The Dark Pictures Anthology: Man of Medan
Il primo capitolo della Dark Pictures Anthology, Man of Medan, si è rivelato essere un passo indietro rispetto ad Until Dawn. Vediamo perché nella nostra recensione.
a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Supermassive Games
- Produttore: Bandai Namco
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
- Generi: Survival Horror
- Data di uscita: 30 agosto 2019 - 4 maggio 2023 (Switch)
Con The Dark Pictures Anthology, Supermassive Games vuole proporre una collezione di titoli horror standalone sulla falsariga di Until Dawn, già capace di raccogliere un discreto successo tra il grande pubblico. A Man of Medan tocca quindi l’ingrato compito di essere il primo della lista, l’ariete che vuole tentare di far breccia tra i videogiocatori, così da raccogliere i consensi e i fondi necessari per dare il via ai successivi capitoli.
Il genere di appartenenza, che è in fondo un’evoluzione moderna delle avventure grafiche (a cui appartengono anche le opere di David Cage), è considerato di nicchia e non è pertanto semplice riuscire a imporsi. In special modo quando la storia, che è il pilastro portante di questi giochi, non riesce a convincere del tutto.
Gente di Mare
Con una punta di rammarico bisogna dunque ammettere che Man of Medan rappresenta un passo per certi aspetti indietro rispetto ad Until Dawn. Il problema principale risiede nella sua struttura e nel modo in cui alcune scelte conducono ad esiti infelici; non tanto per i personaggi che periranno dinnanzi ai vostri occhi per dei tasti non premuti in tempo, ma per il modo in cui esse creano dei buchi nella trama.
Nella prima delle tre partite effettuate, ben tre personaggi sono morti, motivo per cui alcune sezioni sono rimaste completamente precluse, lasciando irrisolte parecchie questioni di grande rilevanza. Solo dopo la seconda partita, aggiustando il tiro e sapendo già quando le sequenze di tasti sarebbero apparse, siamo stati in grado di apprezzare fino in fondo bivi e interessanti diramazioni che hanno gettato una luce inquietante sulle vere intenzioni di alcuni personaggi. Il punto, com’è facile capire, è che non tutti hanno la voglia e il tempo di cimentarsi in più partite: costoro avranno come risultato un’avventura molto meno incisiva rispetto a come dovrebbe essere in condizioni ottimali, con tutto ciò che ne consegue sul bailamme dei giudizi personali.
In Man of Medan tutto ciò è poco giustificabile, perché a differenza di altre opere le mancanze narrative sono decisamente più evidenti e pregnanti. Va inoltre detto che la storia originale ideata da Supermassive è troppo ancorata ai cliché dei teen horror e sa di già visto in molte sezioni di gioco, che sommate offrono un quantitativo di ore variabile tra le sei e le otto ore. Nonostante quanto detto finora possa apparire come una netta stroncatura, in realtà Man of Medan è un prodotto onesto e divertente, soprattutto se giocato in modalità “Serata al Cinema“, con la possibilità di passarsi il pad assieme ad altri quattro amici quando arriva il loro turno. Funziona perché le teste pensanti sono cinque, e le scelte che impatteranno sulla storia non sono affatto così scontate come potrebbero esserlo quando l’avventura sarà in solitaria, o slegate come invece se giocherete nella modalità condivisa online a due giocatori. Innegabilmente, qualche problemino potrebbe arrivare se uno dei personaggi dovesse morire, costringendo il malcapitato a godersi passivamente solo la storia. Ma d’altra parte, si tratta proprio della natura del gioco.
The Ghost Ship
Il prologo di Man of Medan fa un tuffo nel passato, più precisamente durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, e aderisce alla leggenda della maledizione della Ourang Medan, una nave trovata alla deriva nel bel mezzo dell’oceano indiano. Durante le operazioni di trasbordo di quattro bare militari all’interno di una nave, uno strano evento paranormale lascia intendere che qualcosa di terribile sta per accadere. Una nebbia mefitica si espande nell’ambiente e la situazione precipita rapidamente, con l’equipaggio della nave e i militari restanti che hanno la peggio in seguito a una non meglio specificata causa scatenante. Dopo questa fase introduttiva, si ritorna ai giorni nostri e i cinque personaggi fanno finalmente capolino, con la volontà di passare una giornata all’insegna delle immersioni subacque e scoprire quali segreti si celano nel fondale marino.
Tutto ciò che accadrà dopo sarà interamente nelle vostre mani, con schemi e metodi che sono quelli consueti già visti nel genere. In Man of Medan ritorna sotto diverso nome anche il “Butterfly Effect” visto in Until Dawn, che tramite una bussola stabilisce quali sono i momenti in cui una decisione di peso può avere ripercussioni in futuro. Inoltre, esaminando dei quadri si hanno delle premonizioni infauste che sono in definitiva gli scenari peggiori da evitare. Non sarà semplice, perché a volte le situazioni non sono di facile lettura, motivo per cui, tra un capitolo e l’altro, un personaggio che si fa chiamare Il Curatore tenderà a offrirvi degli indizi su come muovervi e cosa fare: starà a voi decidere se accettare o saltare a pie’ pari ogni tipo di spoiler. Il suo ruolo, in fondo, che sarà condiviso a cavallo di tutti i futuri capitoli della collana The Dark Picture Anthology, non è affatto diverso da quello che Peter Stormare interpretava in Until Dawn, ossia lo psichiatra.
È dunque sin troppo facile notare la presenza di elementi richiamati dall’opera precedente, con l’aggravante rappresentata da un lavoro palesemente più al risparmio, meno ispirato e con più punti deboli.
Graficamente siamo più o meno sugli stessi livelli di Until Dawn, e pertanto risulta inutile fare un’ulteriore e lunga disamina. I personaggi hanno un ottimo motion capture, ma talvolta le animazioni non riescono a staccarsi da una macchinosità di fondo, che di tanto in tanto rompe la barriera dell’immedesimazione. Man of Medan è senz’altro un’ottimo modo per passare una lunga e divertente serata tra amici, ma anche un discreto teen horror tipicamente estivo, senza però la doverosa pretesa di proporre qualcosa di davvero originale in un sottogenere così stantio e stanco da tutti i punti di vista. Il prezzo concorrenziale, se non altro, potrebbe aiutarvi a dargli una chance.
+ La solita dose di horror adolescenziale che mancava agli amanti del genere...
+ Buonissima rigiocabilità
- A volte, un solo QTE sbagliato può determinare una morte prematura
- La struttura del genere va pensata meglio, onde evitare voragini ingiustificate nella trama
7.5
Con Man of Medan, La Dark Pictures Anthology parte col freno a mano tirato, vittima com’è di una storia scontata e banale, e di una struttura che mostra in questo caso tutti i suoi punti deboli. Relegare il destino di un personaggio a un solo tasto premuto fuori tempo o a una decisione presa a causa di una cattiva lettura, è qualcosa che non riesce davvero a convincere, soprattutto considerando che basta davvero un attimo per farsi cogliere in castagna. Per il futuro della serie, Supermassive Games ha la necessità vitale di puntare decisamente più in alto di così.
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Voto Recensione di The Dark Pictures: Man of Medan - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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La modalità Serata al Cinema, da provare con un gruppo di amici, funziona bene ed è molto divertente
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La solita dose di horror adolescenziale che mancava agli amanti del genere...
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Buonissima rigiocabilità
Contro
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... Con sin troppi cliché e una storia davvero scontata e banale
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A volte, un solo QTE sbagliato può determinare una morte prematura
-
La struttura del genere va pensata meglio, onde evitare voragini ingiustificate nella trama