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Recensione

State of Decay 2: Heartland recensione | Ritorno nella Valle di Trumbull

Una spolverata di storia nel mondo post-apocalittico del primo State of Decay

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a cura di Paolo Sirio

All’E3 2019, un po’ in sordina e forse inaspettatamente, è arrivato l’annuncio di State of Decay 2: Heartland, un nuovo DLC per il titolo a base di zombie di Undead Labs. Come avremo modo di vedere, si tratta di un contenuto aggiuntivo che va in una direzione alquanto diversa rispetto al gioco originale, dal momento che è incentrato totalmente sulla storia, arricchendo la mitologia della serie ma rinunciando ad un po’ della natura sandbox su cui ha scommesso nel seguito. Scopriamo i pro e i contro di questa scelta nella nostra recensione di Heartland.

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Una nuova vecchia mappa

State of Decay 2: Heartland introduce una nuova mappa, ovvero la Valle di Trumbull che abbiamo già conosciuto nel primo capitolo, con una serie di landmark familiari ma “rimasterizzata” per avere la qualità visiva del gioco attuale. Questa mossa consente di vedere come si sia evoluta la situazione nella location originale ad anni di distanza, ormai, dallo scoppio dell’epidemia nell’universo di SoD, nonché di riabbracciare ricordi che gli early adopter della saga avranno molto cari, di tempi in cui si trattava di un prodotto ancor più di nicchia, e sperimentale, di quello odierno.

L’add-on introduce anche non una ma ben due storie, qualcosa che non si era visto nel titolo originale dal momento che questo aveva preso una piega sandbox più libera in stile Breakdown (che a quanto abbiamo compreso girando per forum è quello che preferisce la community), poggiando sì in un mondo già formato sotto il profilo narrativo ma non contaminandolo di grosse novità da questo punto di vista.

Queste due storie hanno un incipit narrativo diverso, poiché le coppie di personaggi centrali in ciascuna di esse (un ex galeotto con una giovane poliziotta, una zia e una nipote) hanno motivazioni differenti – come trovare il padre o cercare di capire il motivo dietro il silenzio radio nella valle – ma visitano gli stessi luoghi e confluiscono nello stesso set di missioni dopo che questo si è esaurito. E ciò succede abbastanza in fretta.

Al di là delle strutture molto simili, il gioco ti spinge a provare entrambe le storie, dal momento che in una puoi assistere alla storia dipanarsi dal punto di vista di una fazione e nell’altra dalla prospettiva di una fazione diversa, quando specialmente nella parte iniziale c’è da scegliere con chi e contro chi stare.

Ciascuna storia ha una durata dichiarata di 8 ore, anche se, tra una cosa e l’altra, potrete passarcene molte di più visto com’è impostato il gioco: per quando asciugato nelle sue componenti fondamentali, e lo vedremo tra poco, organizzare una base e gestirla nella migliore maniera possibile sarà sempre al centro di una strategia vincente; giocare di fretta, o tentare di arrivare subito al punto, ci ha condotti rapidamente alla morte e alla sparizione della nostra comunità.

Heartland ha dalla sua qualche problema di equilibrio che Undead Labs ha provato a risolvere, bilanciando qui e lì, senza troppo successo all’inizio e alla fine. Ci è capitato di morire e vedere la nostra comunità dissolversi diverse volte nella fase iniziale, quando ti ritrovi un’orda in casa senza avere molti personaggi reclutati ad aiutarti e con poche armi a disposizione, mentre nella porzione finale, con un gruppo più nutrito, le missioni che prevedono l’abbattimento di muri di piaga richiedono di accettare sacrifici umani ingenti e/o un lieve grinding per i materiali.

In questo senso conviene prendere delle digressioni di tanto in tanto, in modo da arrivare ai momenti topici della storia con un buon numero di persone nella propria comunità (che siano expendable o qualcosa di più per noi).

Nel mezzo, il contenuto è molto piacevole perché ti dà la possibilità di giocare in un contesto più ricco rispetto a quello di State of Decay 2, con molte più risorse e un sentiero relativamente tracciato dinanzi a noi, e in una mappa che, lo abbiamo detto prima, riporta alla memoria molti ricordi piacevoli.

Un’esperienza più essenziale

Heartland è abbastanza diverso dal gioco principale, giacché questo contenuto aggiuntivo punta tutto su un tipo di esperienza teoricamente lineare e dunque parecchio più streamlined rispetto a quanto abbiamo apprezzato finora di State of Decay 2.

