Un recente articolo del Telegraph ha gettato nuove ombre sui videogiochi, additati come una potenziale «dipendenza» in grado di «rovinare una generazione».
Nell'anno della pandemia da COVID-19, videogiochi come Animal Crossing New Horizons hanno aiutato in tanti, soprattutto tra i non gamer, a superare l'imprevedibilità e l'abbattimento morale dovuto ad una situazione come questa.
Proprio a tal proposito, ci siamo soffermati sull'importanza del gaming nel superamento di una fase inedita per gran parte della popolazione mondiale.
La stessa OMS, che non aveva mancato di avere posizioni critiche sui videogiochi, ne ha recepito il valore durante la pandemia, ma a quanto pare tale inversione di marcia non è stato univoco nel mondo.
In un articolo del Telegraph, riportato da VGC e intitolato «Oppio spirituale: la dipendenza da gaming potrebbe rovinare una generazione?», vengono messe in discussione tutte queste considerazioni e i videogiochi nuovamente additati come fattispecie problematica per i giovani.
In barba al successo trasversale di produzioni come il già menzionato Animal Crossing New Horizons, l'articolo spiega che «iPad e libri di testo online nelle classi stanno normalizzando l'uso di schermi [e questo] potenzialmente danneggerà il cervello dei teenager».
I videogiochi in tal senso, con la strada spianata, diventano un rischio per i più giovani, al punto che «è tempo per tutti noi di svegliarci dalla possibilità "oppioide" del gaming, prima che la dipendenza dagli schermi dei teenager diventi un'altra pandemia globale».
Il Telegraph ha sentito, per la finalità dell'articolo, l'autore di The Midas Game, un romanzo fantascientifico in cui un videogiochi viene accusato di aver ucciso un noto psichiatra anti-gaming.
Nell'articolo, Abi Silver spiega che l'ispirazione gli è arrivata da suo figlio, che è diventato «ossessionato dal gioco che crea dipendenza e rilascia dopamina» Fortnite.
«Ero scioccato e indignato che ci fosse qualcosa là fuori, senza regole e disponibile liberamente per i nostri figli, che venisse considerato altamente pericoloso, ma nessuno stesse facendo alcunché al riguardo», ha spiegato Silver.
«Era come se qualcuno stesse venendo di notte nella stanza di mio figlio e gli stesse iniettando una droga che crea dipendenza».
L'autrice dell'articolo Annabel Heseltine sostiene a tal proposito che, secondo l'OMS, 86 milioni di persone nel mondo soffrirebbero di disordine da gaming; tuttavia, come rivela VGC, tale dato è basato su un precedente report dello stesso Telegraph.
L'associazione di settore inglese Ukie ha fornito un duro comunicato in risposta all'articolo, spieganado che l'industria britannica è sempre stata «responsabile e regolata, che ha dimostrato di prendere queste preoccupazioni seriamente».
«È deludente vedere articoli come questo che travisano i videogiochi estensivamente.Demonizza ingiustamente i 37 milioni di persone che trovano i videogiochi una fonte di intrattenimento salutare e rilassante nell'UK e mina gli sforzi basati su prove per supportare il davvero ridotto numero di persone che ha bisogno di aiuto nella gestione del gioco».
Al di là di quanto abbiamo menzionato in alto, va notato come i videogiochi siano anche approfondimento e si estendano in altri media, tra cui i libri.
Proprio oggi, in un articolo del nostro Silvio Mazzitelli, abbiamo fatto presente come il gaming stia imparando anche dagli anime.
Il gaming ha pure la capacità di farci conoscere e superare i nostri limiti, come abbiamo evidenziato in un articolo a ridosso dell'inizio della pandemia.
Tra i giochi che lo scorso anno ci hanno aiutato a superare l'impatto della pandemia, come non menzionare Final Fantasy VII Remake, uscito proprio in quei giorni difficili