X019, la luce in fondo al tunnel di Xbox
Tre nuove IP, first-party, Xbox Game Pass, Project xCloud. E non è l'E3 2020...
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a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Distributore: Microsoft
- Piattaforme: PC , XONE , X360
- Data di uscita: Fondata nel 1975
La sensazione che hai uscendo dall’Inside Xbox di X019 è che, per Xbox, la luce in fondo al tunnel si stia avvicinando sempre di più. I team che compongono gli Xbox Game Studios stanno iniziando a macinare forte e cominciando ad essere pronti a presentare quello che hanno in cantiere, e questo – al di là delle qualità che andranno provate – non può che innescare un circolo vizioso, far cambiare quell’aria di pessimismo che il marchio si era ritrovato addosso dopo una generazione toppata e ritrovare la passione a quelli che gli avevano o gli hanno dato sempre fiducia.
Un X019 che ha avuto la capacità di fare questo e tanto altro avrebbe potuto fare, ma a conti fatti, guardando anche l’edizione dello scorso anno che proveniva davvero da un’era di lavori in corso tortuosissimi, l’idea è che la ruota stia girando, che il meccanismo si sia innescato e che tutti gli altri ingranaggi, quel mare di ingranaggi di Xbox Game Studios, stia avviandosi a fare “click” in vista di qualcosa di più importante. L’E3? La prossima generazione? Tutto insieme, probabilmente.
Rare, Obsidian, Dontnod: tris di nuove IP
Facciamo parlare i fatti, allora, e partiamo con le tre nuove IP della giornata. Premettiamo che già che si parli di nuove IP in ambiente Xbox sembra una di quelle grandi novità cui fatichi a credere e inizi ad assimilare dopo il dovuto periodo di stupore; uno stupore che si moltiplica ad libitum quando vedi che a tirarla fuori è una Rare che pare aver trovato una propria dimensione, più grande, più matura e potenzialmente persino più ispirata dei fasti di tempi che sono andati, e che per ora non torneranno.
Dopo aver avuto la pazienza di fare ingranare Sea of Thieves, coraggioso progetto a sfondo piratesco sempre più ricco, la software house inglese pare aver ritrovato il bandolo della matassa e capito come poter stare al mondo al giorno d’oggi: Everwild è non a caso un’adventure che potremmo definire al contempo esperienzale ed online, proprio come SoT, ma più intimo; così a naso lo definiremmo una sorta di Journey più selvaggio, che ricercherà l’aspetto emotivo della natura e avrà una tensione alla ricerca di una connessione con l’altro in un mondo costantemente in rete.
L’esperienza di Sea of Thieves non viene cestinata, anzi ne viene fatto tesoro comune in uno studio di dimensioni esponenziale che finalmente vede espresso il potenziale della divisione in team diversi ora che il gioco per Xbox One e PC Windows ha preso la sua strada. Come vedrete tra poco, non sono un fan delle produzioni multigiocatore o che abbiano una componente online preponderante, ma le sensazioni per questo progetto sono assai positive e mi rendono felice di vedere un’etichetta che così tanto ha significato per il gaming trovare una propria posizione, un’identità che possa scrollarsi di dosso quell’eredità troppo pesante.
Lo sviluppo è ancora in una fase iniziale e sbilanciarsi troppo non ha senso; quel che ha senso è, a mio modo di vedere, dire che Rare ha finalmente capito cosa fare da grande dopo anni letteralmente buttati a sbrigare pratiche d’ufficio come giochi gimmick con Kinect che ne hanno mortificato la storia. Kudos ovviamente alla dirigenza illuminata di questo nuovo corso che ha, pur’essa finalmente, compreso di dover assecondare certe pulsioni artistiche anziché chiuderle in un sfera di vetro.
Obsidian. Esattamente come all’E3 2019 con Ninja Theory, ci siamo ritrovati uno studio noto per qualcosa presentarne un’altra completamente diversa; dai maestri degli RPG, appena usciti dal successo di critica e commerciale di The Outer Worlds, ci si sarebbe aspettati prima di tutto niente, perché i tempi erano davvero ravvicinati con l’ultimo gioco; poi, partita la girandola dei rumor, una nuova IP nel suo campo di competenza, ovvero una produzione dal forte tratto ruolistico oppure, al più, un altro Pillars of Eternity o simil tale visto che sarebbe dovuto arrivare proprio da quel secondo team parallelo.
Invece, a vedere meglio, il secondo team (e ce ne sarebbe pure un terzo, a quanto sappiamo) stava lavorando zitto zitto ad un concept multiplayer, Grounded, avviato prima ancora dell’acquisizione da parte di Xbox Game Studios; uno di quei pitch che da studio indipendente, e sempre a caccia di fondi, porti in giro per i publisher perché sai che potranno piacere, service game e prodotti monetizzabili sul lungo periodo.
