Top e flop: il meglio e il peggio dei videogiochi nel 2022

I top e flop dell'anno videoludico, ossia il meglio e il peggio del 2022 nel gaming secondo diverse voci della nostra redazione.

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a cura di Redazione SpazioGames

Il 2022 videoludico è stato un anno particolare – quasi scostante, se volessimo trovargli un aggettivo. Ha alternato momenti di affollata abbondanza come il primo trimestre ad altri di calma piatta come i mesi successivi, per poi sfogarsi nuovamente nel periodo autunnale. E se è vero che, storicamente, ogni anno dà di più quando si tratta del periodo pre-natalizio e di quello di chiusura dell'anno fiscale giapponese (e quindi prima di marzo), lo è anche che questo 2022 ha evidenziato proprio due poli palesi.

Certo, da gennaio a dicembre sono successe tante cose e presto le approfondiremo nel nostro diario del 2022, come facemmo anche lo scorso anno. C'è stato il lancio di nuove periferiche da gioco come Steam Deck, c'è stato un anno ricchissimo di uscite su quella Nintendo Switch che ha celebrato il suo quinto compleanno, c'è stata una next-gen fatta ancora di cross-gen, il lancio di un nuovo PlayStation Plus, un fronte degli Xbox Game Studios che è ancora un cantiere. C'è stato l'addio a Google Stadia che si prepara a chiudere, o il pepe dell'acquisizione Activision Blizzard. Ci sono stati grandi giochi e giochi dimenticabili.

Abbiamo quindi deciso di ripercorrere il 2022 indicando il meglio e il peggio dell'anno videoludico secondo diversi membri della redazione di SpazioGames.it. Un articolo corale che possa evidenziare la pluralità di voci, di soddisfazioni e delusioni videoludiche nell'anno di ciascuno di noi. Siamo sicuri che, in molti casi, saranno affini alle vostre, ma sentitevi liberi di condividere i vostri top e flop dell'anno nei commenti!

Inoltre, se non amate troppo argomentare, ricordate che sono aperte le votazioni per eleggere gli SpazioGames Awards 2022, così da premiare i migliori giochi dell'anno secondo voi.

Domenico Musicò

Deputy Editor | Leggi i suoi articoli

Top: Elden Ring

Il mio top dell'anno va a Elden Ring: giocarlo prima di tutti, senza condizionamenti e senza scambiare mezza parola con nessun altro essere umano, è senza dubbio un'esperienza preziosa, irripetibile e quasi mistica. Lontano dai pavoneggiamenti di chi si sente un campione perché ha le soluzioni sotto mano su YouTube o in giro per il web, o chi si rovina consapevolmente il piacere della scoperta scandagliando informazioni qua e là senza mai volerlo ammettere pubblicamente e nemmeno a se stesso, restare nell'ignoto e avanzare senza conoscere alcunché è tutt'altra cosa.

Qualcosa di simile la provai con Sekiro, ma per altri motivi legati alla difficoltà. Ecco, quel piacere ludico – un po' sadico, un po' elitario – non l'ho più provato con nessun altro titolo in tutto il resto dell'anno, e con ogni probabilità dovrò attendere la prossima opera di FromSoftware per ritrovare quelle sensazioni impagabili.

C'è un fascino arcano che è difficile da spiegare, a chi abiura questa tipologia di giochi. Vedere traslato quel preciso concept in un mondo aperto è stata una benedizione e un cambio che ha fatto solo del bene. Mi ha fatto sentire libero di seguire istinti, strade, percorsi di crescita e sfide in un ordine non deciso a monte da nessun altro al di fuori di me.


Flop: il calendario delle uscite

Visto che sarebbe troppo facile indicare giochi disastrosi, passi falsi, polemiche, chiacchiere da comare che vengono ingigantite o delusioni scontate e piuttosto banali, il mio flop dell'anno va alle scelte scellerate di chi ha il potere di stabilire quali siano le finestre di lancio più adatte. Quest'anno è stato un vero incubo vedere condensati in due mesi tutti i giochi che mediamente escono in un intero anno.

