Ys IX Monstrum Nox | Recensione - La lunga notte delle personalità doppie
Non il migliore episodio della serie, ma pur sempre un signor JRPG
a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Falcom
- Produttore: NIS America
- Distributore: Plaion
- Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH , PS5
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 5 febbraio 2021 (PS4) - 9 luglio 2021 (PC, Switch) - 12 maggio 2023 (PS5)
Sono passati più di due anni dalla pubblicazione occidentale di Ys VIII Lacrimosa of Dana, uno degli episodi meglio riusciti (se non il migliore in assoluto) del longevo franchise Falcom, da qualche tempo passato sotto l'ala protettrice di Nis America.
Tralasciando i risultati altalenanti della più recente rimasterizzazione di Ys Memories of Celceta, le aspettative erano quindi molto alte, considerando anche l'ottimo lavoro svolto dalla software house nipponica sulla conclusione della quadrilogia dedicata a The Legend of Heroes Trails in The Sky. Dopo decine di ore passate nei panni di Adol Christin, siamo pronti a dirvi se le aspettative erano ben riposte nella nostra recensione di Ys IX Monstrum Nox.
Monstrum Nox
Ys IX si apre con l'arrivo di Adol Christin e del fido Dogi a Balduq, capitale di uno dei regni assoggettati dall'enorme impero Romun, famosa per le sue generose dimensioni e per l'enorme fortezza che la sovrasta, adibita a prigione nel corso degli anni.
Il benvenuto, però, non è dei più calorosi: appena riconosciuto dalle guardie, il nostro viene tradotto in galera, per il suo sospetto coinvolgimento in moltissimi degli avvenimenti più strani avvenuti nel corso degli anni, dal naufragio della Lombardia (no, non c'entra Fontana ndr) al ritrovamento di misteriosi artefatti.
Inutile dire che anche le sbarre della cella più sicura non rappresentano un ostacolo sufficiente per l'avventuriero dei nostri cuori, che, con la complicità del suo vicino di cella, evade in men che non si dica, anche se per imbattersi in una inquietante donna che gli spara addosso un proiettile magico, capace di trasformarlo in un nuovo essere, il Crimson King.
I riferimenti alle personae alternative della saga Atlus sono evidenti, e di qui in poi Ys IX prende una piega sovrannaturale abbastanza inedita per la serie, con una narrazione decisamente più corposa rispetto alla media degli episodi usciti fin qui, che alterna buone idee a fasi di stanca.
La varietà di ambientazioni vista nell'apprezzatissimo ottavo episodio lascia spazio all'esplorazione della sola Balduq (e dei suoi immediati dintorni), togliendo un po' di respiro alla produzione ma aggiungendo un level design più verticale ed articolato, che ben si sposa con i nuovi poteri del nostro protagonista e dei suoi alleati. Ci torneremo nel paragrafo successivo.
Differentemente da quasi tutti i precedenti esponenti della serie, questo nono capitolo non si presta benissimo ad essere giocato come primo per chi non avesse familiarità con la saga: quantomeno dal punto di vista meramente narrativo, quindi, a causa dei continui riferimenti al passato di Adol e alle avventure pregresse dello spadaccino e del suo inseparabile compagno Dogi, potrebbe avere senso recuperare prima uno degli episodi precedenti, tutti auto-conclusivi e slegati gli uni dagli altri.
Quanto a riferimenti e intrecci narrativi non siamo, ovviamente, ai livelli del terzo e quarto episodio di Legend of Heroes Trails of Cold Steel, giusto per rimanere in casa Falcom, ma questa piccola barriera d'ingresso rappresenta una novità all'interno del franchise e va di pari passo con il tentativo da parte del team di sviluppo di approfondire la lore ed i personaggi di un franchise che ha sempre messo la narrativa in secondo piano.
I passi avanti in questa direzione sono avvertibili da subito, con cut-scene significativamente più lunghe e numerose che in passato ed un approfondimento dei personaggi di contorno ulteriore rispetto a quanto visto nel precedente episodio, che pure rappresentava un punto di rottura in questo senso rispetto ai predecessori.
