The Division 2, le impressioni dopo la beta privata
Abbiamo provato la beta privata dell'imminente shooter di Ubisoft e vi abbiamo dato le nostre impressioni.
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a cura di Valentino Cinefra
Staff Writer
Informazioni sul prodotto
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Azione
- Data di uscita: 15 marzo 2019
Sarà una stagione di fuoco per le esperienze videoludiche a mondo condiviso, quei games as a service che si stanno imponendo sempre di più, e che di qui a qualche mese si arricchiranno di due esponenti molto ingombranti: Anthem e The Division 2. Senza contare Apex Legends che, del tutto a sorpresa, ha finito per buttare nella mischia dei titoli multiplayer “a lunga conservazione” anche Respawn Entertainment.
Riguardo lo shooter di Ubisoft, dal 7 al 11 febbraio scorso c’è stata la possibilità di giocare una beta privata di The Division 2, con delle modalità che ricordano in tutto e per tutto ciò che successe con il capitolo precedente ed il suo relativo periodo di prova. Due missioni della campagna principale, cinque missioni secondarie e gli eventi casuali sparsi per la mappa (limitata per l’occasione, ovviamente), una delle parti della Zona Nera e, inaspettatamente, una missione di endgame con tanto di personaggi con build massimizzata pronti all’uso.
Per l’occasione vogliamo analizzare in modo molto asettico ciò che la beta privata di The Division 2 ha da offrire. Ci sarà tempo per parlare del comparto narrativo, che qui è solamente accennato, così come dell’atmosfera che il nuovo setting di Washington DC offre. Molti sono infatti i dubbi da sciogliere per quanto riguarda la nuova incarnazione di The Division, ed il primo tra tutti riguarda i cambiamenti in termini di gameplay. Siamo di fronte ad un “more of the same”? La risposta è sì, in parte, ma non tristemente.
The Division 2, tactical warfare
The Division aveva un gameplay molto solido, da third person shooter stratificato, votato alla tattica ed alla coordinazione con i compagni come poche volte si è visto nella storia videoludica. Il gunplay, inoltre, era figlio dell’egida del compianto Tom Clancy che si porta in dote, con le armi dotate di comportamenti molto diversi, simili alla realtà, per cui bisogna gestire il rinculo di ognuna di essere con molta cura. È normale, quindi, che poco sia cambiato in questo senso, perché squadra che vince non si cambia. La stessa crescita del personaggio ci è parsa per ora molto simile (con tanto di casse maestria presenti fin da subito), tranne un’eccezione di cui vi parleremo riguardo l’endgame, con abilità da potenziare e sbloccare, così come vantaggi passivi da ottenere, raccogliendo i punti SHADE, ovvero “valuta” che si ottiene completando le missioni e gli incarichi che The Division 2 offre.
Ritorna anche la mobilità con gli spostamenti tra le coperture e la possibilità di sfruttare l’ambiente per aggirare gli avversari, supportate da un level design che, per le missioni che abbiamo potuto giocare, si riconferma un gran lavoro da parte di Ubisoft Massive. Sebbene il gameplay sia gioco forza ripetitivo, ed in questo sappiate che The Division 2 non sembra poter fare molto per allontanarsi troppo da questa idea, il design delle location degli scontri, così come i diversi tipi di nemici, aiutano ad annullare quasi del tutto la sensazione tipica di alcuni MMO (o simili). Ogni stanza richiede un nuovo approccio da studiare e ragionare, anche perché la IA pur non essendo allo stato dell’arte è comunque interessante. Certo, molti nemici (soprattutto i più deboli) fuori dalle coperture si comportano in modo poco plausibile, correndo in mezzo alle strade o addosso al giocatore. Ma con l’aumentare della difficoltà e della varietà degli stessi, ma soprattutto negli spazi più stretti, la IA incalza, aggira le coperture, mette pressione e costringe il giocatore a compiere in fretta una serie di scelte importanti in termini di reazione.
