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Recensione

Yakuza 3 Remaster, la giovinezza del Drago di Dojima.

Qualche ruga di troppo non rovina un gran titolo

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Con una mossa a sorpresa, dopo che ai primi due capitoli del franchise erano state dedicate dei veri e propri remake, Sega ha annunciato per Playstation 4 un corposo pacchetto contenente i tre rimanenti capitoli della serie, ovvero Yakuza 3, Yakuza 4 e Yakuza 5, pubblicati in maniera differita sul mercato occidentale. Il terzo episodio della serie è disponibile già da qualche settimana per coloro che hanno acquistato l’intero pacchetto, e quella che segue è la nostra recensione.

Okinawa, dieci anni dopo

Una premessa è d’obbligo: in vendita a circa venti euro l’uno in versione digitale (ma solo nel pacchetto completo e non singolarmente), questi tre capitoli non hanno goduto del medesimo, eccellente trattamento riservato a Yakuza e Yakuza 2, e non è quindi lecito aspettarsi il gran numero di aggiunte, tanto a livello di gameplay, quanto di trama, rispetto agli originali, editi su PS3 tra il 2010 ed il 2015. Quanto appena scritto si esplicita immediatamente nell’incipit narrativo di questa remaster, identico (come d’altronde tutto il resto della produzione) a quanto visto dieci anni or sono sulla console di scorsa generazione di Sony. Dopo il bagno di sangue e le dolorose perdite seguite agli eventi narrati in Yakuza 2, Kazuma Kiryu si è ritirato a vita privata, e spende le sue giornate in riva all’oceano di Okinawa ad occuparsi del locale orfanotrofio: per tutti i bambini della struttura il Dragone di Dojima non è che un padre putativo amorevole, un esempio da seguire nel difficile cammino della vita che li attende. Ma, se c’è una regola che si applica a tutte le mafie del mondo, è quella che la mafia non dimentica e non si arrende: ben presto, in seguito ad un tentativo di omicidio portato ai danni di Daigo Dojima, divenuto nel frattempo sesto chairman del Tojo Clan, il nostro è costretto ad abbandonare il bucolico scenario di provincia in cui si era rifugiato per tornare a calcare il palcoscenico affollato e lurido di Kamurocho.

Tra le più lente a carburare della longeva storia del franchise, la trama di Yakuza 3 Remaster spicca il volo nella seconda parte, condendo la storia con il consueto mix di personaggi sopra le righe, colpi di scena difficilmente prevedibili e situazioni estremamente drammatiche, che non avrebbero sfigurato in un lungometraggio del migliore Takeshi Kitano. Per coloro i quali si fossero avvicinati al franchise con i remake dei primi due capitoli, però, è doveroso segnalare una maggiore verbosità dei dialoghi ed una percentuale consistentemente minore di scambi doppiati, probabilmente a causa di limitazioni di budget o di memoria di Playstation 3. Al contrario, tutti coloro che ricordano con piacere i bimbi del Morning Glory Orphanage e la manciata di personaggi secondari assai ben scritti ritroveranno qui tutti gli ingredienti che li fecero innamorare del franchise, alcuni invecchiati meglio di altri ma tutti, comunque, giapponesi fino al midollo.

Buon vino o aceto sfuso?

La struttura di gioco è quella consolidata del brand, che, se oggi viene data per scontata, con tre capitoli canonici e diversi spin-off pubblicati nel frattempo, un decennio fa poteva essere considerata abbastanza rivoluzionaria, perchè la quantità di cose da fare e di interazioni possibili rispetto all’ultimo capitolo per PS2 era sensibilmente superiore. Karaoke, golf club, appuntamenti con le hostess, freccette e tanto altro ancora aspettavano (e aspettano anche in questa remaster) i prodi che decidevano di godersi fino in fondo una Kamurocho meno bella da vedere e più limitata di quella vista nel recente Judgment ma comunque estremamente viva. Il sistema di combattimento, evolutosi con il tempo in maniera incrementale, è qui più grezzo e viscerale di quello visto negli ultimi capitoli regolari della serie, ma c’era da aspettarselo: quello che Yakuza 3 Remaster perde in termini di sistema di crescita del personaggio ed armi improvvisate da poter utilizzare in battaglia (qui presenti in numero assai più contenuto) lo guadagna in fisicità e in semplicità.

