Una delle scelte più controverse legate alla nuova generazione di videogiochi è indubbiamente la scelta della maggior parte dei publisher di aumentare i prezzi dei loro titoli più importanti: ormai non è più una rarità per i giocatori trovarsi ad acquistare titoli a 80 euro al day-one.
Una scelta inizialmente adottata solo da alcuni publisher, con Sony in testa per le esclusive PS5 (come God of War Ragnarok, che trovate però scontato su Amazon), ma che ben presto è stata adottata dalla maggior parte dei team videoludici.
Inclusi i rivali di casa Xbox, anche se in quel caso la strategia sembra essere votata a incentivare maggiormente l'abbonamento a Game Pass, considerando che le esclusive sono disponibili senza costi aggiuntivi fin dal day-one.
Il motivo di questa scelta è ormai diventato fin troppo chiaro, soprattutto alla luce dell'ultima analisi della CMA al riguardo: i costi di sviluppo dei videogiochi sono semplicemente fuori controllo e le precedenti cifre non erano più sostenibili.
Ma la soluzione adottata si è davvero rivelata così efficace? TweakTown ha analizzato accuratamente gli ultimi dati di vendita rilasciati da Sony e Activision, scoprendo che la risposta sarebbe in realtà negativa.
Stando a quanto rivelato infatti dai due publisher, rispetto allo scorso anno c'è stato un calo delle vendite videoludiche pari a circa 39 milioni di unità.
Un dato che, insomma, suggerisce che molti giocatori non sono più così disposti ad acquistare videogiochi al day-one, a causa del sovrapprezzo adottato ormai su tutti i principali titoli.
In particolar modo, Sony ha confermato che nell'anno fiscale 2022 gli utenti hanno acquistato meno titoli di terze parti, preferendo dunque acquistare a prezzo pieno soltanto giochi selezionati — principalmente le esclusive PlayStation Studios.
Analizzando i risultati di Activision Blizzard si ottiene un'ulteriore conferma di un calo delle vendite videoludiche nel preciso istante in cui è stato adottato il sovrapprezzo per ogni singolo gioco.
Tuttavia, il publisher ha potuto contare anche sull'incredibile successo di Modern Warfare 2, che ha incassato 1 miliardo dalle microtransazioni in-game in soli 10 giorni.
Insomma, poco importerebbe ai giocatori se 80 euro siano in realtà «economici» — come recentemente affermato da Masahiro Sakurai, papà di Super Smash Bros. — per l'effettiva portata dei titoli, dato che si tratta di cifre importanti che impongono una riflessione prima dell'acquisto.
L'industria rischia inevitabilmente di ritrovarsi in un buco nero dal quale sarebbe molto difficile uscire: del resto, se perfino CD Projekt ha avvertito fan e addetti ai lavori che il costo dei videogiochi rischia di diventare «un muro contro cui ci schianteremo», potrebbe essere arrivato il momento per tutti i publisher di fare un passo indietro. Anche se, allo stato attuale, sembra molto difficile che ciò possa accadere.