Questo marzo Monster Hunter festeggia vent'anni dall’uscita della sua prima incarnazione. Era infatti l’11 marzo 2004 quando su PlayStation 2 uscì, in Giappone, il primissimo titolo della saga, dando vita a un’esperienza di gioco mai vista prima di allora.
Il suo gameplay unico e basato su scontri contro mostri giganti divenne ben presto un sottogenere di action RPG definiti in gergo come “hunting games”, titoli principalmente basati su boss battle contro creature molto potenti, che mettevano al centro dell’esperienza il gioco in cooperativa.
Molti altri titoli tentarono di seguire la strada della saga di Capcom, con giochi anche discreti come God Eater di Bandai Namco o il recente Wild Hearts di EA e Koei Tecmo, ma ad oggi nessuno è mai riuscito a scalzare Monster Hunter dal trono che si è creato con un duro lavoro.
Oggi l’intera saga di Monster Hunter è, tra i titoli di Capcom, il secondo franchise più venduto dopo Resident Evil, con 97 milioni di copie in circolazione, stando ai dati del 31 dicembre 2023. Monster Hunter World, però, insieme alla sua espansione Iceborne, è il titolo più venduto in assoluto nella storia di Capcom, con oltre 24 milioni di copie (quasi 20 se si conta solo la versione base del gioco), seguito al secondo posto da Monster Hunter Rise, ultimo capitolo, uscito inizialmente come esclusiva Switch nel 2021 e poi approdato anche su PC e sulle altre console, di cui sono state vendute oltre 14 milioni di copie.
Monster Hunter Wilds, atteso per l’anno prossimo, sembra promettere importanti cambiamenti al gameplay tipico della serie, ormai amata in tutto il mondo; per festeggiare come si deve i vent’anni dell’intera saga è interessante ripercorrere tutti i passi che hanno portato al successo di Monster Hunter.
L’inizio della caccia
Il concept iniziale di Monster Hunter era molto avanti con i tempi. Capcom, all’epoca, decise di sfruttare le capacità di connessione online di PlayStation 2 per sperimentare con alcuni giochi.
I primi a uscire furono Auto Modellista e Resident Evil Outbreak, tutti titoli con una forte componente online - ma, a detta di Ryozo Tsujimoto, storico produce della saga sin da Monster Hunter Freedom 2, Monster Hunter rappresentò all’epoca la summa della loro sperimentazione - e, infatti, dei tre fu il titolo con il miglior riscontro di pubblico.
In realtà il primissimo Monster Hunter non era perfetto ed era molto acerbo nelle sue meccaniche, ma servì a porre le solide basi per il futuro della serie. Già all’epoca esisteva infatti quel gameplay loop basato sia sulla raccolta di materiali dall’ambiente che sull'utilizzo delle parti dei mostri uccisi per creare nuove armi e armature per poi affrontare mostri più forti, e così via.
Inoltre, anche in origine la cooperativa ruotava intorno a un massimo di quattro cacciatori; c’erano però solo cinque armi disponibili, al contrario delle quattordici degli ultimi capitoli, e mancavano ancora molte finezze.
In Giappone il titolo ebbe un discreto successo, cosa che invece non avvenne in Occidente, soprattutto in Europa, anche perché il titolo era probabilmente troppo avanti con i tempi, dato che il gioco online su PlayStation 2 era davvero poco diffuso.
I giocatori più navigati però si ricorderanno che all’interno di Devil May Cry 3 era presente una demo del gioco atta a promuoverlo, e per molti fu quello il primo approccio alla serie.
Visto lo scarso successo europeo, l’originale Monster Hunter 2 per PlayStation 2 restò confinato in Giappone. La vera fortuna dell’hunting game arrivò però grazie alle console portatili, che in terra nipponica sono sempre state molto amate dai giocatori: sono tanti i pendolari che, passando molto tempo in treno, utilizzano ancora oggi le portatili (anche per questo Switch è diventata la console più venduta in assoluto in Giappone).
Sul finire del 2005 arrivò per PSP Monster Hunter Freedom, un porting di Monster Hunter G, ossia la versione aggiornata e migliorata del titolo originale. Ogni Monster Hunter, infatti, al titolo base faceva poi seguire una versione G, che aggiungeva soprattutto un nuovo grado di cacce più difficili di quelle del gioco di base, che appunto venivano chiamate G Rank.
In Occidente molte di queste versioni finali arrivarono con il suffisso Ultimate. Visto il successo di Freedom, nel 2007 arrivò, sempre per PSP, Freedom 2, riadattamento di Monster Hunter 2 per la console fissa di Sony, e poi nel 2008 Freedom Unite, versione ulteriormente migliorata del titolo precedente.
