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Un nuovo report di Jason Schreier per Bloomberg ha svelato l’esistenza di Avalon, un RPG su Re Artù dal designer di Dragon Age Mike Laidlaw.
Il gioco venne cancellato per volere del chief creative officer Serge Hascoet e Laidlaw lasciò l’etichetta transalpina appena un anno dopo essere stato assunto .
Hascoet è uno dei dirigenti coinvolti nel recente scandalo molestie, così potente da aver impedito, tra l’altro, che Assassin’s Creed avesse protagoniste assolute di sesso femminile per anni.
NEWS: Fans have long wondered why Ubisoft hired Dragon Age designer Mike Laidlaw only for him to leave after just a year. The answer: Laidlaw's King Arthur game was canceled because former Ubisoft creative chief Serge Hascoët didn't like the setting https://t.co/tIMHfrMgza
— Jason Schreier (@jasonschreier) July 28, 2020
A quanto riferito da Schreier, la sola ragione per cui Avalon non vide mai la luce risiederebbe nel fatto che il dirigente non avrebbe apprezzato l’ambientazione.
«Perché così tanti giochi di Ubisoft sono stati criticati per essere sempre uguali? Perché erano supervisionati dalla stessa persona», ha spiegato il giornalista americano.
Il gioco guidato dall’ex BioWare sarebbe stato un RPG multiplayer cooperativo su Re Artù ispirato fortemente da Monster Hunter.
«La gente che ha lavorato al progetto ha detto di essere entusiasta del team e dei progressi che avevano fatto», ha raccontato Schreier, nonostante Hascoet avesse posto come condizione perché si facesse che fosse «meglio di Tolkien».
Come riferito da alcuni membri dello staff di Ubisoft Quebec, dove stava venendo lavorato il progetto, il dirigente non sarebbe stato fan del fantasy e il gioco sarebbe stato incentrato proprio su quello.
Avalon avrebbe avuto cavalieri e leggende in un mondo sword-and-sorcery sullo sfondo di una nuova storia di Re Artù e della sua Tavola Rotonda.
«Erano infuriati quando fu cancellato solo perché a Hascoet non piaceva il setting», comprensibilmente, ha aggiunto.
Di certo, sembra un’occasione persa perché Ubisoft potesse variare il proprio catalogo, costituiti in effetti da molteplici open world single-player che bene o male funzionano allo stesso modo.
La speranza è che, ora che il team editoriale che supervisiona nel produzioni del publisher non è più gestito da una sola persona, possa presto arrivare la tanto agognata varietà.