In The Division 2 si spara bene, insomma, perché il feeling è molto piacevole ed affascinante, ancora di più in gruppo ovviamente. Una delle novità è che sono assenti i kit medici, sostituiti da kit in grado di riparare la corazza dell’agente in questione. L’energia vitale si rigenera, ma solo quando si riesce a stare per un po’ di tempo in copertura senza essere colpito. L’impressione avuta in questo contatto preliminare è che gli scontri abbiano un livello di tensione leggermente più alto, visto che il supporto vitale è appannaggio solo delle abilità o dei gadget che i giocatori decideranno di equipaggiare.
In questo senso, nella beta privata era possibile attivare la mina a ricerca, la torretta ed il drone. Nei primi due casi siamo vicini a gadget molto simili a quanto visto nel primo episodio. È interessante però l’uso della mina curativa che segue gli agenti feriti, così come quello della torretta cecchino che spara unicamente al comando manuale. La possibilità di poter decidere manualmente i bersagli dei gadget è un punto cardine dello shooting, e lo si vede maggiormente con il nuovo drone. Una delle versioni del suddetto hardware presenti nella beta privata consente di bombardare una piccola area, il cui inizio e fine deve essere deciso solamente dal giocatore attraverso la pressione del dorsale destro. Il problema del precedente The Division era che, a volte, i gadget andavano letteralmente a vuoto perché la IA si muoveva in modo imprevedibile, oppure perché semplicemente l’intelligenza del gadget non riusciva a dare del suo meglio. Questa possibilità aumenta la componente strategica e di coordinazione con gli alleati, dando un nuovo strato di valore al già consolidato gameplay di The Division 2.
Giungla urbana
La Washintgon DC di The Division 2 è una vera e propria giungla urbana. Infestata dalle Iene, i guerriglieri che fungono da principali antagonisti della Divisione in questo caso, ci sarà un bel po’ da fare per ripulire tutti i quartieri dai suddetti criminali. La mappa è come sempre piena di collezionabili, tra cui gli ECHO che raccontano piccoli momenti di vita e tanto altro, così come di attività e guerriglie a cui prendere parte. Andando a compiere degli incarichi si ha la possibilità di potenziare gli avamposti degli amici della Divisione, cittadini comuni o altri agenti che hanno deciso di dare una mano. Ogni avamposto, una volta visitato e/o liberato, offre alcuni incarichi secondari di vario tipo, e completarli permette di accedere ad altre missioni, nuove funzionalità come il mercante di equipaggiamenti, oggetti bonus nelle scorte, e la possibilità di poter craftare oggetti di qualità sempre migliore.
L’idea dei civili che aiutano la Divisione, e viceversa, si riflette ulteriormente nel gameplay grazie alla possibilità di poter reclutare e spedire negli avamposti ad occuparsi di alcune mansioni (banalmente il mercato, il suddetto crafting, e così via). In più, i civili potranno aiutare il giocatore durante le schermaglie più feroci tra quelle della mappa da gioco, perché sarà possibile chiedere aiuto agli alleati nelle vicinanze che arriveranno più o meno in forze a seconda di quanto il quartiere sia stato ripulito. Un elemento, questo, che potrebbe aiutare i giocatori solitari dando loro un piccolo supporto almeno in questi frangenti.
I gradi alti della Divisione
La beta ci ha offerto la possibilità di poter giocare un incarico dell’endgame di The Division 2, potendo scegliere uno tra tre personaggi al livello massimo con cui poterci cimentare nella missione. La novità in questo senso è che, arrivati al grado massimo, è possibile scegliere una specializzazione per il vostro agente, la quale sbloccherà tre elementi unici, non ottenibili in altro modo: un’arma distintiva, una granata speciale ed una mod abilità. Nel nostro caso abbiamo scelto l’esperto di sopravvivenza, che ci ha donato una potente balestra esplosiva, le granate a frammentazione ed un potenziamento esclusivo per la mina a ricerca.
