The Waylanders | Recensione - Un GDR vecchia scuola vittima delle sue ambizioni
The Waylanders vorrebbe essere un tributo ad alcuni gloriosi GDR del passato, ma con le sue fonti d'ispirazione ha ben poco in comune
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: GATO Studio
- Produttore: GATO Studio
- Piattaforme: PC
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 2 febbraio 2022 (lancio definitivo) - 16 giugno 2020 (early)
Tutti quanti conosciamo, anche solo in modo basilare, la mitologia scandinava e l’ultimo God of War è stato un ottimo ripasso. Un ragionamento analogo è valido per gli eroi greci e in questo caso… Beh, diciamo che tutta la saga di God of War è stata una buona fonte da cui attingere.
Tra film, videogiochi e libri, i miti vichinghi o gli dei dell’Olimpo sono apparsi innumerevoli volte un po’ in tutti i media, con qualità alle volte discutibile. Al contrario, le leggende celtiche non hanno mai raggiunto la stessa fama e rappresentano quindi un terreno decisamente meno esplorato e da cui pescare a piene mani.
Il team di GATO STUDIO prova a colmare questo vuoto con The Waylanders, un gioco di ruolo per l’appunto ispirato alla mitologia dei popoli che nell’antichità abitavano le isole britanniche e non solo.
Dopo un paio di anni trascorsi in accesso anticipato e una campagna Kickstarter alle spalle, questo gioco di ruolo ispirato ad alcuni classici del genere – come il primo Dragon Age e Neverwinter Nights – approda sul palcoscenico del PC gaming in versione definitiva, ma tra salti nel tempo, strane creature e fanatici religiosi, non siamo rimasti del tutto convinti da questa escursione nel passato.
Un viaggio mitologico
Uno dei punti di forza di The Waylanders è la sua ambientazione, uno scenario fantasy che per fortuna non si riduce ai soliti elfi, nani e orchi, di cui non c’è praticamente traccia.
Dopo aver creato in pochi click il nostro personaggio – di tutti gli aspetti ruolisitici parleremo nel dettaglio più avanti – ci siamo immediatamente trovati catapultati nel bel mezzo di una spedizione cruciale per il destino del popolo celtico. La missione diplomatica consisteva nell’incontro con le stesse divinità della nostra cultura, quei Tuatha de Danaan che in un passato leggendario colonizzarono l’Irlanda, terra verso cui è diretta la nostra imbarcazione.
Oltre all’ignaro protagonista, sul vascello sono presenti anche druidi, guerrieri dell’antica Grecia e anche re e principi, alle prese con una successione turbolenta. La pacifica ambasciata si trasforma però in una lotta per la sopravvivenza dopo pochi istanti a causa di una misteriosa corruzione che ha contagiato le divinità e gli abitanti dell’isola che, assetati di sangue, riescono ad uccidere buona parte dell’equipaggio.
La fuga ha un prezzo caro e, dopo aver ripreso i sensi, scopriamo che il morbo sconosciuto ha infettato metà della popolazione. Come se non bastasse, lo stesso regno degli umani è ora scosso da una guerra civile.
Senza scendere troppo nei dettagli per evitare di incappare in spiacevoli spoiler, il compito del giocatore è quello di scoprire l’origine della corruzione e rimettere sul trono il vero erede della corona.
The Waylanders non si discosta troppo dal solito archetipo dell’eroe per caso, il prescelto che suo malgrado e senza troppe spiegazione porta il peso della salvezza del mondo intero, ma almeno questa volta il racconto ha dei bivi inaspettati ed è costellato da personaggi insoliti, pescati a piene mani dalla mitologia irlandese, come i Fomori o i cosiddetti Mourian, esseri immortali che vivono nelle viscere della Terra.
