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Untamed Tactics | Recensione - Animali da strategia

Untamed Tactics è un tattico a turni con elementi ruolistici che fatica a spiccare il volo a causa di qualche errore tecnico e per le idee appena abbozzate.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

In sintesi

  • Un tattico a turni non troppo impegnativo
  • I protagonisti possono essere ampiamente personalizzati
  • Gli scontri sono penalizzati da una intelligenza artificiale davvero approssimativa

Informazioni sul prodotto

Immagine di Untamed Tactics
Untamed Tactics
  • Sviluppatore: Grumpy Owl Games
  • Produttore: Ravenage Games
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico , Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 28 agosto 2023

Sviluppato da Grumpy Owl Games, Untamed Tactics è il classico esempio di gioco dal buon potenziale, ma con tante idee dalla realizzazione appena abbozzata e discutibile.

Durante gli scontri, nei dialoghi e attraversando il suo mondo abitato da strani animali antropomorfizzati, abbiamo infatti incrociato i nostri passi con le tante meccaniche di gioco messe a disposizione e con una interessante commistione di generi, che però faticano ad emergere al cospetto di errori piuttosto evidenti e di una notevole ripetitività.

Stiamo parlando chiaramente di un team di sviluppo indipendente e dalle risorse limitate – giudizi che però valevano anche per gli ottimi Wildermyth e Pendragon, evidenti punti di riferimento per Untamed Tactics ma qualitativamente proprio di un altro livello. Scopriamo il perché nella nostra recensione.

Verso l'incognito

In sintesi, Untamed Tactics è un tattico a turni abbastanza tradizionale, con tanto di caselle su cui muovere le pedine, punti azione e svariate abilità a disposizione di uno strampalato team di animali.

I vari scontri sono tenuti assieme da una mappa strategica disseminata da più percorsi, con numerosi punti di interesse verso cui dirigere il proprio team e che nascondono battaglie e dialoghi, a cui viene affidato il compito di portare avanti una storia che definire dimenticabile sarebbe un complimento.

Tutto ha inizio con un naufragio, che porta la ciurma guidata dal capitano Greycoat a sbarcare con fatica sulle sponde delle Terre Selvagge. Da qui ha inizio la difficile convivenza con le tribù locali, popolate da tigri, panda, tartarughe e rinoceronti, in un viaggio che porta i nuovi arrivati a scontrarsi con il proprio passato e con la minaccia di una nuova invasione.

La componente narrativa fa dà sfondo generico alle battaglie, ma spicca per un tono neo-colonialista nemmeno troppo velato. L’eroico coniglio Greycoat assomiglia troppo al classico salvatore piovuto dal nulla, da un fantomatico continente più civilizzato e che ben presto diventa l’unica guida possibile per le svariate civiltà che vivono nelle profondità della foresta e che sono ancora legate a strane credenze mistiche che sanno davvero di macchietta.

Il procedere del racconto è inoltre legato a pochissimi dialoghi, dove le risposte date hanno un peso specifico quasi nullo e che rendono il giocatore praticamente uno spettatore passivo al cospetto di battute che vengono dimenticate dopo pochi istanti.

Il libero arbitrio non è insomma al centro di Untamed Tactics e della sua campagna suddivisa in vari capitoli. Come detto in apertura, ciascun episodio segue i passi della ciurma lungo una mappa dove si intersecano più percorsi – anche se, pure in questo caso, non è che i bivi e gli incroci portino a radicali cambiamenti sulla storia futura, come al contrario sono in grado di fare i già citati Wildermyth e Pendragon

Sul campo di battaglia

Untamed Tactics è dunque innanzitutto un tattico a turni con un focus preciso sulle battaglie. Purtroppo anche gli scontri presentano non pochi punti di incertezza, con qualche spunto però interessante che tiene a galla la barca.

Fra gli elementi positivi spicca la personalizzazione del proprio party, composto da personaggi sempre differenti nei vari capitoli e che sono ulteriormente diversificati grazie alle loro sottoclassi. Non aspettatevi la profondità ruolistica di un Baldur’s Gate 3 – tanto per citare un nome illustre recente – ma, giusto per fare qualche esempio, il capitano Greycoat può essere sia un soldato che un biologo, la tigre Baldur un barbaro o berserk, mentre la volpe Lyn veste i panni sia del ladro che dell’assassina.

In base a queste scelte, le pedine variano le loro abilità, statistiche e caratteristiche da impiegare durante gli scontri, con il numero di variabili che crescono durante il viaggio.  