Succede da quasi sempre, direte voi, e sono tutto sommato piuttosto d'accordo. Stavolta però è stato peggio, perché la pandemia ha fatto slittare tutto quanto e ci siamo ritrovati con agglomerati difficili da gestire, metabolizzare e giocare senza avere l'acqua alla gola. Com'è possibile che ancora si badi alla sola chiusura dell'anno fiscale senza prendere in considerazione che il portafogli del giocatore medio non è e non potrà mai essere un pozzo senza fondo?

Com'è possibile piangere e lamentarsi del fatto che il tuo gioco non ha venduto abbastanza se davanti a te avevi mostri sacri, i giganti spinti dal marketing e le produzioni di alto livello che fanno sempre centro? Il 2023 non sarà molto diverso, ma l'allarme sta per lo meno rientrando. L'insensatezza di certe scelte resta però la medesima.

Marcello Paolillo

Senior Staff Writer | Leggi i suoi articoli

Top: l'anno di PlayStation

Il 2022 è stato certamente un anno strano: al netto della scarsità di scorte, dei problemi legati alle console nei negozi e – di conseguenza – quello dei bagarini ancora costante, l'anno che sta per chiudersi è all'insegna della positività per PlayStation. PS5 è infatti stata, al netto delle difficoltà, la console che maggiormente è riuscita a darmi soddisfazioni nel corso degli ultimi 365 giorni, dando un senso al mio (nostro) essere videogiocatore. Giochi come Horizon Forbidden West, The Last of Us Part I, Gran Turismo 7 e, soprattutto, il più recente God of War Ragnarok, sono stati solo alcuni dei titoli che hanno scandito il 2022, rendendolo al top.

Certo, si tratta anche e soprattutto di giochi cross-gen usciti anche per la "vecchia" PS4, così come a ben vedere se non ci fossero stati i consueti rinvii l'anno sarebbe potuto essere ancora più memorabile di quello appena trascorso. Ciononostante, il 2022 di PlayStation si è rivelato essere realmente sorprendente, a conferma che la console current-gen di Sony (così come la old-gen di PS4 prima ancora) ha imboccato la strada giusta. La speranza, quindi, è che il 2023 possa essere ancora più incisivo, con nuovi giochi in esclusiva, annunci e – soprattutto – la disponibilità sugli scaffali che la community di giocatori chiede a gran voce.


Flop: Google Stadia chi?

Una sola parola incarna l'essenza di flop per quanto riguarda l'anno che sta per chiudersi è la parola in questione è Stadia. La piattaforma Google, promessa di rivoluzione ed eccellenza ai tempi del suo annuncio, si è infatti rivelata essere un enorme fuoco di paglia, un vorrei ma non posso scritto a caratteri cubitali. Il servizio di streaming non era partito granché bene, con un timido ritorno di fiamma ai tempi dell'uscita di Cyberpunk 2077, visto che la piattaforma di Google era di fatto il modo migliore per giocarlo senza spendere cifre folli per un PC da gaming di fascia alta o altissima.

Google Stadia ci ha infatti provato in ogni modo a tenere alto l’interesse dei giocatori, sia con giochi gratis che con proposte di vario genere. A nulla è servito e il perché è presto detto: se desideri governare l'industria, prima devi conoscerla. Non basta avere un'idea vincente sulla carta ma farraginosa nell'esecuzione, visto e considerato poi che l'utenza cerca sempre e solo una cosa, ossia i giochi. E in questo, Stadia si è rivelato essere un fallimento su quasi tutta la linea (considerando tra le altre cose che Google ha affermato più volte con sicurezza che il servizio non sarebbe mai stato chiuso). Quindi, alla fine della fiera, c'è solo una cosa di dire: addio Stadia, e grazie di niente.

Francesco Corica

Staff Writer | Leggi i suoi articoli

Top: Triangle Strategy

Il 2022 è stato un anno personalmente ricco di grandi piccole sorprese, al punto che selezionarne solo uno è stata un’impresa decisamente ardua. Tuttavia, se c’è un gioco che mi ha sorpreso più degli altri quest’anno, quello è sicuramente Triangle Strategy: da fan dei giochi di ruolo tattici sono rimasto sbalordito dalla qualità di questa produzione, che non include soltanto un gameplay profondo e spesso in grado di offrire la giusta dose di sfida, ma anche una storia più avvincente del previsto e una colonna sonora semplicemente magnifica e che avrebbe meritato maggiori riconoscimenti.

