Immagine di Kona II Brume | Recensione - Il seguito di uno degli indie migliori del 2017
Recensione

Kona II Brume | Recensione - Il seguito di uno degli indie migliori del 2017

Kona II è una degna prosecuzione diretta dell'avventura di Parabole, con i medesimi punti di forza e le stesse debolezze di sei anni fa.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un seguito diretto ed espanso di Kona
  • Stessi punti di forza e stesse debolezze dell'originale
  • Tecnicamente e narrativamente migliore del prequel

Informazioni sul prodotto

Immagine di Kona II: Brume
Kona II: Brume
  • Sviluppatore: Parabole
  • Produttore: Ravenscourt
  • Distributore: Plaion
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS5 , XSX , XONE , PS4 , SWITCH
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 18 ottobre 2023

Su queste pagine, poco più di sei anni fa, recensimmo la versione PS4 di Kona, della quale, nonostante debolezze strutturali innegabili, ci dicemmo moderatamente soddisfatti: ciò che al titolo dei canadesi di Parabole mancava in termini di originalità, interattività e raffinatezza tecnica veniva compensato da una storia ben scritta e narrata – e, soprattutto, da un'atmosfera come poche.

Oggi, dopo esserci di nuovo immersi nel bianco abbacinante della neve di Kona II: Brume nei panni di Carl Faubert, siamo pronti a raccontarvi com'è questo sequel diretto, per l'occasione recensito su PS5.

Corsi e ricorsi nella nebbia

La scelta di ambientare Kona II a pochi minuti dalla fine degli avvenimenti mostrati nell'epilogo del suo diretto predecessore avrà senza dubbio un duplice effetto: da un lato allontanerà sicuramente tutti coloro che non hanno giocato il titolo del 2017, perché la narrativa dei due titoli è intimamente connessa e le lacune sono difficilmente colmabili per chi non sapesse nulla della prima avventura di Carl Faubert.

Sebbene sia tecnicamente possibile giocare a Kona II senza aver nemmeno toccato il predecessore, ci sentiamo di sconsigliare questa possibilità perché il fulcro del gioco è rappresentato dai collegamenti e dall'intreccio molto più che dal gameplay vero e proprio, e quindi la comprensione e l'appagamento di chi arrivasse senza l'adeguata conoscenza pregressa ai titoli di coda risulterebbero notevolmente diminuiti.

Dall'altro, però, chi aveva apprezzato il primo capitolo, pubblicato anche su VR, non potrà rimanere indifferente al richiamo che deriva dal sapere come va a finire la storia del prode investigatore privato e dei misteriosi eventi che hanno avuto luogo durante l'originaria sortita del buon Carl tra le nevi.

Stavolta l'alter ego del giocatore è chiamato ad investigare sulla misteriosa e fitta coltre di nebbia che ha avvolto il Manastan, regione fittizia del Quebec settentrionale, idealmente non troppo distante da dove ebbero luogo gli avvenimenti del predecessore e correa degli eventi spaventosi a cui il nostro si è trovato (suo malgrado) a fare da testimone in Kona.

In questa sede, nonostante la tentazione sia forte, non riveleremo nulla dell'intreccio del prequel di Kona II e soprattutto dei suoi minuti finali, a cui, come detto, i primi di questo seguito si collegano direttamente.

In un certo senso, Kona II potrebbe fare da traino per recuperare il prequel, che ormai è acquistabile per pochi spiccioli, ma la scelta di continuare con trama, personaggi ed ambientazioni direttamente provenienti da esso potrebbe nuocere alla produzione sul lungo periodo, se è vero che, nonostante la buona accoglienza da parte della critica, Kona non si rivelò un campione d'incassi.

Solo il tempo potrà dire di più sula lungimiranza di Parabole.

Tutto sulla storia, o quasi

Se possibile, l'elemento survival è stato depotenziato rispetto al prequel, avvicinando Kona II ancor di più alla categoria dei walking simulator: girovagare per le mappe proposte dal gioco raccogliendo indizi e cercando di evitare le creature ostili rimane allora la preoccupazione primaria del giocatore, che raramente dovrà preoccuparsi della temperatura corporea di Carl o della sua fame, quantomeno giocando al livello di difficoltà di default, ovvero il secondo dei tre disponibili.

Insieme all'esplorazione, pilastro fondante del gameplay, gli enigmi si ergono a co-protagonisti proprio come nel primo capitolo, tra soluzioni ovvie ed altre assai meno intuitive: il consiglio è allora di sbatterci un po' la testa senza affidarsi a guide esterne per non mortificare il livello di sfida e l'impegno profuso dal team di sviluppo.

Nondimeno, l'alternanza tra prove che si completano quasi da sole ed altre che richiedono invece di esplorare a fondo tutti gli scenari ed accoppiarci una discreta dose di pensiero laterale non sempre è riuscita, e potrebbe generare qualche momento di frustrazione per i giocatori più giovani, o magari nei meno avvezzi ai puzzle.

Rispetto al prequel, le meccaniche survival sono state depotenziate in favore di enigmi ed esplorazione.
Nel complesso, comunque, com'era stato anche per Kona qualche anno fa, l'esperienza si rivela piacevole, grazie soprattutto ad una buona scrittura, ad un sapiente uso della narrativa ambientale e agli interventi mai troppo prolissi del narratore, che torna dal primo episodio.

