Gli sviluppatori piangono la morte dell'E3: «Grazie di tutto»

Con la morte dell'E3 si chiude un pezzo importante di storia videoludica: dopo aver smesso di supportarlo, ora gli sviluppatori ne piangono la scomparsa.

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Nella scorsa giornata è arrivata la conferma ufficiale di ciò che molti fan e addetti ai lavori sapevano già essere solo questione di tempo: l'E3 ha ufficialmente chiuso i battenti per sempre, chiudendo così un pezzo importante di storia dei videogiochi.

L'Electronic Entertainment Expo ha dovuto affrontare anni molto difficili, a causa della sempre maggiore propensione di sviluppatori e produttori di console a realizzare annunci "in casa", senza attendere uno show con così tanta concorrenza.

E uno dopo l'altro, Nintendo, Sony e Microsoft — quest'ultima comunque presente, ma senza partecipare effettivamente sul palco — hanno deciso di dare forfait allo show in ordine sparso, rendendo sempre più difficile andare avanti: dopo numerose cancellazioni ed eventi "in forse", l'E3 ha deciso che era arrivato il doloroso momento di staccare la spina.

Un epilogo reso inevitabile dalla maggior diffusione di internet, che ha reso "inutile" quello che era a tutti gli effetti un collegamento fisico importante tra industria, stampa specializzata e giocatori, ma che ha ricevuto probabilmente le mazzate finali durante la pandemia da Covid.

Oggi quegli stessi sviluppatori che, forse, avrebbero potuto supportare di più l'E3 prima della sua morte si sono riuniti sui social a piangerne la scomparsa, condividendo ricordi e alcuni dei momenti più memorabili.

Doug Bowser, presidente di Nintendo of America, ha scelto di sottolineare che l'impatto che l'E3 ha avuto sull'industria è innegabile: lo show è durato per ben 20 anni, dando una forte spinta a livello di marketing per i videogiochi.

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Alanah Pearce, writer di Sony Santa Monica, scrive invece di comprendere perché sia stata necessaria la chiusura, ma che ciò non la rende affatto meno triste, chiudendo il suo messaggio con un semplice ma efficace: «Grazie di tutto».

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Hideo Kojima, papà di Metal Gear Solid e Death Stranding, ha ricordato di aver sempre preso parte all'E3 fin dal 1997, annata in cui venne presentato il primo capitolo di Solid Snake su PS1.

Kojima ha anche sottolineato che l'E3 ha ricoperto un ruolo fondamentale nel connettere gli sviluppatori giapponesi con il resto del mondo, ricordando in particolar modo con affetto la presentazione di Metal Gear Solid 2 nel 2000: ben 23 anni fa.

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CD Projekt si è limitata a commentare il tutto con una faccina triste e un semplice ma efficace momento della sua recente storia: quando l'attore Keanu Reeves salì sul palco a presentare Cyberpunk 2077 al grande pubblico (lo trovate su Amazon).

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Ci sono tanti altri commenti condivisi sui social, ma abbiamo scelto di chiudere con un piccolo commento di Davide Soliani, creative director di Ubisoft Milan che ha lavorato ai titoli di Mario + Rabbids, che si è limitato a sottolineare come l'E3 abbia permesso di conservare tanti bellissimi ricordi legati ai videogiochi.

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E se la scomparsa dell'E3 farà sicuramente dispiacere a chi è cresciuto con il "mito" di quella fiera che sembrava un vero e proprio punto di arrivo, probabilmente è importante tenere sempre a mente quei ricordi di un'era videoludica per cui, forse, non c'è più spazio con l'evoluzione dei nostri tempi.

Certo, abbiamo ancora show come la Summer Game Fest e i recenti The Game Awards — a tal proposito, trovate tutti gli annunci nel nostro recap — ma è chiaro che quella magia che si poteva avere con un palco dedicato solo e soltanto agli sviluppatori non potrà probabilmente ripetersi mai più. Oltre a non avere, per ovvi motivi, la stessa ambizione o attenzione mediatica.

Comunque la pensiate, non potrete non ammettere che l'E3 è stato fondamentale per i videogiochi. E la sua morte non può che far riflettere su come i tempi siano cambiati così in fretta, in meglio o in peggio, a seconda dei punti di vista.

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