E, come se tutto ciò non bastasse, è in grado perfino di incentivare la rigiocabilità grazie a reclutamenti nascosti e finali alternativi. Non mi aspettavo di appassionarmi così tanto quando ho scelto di dargli fiducia e la ritengo la dimostrazione perfetta che, a volte, basta avere delle ottime idee per realizzare prodotti di valore. Se non l’avete ancora provato, fatevi un favore e giocatelo: è una delle migliori perle nascoste dell’anno.


Flop: l'anno di Xbox

Tralasciando alcune piccole delusioni — chi ha detto "problemi tecnici di Pokémon Scarlatto e Violetto"? — non ho provato davvero nessun gioco che mi abbia fatto arrabbiare al punto da definirlo un flop. Ciò che invece mi ha profondamente deluso è stato sicuramente il 2022 di Xbox: lo scorso anno gli studi di casa Microsoft hanno tirato fuori perle come Forza Horizon 5, Psychonauts 2 e Halo Infinite, che ricordiamo essere riuscito a vincere il GOTY degli utenti ai TGA senza che non fosse neanche uscito del tutto.

Eppure, quest’anno Xbox è riuscita non solo a “distruggere” lo stesso Halo, ma l’unica vera perla dell’anno è stata Pentiment che, pur avendolo personalmente apprezzato molto, non è sicuramente abbastanza per far raggiungere la sufficienza all’annata delle console di casa Microsoft. Non solo, ma la casa di Redmond non si è nemmeno presentata ai TGA 2022 — show nel quale i giochi disponibili su Game Pass hanno vinto un solo premio su 17 candidature — e ha perfino annunciato l’aumento ai prezzi dei giochi, il rinvio di Starfield, e la lista potrebbe ancora allungarsi: insomma, un anno da dimenticare il prima possibile. Speriamo che il 2023 vada molto, molto meglio.

Valentino Cinefra

Staff Writer | Leggi i suoi articoli

Top: il trailer di Super Mario Bros. Il Film

Nintendo è in stato di grazia e il 2022 l’ha dimostrato ancora una volta. Su Switch è uscito un titolo importante al mese dall’inizio dell’anno ad oggi, tra cui Bayonetta 3 tra gli ultimi,  che è stato un ritorno attesissimo. Mettiamoci Pokémon Scarlatto e Violetto giusto per l’importanza in termini di vendite, anche se i problemi sono quelli che sono ed è chiarissimo. Sono sicuro che, prima o poi, questo momento positivo finirà perché statisticamente non può durare a lungo. È difficile reggere un ritmo produttivo così cadenzato tra videogiochi e prodotti collaterali. Questa golden age moderna della Grande N finirà, un giorno, ma per adesso ce la godiamo così.

Il tutto è culminato con il primo trailer dell’attesissimo film di Super Mario, probabilmente la cosa più pericolosa su cui Nintendo sta lavorando negli ultimi anni. Da quello che abbiamo visto il pericolo sembra scampato, perché artisticamente sembra tutto perfetto. C’è una cura spaventosa nella messa in scena e nei dettagli, uno zelo non così scontato dalla produzione che è nota per aver fatto i Minions che, insomma, per quanto popolare non è esattamente un capolavoro immortale.

Se il film andrà bene, Nintendo Pictures ha una serie di assegni già incassati, con tutti i franchise che possiede: ha in mano letteralmente l’infanzia delle persone e la può utilizzare come vuole. Speriamo che il film, poi, sia anche bello.


Flop: i videogiocatori (o almeno una loro parte)

C’è una parte pericolosamente sempre più ampia di videogiocatori con cui è impossibile comunicare, a cui è impossibile inviare un messaggio più elaborato di un numerino alla fine di una recensione. Tra recensioni, approfondimenti, interviste e live streaming, cosa è emerso da alcuni dei videogiochi più importanti dell’anno?Di Gotham Knights si è parlato solo e unicamente dei famigerati 30fps. Bayonetta 3, straordinario epilogo di una saga, e il commento più diffuso è stato «su PS5 sarebbe stato un capolavoro». Per Sonic Frontiers che, alla fine si è rivelato pure decente, è stato tutto un ripetere “pop in” di qua e di là. E c'è anche il binomio Scarlatto e Violetto, con persone che hanno passato le prime ventiquattro ore solo a cercare ogni bug possibile.

