Il nome di FromSoftware è ormai legato indelebilmente ai soulslike. Dal 2009, quando uscì per la prima volta Demon’s Souls, fino al 2022, quando questo sottogenere di action RPG ha raggiunto il suo apice con Elden Ring, questi titoli hanno cambiato il mondo videoludico, ispirando innumerevoli altri titoli.
Non soltanto con i numerosi emuli usciti negli anni, ma anche in varie filosofie di sviluppo, come ad esempio nel level design, aspetto in cui gli sviluppatori giapponesi sono maestri. Eppure c’è stato un tempo in cui FromSoftware non era focalizzata soltanto sui soulslike, come è invece stato nell’ultima decina di anni, a cominciare dalla saga di Dark Souls.
Abbiamo già analizzato con grande attenzione il passato di FromSoftware, evidenziando come un tempo il team avesse trattato tantissimi generi diversi, tra survival horror, RPG più classici, platform e anche action puri. Di recente abbiamo avuto modo di provare finalmente Armored Core VI: Fires of Rubicon, primo titolo completamente diverso da quanto fatto negli ultimi dieci anni, se escludiamo Sekiro – action che però aveva molti elementi in comune con i soulslike – e Deraciné per PSVR.
Tornando a una delle sue IP storiche del passato, la software house giapponese guarda al suo futuro con una sorta di ricorsività, che è anche l’argomento che vogliamo analizzare in questa sede.
Ritorno alle origini
È innegabile come FromSoftware sia considerata attualmente una delle software house più importanti e talentuose dell’intero mondo videoludico. I suoi due ultimi giochi pubblicati, d’altronde, hanno vinto meritatamente il premio di gioco dell’anno ai The Game Awards, nel 2019 e nel 2022.
Finora il loro lavoro nel campo dei soulslike è stato talmente incredibile che a ogni nuovo titolo hanno continuato ad alzare sempre di più l’asticella e dopo Elden Ring sarà dura fare di meglio. Serviva effettivamente un titolo di stacco dopo l’epica avventura nell’Interregno e Armored Core VI (già prenotabile su Amazon) in questo è perfetto, non soltanto per il cambio di genere e l’ottimo potenziale che abbiamo osservato durante l’anteprima, ma anche perché ci dimostra quanto effettivamente la software house sia cresciuta nei dieci anni di focus sul sottogenere di action RPG di cui sono artefici.
Gli Armored Core sono stati una delle IP più importanti della software house nipponica nell’epoca precedente a Dark Souls, una saga di nicchia, ma che aveva conquistato tantissimi appassionati di robottoni soprattutto in Giappone.
Ricordiamo ad esempio Metal Wolf Chaos, esclusiva giapponese della prima Xbox, che qualche anno fa venne recuperato da Devolver Digital con una versione remastered. Murakumo, Chromehounds e poi uno dei giochi più riusciti e interessanti oltre ad Armored Core: Another Century’s Episode, sparatutto in terza persona in cui è possibile comandare alcuni mech tratti da diversi famosi anime in un’operazione simile a Super Robot Wars.
La serie vide uscire cinque episodi, compreso un capitolo per PSP, tutti pubblicati da Banpresto. Questa azienda giapponese venne poi assorbita nel 2008 da Bandai Namco e probabilmente è anche grazie a questi titoli che si creò la longeva collaborazione tra le due compagnie che dura ancora oggi.
Questo amore per i titoli dedicati ai mech non poteva essere accantonato per sempre: non sorprende dunque che il primo titolo che si allontana completamente dalla formula dei soulslike sia proprio un nuovo capitolo di Armored Core.
Sono bastate poche ore di gioco per capire quanto Armored Core VI sia il titolo che unisce l’eredità storica di FromSoftware alle grandi competenze acquisite negli ultimi anni. Il focus sulla personalizzazione del proprio mech e la struttura a missioni rimangono le stesse dei passati capitoli. A questi punti fermi si unisce l’enorme bagaglio di esperienza maturato in anni di soulslike: da boss battle molto meglio strutturate ad alcuni elementi di gameplay innestati negli ultimi titoli fino a un’attenzione speciale per il level design.
Armored Core VI: Fires of Rubicon sarà il banco di prova perfetto per mostrare come l'esperienza ottenuta negli anni passati, trascorsi a perfezionare sempre più ogni aspetto legato al design dei soulslike, sia applicabile a molti altri generi, partendo dai pilastri in cui gli sviluppatori giapponesi sono diventati dei maestri, ovvero boss battle e level design.
Un futuro in sviluppo
La FromSoftware del periodo precedente all’avvento dei Dark Souls e degli altri titoli di questo filone amava sperimentare e spaziare molto tra diversi generi.
Se titoli come King’s Field e Shadow Tower rappresentavano un po’ lo stato embrionale da cui poi si sono generati i vari soulslike, nel loro catalogo vi erano survival horror, action, sparatutto in terza persona, RPG a turni e persino dei platform. Certo, nessuno dei titoli dell’epoca è considerabile un capolavoro, anzi molti sono considerati mediocri, eppure la versatilità della software house giapponese era già interessante di per suo.
