The Great War: Western Front | Recensione - Raccontare la guerra di trincea
The Great War: Western Front è uno strategico senza fronzoli e orpelli, che cerca di ricreare la Prima Guerra Mondiale nel modo più fedele possibile
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Petroglyph Games
- Produttore: Frontier Foundry
- Distributore: Frontier Foundry
- Piattaforme: PC
- Generi: Strategico
- Data di uscita: 30 marzo 2023
“Dulce et decorum est pro patria mori”. Con queste parole Wilfred Owen termina la sua celebre poesia in cui raccontò la totale insensatezza della Prima Guerra Mondiale.
In poche righe il poeta inglese riuscì a trasmettere ciò che significò vivere nelle trincee, gli attacchi con il gas e le corse alla disperata nella terra di nessuno, un fazzoletto spesso di pochi metri su cui si accumularono i cadaveri di intere generazioni.
Tutto questo ritorna in The Great War: Western Front, uno strategico in tempo reale sviluppato da Petroglyph Games e ambientato negli anni dal 1914 al 1918, come dice il nome stesso lungo quel confine occidentale che separava Belgio e Francia dalla Germania.
Uno dei pochi esemplari
Durante le dodici battaglie dell’Isonzo tra l’Italia e il regno Austro-Ungarico, i bollettini susseguenti ai vari assalti portati dalle truppe nostrane spesso riportavano comunicati sul terreno guadagnato e, a fronte di migliaia di truppe perse, il fronte veniva spostato di qualche centinaio di metri, magari con una singola vetta guadagnata o un nuovo costone di roccia da trincerare con ulteriori postazioni di mitragliatrici.
Bastano quindi queste poche informazioni per capire come sia difficile trasporre in termini videoludici questa guerra che, dal punto di vista tattico e strategico, è stata combattuta con idee vecchie al cospetto di mezzi nuovi. Il confine occidentale è stato forse il perfetto esempio di quanto appena detto.
Crediamo che questo costante stallo sia uno dei principali motivi per cui sono stati sviluppati ad oggi ben pochi titoli ambientati durante la Prima Guerra Mondiale. The Great War: Western Front cerca di sfatare questo tabù, ma le sue velleità simulative – prendete questo termine con le pinze – confermano ancora una volta la complessità nel riprodurre il materiale a disposizione.
Tattica...
Questo concetto lo si ritrova sia durante la fase tattica a turni, sia nelle battaglie strategiche in tempo reale. Che si scelgano le potenze alleate o l’esercito dell’Asse, la campagna si svolge sempre lungo il medesimo fronte – circa dalla Svizzera al nord della Francia – in una classica mappa divisa in esagoni, caselle lungo cui spostare le proprie truppe per cercare di rompere gli argini nemici.
Le due fazioni, purtroppo, presentano poche peculiarità – effettivamente era proprio così anche nella realtà – e la principale differenza risiede nella data di partenza, visto che le tecnologie e le unità variano profondamente se si impostano le lancette al 1914 o al 1916.
Al di là dell’anno di inizio, gli obiettivi restano i medesimi e anche le tattiche con cui raggiungere la vittoria non subiscono molte variazioni, in una campagna che, turno dopo turno, si dimostra una vera e propria guerra di attrito, sostenuta dalla logistica, dallo spirito nazionale e soprattutto da quante unità si decide di sacrificare per portar via un pezzetto di terra al nemico.
Ogni provincia sul tabellone è infatti accompagnata da un certo numero di stelle, che ne rappresentano l’importanza e che vanno sottratte all’avversario battaglia dopo battaglia fino al loro esaurimento, unico modo per conquistare la provincia attaccata. Questo avviene però solo a seguito di una vittoria schiacciante, fatto molto raro durante la Prima Guerra Mondiale, senza contare poi che le stesse stelle vengono recuperate se non si protrae l’offensiva nella stessa regione durante i turni successivi.
Ciò che ne consegue è dunque un incessante martellare nei luoghi nevralgici delle difese nemiche, con la speranza di ottenere qualche risultato decisivo o almeno di piegare lo spirito nazionale dell’avversario a causa delle troppe perdite umane. Nella realtà dei fatti, almeno durante le nostre prove, la mappa ha subito davvero poche modifiche e raggiungere la capitale ostile si è rivelata un’impresa impossibile.
In fin dei conti, dopo la prima battaglia della Marna del 1914, questo è più o meno ciò che è accaduto storicamente, con le due fazioni opposte bloccate all’interno delle loro trincee, logorate da incessanti bombardamenti, dal fango e dalla fame.
Dal punto di vista tattico, la campagna non è comunque accompagnata da un totale immobilismo e, vestendo i panni del generale da mouse e tastiera, abbiamo dovuto gestire al meglio le risorse – sia di denaro che logistiche – per ottenere nuove truppe, per rinforzare le province più importanti, per costruire qualche ospedale da campo e anche per infiltrarci dietro le linee nemiche, in modo tale da conoscere prima il numero di corpi che avremmo dovuto affrontare e anche le eventuali strutture difensive presenti nella mappa.