Abbiamo superato il periodo dei videogiochi che dovevano essere arte a tutti i costi, chiuso da poco il capitolo della difficoltà alta sempre e comunque, adesso siamo con il guano fino alle ginocchia nel mondo degli analisti tecnici del preordine.

Si è parlato molto come ogni anno – tra influencer, content creator, giornalisti e altri che non sanno ancora bene da che parte stare – di come si debba togliere la polvere al giornalismo videoludico e di come ci sia un problema. Ma a quale pubblico parleremo nel 2023?

Gianluca Arena

Senior Editor | Leggi i suoi articoli

Top: Elden Ring e Triangle Strategy

Lo so, lo so, un ex aequo equivale quasi a barare, ma è stato un 2022 sorprendente sotto molti punti di vista, e due titoli hanno saputo rapirmi come pochi altri: Elden Ring è, in assoluto, il mio GOTY, un'opera di una potenza incredibile, capace di risvegliare in me il senso della scoperta come non succedeva dalla prima, fatidica run di The Witcher 3 (tornato anche lui in gran forma). Mi ha incuriosito, divertito, spiazzato e, inutile dirlo, fatto tirare giù parecchi santi dal calendario, anche se meno della media a cui FromSoftware mi aveva abituato. Per me, rappresenta l'alfa e l'omega della produzione della software house nipponica, e un approccio straordinario ai giochi a mondo aperto, che hanno ormai fagocitato il mercato.

L'altro è Triangle Strategy, una nuova IP capace di raccogliere l'eredità di Final Fantasy Tactics e di aprire una luminosa stagione per il bistrattato genere degli strategici a turni su console. Tanto poteva andare storto, considerate le aspettative ed un budget non certo all'altezza dei migliori titoli per Switch, e invece i difetti sono pochissimi, e perlopiù insignificanti nell'economia del gioco. Mi sono piaciuti soprattutto la storia, la caratterizzazione dei personaggi, il peso delle non facili scelte a cui il giocatore è chiamato, la sublime direzione artistica. Devo continuare?


Flop: Monark

Anche qui avrei potuto fare due nomi, ma per non abusare della pazienza vostra e della buona Stefania, ho deciso di salvare Elex II e di far salire sul patibolo Monark, una delle poche insufficienze che ho elargito nel corso dell'anno che ci stiamo lasciando alle spalle. C'erano le premesse per un brillante underdog, da un manipolo di veterani di Atlus, alcuni dei quali avevano lavorato ai primi Persona, ad un'atmosfera malata ed affascinante, ed invece il risultato finale mi ha profondamente deluso, dal comparto tecnico al combat system, passando per meccaniche a tempo completamente fuori luogo in un JRPG.

Lancarse, ai miei occhi, si è già parzialmente rifatta con il discreto The DioField Chronicle, adesso mi aspetto un riscatto anche da FuRyu, un nome storico della scena ruolistica giapponese da diversi decenni a questa parte.

Giulia Garassino

Redattrice | Leggi i suoi articoli

Top: Nier Automata su Nintendo Switch

Il top di questo 2022 è stato per me Nier Automata su Nintendo Switch. Si tratta di un amore di vecchia data, quello che non puoi dimenticare, quello che ritrovi ad aspettarti quando torni tardi la sera, che non se ne va neppure quando le cose si mettono male. È stata una scintilla nel 2017, ma in questo difficile 2022 è stata la conferma che i videogiochi possono davvero dare un supporto nelle difficoltà.

Il porting su Switch era quello che serviva per renderlo apprezzabile in ogni luogo, per dargli la possibilità di starti vicino anche quando non puoi essere seduto nel comodo divano di casa tua. Forse, quella sulla console Nintendo non è la migliore delle versioni, ma, per me, rimane l’amore che era alla sua uscita. Le atmosfere, gli scenari e tutte le emozioni: niente di tutto questo è cambiato. Si tratta di un porting riuscito alla perfezione, che contiene tutti gli elementi chiave del gioco, dal gameplay alla narrazione, e che regala a tutti la possibilità di intraprendere questo viaggio.


