Xbox, se ci sei batti un colpo

Lo stato del gaming di Microsoft in vista dell'importante impegno all'E3 2021

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a cura di Paolo Sirio

Con la generazione che lentamente inizia ad ingranare, c’è chi si sta rapportando meglio con le prime battute di una next-gen anomala per tante ragioni – pandemia compresa – e chi lo sta facendo peggio, tentando ancora adesso di rimettere insieme i cocci di vasi rotti in tempi distanti. Chiaramente, il riferimento è ad una Xbox che, dopo i molti proclami, deve tuttora mostrare di che pasta è fatta.

Per quanto riguarda la trasmissione di un messaggio, PlayStation sta inevitabilmente traendo giovamento da due fattori. Il primo è aver potuto costruire la propria strategia comunicativa libera dai lacci dell’E3, piazzando un appuntamento con la community dietro l’altro e impostando le date d’uscita delle esclusive PS5 come meglio le veniva di volta in volta.

Il secondo, chiaramente, è arrivare da un ciclo vincente in cui non ha dovuto rimettere di continuo mano alla sua lineup e, dettaglio di non poco conto, al modo in cui fa e propone videogiochi. L’approdo nella ennesima nuova era del gaming è stato dolce per Sony, con giusto qualche ritocco qua e là - gradito (il potenziamento di PlayStation Plus) o meno (l’aumento dei prezzi dei singoli titoli) -, mentre dall’altra parte si sta aspettando di raccogliere i frutti di quanto ha seminato dopo tanto peregrinare.

Quel qualcuno, ovvio, è Xbox e allora, quando siamo ormai a pochi giorni dalla curiosa esibizione congiunta con Bethesda, è lecito domandarsi dove siamo arrivati e fare il punto di una situazione che a Redmond si presenta come entusiasmante e delicata al tempo stesso. Perché, se è vero che siamo solo all’inizio e il 2021 può paradossalmente venire “regalato” senza grossi impatti commerciali immediati, lo è pure che chi ben comincia è a metà dell’opera – specie con una concorrenza così aggressiva.

Mal comune

L’avvio della generazione è stato turbolento per Xbox Series X|S come lo è stato per PS5: ricordiamo tutti le incertezze sugli eventi e le presentazioni del 2020, in particolare in casa Sony, dove si è attesa quasi comicamente fino all’ultimo istante la mossa del competitor per prendere una decisione finale e comunicarla agli appassionati.

Diversamente da Microsoft, però, Sony ha badato poco al fumo e tanto all’arrosto, e in tal senso torna in mente la dichiarazione del CFO della compagnia giapponese in cui parlava proprio di questo – di come, nonostante il platform owner si stesse “nascondendo”, i conti si sarebbero dovuti sempre fare a console lanciate – e che, forte evidentemente dei successi di PlayStation 4, ci aveva visto più che giusto.

Ma a balbettare più di tutti in termini di uscite è stata Xbox Series X|S, che per la prima volta nella storia ha approntato una lineup priva di nuovi giochi simbolo e puntato tutto su un servizio – Xbox Game Pass – che, per quanto acclamato e apprezzato – non è un videogioco e, anche come libreria, senza innesti originali è destinato a mostrare tutte le limitazioni intrinseche alla sua natura.

Fino a quando questa condizione è stata mal comune, ovvero fino a quando pure PlayStation 5 è stata lanciata con un gioco per famiglie, una sorta di DLC (questa è l’opinione comune tra i detrattori, almeno) e un remake, la lentezza dell’output di Xbox è passata quasi sotto traccia: la botta di Halo Infinite rinviato a data da destinarci c'è stata ma poi, complice la stasi del settore e l’entusiasmo per le novità sparate a raffica da Xbox Game Pass, è come se fosse sfumata e l’appuntamento con un autentico lancio fosse stato anch’esso rinviato.

Tuttavia, adesso che i primi sei mesi dell’anno sono alle nostre spalle, c’è PlayStation che, checché se ne dica, il suo lo sta facendo: PS5 ha già tirato fuori tre-quattro giochi esclusivi (senza contare l’uscita di Days Gone su PC, che pure fa catalogo) e, pur continuando a dare l’idea di stare ancora ingranando la marcia della next-gen, ha cominciato a prendere le redini della generazione in mano com’era stata abituata a fare nel 2013-2020.

Produzioni come Returnal e Ratchet & Clank Rift Apart, ad esempio, possono venire definite “piccole” e in effetti sappiamo tutti come siano interlocutorie, ma stanno contribuendo a mettere benzina nel motore e destare quell’effetto wow che ci si aspetterebbe all’uscita di ogni nuovo hardware videoludico: vuoi per l’impianto scenico, vuoi perché sfruttano caratteristiche pompate in fase di presentazione, tra cui la velocità di un SSD che sta piano piano lasciando il segno.