La ricerca della cura, oltre che dipanarsi fra grotte, labirinti e villaggi infestati, si svolge anche attraverso ere differenti che, con un plot twist magari forzato, si ritrovano intrecciate proprio a causa del protagonista, in grado di viaggiare nel tempo. Il mondo dei druidi lascia così spazio alla Spagna medievale, alle prese con una Santa Inquisizione rivisitata e alla caccia proprio di chi ancora è legato alle antiche tradizioni celtiche.
Linguaggio vietato ai minori
Per quanto convoluto e alle volte difficile da tenere insieme in modo coerente, la storia riesce a catturare l’attenzione e a incuriosire grazie a svariati colpi di scena. Il vero problema del comparto narrativo di The Waylanders non è però il cosa ma il come. Ascoltando certi dialoghi abbiamo infatti sentito un certo imbarazzo, a causa di uno slang – e davvero questo termine calza a pennello – forzato e infarcito di espressioni colorite e costantemente fuori luogo.
Forse gli abitanti dell’antica Irlanda avevano un dialetto in comune con un gangster movie di serie B, ma non conosciamo così bene le origini della lingua celtica e magari siamo noi a sbagliarci.
L’esempio che chiarisce in modo più netto quanto appena scritto è l’immancabile romance, quella storyline secondaria che non può mancare in nessun gioco di ruolo che si rispetti. Ecco, in The Waylanders piomba giù dal cielo senza alcuna introduzione, si accompagna a scambi di battute davvero tremendi e può essere portata a termine con personaggi con cui non si è praticamente mai parlato.
Per fortuna, in mezzo a parolacce e storie d’amore raffazzonate, c’è spazio anche per qualche tema più interessante e riuscito, come la convivenza fra le razze che popolano le antiche terre celtiche e a cui si contrappone l’odio per il diverso su cui l’usurpatore del regno vorrebbe basare il proprio potere, lo stesso astio che caratterizza la nuova religione - sì, sarebbe il cristianesimo - dell’Iberia del XIII secolo, intimorita da qualsiasi cosa abbia la parvenza di magico.
Infine, nonostante il budget limitato e un’ambizione non da tripla A, bisogna sottolineare la presenza di tantissime cutscene animate e doppiate – sempre in inglese, non c’è traccia dell’italiano – in modo convincente, che evitano al giocatore di dover leggere lunghi testi come spesso accade negli RPG.
Quest brevi e dimenticabili
La doppia linea temporale lungo cui scorre The Waylanders è stata però sfruttata in modo poco coraggioso e, tra la main quest e i vari obiettivi secondari e dedicati ai compagni di avventure, si procede in modo lineare lungo una mappa via via popolata da più luoghi di interesse.
Gli spostamenti avvengono tramite fast travel e le aree che si visitano sono sezioni chiuse che non favoriscono la creazione di un mondo di gioco coeso e uniforme, a cui va sommato poi un fastidio crescente che si accumula sotto il peso di infiniti caricamenti – per fortuna solo per numero e non per lunghezza – che spezzettano il ritmo ogni qualvolta si passa da un luogo ad un altro.
Il termine lineare ritorna con forza anche quando si analizza il gameplay. The Waylanders è un GDR molto conservatore, la player agency – cioè la capacità del giocatore di incidere sull’ambiente che lo circonda e sulla trama grazie alle sue azioni di gioco – è ai minimi termini e tutte le situazioni vengono alla fine risolte con una serie di combattimenti senza alternative.
Scordatevi quindi le improvvisazioni in stile Divinity: Original Sin o i sistemi complessi di un regolamento a là D&D. Le varie quest, anche quelle principali, si concludono dopo un paio di obiettivi portati a termine, vista la loro brevità è difficile venire coinvolti e i dialoghi in cui si è chiamati in causa si contano sulle dita di una mano.
Complessivamente, gli scenari sono ingessati e l’interazione ambientale rasenta lo zero assoluto, ad esclusione di qualche barriera che si può superare solo se qualche personaggio ha un livello sufficiente di percezione. Fa niente che l’ostacolo insormontabile sia un semplice masso.