Flop: SBK 22

In questo 2022, però, non ci sono state solo belle sorprese, ma anche piccole delusioni. Se dovessi scegliere il mio personale flop dell’anno, direi SBK 22. Sia chiaro, non si tratta del gioco peggiore con cui abbia avuto a che fare, ma quello che ha deluso di più le mie aspettative. Mi aspettavo qualche cambiamento, qualche innovazione o qualche rivoluzione.

Invece, è stato come prendere MotoGP 22 e giocarlo ancora sotto altre vesti. Non posso criticarne la giocabilità, perché mentirei, ma rigiocare a un gioco che è praticamente una copia di un suo cugino, è stata una perdita di tempo. Speriamo, quindi, che il 2023 riservi qualche sorpresa nel mondo delle moto e possa rendere questo 2022 solo un leggero ricordo sbiadito con il tempo.

Marino Puntorieri

Redattore | Leggi i suoi articoli

Top: OlliOlli World

Se c’è un titolo che più di tutti è riuscito a sorprendermi nell’arco del 2022, quello è sicuramente OlliOlli World.  Non che ci fossero dubbi sulle capacità del team di Roll7, ma rispetto ai passati capitoli solo con OlliOlli World ho riscontrato un deciso passo in avanti sul fronte qualitativo.

Per la prima volta nella serie è stato realizzato un mondo di gioco vivo e pulsante, una Rodlandia coloratissima e spensierata da scoprire di trick in trick tra le varie regioni, in un’avventura dai toni leggeri che ho seguito con attenzione dall’inizio alla fine.

Ovviamente la software house è riuscita egregiamente a raffinare il suo gameplay, realizzando una soluzione capace in prima battuta di andare incontro ai neofiti come il sottoscritto, per poi permettermi di affinare la tecnica di livello in livello e mettermi alla prova su tracciati sorprendentemente ramificati. Ho passato tantissime ore sulla tavola da skate (digitale) di OlliOlli World, tra classifiche da scalare e stravaganti costumi da sbloccare, e ogni tanto ci ritorno per qualche breve sessione di gaming diversa dal solito.

Non mi aspettavo che un titolo del genere riuscisse a tenermi “lontano” dalla solita voglia di sparatutto – eppure è successo, e va benissimo così.


Flop: Battlefield 2042

Il lancio di Battlefield 2042 era riuscito a convincermi più del dovuto, soprattutto per il coraggio di portare importanti cambiamenti alla formula tradizionale, senza abbandonare il coinvolgimento della guerra di massa che mi aveva fatto innamorare della serie fin dagli albori. Eppure, una soluzione così focalizzata sulla qualità a scapito della quantità, doveva per forze maggiori reggersi su un adeguato supporto post lancio, ed è proprio questo che durante tutto il 2022 non è riuscito a convincermi.

Una pianificazione dei contenuti fumosa, diversi dietro front come l’abbandono della modalità Hazard Zone senza pensare al suo incredibile potenziale e il ritorno delle tradizionali classi, hanno messo in risalto le difficoltà del brand nel riconquistare la fiducia della community di riferimento. Il tutto, accompagnato da una visione lato marketing spesso caotica e senza logica, pronta a diffondere sui canali social piccoli upgrade e notizie a suon di meme e ottimismo come se nulla fosse.

Ciò che più ho apprezzato al lancio di Battlefield 2042 era il coraggio di proporre un progetto rivoluzionario, pensato come un game as a service coraggioso e ambizioso. Peccato che durante tutto il 2022 sia stato gestito quasi come una beta pagata dagli utenti a peso d’oro.

Silvio Mazzitelli

Redattore | Leggi i suoi articoli

Top: Elden Ring

La cosa curiosa, e per certi versi indimenticabile, di questo 2022 è che i miei momenti top e flop videoludici dell’anno sono avvenuti contemporaneamente e sono in parte legati l’uno all’altro. Iniziando dal mio momento top, questo non può che essere Elden Ring.

Non ricordo più da quanto tempo non provavo un hype così smisurato per un gioco, e la cosa migliore è che questo mio hype non solo è stato ripagato, ma addirittura superato dal gioco completo. Elden Ring è un gioco incredibile che sono sicuro entrerà nella storia del medium e sarà fonte d’ispirazione per moltissimi altri titoli in futuro, soprattutto perché ha dimostrato come sia possibile creare un’esperienza open world che esuli da canoni ormai diventati troppo ripetitivi.