Freedom Unite fu il primo grosso bestseller della saga: con oltre 3.5 milioni di copie vendute diventò il quinto gioco più venduto su PSP della storia.
Fu poi superato da Monster Hunter Portable 3rd, rilasciato nel 2010 ma mai uscito al di fuori del Giappone, che arrivò a vendere quasi 5 milioni di copie diventando il terzo gioco più venduto della portatile Sony dopo i due GTA portatili, che però furono distribuiti in tutto il mondo.
Portable 3rd fu anche l’ultimo titolo a uscire per PSP, perché parallelamente la saga si era spostata anche sulle console Nintendo con Monster Hunter Tri, uscito nel 2009 su Wii in Giappone e nel 2010 nel resto del mondo. A questo seguì poi la versione G, chiamata in Occidente Monster Hunter 3 Ultimate, che arrivò su Wii U e soprattutto su 3DS, dove vendette oltre 2 milioni e mezzo di copie.
Questo capitolo si distinse anche per la possibilità di combattere sott’acqua, novità che però non fu ben accolta dai fan, anche per via dei controlli molto macchinosi - e infatti non fu più riproposta nei titoli successivi.
Arrivati a questo punto della storia di Monster Hunter, la saga era diventata una delle più amate in Giappone, mentre in Occidente aveva attecchito solo su una piccola nicchia di appassionati. Il gioco in effetti era piuttosto ostico e hardcore nelle sue meccaniche, che il giocatore doveva spesso capire da solo, dato che molte, soprattutto quelle più avanzate, quasi non venivano spiegate all’interno del titolo.
I motivi che fecero amare Monster Hunter al popolo giapponese furono prevalentemente due: la portabilità e la cooperativa. Sempre il producer storico Ryozo Tsujimoto, in una vecchia intervista a Eurogamer, spiegò che il successo del gioco in Giappone era dovuto ad alcuni elementi unici propri del modo di vivere del suo Paese, che avevano contribuito enormemente a creare una grande comunità intorno al gioco stesso.
All’uscita di ogni nuovo Monster Hunter su PSP era molto facile salire sui mezzi e vedere tantissime persone che tiravano fuori le proprie console per fare una caccia insieme a perfetti sconosciuti, magari semplicemente seduti di fianco a loro.
Il successo continuò poi con Monster Hunter 4, uscito nel 2013 solo su Nintendo 3DS, che per la prima volta permise di sfruttare nel gioco una certa verticalità e, soprattutto, diede la possibilità di cavalcare i mostri per infliggere loro più danni.
La versione base del gioco uscì solo in Giappone, mentre la versione Ultimate arrivò anche in Occidente nel 2015. Per la prima volta il gioco ottenne un certo seguito anche nel nostro lato di mondo, dove riuscì a vendere ben un milione di copie, portando il totale di copie vendute per questo capitolo a oltre 4 milioni.
Il 3DS fu la prima portatile a poter essere utilizzata nel gioco online piuttosto facilmente, cosa che favorì la diffusione del titolo anche in America ed Europa, solitamente più abituate al gioco online classico, da casa, piuttosto che alla cooperativa locale come in Giappone.
La quarta generazione si chiuse con l’arrivo di Monster Hunter Generations, un capitolo spin-off che, però, oltre a essere una sorta di summa di quanto fatto fino ad allora nella saga, aggiunse anche diverse novità interessanti che vennero poi riprese nei titoli successivi, come la possibilità di scegliere un determinato stile di combattimento per il proprio cacciatore, delle mosse speciali caricabili e i Felyne (i gatti mascotte del titolo) giocabili.
Generations uscì in varie versioni: quella base arrivò per 3DS tra 2015 e 2016 e fu seguita dalla versione Ultimate che uscì in Giappone nel 2017 in versione 3DS e poi nel resto del mondo nel 2018, ma solo nella versione per Nintendo Switch. I due capitoli combinati arrivarono alla cifra di ben 8 milioni di copie vendute.
Il successo in Occidente
Infine arriviamo ai tempi moderni, con il 2018, che vide l’arrivo di Monster Hunter World: primo capitolo a uscire dopo tanto tempo su console casalinghe. Il titolo arrivò prima su PlayStation 4 e Xbox One e successivamente anche su PC. World fu un successo mondiale e, come detto in precedenza, è attualmente il gioco più venduto nella storia di Capcom.
Il motivo di questa esplosione ritardata in Occidente della Monster Hunter mania, che aveva già contagiato il Giappone, si può rintracciare soprattutto in due fattori. Il primo è che il gioco fu pensato per essere molto più accessibile per i neofiti, andando a semplificare tante meccaniche che spesso erano inutilmente macchinose, come la raccolta di materiali o la gestione dell’inventario, e fornendo dei tutorial che spiegassero bene ogni sistema del titolo.
