Mario Kart Tour non è esattamente la produzione più brillante di Nintendo dal punto di vista economico, e la nuova causa legale lo dimostra.
Ben diverso dal Mario Kart principale, che potete trovare su Amazon, che è uno dei videogiochi più venduti su Switch da anni a questa parte ormai.
Mario Kart Tour era già finito sotto ai riflettori per le microtransazioni in passato, arrivando a modificarle pesantemente per aggiustare la situazione.
Ma non sembra essere abbastanza perché, come riporta Axios, il titolo mobile è finito ora sotto accusa proprio per le sue lootbox.
L'azione legale arriva da un ragazzo che, con il sostegno di suo padre, ha intenzione di iniziare una class action contro Nintendo.
Il motivo è proprio legato alle microtransazioni giudicate "immorali", per cui Nintendo viene accusata di aver perso il controllo.
L'obiettivo è ottenere dei rimborsi per tutti quei minori che, negli Stati Uniti, hanno pagato per usare gli "Spotlight Pipes" di Mario Kart Tour, ovvero le lootbox del titolo mobile di Nintendo.
Una delle novità che sono state inserite proprio per rendere le microtransazioni meno dannose e che, a ben vedere, non hanno sortito l'effetto desiderato.
La causa afferma che Nintendo ha intenzionalmente reso più difficile il gioco per chi non investe denaro reale, portando gli utenti implicitamente a pensare di acquistare le citate lootbox per avere un vantaggio.
Queste pratiche potrebbero infatti violare il Consumer Protection Act dello Stato di Washington e il diritto commerciale della California, per via delle poca chiarezza nell'esposizione delle informazioni.
Il tema delle microtransazioni è sempre caldo e, giustamente, va regolamentato con attenzione. Come nel caso di Battlefield che, addirittura, si è ritrovato ad alzare i prezzi per via dell'inflazione.
Oppure Resident Evil 4 che, a sorpresa, ha inserito le microtransazioni dopo il lancio anche se non ce n'era bisogno.