Oltre a ciò, presenta un background narrativo estremamente affascinante e curato che, nonostante la sua complessità, è sempre al servizio del giocatore, dato che offre una grande libertà nella creazione e personalizzazione del proprio personaggio e in parte anche nell’avanzamento della storia. Elden Ring è per me il gioco fantasy definitivo, quello che sognavo sin da quando ero bambino, in cui è davvero possibile vivere un’avventura indimenticabile e diversa per ciascun giocatore.


Flop: Babylon's Fall

Negli stessi giorni in cui ero estasiato dal mio viaggio nell’incredibile mondo di Elden Ring, dovetti anche recensire Babylon’s Fall. Ogni volta che ci ripenso è un po’ come rivivere "i ricordi del Vietnam", ben descritti da alcuni meme scherzosi che avrete sicuramente visto da qualche parte.

Babylon’s Fall è uno dei giochi peggiori a cui io abbia mai giocato (come si evince da quanto ho scritto nella recensione), un action fatto male in ogni aspetto possibile. Non c’è nulla di salvabile in questo titolo, ma la cosa più deludente di tutte è il fatto che sia un gioco di PlatinumGames, considerati da sempre dei maestri degli action. È impensabile l’idea che uno dei peggiori titoli di questo genere sia loro, e in quel periodo ero seriamente preoccupato anche per le sorti di Bayonetta 3, che fortunatamente poi si è rivelato essere un capolavoro.

Non so cosa sia andato storto con Babylon’s Fall, se la colpa sia maggiormente di Square Enix o di Platinum, ma quel gioco non doveva uscire – non così, almeno. Potete capire dunque quanto sia stato straniante passare dalle stelle alle stalle del mondo videoludico in quei giorni e la sofferenza provata nel farlo.

Daniele Spelta

Redattore | Leggi i suoi articoli

Top: Steam Deck

Inutile girarci attorno, stiamo tutti invecchiando e con l’età che avanza, gli impegni che aumentano e le energie che diminuiscono, anche il tempo da dedicare ai nostri giochini cala costantemente. Personalmente, rimpiango quelle sessioni di ore e ore passate davanti allo schermo del PC, un’idea al giorno d’oggi irrealizzabile e che forse farebbe contento solo il mio oculista. A suo modo, il 2022 mia ha dato un collante per tenere assieme i pochi scampoli di tempo extra da dedicare ai videogiochi, una cura chiamata Steam Deck.

L’hardware di Valve è il mio personale GOTY – in senso molto lato e anche “concreto” visto quanto pesa – di quest’ultimo anno, un gingillo che ha messo un bel cerotto sulla mia cronica mancanza di voglia di accendere ancora un computer dopo una lunga giornata di lavoro e che mi ha fatto compagnia negli infiniti spostamenti quotidiani.

Non sarà una macchina perfetta, ti crea indolenza alla braccia per la sua mole e per qualche titolo ho dovuto faticare un po’ troppo per trovare i giusti settaggi, ma tutte questi fastidi sono un piccolo pegno al confronto dei vantaggi offerti. Questo messaggio è ovviamente stato sponsorizzato da Gabe Newell (Daniele scherza su questa ultima frase, lo preciso prima che qualcuno ci monti su qualche polemica da troppo-tempo-libero non capendo il sarcasmo, ndr).


Flop: la mania della longevità a ogni costo

Sarò ripetitivo, sarà che la vecchiaia non mi permette di trovare della poesia in Atreus che raccoglie della frutta, ma il mio flop 2022 è ancora una volta quella lungaggine che ancora attanaglia buona parte dei tripla A.

Spesso lo dico quasi per scherzare, ma sono sempre più convinto che la frase “un buon gioco non dovrebbe durare più di cinque ore” racchiuda del vero, soprattutto quando ci si ritrova impegnati in quest senza capo né coda giusto per pesare il gioco un tanto al chilo. Per fare un esempio, ho amato senza remore il combat system di Marvel's Midnight Suns, solo che la gioia svaniva subito quando ero costretto ad “assaporare” il contorno del tattico creato da Firaxis, fatto di dialoghi dal dubbio gusto e un immancabile lato ruolistico infarcito di costumi e skin.