Giocare di ruolo significa far parte di un mondo vivo e che risponde a degli stimoli, ma quello presentato da The Waylanders è sempre statico, non c’è nessuna narrazione ambientale, gli NPC sono attori muti sullo sfondo e gli unici personaggi con cui interagire, al di là del proprio party, sono solo i soliti mercanti di pozioni o di armi.
Una rissa da bar
Il titolo sviluppato da GATO STUDIO pone molta più enfasi sull’azione ma, anche in questo caso, le meccaniche di gioco si fermano ad un livello abbastanza superficiale, già a partire dalla creazione del proprio personaggio. La personalizzazione estetica è decisamente basilare, le sei classi messe a disposizione – i soliti guerrieri, ranger, ladri e guaritori – hanno degli alberi delle abilità davvero risicati e anche le cinque razze presentano differenze minimali.
L’elenco degli oggetti, delle armi e delle armature è anch'esso molto banale e senza spunti, fra spadoni a due mani, scudi e bastoni per i druidi: davvero nulla di nuovo sotto il sole.
L’unico aspetto innovativo è la possibilità di combinare più pedine per creare così delle formazioni che sbloccano nuove tipologie di abilità. Durante il corso della storia, entrano poi a fare parte del gruppo di avventurieri altri nove compagni di viaggio e questa numerosità garantisce una buona variabilità per i cinque componenti del party che andranno via via selezionati per le singole missioni.
Non aspettatevi del gameplay emergente ma, almeno sulla carta, gli ingredienti per un buon sistema di combattimento ci sono tutti. Appunto, solo sulla carta.
Purtroppo anche i duelli hanno ben poco di tattico, l’approccio ad ogni sfida è sempre frontale e un fendente alla volta si ha la sensazione crescente di un caos pressoché totale. La visuale isometrica non permette infatti di avere una chiara visione di tutto l’ambiente circostante, l’AI degli alleati vaga tra l’istinto suicida e la passività completa - a prescindere che si imposti un atteggiamento aggressivo, neutrale o passivo - e la pausa tattica, teoricamente un prezioso alleato, diventa talmente indispensabile da essere quasi invasiva, con un ritmo di gioco che procede a singhiozzo e si interrompe letteralmente ogni due secondi per creare una nuova coda di ordini.
Questi ordini verranno poi eseguiti? Sinceramente non lo abbiamo mai capito.
Un'opera incompiuta
Più proseguivamo nell’avventura e più intuivamo come The Waylanders, nonostante il lungo tempo in Early Access, fosse in realtà un titolo incompleto. Oltre a delle meccaniche di gioco mai del tutto sviluppate, abbiamo infatti incontrato bug di ogni tipo, dal lip sync totalmente sballato a cutscene che non partivano, fino a problemi più gravi, come quest impossibili da completare perché venivamo sbattuti fuori da uno scenario senza una reale motivazione o perché non era presente alcun indicatore sulla mappa.
In conclusione, The Waylanders parte da ottime premesse, riesce a catturare l’attenzione grazie ad un setting diverso dal solito, ma si scioglie come neve al sole quando deve arrivare al dunque, fra combattimenti mal calibrati e una qualità della scrittura alle volte tragicomica.
Se siete amanti del genere, vi raccomandiamo di dare un'occhiata a una delle fonti di ispirazione di The Waylanders, l'ottimo Divinity: Original Sin II.
Voto Recensione di The Waylanders - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Una ambientazione fantasy lontana dai soliti cliché
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Tante scene animate, una rarità negli RPG indipendenti
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Componente ruolistica molto tradizionale, ma comunque sufficiente
Contro
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Alcuni scambi di battute raggiungono delle vette negative inarrivabili
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Troppi inciampi tecnici
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Il combat system risulta spesso confuso e caotico
Commento
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