Nei suoi momenti migliori, come tutta la prima parte ambientata nella magione del datore di lavoro di Faubert, la narrativa ambientale è talmente ben fatta da ricordare la trilogia di BioShock per accuratezza e capacità di evocare immagini nitide (mai avvenute, ovviamente) agli occhi del giocatore.

Quando invece Kona II prova ad uscire un po' dal seminato del suo predecessore, inciampa come nella neve troppo alta: i combattimenti e le sparute sparatorie risultano ancora legnosi e macchinosi proprio come sei anni fa, e la tensione che il team di sviluppo è maestro nel creare non riesce quindi a sfociare mai in un confronto che sia soddisfacente per il giocatore.

Gli animali fantasma che di quando in quando si intrometteranno sul cammino di Carl possono essere fatti fuori con un paio di colpi d'arma da fuoco, con un feeling delle (poche) bocche da fuoco dimenticabile e una precisione nei controlli da rivedere: quando il tutto torna su binari più consoni al tono generale e al tipo di gioco che probabilmente il team di sviluppo aveva in mente, invece, la narrativa riprende il controllo e tutto scorre più fluidamente.

A nostro modesto parere, gli sviluppatori del team Parabole avrebbero dovuto fidarsi di più della loro capacità di creare un mondo credibile ed una buona atmosfera, lasciando perdere le contaminazioni da survival e da sparatutto che, difatti, sono diminuite rispetto al capostipite: non c'è nulla di male nel raccontare "semplicemente" una storia anche con un medium interattivo come i videogiochi, come saprà chiunque tra i nostri lettori abbia amato titoli come What remains of Edith Finch, Firewatch o The Vanishing of Ethan Carter.

Un passo avanti

La varietà di ambientazioni, la qualità degli interni, il livello di dettaglio generali sono solo alcuni degli elementi visivi in cui Kona II supera il suo prequel, a dimostrazione di come il talento del team di sviluppo e la loro confidenza con il motore di gioco siano cresciuti nel corso degli anni.

La narrativa ambientale è davvero ben fatta in alcuni momenti, mentre altre meccaniche come i combattimenti risultano ancora legnose e obsolete.
Eppure, nonostante la potenza di PS5 a disposizione, non mancano delle storture, identificabili in un frame rate che non sempre riesce a mantenere i 60 fps nonostante la scarsa complessità geometrica di alcune aree e la quasi totale assenza di modelli poligonali particolarmente articolati.

Il passo avanti rispetto al capitolo di sei anni or sono è pur sempre evidente, ma ci si trova a chiedersi se non sia figlio del passaggio generazionale di console avvenuto nel frattempo piuttosto che degli sforzi dei grafici, quantomeno se si guarda al comparto animazioni e alla varietà dei nemici.

Preso per quello che è, ovvero un titolo indipendente che non ha la pretesa di imporre nuovi standard del genere su console, Kona II risulta comunque gradevole alla vista e molto curato in parecchi suoi dettagli, tanto da farsi perdonare qualche bruttura qua e là e qualche texture in basse definizione.

Apprezzabile anche la presenza della sottotitolazione nella nostra lingua, che consente anche ai meno anglofili di godersi tutte le sfumature dei dialoghi e dei numerosi documenti di testo sparsi lungo le ambientazioni visitabili.

Bene, come d'altronde era stato anche in occasione dell'esordio, il comparto audio, tra musiche sempre sul pezzo ed un doppiaggio anglofrancese che si mantiene sempre su buoni livelli, aiutando l'atmosfera generale e la sensazione di trovarsi davvero con gli stivali immersi fino al ginocchio nella neve canadese.

Anche la durata complessiva è grossomodo la medesima del capitolo precedente, con picchi verso il basso per i giocatori più frettolosi e verso l'alto per quanti vorranno riempire il diario di Carl il più possibile o per quanti vorranno conquistare il Platino.

Alla luce dei progressi tecnici di cui sopra e dell'offerta ludica complessiva, la richiesta di poco inferiore ai trenta euro per il download al lancio appare tutto sommato adeguata, anche se probabilmente qualche euro in meno avrebbe spinto anche gli indecisi verso l'acquisto fin da subito.

Voto Recensione di Kona II Brume | Recensione


7.1

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Ambientazione ed atmosfera molto affascinanti

  • Dura il giusto, senza riempitivi

  • Narrativa avvincente...

Contro

  • ... di cui gli sviluppatori stessi sembrano però non fidarsi

  • Non sempre chiaro come avanzare lungo la quest principale

Commento

Kona II: Brume è nel complesso un titolo migliore di quello che lo ha preceduto, che già non ci era affatto dispiaciuto. Eppure ci rimane l'impressione che se il team di sviluppo avesse avuto maggior fiducia nella propria capacità di creare una storia, un'ambientazione e un'atmosfera degni di nota, non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere meccaniche di gameplay accessorie e, a conti fatti, poco riuscite.
Se esplorare, leggere, studiare gli indizi e risolvere enigmi risulta allora piacevole come lo era stato sei anni fa, sparare, disimpegnarsi nei confronti corpo a corpo e capire come portare avanti la quest principale in certi frangenti lo è molto meno.
Il gioco parla in modo fin troppo netto soprattutto agli amanti del primo capitolo (che è indispensabile conoscere per riprendere il filo qui), e prova a fare breccia tra gli amanti dei walking simulator senza aggiungere qualcosa di significativo alla categoria – né per chi i walking simulator li ama, né per provare a sedurre chi solitamente se ne tiene alla larga.
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