Il secondo fattore è legato alla semplicità con cui si poteva giocare online con i propri amici o anche con persone casuali. Per la prima volta, infatti, non vi era distinzione tra missioni per la modalità single player e missioni solo per l’online, come succedeva nei precedenti capitoli, così i giocatori meno esperti potevano giocare tutto il titolo con l’aiuto di altri più bravi senza frustrazioni e anche imparando le tecniche più efficaci.
Ovviamente influì anche il fatto che il titolo aveva molti meno limiti tecnici, con le aree di caccia che per la prima volta non erano suddivise in varie microzone con caricamenti per passare dall’una all’altra, ma erano delle mappe uniche e anche piuttosto elaborate nella navigazione e piene di dettagli a livello artistico.
Inoltre il titolo aveva una storia leggermente più curata e cinematografica rispetto ai precedenti capitoli dove la trama era sempre stata molto marginale. Chiariamoci, non stiamo parlando di nulla di narrativamente elaborato, si trattava pur sempre di cacciare ogni volta un mostro più grosso e forte di prima, ma diciamo che era confezionata molto meglio.
Ben presto la gente iniziò ad amare il gioco e nel 2019 arrivò la prima espansione, Iceborne (la versione gioco base con espansione è acquistabile su Amazon a un prezzo molto basso ormai), che includeva il famoso G Rank rinominato sui nostri lidi Grado Maestro. La nuova ambientazione ghiacciata e i tanti interessanti mostri inediti resero anche Iceborne un successo e ciò contribuì, con il titolo principale, alla consacrazione di Monster Hunter come una delle saghe videoludiche più amate al mondo.
Siamo dunque arrivati all’ultimo titolo, giunto da noi in tempi recenti, ossia Monster Hunter Rise (potete trovarlo su Amazon), per cui Capcom tornò al sodalizio con Nintendo, facendolo uscire nel 2021 come esclusiva per Switch.
Rise infatti arrivò su PC solo nel 2022 e su PlayStation 4 e 5 e Xbox One e Series S/X l'anno successivo. Anche Rise fu seguito, nel 2022, da una corposa espansione chiamata Sunbreak, che contribuì al grande successo del titolo che è ad oggi il più venduto della saga dopo World.
Rise si dimostrò un ottimo punto d’incontro tra i vecchi Monster Hunter e le novità introdotte con World; mantenne infatti le varie ottimizzazioni, soprattutto della quality of life della nuova direzione della saga, ma riprese la struttura dei vecchi capitoli, con un villaggio che fungeva da hub e la suddivisione tra le quest per il single player e quelle per il multiplayer.
Ma introdusse anche tante novità davvero importanti, come gli insetti filo, che aumentavano esponenzialmente la mobilità dei cacciatori, la libertà di cambiare le tecniche speciali delle varie armi, così da personalizzare maggiormente il proprio stile di gioco, e la possibilità per la prima volta di usare i Canyne, nuovi compagni da portare con sé come aiutanti (insieme agli storici Felyne) e anche da cavalcare, per velocizzare gli spostamenti sulle mappe.
Rise è stato elogiato come il capitolo più vario e dinamico della saga per il suo gameplay action davvero ben riuscito, senza contare l’ottimo design dei mostri, ispirati agli Yokai giapponesi nella sua versione base e ai mostri della tradizione occidentale in Sunbreak.
Finora abbiamo parlato solo dei capitoli principali della saga, ma sono stati molti anche gli spin-off, tra capitoli MMORPG usciti soltanto in Giappone, alcuni titoli con protagonisti i simpatici Felyne e i Monster Hunter Stories, serie spin-off parallela che conta oggi due capitoli e che è in pratica un RPG in stile Pokémon, in cui è possibile catturare tutti gli iconici mostri della saga per utilizzarli in combattimento contro altri cacciatori e creature.
Per dare un'idea del successo di Monster Hunter negli ultimi anni, ricordiamo che dal videogioco è stato tratto addirittura un film di Hollywood, anche se, visto il risultato, è meglio dimenticarsi che esiste e concentrarsi sul perché il titolo abbia conquistato così tanti giocatori.
La formula della caccia perfetta
Se l’idea di base di Monster Hunter è semplice, non lo sono affatto tutte quelle meccaniche che lo compongono. Ogni gioco ci vede nel ruolo di un cacciatore da noi creato, che deve difendere il suo villaggio da mostri sempre più forti e pericolosi, in un loop costante di caccia, ottenimento di nuovi materiali dai mostri sconfitti per creare nuove armi e armature e, nuovamente, caccia a mostri ancora più grossi.
La cosa che ha reso grande Monster Hunter è però il suo gameplay. Ogni caccia è in pratica una boss battle e in ogni gioco della serie i mostri grossi sono molto più numerosi di quelli piccoli, con picchi, in alcuni degli ultimi titoli, anche di oltre 60 creature considerate grandi.