La missione in sé non era molto eclettica negli obiettivi, perché di fatto si trattava di eliminare tutti i nemici, ma è risultata molto impegnativa. Nemici coriacei dotati di molte risorse e gadget e, almeno l’impressione, più intelligenti di quelli affrontati in precedenza. A livelli avanzati i nemici possono schierare anche dei mini tank in grado di muoversi, infliggere parecchi danni e, ovviamente, impattare parecchi colpi. Queste missioni sono da affrontarsi in gruppo, possibilmente con un set di abilità, armi e risorse complementari tra loro, perché altrimenti il rischio di sentirsi frustrati da una sfida soverchiante è alto (di fatto, dopo tre tentativi non siamo riusciti a completarla). In fondo è comprensibile, visto che si tratta di incarichi destinati all’endgame.
Abbiamo anche provato, brevemente, la nuova Zona Nera. La struttura di base è sempre la stessa, ovvero una zona della mappa dove le regole del gioco variano sensibilmente, ed in questo caso alcune aggiunte ci sono sembrate molto interessanti. La più importante è senz’altro la normalizzazione dell’equipaggiamento dei giocatori, che permette ad una Zona Nera di riempirsi di avversari sempre equilibrati, andando a limare quello che era il difetto più preponderante del precedente. Il funzionamento di questo meccanismo è ovviamente da valutare, perché abbiamo trascorso poco tempo nella Zona Nera e, soprattutto, non abbiamo incontrato così tanti giocatori per verificarlo, ma nelle intenzioni è efficace se non altro. Inoltre ci saranno tre Zone Nere, costruite in modo differenti in termini di level design, ed avranno una vita propria in un certo senso, visto che a volte potranno essere “Occupate”, attivando il fuoco amico e rendendo quella specifica parte della mappa una giungla finché non sarà normalizzata (in questo caso c’è anche un nuovo sistema per gli agenti Rinnegati, che però non abbiamo potuto sperimentare).
Chiudiamo con un piccolo commento riguardo il lato tecnico, ovviamente preliminare e da non considerarsi in alcun modo esaustivo. Abbiamo giocato la beta di The Division 2 prevalentemente su PS4 liscia, e brevemente su PC. Su console Sony il gioco gira a 30fps molto stabili, con un dettaglio grafico generalmente apprezzabile, anche se abbiamo rilevato un po’ di glitch grafici e texture che impiegano parecchio tempo a caricarsi. Su PC la fluidità è ovviamente più alta ma, soprattutto, già in questa beta abbiamo potuto saggiare quella che sembra essere una grande ottimizzazione riguardo le risorse hardware necessarie. Nonostante siano passati quasi tre anni dal titolo originale, siamo riusciti a giocare a dettagli medi sullo stesso PC di allora, che monta una GTX 960, senza mai andare sotto gli amati 60fps.
Nonostante The Division 2 riprenda, prevedibilmente, tutto ciò che funzionava del precedente capitolo per larga parte, siamo rimasti soddisfatti dalla prova della beta privata. Gameplay e gunplay sono risultati ancora godibili (a patto di amare queste esperienze, sia chiaro), ai quali si aggiungono una maggiore vivacità della mappa con le sue attività da compiere ed alcune leggere modifiche nelle regole del gioco. Al momento ci verrebbe da dire che, se avete storto il naso giocando (o leggendo di) The Division nel 2016, il secondo capitolo dello shooter a mondo aperto di Ubisoft potrebbe non riuscire a farvi cambiare idea. Ovviamente, la beta privata non ha potuto rispondere al quesito fondamentale (per The Division 2 ed ogni videogioco simile) in questo senso: i contenuti saranno sufficienti per quantità e qualità? Quelli aggiuntivi saranno gratuiti, se non altro.