Paradossalmente, i piccoli passi indietro del combat system favoriranno i neofiti, che riusciranno a prendere dimestichezza con gli scontri in pochissimo tempo e a concatenare combo dolorosissime già dopo poche ore di gioco. Per rispondere alla domanda che ha intitolato il paragrafo, allora, il gameplay alla base di questo terzo capitolo non ha risentito più di tanto dei dieci anni intercorsi, un periodo che, in ambito videoludico, equivale, più o meno, ad un paio di ere geologiche. Ciò che più è apprezzabile, dal nostro punto di vista, è lo sforzo che Sega ha fatto per rifare daccapo la localizzazione del titolo: all’epoca, quella occidentale di Yakuza 3 fu criticata non solo per alcune scelte linguistiche cervellotiche, ma anche per alcuni tagli a livello contenutistico, con molte quest secondarie ritenute troppo spinte (o troppo eccentriche) per il pubblico non giapponese che non erano presenti nella versione americana ed in quella europea. Yakuza 3 Remaster può quindi contare su sottotitoli (solo in inglese) nuovi di pacca, una decina di missioni opzionali inedite per il pubblico italiano e le skin originali di una manciata di personaggi non giocanti che all’epoca furono sostituite per motivi non meglio precisati.

Mafiosi upscalati

Il lavoro principale a livello tecnico è stato fatto sulla risoluzione, con un upscaling a 1080p (rispetto ai 720 dell’originale) che, sebbene accarezzi maggiormente l’occhio del giocatore, non riesce a coprire adeguatamente le rughe di un titolo che, oltre a portare dieci anni sulle spalle, non ha beneficiato, come abbiamo anticipato, del profondo lavoro di restauro dedicato a Yakuza e Yakuza 2. Rimane un po’ di amaro in bocca, da fan della serie, a pensare a come sarebbero venuti anche quest tre capitoli se Sega si fosse presa il tempo di ripetere le operazioni viste con i due episodi Kiwami, capaci di riportare il brand in auge e di aprirgli nuovi scenari di mercato impensabili fino a qualche anno fa, soprattutto al di fuori del Giappone. Nondimeno, il lavoro svolto è buono, e a penalizzare l’effetto visivo complessivo non è la svogliatezza del team di sviluppo quanto, piuttosto, il paragone, naturale, con Yakuza Kiwami 2 e Judgment, due dei titoli tecnicamente migliori tra quelli sviluppati dal Ryu Ga Gotoku Studio. La fluidità garantita dai sessanta frame al secondo ammoderna le fasi più action, ed aiuta a chiudere un occhio sul gran numero di imperfezioni, dalle animazioni, spesso legnose, all’eccessivo riciclo di modelli poligonali, passando per qualche spigolo di troppo nelle texture. D’altronde, già ai tempi del debutto assoluto, Yakuza 3 era tutt’altro che uno dei titoli più belli da vedere sulla console ospite, la stessa, lo ricordiamo, capace di far girare titoli come The Last of us e Ni No Kuni, giusto per citarne due. Alla fin dei conti, i venti euro scarsi richiesti per questa prima parte del pacchetto risultano un prezzo non solo adeguato ma anzi addirittura conveniente, considerando la mole contenutistica e la qualità del titolo originale e questo, aldilà dei rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere, è ciò che più conta.

+Tutti i pregi della serie...

+Trama e personaggi sempre sopra le righe

+ Buon lavoro di rimasterizzazione...

+ Nuova localizzazione

- ...ma anche tutti i difettucci

- ...ma rimane un po' di amaro in bocca

7.9

Yakuza 3 Remaster porta anche su Playstation 4 uno dei capitoli più controversi (ma anche più amati) della saga del Dragone di Dojima, e lo fa con la cura e il rispetto per il materiale originale che hanno sempre contraddistinto il Ryu Ga Gotoku Studio. La nuova localizzazione, i sessanta frame al secondo stabili in ogni frangente e i 1080p rendono giusitzia ad un prodotto che, pur non rivoluzionando il franchise di appartenenza, segnò il passo evolutivo successivo dopo i due episodi su PS2.

Ci sarebbe piaciuto vedere uno Yakuza Kiwami 3, non lo neghiamo, ma la soluzione scelta da Sega riuscirà comunque a soddisfare tantissimi fan del brand.

Voto Recensione di Yakuza 3 Remaster, la giovinezza del Drago di Dojima. - Recensione


7.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Tutti i pregi della serie...

  • Trama e personaggi sempre sopra le righe

  • Buon lavoro di rimasterizzazione...

  • Nuova localizzazione

Contro

  • ...ma anche tutti i difettucci

  • ...ma rimane un po' di amaro in bocca

Commento

Yakuza 3 Remaster porta anche su Playstation 4 uno dei capitoli più controversi (ma anche più amati) della saga del Dragone di Dojima, e lo fa con la cura e il rispetto per il materiale originale che hanno sempre contraddistinto il Ryu Ga Gotoku Studio. La nuova localizzazione, i sessanta frame al secondo stabili in ogni frangente e i 1080p rendono giusitzia ad un prodotto che, pur non rivoluzionando il franchise di appartenenza, segnò il passo evolutivo successivo dopo i due episodi su PS2. Ci sarebbe piaciuto vedere uno Yakuza Kiwami 3, non lo neghiamo, ma la soluzione scelta da Sega riuscirà comunque a soddisfare tantissimi fan del brand.
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