Come per Bleeding Edge, Microsoft ha buttato un occhio su questo progetto dal game director di Pillars of Eternity II Deadfire e ha dato il suo via libera affinché lo sviluppo andasse avanti, quindi anche in questo caso parliamo di lavoro che sarebbe stato cancellato e gettato via, almeno a sentire gli sviluppatori. Non mi esalta che quella famosa nuova IP di Obsidian si sia rivelato un titolo multigiocatore ma, considerando che proviene da un team non impegnato su materiale core dello studio e che da questi stessi uomini e donne è appena arrivato The Outer Worlds, possiamo dire che sia il caso di lasciarli fare per un po’ e vedere dove ci porterà la corrente.
La grossa sorpresa è stata quell’autentico fulmine a ciel sereno della collaborazione tra Xbox Game Studios e Dontnod Entertainment, che porterà alla realizzazione di una serie episodica in tre capitoli disponibili tutti nel corso della prossima estate, ovvero Tell Me Why. Il gioco sarà pubblicato da Microsoft ed arriverà dunque in esclusiva per Xbox One e PC: la squadra che ha partorito Life Is Strange e Vampyr si è impegnata nuovamente su un tema sociale dal forte spessore, proponendo il primo protagonista videoludico transgender in una storia nella quale dovremo decidere di chi fidarci tra due gemelli nella ricostruzione del loro doloroso passato.
Una partnership inaspettata (curiosamente, nessun leak) per un team che pure era stato accostato a Redmond nell’ottica di un’acquisizione, wishful thinking o fantapolitica se vogliamo, e che chissà non rientri in certe mire in un futuro prossimo – poco probabile, se consideriamo la solidità e la recente strutturazione della compagnia. Per adesso, il colpo è fatto e ce lo potremo godere già il prossimo anno, anche su Xbox Game Pass.
First-party, Xbox Game Pass, xCloud e le sorprese dal Giappone
Continuando sul lato first-party – del resto, Phil Spencer ha affermato durante questo Inside Xbox che non si immagina un evento Xbox in cui non verranno annunciati nuovi titoli provenienti dagli studi interni – abbiamo un’altra manciata di uscite a corto e medio raggio.
Halo Reach finalmente arriva su One e PC il 3 dicembre; Minecraft Dungeons, sottovalutatissimo ma meritevole davvero di attenzione, è previsto per aprile 2020; Age of Empires 4 è risorto e ha portato in dote un’ambientazione medievale con le prime due civiltà oltre che un piccolo gameplay rassicurante; Bleeding Edge, il gioco più oggetto di leak nella storia dell’industria, esce il 24 marzo 2020; Wasteland 3 è in programma per il 19 maggio, un po’ in ritardo ma con una co-op story-based aggiuntiva; Microsoft Flight Simulator sarà il solito, ghiottissimo guilty pleasure con un’uscita fissata al prossimo anno pure per Xbox One.
C’è stato spazio per un paio di sorprese, tra il mare di annunci esplosi durante l’evento, e gran parte di queste provengono dal Giappone: SEGA ha finalmente sganciato Yakuza su Xbox One, rompendo quello che era diventato un vero e proprio (inspiegabile) tabù, ovvero quello dell’esclusività PlayStation senza che ci fossero un autentico accordo firmato con Sony, e pure Square Enix ha fatto mente locale e capito che, sì, a questo punto era proprio il caso di portare tutte quelle collection dai numerini incomprensibili di Kingdom Hearts sulla piattaforma di Microsoft.
Materiale che arriva ad anni di distanza dalla concorrenza, è vero, ma in un caso – Yakuza – coadiuvato dalla presenza di ben tre capitoli in un solo colpo su Xbox Game Pass, ed in entrambi rappresenta l’apertura di un canale che difficilmente si chiuderà in futuro; uno Yakuza o un Kingdom Hearts solo su PS5, ad esempio, non si verificherà e il lavorio incessante di Phil Spencer, i cui viaggi in Giappone sono ormai una gag in rete, ha dato frutti importanti.
Il lavoro sui giochi, che sta cominciando a svelare risultati sempre più interessanti, non implica però un rallentamento sui servizi, aspetto su cui la Microsoft di oggi e quella di domani punta in maniera sempre molto decisa.
Xbox Game Pass ha vuotato il sacco su titoli lanciati già durante X019, in arrivo entro la fine dell’anno e all’inizio del 2020, presentando un’impressionante lineup di oltre cinquanta pezzi tra cui The Witcher 3: Wild Hunt, Tekken 7, tutti i Final Fantasy dal settimo al quindicesimo capitolo ad eccezione degli online (ma con il XIV, ha promesso Spencer, prossimo all’approdo), Rage 2, Darksiders III, Remnant: From The Ashes e tanti altri. In aggiunta è stato, dopo un po’ di incertezza, confermato che il pass sarà supportato in Project xCloud, per cui abbonarsi al servizio vuol dire poter giocare in piena libertà, dovunque e in qualunque modo si voglia, alle produzioni supportate da Xbox.