In generale, il filo con PS4 sta venendo gradualmente ripreso. Siamo ancora lontani anni luce dalla realizzazione di prodotti che possano competere per dimensioni e qualità con la fine di quel ciclo – che ha sfornato soltanto fino a pochi mesi fa titoli dello spessore di The Last of Us Part II -, ma l’impressione è che sia cominciato un racconto di quelli che partono con “dov’eravamo rimasti… ?”; che il sequel di quella generazione vincente sia partito e che la ruota, ovviamente bisognosa di riprendere velocità, stia ricominciando a girare esattamente dove si era fermata.

Rispetto al lancio di PlayStation 4, peraltro, PS5 ha registrato un miglioramento netto in termini di valutazioni dei giochi presentati nella lineup di debutto, mentre Xbox Series X|S – nonostante un clima positivo dato dalla prospettiva diversa, dai servizi, dall’hardware, dal team e dal lavoro sulla comunicazione di Phil Spencer – è in forte involuzione sotto il profilo dei contenuti.

La prospettiva

Mentre PlayStation il suo lo ha fatto e continua a pressare alto sventolando senza pietà Horizon Forbidden West ai quattro venti, esibendo una sua next-gen che forse non farà strappare le vesti ma è “ora e subito”, Xbox sta continuando a pedalare dietro il sipario per caricare la dinamo: un processo che richiede tempo e tanta pazienza, a costo di masticare amaro per qualche altro mese, se non anno.

La differenza rispetto ai tempi di Xbox One è sostanziale. La piattaforma nata sotto (una cattiva stella e) Don Mattrick aveva avuto una lineup di lancio di gran lunga superiore a confronto con una PS4 che, al contrario, stava ritrovando la sua strada sulla base del boom di The Last of Us e di un rebranding dell’ultimo minuto di PlayStation 3; tuttavia, aveva presto esaurito la propria vena creativa tra cancellazioni simboliche come quella di Scalebound e dolorose chiusure che ancora non le perdoniamo, Lionhead su tutte.

Xbox Series X|S sta vivendo invece un climax (presumibilmente) ascendente del tutto agli antipodi, con una partenza forse troppo lenta persino per gli standard che ci si poteva attendere, e una prospettiva che viene data da annunci come quelli di Fable, Perfect Dark, Everwild, State of Decay 3, Avowed, Senua’s Saga Hellblade II – ed è una prospettiva di livello altissimo, visti i nomi, gli immaginari e il sostegno coinvolti.

Il sostegno, in particolare, è una componente da non sottovalutare: Xbox è uscita finalmente dal giro delle property che la dirigenza Microsoft ha sempre guardato con sospetto e con quella irrefrenabile voglia di liberarsene alla prima occasione utile, innestandosi gradualmente nella visione della compagnia di servizi partorita dall’ultimo Bill Gates e da Steve Ballmer che si sta concretizzando sotto l’ombrello del cloud di Azure (e Satya Nadella).

Le tante acquisizioni avviate all’E3 2018 ci hanno detto poco e niente, ma quella dell’intera ZeniMax ha segnato il cambio di paradigma interno al gigante di Windows: cifre del genere vengono investite dall'azienda per i tutti i suoi business principali, tra cui la comunicazione e di recente la salute, e mai erano state spostate per il gaming. Che questo stia accadendo, dopo l’ammissione di Spencer nel board, la dice lunga sul fatto che Microsoft sia nei videogiochi per restarci e non, com’è stato pur per tanti anni dall’Xbox originale fino ai vari modelli di One, con un piede continuamente fuori dalla porta.

Questo non per screditare gli acquisti fatti nello studio-mercato pre-Bethesda, naturalmente: le scelte di Spencer e Matt Booty, alla guida di Xbox Game Studios, erano state molto attente e avevano puntato nella direzione di software house con più team di sviluppo all’attivo, capaci di lavorare su molteplici progetti alla volta; in ottica Xbox Game Pass, ma pure per migliorare un output monocorde e scarsamente cadenzato, si tratta di un dettaglio fondamentale.

Pertanto, ciò che abbiamo menzionato non comprende tutto quello che è in lavorazione e non è stato annunciato, e proverrà dai team aggiuntivi degli studi Xbox da cui non abbiamo sentito niente e non sappiamo cosa potremmo aspettarci; da alcuni sviluppatori, come Compulsion Games, ancora chiusi in un religioso silenzio; e dallo stesso gruppo Bethesda, che ha realtà come Roundhouse Studios (i creatori dell’originale Prey) tuttora avvolte nel mistero e senza dubbio portatrici di esclusive.

Ma si tratta pur sempre di una prospettiva lontana o molto lontana e, vedendo che “di là” – incertezze a parte su qualche uscita, dettata più dalla valutazione di un ambiente (poco) competitivo che dal pur esiguo numero di unità in circolazione rispetto alla domanda – la next-gen è qualcosa di sensibilmente più concreto, è normale che venga da chiedersi a che punto siamo con Xbox.

Ma cos'ha Xbox in mano?