Non mi sembra nemmeno il caso di scomodare nomi come Babylon’s Fall, un live service dove tutta la portata principale era piazzata lì giusto allungare il brodo in lungo e tedioso riciclo di azione sempre uguale a sé stessa. La mia speranza per il prossimo anno è quindi quella di avere titoli più focalizzati, con meno riempitivi… E che non durino più di cinque ore.

Giulia Francolino

Redattrice | Leggi i suoi articoli

Top: Horizon Forbidden West

Dal punto di vista videoludico, il 2022 è stato un anno incredibile e ricco di sorprese. Non ho bisogno di fermarmi a pensare neanche un secondo per capire quale sia stato il mio videogioco top di quest’anno. Horizon Forbidden West, con i suoi tramonti, i suoi paesaggi sconfinati e la sua splendida Aloy, è riuscito a ricreare quel senso di meraviglia, stupore e tranquillità che solo il capitolo precedente era riuscito a farmi provare.

Sebbene non sia certo un titolo privo di difetti, soprattutto dal punto di vista della trama, Forbidden West è capace di creare un’atmosfera unica e di rendere ogni scenario “casa”. E da amante della musica, non posso non spendere due parole sulla splendida colonna sonora, un altro elemento che contribuisce a rendere l’esperienza nell’Ovest Proibito ancora più intensa.


Flop: Disney Dreamlight Valley

La mia esperienza videoludica del 2022 non mi ha riservato particolari flop. Guardando indietro, nessuno dei titoli che mi hanno accompagnata durante questo ricchissimo anno può essere davvero considerato un fallimento. Da grandissima appassionata Disney però, avrei voluto che Disney Dreamlight Valley mi offrisse qualcosa in più.

Nonostante le ambientazioni, i personaggi e le musiche che hanno caratterizzato la mia infanzia siano state riprodotte in maniera esemplare e davvero fedele, l’esperienza di gioco finisce per ridursi alla classica catena infinita di task da life simulator, spesso anche completamente slegati dalla trama delle singole missioni.

Oltretutto, trattandosi di un titolo pubblicato come early access, al momento sono decisamente troppi i fastidiosi bug che spesso rendono impossibile portare a termine le quest. Tra le tante ed elettrizzanti esperienze videoludiche del 2022 quindi, Disney Dreamlight Valley è sicuramente quella che mi ha convinta meno.

Pia Colucci

Redattrice | Leggi i suoi articoli

Top: Xbox Series S

Nel corso degli anni, videogiochi e PlayStation erano diventati sinonimi per me. Sono stata da sempre una sostenitrice della “stazione di gioco” di Sony, precisamente dal 1998. Avere la PlayStation in quegli anni era un cult, una cosa fondamentale per tutti i ragazzini dell’epoca; fu proprio questo a veicolarmi, la sua fama. Da allora, non l’ho mai abbandonata.

Più di dieci anni fa ero vicina all’acquisto di una Xbox 360 (con The Last Remnant), per poi tirarmi indietro davanti alla cassiera. Negli anni ho smesso di essere così rigida, cercando di guardare il medium videoludico come un tutt’uno, senza differenza tra le piattaforme e concentrandomi su peculiarità ed esclusive; nel 2022, per la prima volta, ho dato il mio benvenuto alla mia prima console Xbox, la Series S, da affiancare a PS5 e Nintendo Switch.

Perché scegliere la console meno potente e meno performante? In realtà ai miei occhi non ho visto questo downsize così marcato. Piccola nelle fattezze ma enorme in termini di qualità, di efficacia e velocità. È la mia piattaforma preferita per gli indie e tutte quelle gemme presenti nel Game Pass: il mio top del 2022!


Flop: Horizon: Forbidden West (ma è con gli open world che ce l'ho)

Occorre fare una precisazione su questo flop che non è propriamente un fallimento; anzi, si tratta di uno dei videogiochi più belli mai usciti sul mercato, tuttavia, personalmente il titolo di Guerrilla è stato deludente sul fronte strutturale.