Dopo un decennio di focus sui soulslike, è comprensibile che gli sviluppatori abbiano voglia di sperimentare con altri generi riprendendo anche alcune loro saghe del passato, proprio come è successo ora con Armored Core.
Secondo le ultime dichiarazioni, From Software è al lavoro su diversi progetti e pianifica di rilasciare nuovi titoli di qualità con maggiore frequenza. Se andiamo a vedere lo storico della compagnia, si è sempre dimostrata molto prolifica: basti pensare che due grandi titoli come Bloodborne e Dark Souls III uscirono con solo un anno di distanza l’uno dall’altro.
Il periodo di vuoto più lungo è stato tra Sekiro, nel 2019, ed Elden Ring, nel 2022, ma c’è anche da dire che in mezzo c’è stato il Covid-19 e infatti poco più di un anno dopo possiamo già assistere all’uscita di Armored Core VI: Fires of Rubicon. Non è quindi da escludere che, tolta l’espansione di Elden Ring (di cui abbiamo provato ad immaginare i nuovi boss), gli sviluppatori siano già al lavoro su nuovi generi.
FromSoftware dimostra di essere molto legata al suo passato, non soltanto per il nuovo capitolo di Armored Core, ma anche per tutti i rimandi e le idee inserite nei vari capitoli di Dark Souls e ispirati dai titoli della vecchia guardia della software house, come il già citato King’s Field.
Non sorprenderebbe dunque vedere il ritorno di qualche storica IP. Sekiro, ad esempio, in origine doveva essere un ritorno di Tenchu, e chissà che il famoso titolo stealth con protagonisti i ninja del Giappone feudale non possa davvero tornare in futuro, vista l’importanza storica della saga (e il fatto che gli appassionati non l'abbiano mai dimenticata).
Sicuramente le capacità sopraffine della casa di sviluppo nel level design potrebbero permetterle di creare un’esperienza che dia al giocatore molte possibilità di azione, andando anche ipoteticamente a sfidare Dishonored di Arkane, altri maestri del level design che devono purtroppo riprendersi dopo l’insuccesso di Redfall.
Sarebbe anche interessante rivedere opere come Otogi o Ninja Blade, titoli action puri che ricordavano nel gameplay un po’ Onimusha e un po’ anche gli stylish action. Bloodborne e Sekiro hanno mostrato la bravura della software house nell’applicare meccaniche più action alla formula dei soulslike; vedere questo talento dedicato a un titolo in cui l’azione sia totalmente predominante, unito all'altro indubbio talento nel creare boss battle avvincenti e meccaniche di gioco uniche, sarebbe qualcosa che speriamo davvero per il futuro.
L’attuale FromSoftware potrebbe essere in grado di creare anche dei survival horror o dei RPG a turni classici, sfruttando le nuove competenze al fine di donare un twist più originale alle formule di gioco viste in Kuon o Enchanted Arms, anche se nulla ovviamente vieta di creare intere nuove IP, cosa in realtà molto più probabile del riprendere questi vecchi titoli dimenticati.
Gli anni di FromSoftware dedicati ai soulslike hanno forgiato una software house che attualmente è tra le migliori al mondo per qualità dei propri titoli, e il poter vedere quanto queste competenze possano essere reinvestite in altri generi è qualcosa da attendere con grande interesse, visti i risultati ottenuti negli ultimi anni.
D’altronde, dopo Elden Ring, come dicevamo è difficile dare i natali a un altro soulslike in grado di competere senza che ci sia dietro uno sviluppo di molti anni – e nel frattempo sarebbe giusto provare a fare qualcosa di diverso, anche per prendere una boccata d’aria da un genere che potrebbe diventare stagnante per gli sviluppatori se reiterato all’eccesso. Un po’ come è accaduto ad altre software house, concentrate a mungere la propria gallina dalle uova d’oro fino a saturare l’interesse dei fan.
Naturalmente questo non significherà la fine dei soulslike di FromSoftware: è un genere di cui sono i creatori ed è troppo importante perché smettano di realizzarne di nuovi.
Semplicemente è probabile che ne vedremo meno, ma quelli che usciranno saranno più ponderati e particolari, come lo sono stati Sekiro e Bloodborne. Un rumor recente parlava di un soulslike in sviluppo basato completamente sulla magia e chiamato Spellbound, in cui ci dovrebbe essere un enorme legacy dungeon centrale e un open world tutto intorno.
Ovviamente, al momento questi sono rumor da prendere con le pinze, ma anche notizie di Elden Ring, ricordiamolo, erano trapelate molto tempo prima del suo annuncio ufficiale attraverso alcuni rumor rivelatisi poi veri.
Qualsiasi sia il domani di FromSoftware, non possiamo che aspettare con grande trepidazione i futuri progetti, per vedere quanto ancora la software house nipponica si possa evolvere e quanto questi titoli potranno rendere migliore l’intero mondo videoludico come è già successo in passato.