Visto che non di sola prospettiva si vive, è giusto dare uno sguardo a quello che ha effettivamente delle chance di essere annunciato all’E3 2021 e deve arrivare nel 2021 o al massimo non troppo in là nel 2022. Parliamo, per intenderci, del materiale di cui è possibile immaginare una concretizzazione all’evento del prossimo 13 giugno e non di voli pindarici che, in una fase del genere, lasciano il tempo che trovano (specie quando si tratta di giochi a corto raggio).

E, a proposito di corto raggio, Xbox Game Studios ha tre titoli da fornire per la fine dell’anno. In primis, Halo Infinite, ora fissato all’autunno, riceverà una data di lancio esatta che, salvo cataclismi, sarà localizzata entro novembre (l’avremmo piazzato a settembre ma sia per le logiche del marketing, sia per la tentazione di celebrare il ventesimo anniversario di Combat Evolved, lo vedremmo bene verso il 15 di quel mese).

Ci sono poi Psychonauts 2 di Double Fine Productions, non un’esclusiva ma comunque piazzato fin dal day one su Xbox Game Pass e parte della famiglia degli Studios (una “scusa” per contarlo tra i prodotti di casa, ma in tempo di guerra vale tutto), e il famigerato Forza Horizon 5, che secondo insistenti rumor dovrebbe essere ambientato in Messico, e guadagnarsi un day one tra settembre e inizio ottobre.

Infine, Starfield: sappiamo ormai per certo che avrà un ruolo importante nella “metà” del media briefing dell’E3 riservata a Bethesda, come anticipato d'altronde dal poster dello showcase, in cui dovrebbe mostrare tutto il suo gameplay e firmare la tanto attesa data di lancio; sembra sia stata accantonata l’idea originale del lancio per la conclusione del 2021 ma questo non dovrebbe allontanarsi comunque più di tanto (l’ideale sarebbe un marzo in cui Microsoft è debole da svariati anni, ma si parla di un 2022 inoltrato, per cui attenzione alle aspettative).

Questo sarebbe il minimo sindacale per quanto riguarda le uscite imminenti, anche se, rimanendo nell’alveo delle voci, potrebbe scapparci un’altra sorpresa per il 2021 (non sappiamo se tali rumor siano risalenti ai tempi in cui si pensava a Starfield, in odore di esclusività, sarebbe uscito quest’anno o siano più aggiornati di allora).

Con il focus promesso fin dalla “locandina” dello show, ci aspettiamo chiaramente che Xbox Game Pass reciti una parte importante nelle dinamiche della presentazione e che, oltre ad aggiungere altra carne al fuoco al pari della lineup a lungo termine per la console, chiuda i discorsi lasciati in sospeso con tante doppia-A promesse lo scorso luglio, tra cui, se non uno S.T.A.L.K.E.R. 2 che pare abbia bisogno di ancora un bel po’ di tempo per farcela, i vari Scorn, The Gunk, As Dusk Falls, CrossFire X – perlomeno per accorciare il gap quantitativo con PS5 nell’immediato.

È abbastanza?

Probabilmente non solo non è abbastanza, ma niente lo sarebbe stato: si è ormai accumulato un “ritardo” di un lancio in cui erano state sistemate tre esclusive contro zero e di una prima metà dell’anno pressoché in toto regalata alla concorrenza; affrettare il passo verso la fine dell’anno lascia il tempo che trova quando ci sono delle somme da tirare.

Naturalmente, non va dimenticato che Microsoft sta comunque schierando un nuovo Halo nella finestra autunnale, e come PlayStation con il suo Horizon Forbidden West stia abbastanza prevedibilmente aspettando la mossa dell'avversario con Infinite per decidere in quale mese piazzarsi per evitare uno scontro mediatico difficile da gestire in gran parte dei territori.

Era stato ampiamente messo in preventivo che gli sforzi di ricostruzione della casa americana avrebbero richiesto pazienza e che ci sarebbe stato un colpo da assorbire: il riassesto degli studi esistenti e l’ingresso dei volti nuovi è stato forse sottovalutato da molti sulle ali dell’entusiasmo, ma si tratta in realtà di un lavoro di anni che sta evidentemente continuando ad andare avanti dietro le quinte e richiederà ancora qualche tempo.

È presumibile che senza COVID-19 questo processo sarebbe avvenuto in maniera più fluida e diverse potenzialità – pensiamo ad esempio al delizioso Psychonauts 2 che Double Fine si trascina da una vita ma pure a Starfield, per restare nei nomi che abbiamo menzionato – sarebbero state sbloccate prima, per tacere di un Halo Infinite che, pandemia o meno, avrebbe dovuto essere “storia” già da un anno e che invece aspetta la sua redenzione dopo i tanti problemi interni di 343 Industries.

Quel colpo sta insomma venendo assorbito ora e potrebbe essere, nel caso in cui tutto filasse liscio e non ci fossero revisioni da apportare in corsa in base all’accoglienza del pubblico (è già successo e non da escludere che ricapiti, anche se la speranza è un buco nell’acqua come il primo Infinite non si ripeta), soltanto una parentesi nella generazione: un po’ come successe con PS4, un’altra console dalla partenza lenta che ha raccolto soddisfazioni senza precedenti.

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