Una proposta che non ha minimamente eguali nella storia del pass e che fa impallidire quella che ritenevamo fosse una buona lineup, ovvero il listino presentato ad X018, segno che Xbox ci sta credendo davvero tanto in questo progetto, uno dei rarissimi casi in cui lo abbia mai fatto, e che le cose vanno come pianificato o comunque abbastanza bene da renderlo un caposaldo nella propria strategia d’ora in avanti.
Lo stesso si può dire, seppur in una fase più embrionale, di Project xCloud, che si sta per estendere sotto ogni punto di vista: la prima estensione riguarda i giochi coinvolti, ora una cinquantina, ad un passo dal lancio di Google Stadia per il quale sono invece previsti appena dodici titoli; la seconda è invece incentrata sulle piattaforme, dal momento che nel 2020 sarà coinvolto anche il PC e che ad X019 molto silenziosamente è stata fornita una demo su iOS; la terza è sui controller compatibili, che ora comprenderanno Razer e DualShock 4 (siparietto poco politically correct con i buu del pubblico quando è stato menzionato); la quarta è relativa ai territori di disponibilità di quella che è ancora una prova pubblica, vale a dire l’Europa Occidentale oltre che al Canada e al Giappone: chissà che in quella definizione d’Europa non possa rientrare l’Italia, così da farci mettere le mani in una data non troppo avanzata del 2020. In una fase precedente all’IX avevo ipotizzato che soltanto uno di questi tre annunci sarebbe stato dato, e invece pare che i lavori siano più avanti del previsto.
Ok, dov’è Fable?
Infine, una considerazione sugli assenti o supposti tali: si era vociferato in maniera poco convinta di una nuova acquisizione per Xbox Game Studios e la presenza di Matt Booty, responsabile del gruppo, sembrava foriera di novità – Booty non aveva mai partecipato ad un evento Xbox prima d’ora senza annunciare un’acquisizione. L’acquisizione non c’è stata, niente Asobo e niente Playtonic, niente di niente, e non ce ne saranno altre in futuro, o così almeno ha fatto intendere il dirigente americano, dal momento che Microsoft in questa fase ha smesso di pensare all’espansione e ha iniziato ad esigere “l’esecuzione e la consegna” di giochi, giochi, giochi.
Sarà una fase di annunci strettamente collegati al gaming, quindi seguiti, nuove IP, personaggi e via discorrendo, dopo la quale nell’eventualità ci fossero opportunità o esigenze particolari si tornerà attivi “sul mercato”, magari per rispondere all’offensiva di una Sony che ha da poco preso Insomniac Games e non ha nascosto intenti bellicosi per quanto riguarda l’annessione di altri team nei Worldwide Studios delle meraviglie. Per cui, per il bene di tutti, non andiamo all’E3 2020 con il chiodo fisso che debba esserci per forza un’acquisizione, ma divertiamoci a scommettere su quali titoli ci verranno annunciati, perché adesso che le squadre sono allineate al bordo del campo è tempo di far rotolare la palla e godere di un po’ d’intrattenimento serio oltre le chiacchiere e i distintivi.
E, a proposito di giochi, i nomi di Fable e Forza fa alquanto effetto non vederli “celebrati” nell cornice di quella che è una festa della community Xbox; Halo ha dato il suo spettacolino con Reach – capitolo amatissimo dal sottoscritto, se me lo chiedete – ma pure ha tenuto Infinite ben lontano da occhi indiscreti. Pare evidente che Microsoft si stia tenendo i nomi di maggiore spicco per la vetrina dell’E3 2020, in modo da giocarsi i pezzi grossi a ridosso del reveal di Project Scarlett che vorrà associare a quei marchi già famosi e per niente timorosi di vedersi rubare la scena dalla console next-gen (o da qualcun altro in circolazione in quel periodo…).
Per ora, la programmazione di Xbox Game Studios prevede quasi un gioco al mese – novembre Age of Empires II Definitive Edition, dicembre Halo Reach, febbraio Ori and the Will of the Wisps, marzo Bleeding Edge, aprile Minecraft Dungeons, maggio Wasteland 3, primavera Grounded, estate Tell Me Why – e per quanto tanti di questi siano o sembrino progetti minori, l’impressione è che il ritmo delle uscite sarà dal prossimo anno più serrato che mai, qualcosa che dovrebbe ricordare Nintendo più che la Microsoft degli ultimi tempi.
X019 è stato un evento interlocutorio che definire così potremmo risultare vagamente offensivo; una finestra sul gaming Xbox fissata a metà di un novembre qualunque, quando di norma non ci si aspetterebbe il reveal di ben tre nuove IP, evidentemente a riprova che qualche cartuccia andava sparata lontano dall’E3 2019 per lasciarsi i fuochi d’artificio o potenziali tali durante la conferenza che rivelerà tutto quello che ci sarà rivelare su Project Scarlett. Il format di Inside Xbox dal vivo ha balbettato in un paio di occasioni (il giochino free-to-play dei kart ne è un esempio) ma la carne a cuocere era così inaspettatamente tanta che potremo chiuderci un occhio.
Voto Recensione di Microsoft - Recensione
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