Dopo circa dieci anni di open world, ho iniziato a sentire la loro pesantezza e il mondo in cui Aloy viaggia è grande, così tanto grande che spesso ho sbuffato durante le mie sessioni di gioco. Nel 2015 mi sono commossa davanti alla maestosità del Velen e delle Skellige in The Witcher 3 ma ad oggi qualcosa è cambiato e la struttura degli open world è tutta un more of the same, tranne qualche eccezione. Tutto quello che mi ha portato a perseverare, nell’avventura di Aloy, è il gameplay sempre vincente e trascinante, il vero e proprio protagonista della serie.

Aver implementato la struttura open world in titoli in cui non era necessaria, side quest filler inserite per aumentare la longevità, sono meccanismi che hanno minato la bellezza degli open world irrimediabilmente. Sono gusti personali, ma da Horizon: Forbidden West mi sarei aspettata molto di più di quanto visto, oltre ad alcune sbavature narrative che non sto qui a raccontare.

Stefania Sperandio

Editor in chief | Leggi i suoi articoli

Top: Steam Deck

Nella mia postazione da gioco posso contare su qualsiasi piattaforma sul mercato – deformazione professionale, so che mi capite – ma quella che ha riscritto tutti gli equilibri per me, quest'anno, è stata Steam Deck. Nonostante la piattaforma Valve abbia alcuni angoli da smussare e alcuni suoi aspetti (e ingenuità) dovranno essere migliorati da una sua eventuale erede, la possibilità di avere una macchina così versatile nella libreria di giochi (e negli abbonamenti, con un po' di agilità) è stata una ventata d'aria fresca.

Se anche voi lavorate a una scrivania e avete le console installate in quella stessa scrivania, se avete un salotto condiviso e non potete appropriarvi del televisore quando vi pare per giocare, allora Steam Deck è una game changer, per così dire. Appallottolandomi nel divano con le mie cuffiette, lasciando il resto degli inquilini felici con il loro televisore in salotto, ho giocato con una continuità e una piacevolezza che avrei avuto difficoltà ad avere su piattaforme differenti, esclusa Nintendo Switch – che infatti amo particolarmente.

Ci ho messo otto mesi a decidermi a comprarla, ma penso sia la scelta videoludica migliore che ho fatto da parecchio tempo. Soprattutto pensando che sto citando lei, come mio personale top dell'anno, e non quella meraviglia di Triangle Strategy, che avrei voluto non finisse mai. O Pentiment.


Flop: teneteveli, gli NFT

Un tormentone che ci ha seguito da inizio anno ed è andato via via attenuandosi è quello legato ai videogiochi che dovevano proporre degli NFT (qui spieghiamo di cosa si tratta). Alcuni di questi sono effettivamente esistenti e si rivolgono a chi è interessato a quella frangia di mercato, mentre in altri casi si è tentato di portare questa realtà laddove ci sono videogiocatori più tradizionalmente intesi. Il risultato – e mi permetto di dire «per fortuna», al costo che mi prendiate per anziana, quale sono – per fortuna è stato deciso e deludente.

Ubisoft Quartz ha finito con il guardarsi attorno e scrollare le spalle, al punto che gli NFT sono stati regalati ai dipendenti di Ubisoft stessa; abbiamo avuto giochi e progetti che hanno tentato la via degli NFT per poi fare retromarcia e chiedere scusa (come fu per S.T.A.L.K.E.R. 2 o come fece Troy Baker). Rimane ancora la convinzione di Square Enix, in compenso, con le dichiarazioni più spaventose di tutte, secondo le quali alcuni giocatori «giocano per contribuire» e sarebbero felici di farlo. Da giocatore a contribuente il passo è breve, a quanto pare.

Il 2022 non ha visto l'impennata degli NFT nei videogiochi, non a livello capillare come alcuni publisher invece avevano scommesso, e tra le tante possibilità – avevo varato anche la next-gen e Google Stadia – scelgo questo come il peggio da evidenziare nell'anno, per il mio flop. Hanno provato a infilarceli in qualsiasi modo nel gaming, i videogiocatori votando con il loro portafogli hanno detto no, hanno detto «teneteveli». E dato che l'attività ludica deve essere disinteressata e non fine a un guadagno materiale, spero che le cose rimangano uguali anche in futuro. In caso contrario, non staremmo più giocando, ma parlando d'altro. Smettetela, allora, di provare a mescolarlo al videogioco.

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