La stessa possibilità di approfondire i legami con determinati NPC, affrontando side-quest a loro dedicate o offrendo loro dei regali, è presa di peso da altri franchise della casa giapponese, nei quali, però, funzionava meglio.
Pur avendo apprezzato la maggiore cura al comparto narrativo, insomma, non siamo sicuri che questa maggiore attenzione a storia e personaggi attecchisca senza controindicazioni in un contesto come quello di Ys, storicamente votato all'azione e al ritmo. Proprio il ritmo forsennato, uno dei marchi distintivi della serie nei quasi trentacinque anni intercorsi dal debutto, è quello che risente di più del maggiore tempo dedicato ai dialoghi ed alle cut-scene atte a portare avanti tanto la trama principale quanto le numerose missioni secondarie.
Starà allora a Falcom, a partire dall'inevitabile decimo episodio canonico, trovare il giusto equilibrio, come già fatto con successo con altri franchise, uno su tutti il sottovalutatissimo Tokyo Xanadu.
Supereroi giapponesi
La standardizzazione cui sembra essere andato incontro il prodotto dal punto di vista della narrazione e dell'approfondimento dei personaggi non sembra aver coinvolto il comparto ludico, ancorato agli stilemi classici della serie, quella più spiccatamente action della scuderia Falcom.
Il sistema di combattimento ricalca quello apprezzato in Lacrimosa of Dana, con ulteriori migliorie e con nemici capaci, quantomeno al livello difficile (il terzo dei cinque disponibili) di dare filo da torcere anche ai giocatori più navigati. I quattro tasti frontali sono assegnabili, come da tradizione, ad altrettante skill apprese con il passaggio di livello, ognuna delle quali ha range ed utilità specifiche per diverse situazioni, tra crowd control e ingenti danni ad un singolo bersaglio.
Ogni personaggio infligge danni differenti (da taglio, da impatto e così via), rendendo necessaria un'attenta composizione del party da tre membri e, spesso, il cambio da uno all'altro in tempo reale. Riempita un'apposita barra, si può scegliere di portare il proprio alter ego in uno stato di berserk che dura qualche secondo, durante il quale i danni inflitti sono aumentati e quelli subiti diminuiti, oppure premere nuovamente i due dorsali in contemporanea per accedere ad una mossa speciale devastante, ma ad uso singolo.
Insomma, l'azione è forsennata, tra schivate all'ultimo secondo che attivano una sorta di bullet time e una miriade di colpi spettacolari, ma non mancano risvolti strategici non indifferenti, capaci di elevare il sistema di combattimento a vera e propria colonna portante della produzione, che, da questo punto di vista, va ad affiancare l'ottavo capitolo sul trono del meglio che la serie ha da offrire.
Come promesso, spendiamo due ulteriori parole sul level design di Ys IX, sicuramente il più articolato e brillante che il franchise abbia offerto ad oggi: anche solo limitando l'analisi ai primi due poteri dei Monstrum, ottenibili dopo una manciata di ore di gioco, appare evidente come ci sia stato un grande lavoro intorno alla costruzione delle ambientazioni, al loro sviluppo verticale ed all'accresciuta libertà di movimento dell'avatar, adesso mobile quasi quanto Miles Morales nella Manhattan recentemente esplorata nell'omonimo titolo.
Non vi sveleremo i poteri a cui avrete accesso nella seconda parte dell'avventura, ma vi basti sapere che scovare graffiti segreti, tesori nascosti e piccoli collezionabili sparsi per Balduq non era mai stato così divertente in trent'anni abbondanti di vita del brand Ys.
Peccato, allora, che il rovescio della medaglia sia rappresentato dal taglio nel numero delle location visitabili e dalla relativa ripetitività di quelle presenti: almeno fino al quarto capitolo della storia, e quindi all'alba della dozzina abbondante di ore in-game, le limitazioni a cui è soggetto il giocatore per ragioni relative al plot tolgono un po' di respiro alla produzione, che aveva abituato i suoi fan alla continua scoperta di panorami esotici e zone incontaminate, come chi avrà giocato l'ottavo capitolo potrà confermare.