Un'ampia varietà di nemici: non solo questi richiedono approcci diversi alla battaglia, ma ognuno di loro ha pattern di attacco molto vari e completamente diversi dagli altri mostri, senza contare le varie fasi di ogni scontro che cambiano totalmente il ritmo (pensiamo ad esempio a quando si infuriano). Questi elementi rendono ogni scontro avvincente e mai monotono, garantendo così ai giocatori di non annoiarsi mai, nonostante ogni capitolo della saga possa superare facilmente le 100 ore di gioco.
Come se non bastasse, l’ammontare di armi utilizzabili negli ultimi capitoli della serie è arrivato a 14 in totale. Ogni arma adotta uno stile di gioco unico e, a seconda di quella utilizzata, il gameplay di ciascuna caccia cambia completamente.
Le differenze non si limitano solo ad armi corpo a corpo e armi dalla lunga distanza ma, ad esempio, c'è un abisso tra l’utilizzo dello spadone, della katana lunga o delle doppie lame, senza contare armi particolari come il falcione insetto o la Switch Axe.
Ogni arma ha poi molte manovre diverse: seppure imparare a usarle sia semplice, padroneggiarle completamente è un altro paio di maniche, e per affrontare al meglio le cacce di grado maestro servirà un’ottima conoscenza della propria arma preferita. Il bello di questo sistema è che, quando si è magari stanchi di utilizzare sempre la stessa arma, basta sceglierne un'altra per cambiare completamente l’approccio alle cacce.
Non possiamo poi non citare i veri protagonisti del gioco: i mostri.
Dall’iconica coppia Rathian e Rathalos ad altri mostri leggendari come il Fatalis, il Nergigante, lo Zinogre, il Tigrex o il recente Magnamalo, è impossibile citarli tutti. I design incredibili di queste creature, accompagnati dalla loro ferocia in battaglia, sono un altro importante pregio che ha reso Monster Hunter quello che è oggi.
I punti da citare per descrivere il successo di Monster Hunter sarebbero poi ancora molti, tra cui l’ottima capacità degli sviluppatori di Capcom di continuare a far evolvere la saga di capitolo in capitolo con i giusti update, senza contare il divertimento unico che il titolo sa offrire se giocato in cooperativa.
Questo insieme di fattori ha contribuito a rendere Monster Hunter una grande saga, che ha saputo conquistare il cuore di moltissimi fan in tutto il mondo negli ultimi vent’anni.
Il futuro di Wilds
Gli ultimi The Game Awards si si sono conclusi con l’annuncio di Monster Hunter Wilds, il prossimo capitolo della saga, che arriverà nel 2025. L’unica cosa che per ora abbiamo visto del gioco è il breve trailer presentato allo show, ma in quel minuto e mezzo di video si è già potuto percepire che questo nuovo titolo potrebbe rivoluzionare completamente la formula di gioco.
Nel trailer, infatti, vediamo il cacciatore fuggire da diversi grossi mostri simili a orsi e finire nel bel mezzo di una mandria di creature erbivore, mentre cavalca un altro strano mostro molto agile in grado di saltare tra le rocce e anche di planare per brevi tratti.
Una tale densità di mostri su schermo non si era mai vista nei capitoli precedenti; inoltre, gli enormi spazi aperti fanno pensare che Wilds possa persino essere completamente open world.
Esiste dunque la possibilità concreta che i vari biomi che hanno da sempre composto le diverse mappe dei vecchi Monster Hunter in questo capitolo siano fusi in un’unica grande mappa senza soluzione di continuità, che potrebbe ricreare ambienti naturali e, appunto, selvaggi (da cui il titolo, ndr), ancor più realistici di quelli già ottimi degli ultimi capitoli.
Inoltre, sembra siano importanti anche le condizioni atmosferiche, come ci dimostrano la tempesta di sabbia e la scarica di fulmini presenti nel trailer.
In ogni nuova generazione della saga i cambiamenti al gameplay sono stati molti e importanti, ma per la prima volta sembra che Capcom voglia ampliare completamente le basi che hanno da sempre composto il titolo. Non abbiamo ancora la conferma che il titolo sia costruito sul nuovo REX Engine, evoluzione del già ottimo RE Engine, ma nel caso Wilds potrebbe essere un buon biglietto da visita per questo nuovo motore grafico.
Quel che è certo è che tutti i fan si aspettano grandi cose dal nuovo Monster Hunter Wilds, che potrebbe davvero rappresentare una rivoluzione in grado di portare la già amata saga a nuove vette di qualità – e, vista la Capcom degli ultimi anni, non è difficile credere che questo possa essere il capitolo definitivo di Monster Hunter.