Vi siete convinti che vi servano le demo dei videogiochi, ma non è così

“La demo dei videogiochi è come la trama di un film porno” – semicit.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Leggendo i commenti ad un articolo che è stato pubblicato qualche settimana fa, ovvero “PS Plus, Epic, Xbox Game Pass: perché leggete solo di giochi gratis?” scritto dal nostro Paolo, ho letto in maniera relativamente ripetuta questo concetto (che parafraso per comodità nella seguente citazione che li accorpa un po’ tutti) sulle demo dei videogiochi:

“Ci piacciono i giochi gratis perché non ci sono più le demo.” – cit. commento campione di SpazioGames

Al quesito pensato, elaborato e proposto dall’articolo un commento abbastanza frequente mette in correlazione l’assenza delle demo ad un interesse spasmodico per i videogiochi gratis.

Questo legame mi ha sorpreso. Ci ho riflettuto su un po’ di giorni. Perché accumulare dei videogiochi gratuiti – che probabilmente poi non vengono neanche mai avviati ma questo è un altro discorso – dovrebbe essere una risposta fisiologica all’impossibilità di provare dei titoli prima di acquistarli? Quasi uno sfogo social-videoludico, se volessimo azzardare una definizione ardita.

Visto che non mi fai provare i videogiochi in anticipo allora non li compro, ma ci gioco quando arrivano gratis, magari scoprendo che non mi piacciono e che non li avrei neanche comprati. Così può avere un suo senso, sebbene stiracchiato che possa sembrare.

Ma i commenti in questione hanno sollevato un’altra curiosità nella mia testa (vedete quanto vi vogliamo bene, cari lettori?): è vero che non ci sono più le demo?

Mi sono confrontato sull’argomento con alcuni colleghi, tra cui la nostra irreprensibile Stefania che del valore delle demo nel passato videoludico parlò in un altro ottimo articolo che dovete recuperare, mentre le proponevo questo articolo. Forte del fatto che, effettivamente, non esistono più le demo! E che, per questo, avrei potuto tirare fuori un’analisi su come in realtà non servano potenzialmente a nulla oggi (spoiler: lo sto facendo comunque), e che gli utenti in questione avevano ragione con i loro commenti.

Ma di fronte alla lista di demo pubblicate recentemente negli ultimi anni mi sono sorpreso, e ricreduto. Final Fantasy 7 Remake, Resident Evil 2 e 3 Remake, Hyrule Warriors: L’Era della Calamità, Project Triangle Strategy (questa addirittura di un gioco con nome placeholder in arrivo l’anno prossimo), Dragon Quest XI e Monster Hunter Rise, questi alcuni dei videogiochi di cui abbiamo visto una demo pubblicata – e ne sto lasciando indietro molti.

C’è anche chi ha sfruttato l’occasione per sperimentare con il concetto stesso di demo. Il nuovo Resident Evil 2 ha proposto una sfida a tempo, Monster Hunter Rise ha invece dato una sfida esageratamente e volutamente impegnativa per abbattere il Magnamalo e mostrare il mostro di copertina dell’edizione in tutta la sua furia. Quelle di Resident Evil 7 e di Village (che pare avrà una seconda demo in arrivo) permetto di anticipare alcuni dettagli della storia del titolo in arrivo e, parlando di sperimentazione, bisogna citare quella di P.T. e del defunto Silent Hills, dove la demo diventa uno strumento per svelare al mondo un nuovo progetto.

Viviamo quindi in un momento in cui, in sordina, le demo dei videogiochi sono tornate alla carica. Ce ne sono tante, ne vengono pubblicate sempre di più, e gli sviluppatori si divertono a rompere le regole e fare delle demo ciò che vogliono. Ma, per tornare ai commenti dei lettori di cui sopra, nello scenario videoludico attuale sono più un contentino che una reale possibilità per i videogiocatori.

Con le possibilità che avete, oggi, di scoprire qualcosa sui videogiochi, le demo non servono a niente.

Twitch ed i contenuti a chilometro zero sono le nuove riviste...

Erano molto belli i dischi demo, le raccolte corpose che uscivano con le riviste, ma erano retaggio di altri tempi. Quando le informazioni giravano su carta, o sui primi articoli online privi di video, immagini ad alta risoluzione e senza coperture in diretta streaming. La demo era all’epoca una vera e propria necessità, l’unico strumento per capire di cosa si stesse realmente parlando.

Oggi basta guardarsi intorno per poter fruire di ogni informazione possibile sull’ultimo videogioco in uscita. Da quando è decollato il mercato dei content creator si sono moltiplicate le fonti di informazioni anche, e soprattutto, al di fuori della stampa brutta cattiva e prezzolata. Se prima del 2010 il mondo dei creatori di contenuti su YouTube era fatto di persone che tutto sommato avevano accesso ai prodotti al day one come tutti, dopo il decollo di cui sopra il mondo dei divulgatori e degli influencer del web ha accesso ai contenuti videoludici in anteprima, anche in discreto anticipo.

