

A non essere d'aiuto anche una volta presa dimestichezza con essa è invece la mappa, piuttosto generica e confusionaria, che lascerà abbastanza interdetti i giocatori meno dotati di senso dell'orientamento: sicuramente un punto da migliorare per il futuro della serie.

Siamo rimasti decisamente più soddisfatti delle boss fight, più curate ed originali di quanto visto in Remnant From the Ashes: senza svelarvi nulla, quasi tutti i boss combattuti facevano leva su meccaniche uniche, differenti da quelle di qualsiasi altro nemico incontrato nella serie fin qui, talvolta limitando lo spazio di combattimento, talaltra modificando per qualche minuto alcune delle regole canoniche su cui il gioco si è basato nelle precedenti ore.

Il ricorso a versioni ingrandite di mob già incontrati in precedenza, o a combattimenti dove la capacità di resistere ad interminabili ondate successive di nemici conta più della reale abilità del giocatore è notevolmente ridotto (sebbene non scomparso del tutto) rispetto al titolo di quattro anni fa.

Non siamo ancora alle vette altissime raggiunte dai Souls, i cui boss si sono impadroniti dell'immaginario collettivo di milioni di giocatori in tutto il mondo, ma il passo in avanti è evidente e siamo curiosi di vedere cosa ci riserverà l'inevitabile terzo capitolo tra qualche tempo.

Il replay value di Remnant 2 è davvero altissimo.
La varietà, oltre che dalla già citata generazione procedurale dei livelli, è assicurata dai differenti mondi che sarà possibile esplorare, ognuno con i suoi nemici ed ambientazioni dedicate, con loot specifico e mod differenti da applicare alle armi: durante la trentina di ore spese in compagnia del gioco la noia non ha mai fatto capolino e, passata una fisiologica fase di stacco, siamo sicuri che riprenderemo in mano il titolo nelle prossime settimane, proprio come già avvenuto con il predecessore.

Il livello di rigiocabilità, che già rappresentava una feature distintiva del primo episodio, raggiunge qui nuovi picchi, considerando che ogni storyline include sempre due esiti differenti e che ci sono boss e livelli che non abbiamo nemmeno sfiorato durante la nostra prima run e che già fanno capolino nelle prime ore della seconda – che abbiamo iniziato proprio poco prima di redigere questo pezzo.

Proprio come il già citato dungeon crawler di Blizzard, insomma, Remnant 2 si candida ad essere il compagno di gioco ideale per i prossimi mesi e non solo per le settimane successive al lancio.

Chiudiamo con un accenno alla cooperativa online fino a tre giocatori, analoga a quella vista nel primo capitolo ed altrettanto attraente dal punto di vista ludico, visto che la difficoltà scala adeguatamente, rimanendo elevata senza mai toccare punte di frustrazione, e gli archetipi si sposano perfettamente a creare squadre anche molto forti, in cui la cooperazione viene naturale.

Chi non risica...

Con coraggio e una certa dose di incoscienza, Gunfire Games ha scelto l'Unreal Engine 5 per questo suo sequel, mossa rischiosa che ha sortito effetti tanto positivi quanto negativi, con una prominenza dei primi, a nostro avviso.

Se è vero che anche la nuova versione dell'Unreal Engine conserva purtroppo alcune magagne storiche, come il caricamento ritardato delle texture di superficie, particolarmente evidente durante gli stacchi delle cut-scene – e, in misura minore, una discreta quantità di pop-up negli stage più articolati a livello di design – nel complesso, l'impatto visivo è consistentemente migliore rispetto alla quarta iterazione del motore di Epic.

Per livello di dettaglio, nitidezza delle texture, mappatura delle ombre, complessità delle ambientazioni e finanche utilizzo del motion blur (tanto a 30 quanto a 60 fps), Remnant 2 supera di un paio di spanne buone il suo predecessore, come facilmente apprezzabile su un televisore dalla diagonale piuttosto ampia.

Non pervenuti né il ray-tracing né effetti di illuminazione particolari – ma, e questa è una considerazione applicabile a tutti i valori produttivi, Remnant 2 è un doppia A e non un tripla A, ed è proposto a circa cinquanta euro in luogo degli ottanta a cui sono venduti al day-one i giochi di primissima fascia per l'attuale generazione di console.