Lo scorrere dei mesi, oltre che dai turni, è anche accompagnato dall’accumulo dei punti ricerca, da spendere all’interno di un ricco albero delle tecnologie, in cui sbloccare i devastanti carri armati, nuove tipologie di trincee, fanterie dotate di armi migliori e anche tutte le strutture da costruire nel proprio territorio.
La situazione di costante stallo, per quanto visibile e reale, non è dunque causata da una scarsa profondità tattica, visto che ogni turno è caratterizzato da una serie di scelte decisive, a cui si sommano anche obiettivi secondari da portare a termine e utili per ottenere risorse aggiuntive.
... E strategia
La decisione più importante riguarda la catena logistica e gli approvvigionamenti disponibili nelle provincie, visto che dalla loro quantità dipende il numero di truppe da schierare durante una battaglia.
Gli scontri avvengono in tempo reale e, a grandi linee, ricordano quelle di un qualsiasi Total War – non si guidano singole unità, ma interi battaglioni – ed esattamente come nei titoli di Creative Assembly possono essere simulate automaticamente dalla CPU.
Purtroppo l’esito pronosticato deve essere preso con le pinze e non sono stati rari i casi in cui, anche a fronte di una notevole disparità numerica, abbiamo avuto stranamente la peggio. A causa di questo costante svantaggio, conviene sempre giocare in prima persona ogni singolo duello – anche quelli dove è già scontata la vittoria o la sconfitta – con una conseguente dilatazione dei tempi complessivi della partita.
Proprio come la fase a turni, anche le battaglie sono state create con l’intento di riprodurre in modo fedele le strategie adottate dagli eserciti durante il 1914-1918.
Purtroppo i vari Joffre, Cadorna e von Moltke non è che brillassero per il genio militare e il giudizio storico trova conferma anche in The Great War: Western Front. Il tutto potrebbe essere riassunto con un triste: bombardare le postazioni nemiche, lanciare all’assalto la fanteria e sperare che qualcuno riesca a superare la “No man’s land”, ossia quel lembo di terra che separa le trincee dei due eserciti.
Dietro a questa semplicità ci sono comunque delle variabili di cui tener conto, in primis la permanenza delle strutture difensive, con una mappa che dunque evolve durante il tempo e che cambia faccia in base ai bombardamenti effettuati, alle mitragliatrici disposte e al filo spinato piazzato prima dei tunnel. Inoltre, per capire dove dirigere gli assalti, occorre avvalersi dei palloni aerostatici, in modo tale da scovare eventuali punti deboli e anche per direzionare i colpi degli obici.
Al netto di tali scelte, arriva però sempre il momento in cui si è costretti a mandare letteralmente al macello interi corpi di armata per conquistare uno dei punti vittoria sparsi sulla mappa, momenti tragici che The Great War: Western Front riesce a ricreare con un effetto visivo decisamente efficace e con centinaia di fanti che a poco a poco vengono spazzati via come formiche dai colpi di qualche arma automatica.
Il fattore fondamentale è dunque il tempismo, perché basta coordinare in modo approssimativo un bombardamento e un assalto per ribaltare le sorti di una partita.
Inoltre, esattamente come è accaduto a Ypres, Verdun o lungo il fiume Somme, chi difende ha sempre un certo vantaggio, almeno fino alle fasi finali della campagna e all’apparizione nei campi di guerra di carri e aerei che vanificano molte delle scelte più attendiste.
Nelle fila nemiche trova però spazio anche un sistema di comandi abbastanza approssimativo, con un puntamento del mouse che alle volte fa fatica a centrare il bersaglio, incertezze che vengono pagate a caro prezzo quando ci si accorge che le proprie truppe non si stanno dirigendo dentro le trincee e che al contrario preferiscono fare jogging in mezzo ad una pioggia di proiettili.
Raccontare la storia
The Great War: Western Front è agli antipodi rispetto ad un RTS rapido e frenetico e, al contrario, riesce a trasporre su pixel molte delle insensatezze della Prima Guerra Mondiale, anche grazie ad una componente tecnica e artistica minimale, ma ben calibrata – soprattutto nel dipingere la fanteria, povera in termini di dettagli grafici proprio come uno sciame anonimo che corre alla disperata.
Infine, bisogna fare i complimenti al team di sviluppo per le tante informazioni di accompagnamento, come i dettagli storici sulle varie regioni tra la Francia e il Belgio, o anche i filmati che fanno da corollario alla campagna e che forniscono preziose informazioni sul contesto e su come si sia arrivati a questa folle guerra.
Voto Recensione di The Great War: Western Front - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Uno dei pochi RTS ambientati durante la Prima Guerra Mondiale
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Tante informazioni storiche
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Sia la campagna a turni sia la battaglie richiedono molta attenzione e pianificazione
Contro
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Le due fazioni hanno davvero poche differenze
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Il solo fronte occidentale limita la rigiocabilità
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Qualche problema di pathfinding
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Le battaglie automatiche generano spesso esiti senza senso
Commento
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