Per non parlare poi di Twitch, che ha soppiantato YouTube quasi del tutto per la comunicazione in diretta da parte delle aziende per quanto riguarda i contenuti video. Le campagne pubblicitarie che coinvolgono gli streamer sono parte integrante del piano di lancio, e soprattutto per via dell’interazione diretta che concede la piattaforma rappresenta per gli utenti l’equivalente del “consiglio dell’amico”. Lo potete fare anche voi d’altronde, quando vi collegate al nostro canale Twitch e ci chiedete consigli, pareri, o di mostrarvi un particolare dettaglio di un videogioco.

Nel momento in cui si può chiedere allo streamer come funziona un comando di input, quali sono le opzioni grafiche selezionabili, oppure di mostrare una particolare schermata o menu specifico con una risposta data velocemente in diretta, non sono forse informazioni dirette paragonabili a quelle che si possono ricevere dalla prova di una demo?

Quest’ultima domanda è una provocazione, ovviamente, ma fino a che punto vi sentireste di smentirla? Ci sono videogiochi la cui prova con mano è più utile che con altri. Pensiamo ad un titolo con un gameplay molto tecnico, o anche semplicemente una prova per vedere se la propria configurazione PC riesce a sostenere e in che modo il tripla A dalla grafica spacca-mascella. Ma, anche qui, YouTube si riempie di comparative e benchmark dal day one e spesso anche prima, perciò basta cercare la propria scheda video sul motore di ricerca e vedere come gira un gioco su PC.

Per la questione del gameplay tecnico, una prova di un’ora risicata difficilmente può restituire un feedback reale di quella che sarà l’esperienza del videogioco di turno. Un soulslike, un picchiaduro, l’ultimo looter shooter sulla piazza, o altri generi videoludici simili riescono raramente a far capire le “regole del gioco” ad un giocatore che un po’ ha delle esperienze simili alle spalle, figuriamoci ad un neofita.

Oltre a questo ragionamento ci metto il proverbiale carico da novanta: a cosa servono le demo quando potete giocare gli stessi videogiochi gratis (o quasi)?

...e PlayStation Plus e Game Pass i nuovi demo disc

Nel momento in cui scrivo è stata pubblicata da poco anche la demo di Outriders, il nuovo looter shooter rpg di Square Enix. Ma Outriders sarà disponibile dal day one su Game Pass per Xbox Series S|X. La demo, in questo caso, serve unicamente a capire come gira eventualmente sul vostro PC perché gli utenti della Master Race non godranno del titolo su Game Pass (almeno per ora). Ma, ritorniamo al discorso dei benchmark di cui sopra.

Allo stesso modo con i servizi in abbonamento ormai è possibile davvero videogiocare per anni spendendo cifre molto contenute. Con una sottoscrizione a PlayStation Plus ci sono i richiestissimi giochi in regalo, che se collezionate da almeno un paio d’anni hanno costituito una lista di titoli notevoli. Per non parlare poi dell’elefante nella stanza, il centro delle attenzioni da settimane a questa parte: Xbox Game Pass.

Con l’arricchimento clamoroso del catalogo che è avvenuto di recente con i titoli Bethesda, e che viene rinforzato anche da un quantitativo sempre più elevato di prodotti, è ancora sensato volere delle demo quando pagando l’abbonamento si può giocare a quello che si vuole dal catalogo? Le demo sono gratis, direte voi. Certo, ma pensate ad un videogioco comprato su Steam e per il quale si chiede un rimborso poco dopo – è come aver provato una demo, praticamente.

Le demo dei videogiochi come strumento promozionale… e poco altro

La verità è che sì, viviamo in un momento in cui in realtà sono molti i publisher e sviluppatori che mettono a disposizione una demo della loro ultima fatica. Quindi, le affermazioni con le quali abbiamo iniziato questa riflessione sono false: le demo ci sono eccome. Le demo, però, hanno perso molto del loro valore e utilità che avevano in passato.

Lo scenario che vi abbiamo raccontato mette il videogiocatore, oggi, in una situazione per cui non ha bisogno di una demo per sapere vita, morte e miracoli del videogioco che attende con ansia. Gli strumenti informativi lato cliente sono per fortuna tantissimi, e non a loro che servono le demo paradossalmente.

Le demo sono oggi uno strumento prettamente promozionale. L’annuncio della “demo disponibile da oggi” è l’equivalente della release di un trailer di gameplay. Catalizza l’attenzione, permette alla stessa demo di girare sui canali Twitch di tutto il mondo, magari, di creare speciali di approfondimento e analisi sui siti specializzati, tutte cose che si possono fare senza l’esistenza della demo stessa ma con una pianificazione di anteprime ad hoc.

Il concetto di “demo dei videogiochi” non è una necessità reale, non lo è più da tempo. È bello poterci giocare? Diamine, sì. Ma è un palliativo, un placebo in un mondo in cui l’informazione viaggia a chilometro zero. L’equivalente di una rivista di videogiochi con un CD-ROM contenente dieci demo che costa quanto un mese di Game Pass.

Non credete che Game Pass possa sostituire le demo? Provatelo voi stessi con un abbonamento al servizio Microsoft! Se siete utenti PlayStation potete fare incetta di videogiochi gratis con l'abbonamento a PlayStation Plus, invece.
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