Nondimeno, visti i buoni risultati ottenuti col prequel, l'utilizzo di un motore molto più avanzato e l'esclusività per le console di attuale generazione, era lecito attendersi qualcosa di meglio dal punto di vista dell'ottimizzazione su PS5 e Xbox Serie X, la versione su cui abbiamo svolto il grosso delle nostre ore di test.

Entrambe le versioni offrono la scelta tra tre diverse modalità grafiche: Qualità offre la risoluzione più alta limitando il frame rate a 30 fps, Balanced raddoppia gli fps abbassando la risoluzione, e Performance, che sblocca il frame rate, consentendo sulla carta di superare il limite (per ora fisiologico su console) dei 60 fps.

Partiamo da quest'ultimo, quello che al momento di redigere questo articolo ci sentiamo di sconsigliare, perché affetto da continui e persistenti problemi di screen tearing non appena si ruota la telecamera, tali da rendere il gioco quasi ingiocabile durante le battaglie più concitate.

Le altre due modalità, che pure non rivelano particolari problematiche, complice l'abilitazione del V-sync, sono però un po' troppo prudenti con la risoluzione, che si ferma a meno di 1300p (successivamente upscalati fino ai 1440) in modalità Qualità e addirittura scende a valori degni di Switch (inferiori a 800p) in modalità Performance, pur di mantenere il target di 60 fps il più stabile possibile.

Il risultato è perlopiù raggiunto, almeno: la modalità Balanced (non a caso quella di default) tiene i 60 fps nella stragrande maggioranza dei casi, con cali mai troppo drammatici sebbene percepibili, laddove la Quality tiene i 30 fps ancora meglio, con cali davvero minimi e mai impattanti a livello di godibilità del prodotto.

Ci siamo presi la briga di dare una sbirciatina anche alla versione per Serie S, incuriositi dall'ottimo lavoro che Gunfire Games aveva recentemente fatto con la versione Switch del predecessore, e anche qui abbiamo trovato segni di un'ottimizzazione tutt'altro che impeccabile.

Per la piccola di casa Microsoft non solo non sono previste modalità grafiche tra cui scegliere, ma quella predefinita non soddisfa nemmeno i palati meno esigenti, con 30 fps generalmente stabili ma non fissi e il medesimo tallone d'Achille delle altre versioni analizzate, ovvero una risoluzione nativa davvero troppo bassa, upscalata a 1080p con artifici grafici spesso evidenti.

Il risultato finale restituisce allora la sensazione che il team di sviluppo non sia ancora perfettamente a suo agio con l'Unreal Engine 5 e non abbia spinto il piede sull'acceleratore quanto avrebbe potuto, almeno su console: se così fosse, ci aspettiamo copiose patch migliorative nelle prossime settimane.

Voto Recensione di Remnant II


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Virtualmente infinito

  • Livello di personalizzazione elevatissimo

  • Ottimo da soli, ancora meglio in co-op

  • Migliore del predecessore sotto praticamente ogni aspetto

Contro

  • Narrativamente debole

  • Ottimizzazione generale migliorabile su console

Commento

Al netto di una certa piattezza a livello narrativo e di un'ottimizzazione carente, che rende le versioni console decisamente meno attraenti di quella per PC, Remnant 2 si rivela uno sparatutto in terza persona estremamente solido, puntuale nel gunplay, impegnativo quanto basta (soprattutto in single player) e terribilmente longevo.
La generazione procedurale degli stage, l'abbondanza del loot, la possibilità di unire più classi per dare vita a build sempre diverse sono tutti elementi che concorrono a rendere unica ogni partita e che stimolano a riprendere in mano il controller una volta terminata la prima run.
Se il duplice percorso di crescita di Gunfire Games e di questo franchise dovesse proseguire nei prossimi anni, ci troveremmo dinanzi ad uno dei looter shooter migliori sul mercato, ma già oggi, nonostante la presenza di ampi margini di miglioramento (soprattutto a livello tecnico ed artistico), siamo dinanzi ad un prodotto che dice con forza la sua nel panorama degli sparatutto e dei titoli difficili e rigiocabili. Ancora meglio, se giocato in compagnia.
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