La sensazione è che Untamed Tactics abbia delle buone idee di fondo che però non riesce mai a esplorare del tutto.
Battaglia dopo battaglia vengono infatti raccolti dei tomi che potenziano le statistiche dei personaggi, pozioni da usare durante i duelli e anche gemme che aggiungono svariati buff agli attacchi o mosse di reazione automatiche.

Purtroppo manca un vero e proprio albero delle abilità e l’accumulo di punti esperienza e la crescita di livello hanno come conseguenze delle scelte molto limitate e dei perk praticamente già stabiliti, spesso nemmeno troppo utili.

Abbiamo infine apprezzato l’impianto quasi da roguelike – passateci il termine preso molto alla larga – visto che alla fine di ogni capitolo le abilità sbloccate per le proprie unità vengono quasi del tutto azzerate e c’è dunque modo di esplorare vie alternative per la personalizzazione delle pedine.

Il vero difetto della componente ruolistica è il suo rapporto con la lunghezza dei vari capitoli. In più di un’occasione ci siamo accorti di come, giunti più o meno a metà dell’episodio, i potenziamenti proposti erano diventati quasi del tutto inutili e anche le nuove abilità sbloccate non avevano dei veri vantaggi rispetto a quelle già a nostra disposizione. 

Così confuso da colpirsi da solo

Come detto in apertura, Untamed Tactics segue delle regole ben stabilite durante le battaglie, anche se non mancano idee interessanti che però non raggiungono mai il loro pieno potenziale.

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i tattici a turni non ci metterà molto a prendere confidenza con l’utilizzo dei punti azione, dei punti movimento e con l’interpretazione di una UI che sembra uscita dallo stock gratuito di un qualche motore di gioco, ma che comunque risulta sempre facile da leggere grazie all’utilizzo delle varie colorazioni.

La prima vera novità risiede nella differenziazione dei vari attacchi, che possono generare ad esempio danni fisici o mentali. A seconda delle debolezze dei nemici occorre dunque sempre studiare bene la prossima mossa, soprattutto in base alle loro possibili reazioni.

La componente narrativa è più che altro uno sfondo per dare un pretesto alle battaglie.
Ad esempio, è sempre meglio tenersi alla larga da una tigre, che risponde alle offensive corpo a corpo con dei danni pesanti ravvicinati, mentre i fastidiosissimi camaleonti vanno affrontati a testa bassa, per evitare che possano sfruttare i loro dardi velenosi. 

La vera meccanica innovativa dovrebbe essere quella che viene chiamata Parley – traducibile forse con negoziazione, ma non c'è una risposta ufficiale, visto che tutto il gioco è solo in inglese – legata ad una barra da riempire attacco dopo attacco.

Questa mossa speciale dà accesso all’uso di carte con effetti speciali e dei dialoghi ad esse collegate. Sinceramente siamo rimasti davvero delusi dalla scarsa profondità di questa feature, con pochissime carte a disposizione, battute al limite dell’imbarazzante e che si esauriscono in pochissime linee e con alcuni effetti davvero sbilanciati, come la possibilità di trasformare un’unità nemica in un proprio alleato. Ecco, non ci sarebbe dispiaciuto se poi questo alleato avesse almeno una volta fornito un aiuto. 

Dopo aver faticosamente attraversato metà mappa per liberare un prigioniero che potesse aiutarci, quest’ultimo spesso preferiva fare avanti e indietro sulle stesse caselle o attaccare nel vuoto.

Lo stesso dicasi poi per i nemici, che ci davano una preziosa mano letteralmente suicidandosi passando in mezzo alla lava o su qualche trappola affilata. Insomma, ci viene davvero difficile parlare di intelligenza artificiale dopo aver assistito a questi strani balletti. 

Semplice ma efficace

Infine, l’analisi sulla componente tecnica può tranquillamente essere liquidata in poche righe. Di certo Untamed Tactics brilla per la sua direzione artistica colorata e per la realizzazione estetica dei vari personaggi, con disegni davvero ben realizzati.

Al contrario, una volta sul terreno di gioco, queste unità hanno a disposizione solo un paio di animazioni e l’impatto risulta davvero spoglio e grezzo. Peccato, perché le basi promettevano di meglio.

Voto Recensione di Untamed Tactcs | Recensione


6

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Ampie possibilità di personalizzazione del party

  • Un tattico tutto sommato solido

Contro

  • Molto potenziale poco sfruttato

  • La storia non è proprio memorabile

  • IA da rivedere

Commento

Untamed Tactics lascia intravedere dell'ottimo potenziale, che però resta lì, mai davvero pienamente espresso. Tralasciando un comparto narrativo molto superficiale che non fa brillare l'opera, la componente tattica risulta davvero piacevole, almeno fino all'ennesima strana mossa compiuta dall'intelligenza artificiale.
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