Di certo, più che ogni altro episodio della serie, Ys IX si prende parecchio tempo, durante le fasi iniziali, per introdurre personaggi, motivazioni e antagonisti, lasciando carta bianca al giocatore solo dopo diverse ore, in netto contrasto con quanto il franchise aveva fatto in tutte le declinazioni precedenti: se il coraggio del team di sviluppo non può non essere apprezzato, non siamo sicuri che il risultato finale sia da preferire rispetto a quello visto negli episodi più riusciti della serie.
Tornano dallo scorso episodio anche le battaglie difensive, con quel tocco di elementi presi di peso dai tower defense e quel gradito retrogusto gestionale prima di ognuna di esse; stavolta, in maniera più sensata, esse non interrompono l'esplorazione nei momenti meno opportuni, come invece accadeva troppo spesso in Ys VIII, ma avvengono in punti specifici della storia o, per quanto riguarda quelle opzionali, a completa discrezione del giocatore.
Quello che si è guadagnato in possibilità di personalizzazione, con torrette, esche e trappole da schierare, si perde un po' in termini di leggibilità degli scontri, visto che queste impiegano tutti e sei i componenti del cast principale con il risultato che la confusione spesso regna sovrana.
Un passo avanti ed uno indietro
Quasi come se il gioco fosse uscito con un po' di anticipo rispetto ai tempi inizialmente previsti, Ys IX rappresenta un mezzo passo indietro, in termini visivi, rispetto all'eccellente ottavo capitolo, che non può non essere preso come paradigma anche da questo punto di vista.
Su PS4 Pro (versione qui recensita), ad un aumentato dettaglio dei modelli poligonali di tutti i personaggi principali fanno da contraltare una serie di fastidiosi artefatti grafici e qualche fluttuazione nel frame rate, ad onor del vero solamente in occasione delle già citate battaglie difensive nel Grimwald Nox.
Similmente, nonostante Balduq sia un setting molto particolareggiato ed ispirato, ci attendevamo un sostanziale miglioramento delle texture di superficie, molte delle quali, invece, sono rimaste in bassa definizione, rivelandosi un pugno nell'occhio su pannelli particolarmente generosi in termini di risoluzione e diagonale (come quello utilizzato per il nostro test).
Nel complesso, siamo perfettamente in linea con quanto visto nel terzo e quarto episodio di Trails of Cold Steel, e quindi va sottolineato il ruolo della piacevole direzione artistica nel salvare la baracca, ma anche un team relativamente piccolo come Falcom avrebbe potuto fare di meglio, qualora gli fosse stato concesso qualche mese in più.
E, a proposito del team di sviluppo nipponico, nonostante questo si sia fatto un nome per la bontà della musica nei suoi giochi, e la serie Ys in particolare possa vantare alcune delle colonne sonore più belle degli ultimi anni (quella di Lacrimosa of Dana è fantastica, giusto rimanendo in attualità), siamo rimasti un po' più freddi del solito nei confronti di quella di Ys IX, buona ma non al livello di alcune di quelle che l'hanno preceduta.
Molto bene, invece, il doppiaggio, che, pur non coprendo tutte le linee di dialogo (che, come detto, sono aumentate in maniera significativa rispetto alla media del franchise), si distingue per la scelta azzeccata delle voci e per prove recitative convincenti, al netto di qualche piccola stortura per alcuni personaggi secondari.
Per quanto concerne la longevità, siamo dinanzi ad un prodotto molto buono ma anche in questo ambito leggermente inferiore rispetto al predecessore diretto: a noi sono "bastate" una quarantina di ore per arrivare ai titoli di coda, laddove l'isola di Seiren ci aveva tenuto impegnati per quasi sessanta.
Versione recensita: PS4
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Voto Recensione di Ys IX Monstrum Nox - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Combat system ulteriormente affinato e molto coinvolgente
-
Cast di personaggi molto ben approfondito...
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Level design verticale e raramente banale
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Una ventata di aria fresca all'interno della serie
Contro
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Una sola, grande location da esplorare (o quasi)
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...ma a spese del ritmo dell'avventura
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Colonna sonora al di sotto degli standard della serie