Dopo l'uscita introduttiva della scorsa settimana, ci ritroviamo anche questo sabato per SpazioGamers, la nostra rubrica del weekend che richiama l'angolo della posta dei lettori delle vecchie riviste cartacee.
In questo articolo racconteremo alcuni dei fatti più interessanti della settimana appena trascorsa, ma attraverso i vostri commenti – arrivati sulle nostre piattaforme come il sito, Facebook, Instagram, YouTube e tutte le altre pagine ufficiali di SpazioGames.
Pensiamo che questo incoraggi a un dibattito il più possibile strutturato, che metta in evidenza come i commenti dei lettori non siano sempre e solo quelli di cui spesso ci siamo trovati a parlare.
Chiusa la premessa, addentriamoci nei temi caldi della settimana.
Silent Hill o Until Dawn?
Dopo mesi di silenzio, Konami ha rimesso in campo Silent Hill: Ascension con un trailer. L'idea è quella di un'avventura narrativa a scelta multipla, costruita come una sorta di serie TV interattiva che andrà come gli spettatori decideranno.
Se questo può suonare come un'idea interessante, dall'altro lato è anche vero che azzera la visione degli autori – poiché gli autori saranno i membri del pubblico stesso, al punto che il team che ha creato il progetto afferma di «non sapere come finirà la trama».
A tal proposito, i nostri lettori sono piuttosto tiepidi. Su Facebook, Giuseppe fa notare che «Silent Hill non ha bisogno di assomigliare ad Until Dawn. Non mi attira granché, ma si vedrà». Il riferimento è agli horror narrativi di casa Supermassive Games, che vedono in effetti in Until Dawn (lo trovate su Amazon a prezzo bassissimo) uno degli esperimenti più riusciti.
Concorda anche Michele, che aggiunge «appena visto il trailer, mi sa molto di Until Dawn. Non sono molto convinto su questi genere, anche se mi sono piaciuti Until Dawn, Heavy Rain, Beyond: Due Anime e Detroit». Certo, rispetto ad alcuni dei giochi citati a firma Quantic Dream, qua rimane da capire se e quanto si percepirà la natura horror dell'opera, che con Silent Hill non dovrebbe essere mai un fattore secondario.
I videogiochi senza doppiaggio in italiano
Un tema sempre molto caldo tra i nostri lettori, con questa settimana che non ha fatto eccezione, è quello del doppiaggio (o non doppiaggio) dei videogiochi in italiano.
Spesso ci ritroviamo a riferire notizie in merito al fatto che un progetto sia o non sia localizzato specificamente anche per l'Italia, a cui seguono le dita incrociate dei giocatori che sperano anche in un doppiaggio completo. Sappiamo, ovviamente, quali sono le questioni che i publisher affrontano: se il mercato della lingua italiana è troppo piccolo rispetto allo sforzo richiesto, bypassano la traduzione. O, quantomeno, bypassano il doppiaggio.
Così facendo, però, alcuni giocatori saltano a pie' pari il loro gioco, con il risultato che un gioco vende meno perché non è in italiano e i successivi non sono in italiano perché il precedente ha venduto poco. A meno di rischi di investimento, non se ne esce.
A tal proposito, Antonio sulla nostra pagina Facebook solleva un problema sicuramente condiviso da chi non è agile nell'ascoltare i dialoghi doppiati solo in inglese:
«L'importante è che ci sia l'audio in italiano. Gioco solo giochi doppiati in italiano perché odio leggere i sottotitoli mentre guidi, o cavalchi, o combatti, scappi...».
Nei momenti concitati, effettivamente, chi ha bisogno di leggere i sottotitoli per cogliere nel dettaglio gli scambi di battute può rischiare di perderseli. O, per leggerli, rischia di fare un danno durante l'azione, perché concentrato sul testo.
Potremmo fare i soliti discorsi sulla diffusione dell'inglese, "l'inglese lo sanno tutti ed è un problema vostro", ma la verità è che legittimamente un giocatore può incrociare le dita per sperare che un gioco venga tradotto del tutto (e bene) anche nella sua lingua.
Conoscere l'inglese in modo così sicuro da non aver bisogno di sottotitoli dopotutto non è un requisito che viene richiesto, quando vengono prelevati gli 80 euro dal portafogli del giocatore che dà fiducia a un gioco al lancio.
Gli Assassin's Creed del futuro
Da quando Ubisoft ha confermato Assassin's Creed Mirage, le reazioni sono state perlopiù positive riguardo un aspetto specifico del gioco: il suo essere un'esperienza più raccolta, molto in linea con quanto facevano gli originali Assassin's Creed, costruiti sull'esplorazione di una (o più città), senza l'enorme parte open world a dividerle per fare numero, per così dire.
A tal proposito, il.sober su Instagram ci scrive per definire addirittura quella di Mirage come la natura de «il vero Assassin's Creed».