In primis, la grossa differenza è che abbiamo una base pre-assegnata che raggiungiamo quasi istantaneamente dopo l’inizio della storia e non potremo cambiare lungo il corso dell’avventura. Una delle meccaniche principali di SoD è invece proprio quella relativa allo spostarsi di continuo per andare a migliorare la capienza e le opportunità di costruzione all’interno degli accampamenti. Il quantitativo di risorse messoci a disposizione è notevolmente superiore rispetto al gioco base, e questa è una delle misure intraprese nel tentativo di equilibrare il più possibile questo contenuto aggiuntivo.

Alla base, il motivo di squilibrio altro non è il fatto che gli zombie sparsi per la mappa sono infetti al pronti via; non ce ne sono di “normali”e al minimo tocco vedremo la barra della piaga iniziare a riempirsi fino a quando non ci ammaleremo, senza una cura. Le opportunità per curarsi non mancano affatto ma si tratta di uno scompenso importante sia nell’esplorazione che nelle missioni, e questo cambiamento richiede di prestare grande attenzione e abituarsi in fretta alla nuova meccanica.

In aggiunta alla natura più concentrata del contenuto troviamo anche l’assenza della generazione casuale dei sopravvissuti, dal momento che ogni personaggio è un personaggio unico (che troveremo in entrambe le storie). Se da un lato la possibilità di arricchimento di ciascun personaggio risulta un tantino limitata a confronto col titolo originale, dall’altro questa meccanica impone di stare molto attenti alle sorti di ciascun personaggio e in particolare di quelli che sono in grado di portare delle innovazioni tecnologiche alla base.

Infine, hanno causato un po’ di trambusto le modalità di consegna di questo DLC scelte da Undead Labs e Microsoft: il contenuto aggiuntivo costa infatti 9,99 euro e non è incluso nell’edizione Ultimate, che invece era stata promossa come un pacchetto che sarebbe stato il non plus ultra in materia di aggiornamenti altrimenti a pagamento.

La cosa ha fatto discutere in rete dal momento che in tanti, tra i possessori della Ultimate, hanno scoperto loro malgrado di non poter accedere al contenuto senza sborsare altro denaro, o senza avere accesso a Xbox Game Pass – con cui l’add-on arriva invece gratuitamente, com’è stato nel nostro caso. Probabilmente la questione Ultimate poteva venire gestita meglio per non deludere gli acquirenti che hanno dato fiducia fin da subito al prodotto.

Questo a prescindere dal valore dell’offerta, che per 9,99 euro introduce non una ma ben due storie che vale la pena esplorare, per quanto vadano poi ad incanalarsi nella stessa conclusione e vivano nello stesso tessuto narrativo, e colma quella che a nostro dire è stata una delle più grandi mancanze di State of Decay 2, ovvero l’assenza di una trama a cui affezionarsi al di là del piacere di sopravvivere.

+ Mancava un'esperienza story-based

+ Piacevole rivisitare l'ambientazione originale

+ Scelte e conseguenze serie

- Gioca con le stesse feature di State of Decay 2

- Un po' sbilanciato

7.8

Nonostante l’accoglienza dei fan più hardcore, orientati alla componente survival senza distrazioni di sorta, State of Decay 2: Heartland ci dà l’impressione di rappresentare quello che dovrebbe essere il futuro del franchise; un tentativo, ovvero, di coniugare quello che ha sempre saputo fare divinamente, ovvero imbastire una disperata partita per la sopravvivenza in un mondo post apocalittico a base di zombie, con la voglia di investire su una o molteplici narrazioni in quello stesso mondo. Se riuscirà a mettere insieme queste diverse anime senza ricorrere ai compromessi visti in Heartland, e raggiungendo in generale un equilibrio maggiore, avrà per quanto ci riguarda un sequel coi controfiocchi.

Voto Recensione di State of Decay 2: Heartland recensione | Ritorno nella Valle di Trumbull - Recensione


7.8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Mancava un'esperienza story

  • based

  • Piacevole rivisitare l'ambientazione originale

  • Scelte e conseguenze serie

Contro

  • Gioca con le stesse feature di State of Decay 2

  • Un po' sbilanciato

Commento

Nonostante l'accoglienza dei fan più hardcore, orientati alla componente survival senza distrazioni di sorta, State of Decay 2: Heartland ci dà l'impressione di rappresentare quello che dovrebbe essere il futuro del franchise; un tentativo, ovvero, di coniugare quello che ha sempre saputo fare divinamente, ovvero imbastire una disperata partita per la sopravvivenza in un mondo post apocalittico a base di zombie, con la voglia di investire su una o molteplici narrazioni in quello stesso mondo. Se riuscirà a mettere insieme queste diverse anime senza ricorrere ai compromessi visti in Heartland, e raggiungendo in generale un equilibrio maggiore, avrà per quanto ci riguarda un sequel coi controfiocchi.
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