È una visione interessante, soprattutto se pensiamo al fatto che Ubisoft ha già anticipato come questa sarà una parentesi: i futuri episodi principali saranno invece costruiti sulle orme di Assassin's Creed Valhalla.
I numeri danno ragione alla compagnia francofona, considerando il successo dell'epopea vichinga di Eivor, ma vedremo se, quando questi giochi usciranno, la risposta del pubblico – ormai bombardato da giochi infiniti a destra e a manca – potrà replicare il successo di Valhalla.
Secondo Skywolf_Richard, sempre da Instagram, sarebbe opportuno che per il futuro Ubisoft si guardasse anche indietro, andando a rispolverare gli episodi lontani per riproporli al grande pubblico con comparto tecnico rimaneggiato.
Di Mirage, infatti, il nostro lettore scrive:
«Spero sia anche il precedessore di un futuro (non troppo lontano) remake del primo Assassin's Creed».
Il primo Assassin's Creed uscì nel 2007. E qui, ci ricolleghiamo con un altro tema caldo di questa settimana.
Remake, Remastered e ricomprarsi gli stessi giochi
Mentre continuavano ad arrivare via via piccoli dettagli su Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, il remake di Metal Gear Solid 3, diversi dei nostri lettori sui canali social hanno dibattuto di rimasterizzazioni e di remake.
Il discorso è andato a vertere sulla fedeltà rispetto alle opere originali: i rifacimenti, infatti, di solito non sono fatti dal team che creò il successo originale (pensate anche a Crash Bandicoot e a Naughty Dog) e più ci si allontana da un'opera amata più alti sono i rischi di mettere un piede in fallo.
A tal proposito, Luca su Facebook scrive:
«Ho sempre apprezzato di più le remastered rispetto ai remake. Cambiare troppo l’anima di un gioco può risultare un'arma a doppio taglio: o lo migliori giusto un po’, o diventa una cosa oscena – quindi vediamo come va.
Se [Metal Gear Solid Delta] risultasse un prodotto ottimo, a quel punto perché non farlo anche con gli altri capitoli? Non so, però. Ho un brutto presentimento e spero di sbagliarmi».
Di contro, nello stesso dibattito su Facebook il nostro lettore Christian sottolinea però che abbiamo avuto dei remake riusciti, proprio in virtù della loro fedeltà. Non è detto, insomma, che un remake debba necessariamente prendersi dei rischi e stravolgere l'opera originale.
Nelle parole del nostro lettore:
«Crash Bandicoot N. Sane Trilogy e Spyro Reignited Trilogy sono dei remake, eppure sono identici ai vecchi titoli. La differenza [per la riuscita di un remake] è solo negli sviluppatori, non nel tipo di gioco».
Per il momento, su Snake Eater Konami ha ribadito a più riprese di voler creare un remake «fedele», al passo con i tempi e «senza interruzioni». Ha anche sottolineato che addirittura userà lo stesso doppiaggio originale, poiché non ci sarà nessun tipo di cambiamento alla storia già scritta all'epoca da Kojima Productions.
Le basi di un remake fedelissimo sembrano essere al loro posto: vedremo come sarà condotto in porto.
Il calendario delle prossime uscite
Chiudiamo l'appuntamento di questa settimana con un commento così sinteticamente efficace che lo abbiamo appuntato tra quelli a cui volevamo dare spazio. Su Instagram, _edwin83_ fa semplicemente notare:
«Esce tutto a ottobre».
Ed è l'ennesimo ciclo che si ripete.
Ci sono sempre state, nell'industria dei videogiochi, delle finestre di lancio più ambite di altre. Si tratta, di solito, di febbraio/marzo – per via della chiusura dell'anno fiscale di molte compagnie, come quelle giapponese, al 31 marzo. E si tratta, di solito, di ottobre/novembre, con lanci calcolati in vista del black friday e delle spese natalizie.
È un fenomeno a cui nemmeno il 2023 sta sfuggendo, ma che quest'anno si porta addosso un peso non indifferente: quello del rinvio di tanti giochi dal 2022, che hanno appesantito qua e là il calendario delle uscite già inizialmente previste per il 2023.
Il risultato sono finestre di lancio fuori di testa (guardate ad esempio cosa sta uscendo ora a giugno) e un ottobre che, già da ora, è pieno come un uovo – ancora prima di possibili annunci alla Summer Game Fest e alla Gamescom.
Tra Alan Wake II, Assassin's Creed Mirage, Alone in the Dark e Lords of the Fallen (per citare solo nomi di primissimo piano), diciamo che il mese si propone come molto ricco. E che non tutti questi day-one riusciranno ad avere il successo sperato, perché il portafogli dei giocatori che hanno gusti vari è sempre lo stesso e no, non possono comprare tutto al lancio a prezzo pieno.