Lo scorso 2 aprile, come molti di voi, stavo guardando con enorme curiosità il Direct che ha svelato finalmente Switch 2 al mondo. Il mio interesse era già molto alto, anche solo per i grandi annunci a livello di titoli sia first che third party (ovviamente non avevo ancora visto i prezzi, dato che non li avevano comunicati) – poi è arrivato il trailer di The Duskbloods e in quel momento il mondo per me si è fermato.
Durante quei pochi minuti stentavo a credere che potesse essere davvero Bloodborne 2, nonostante il focus sul sangue e sulla presenza della Luna.
Una volta rivelato il vero titolo del gioco e l’annuncio dell’esclusività per Switch 2, sono rimasto estremamente affascinato dal nuovo lavoro di FromSoftware con la guida di Miyazaki: d’altronde, parliamo di una delle software house che negli ultimi anni mi ha dato le maggiori soddisfazioni.
Solo alcune ore più tardi ho scoperto che in realtà quanto visto apparteneva a un titolo con una struttura prevalentemente multiplayer, e lì l’hype che in un istante si era innalzato al cielo è caduto come un proverbiale titanico boss della compagnia giapponese, abbattuto dalla delusione.
Dopo Nightreign, la software house di Elden Ring ci propone un altro titolo dedicato al multiplayer: una novità difficile da digerire per chi, come il sottoscritto, ama questa casa di sviluppo per i suoi action e soulslike votati soprattutto al single player.
In pratica: cosa sta succedendo a FromSoftware?
Che cos’è veramente The Duskbloods
Pochi giorni dopo, sul sito ufficiale di Nintendo è arrivata un’intervista a Hidetaka Miyazaki, in cui veniva raccontato più nel dettaglio cosa aspettarsi da The Duskbloods. Il titolo non c'entra nulla con Bloodborne, ma fa riferimento ai Bloodsworn, ossia i personaggi dotati di abilità sovraumane che i giocatori potranno utilizzare e che in parte sono l’interpretazione di Miyazaki dei vampiri.
Il sangue in questo caso è più metaforico, stando alle parole del director, che lo definisce come più concettuale che reale – in quanto rappresenta la storia che ogni individuo detiene, i poteri che vengono trasmessi attraverso di lui e il destino di coloro che hanno superato la propria umanità.
Stando sempre all’intervista, i personaggi giocabili saranno 12: ognuno di loro sarà dotato di abilità uniche e potrà venire anche personalizzato. Sembra che tutti avranno grandi capacità di movimento, essendo esseri soprannaturali, e potranno avere di default anche un attacco dalla distanza.
Lo scopo dei Bloodsworn è quello di ottenere un qualcosa chiamato First Blood, che scorre negli spazi in cui esistono eventi conosciuti come “il tramonto dell’umanità”, descritti come il punto in cui l’umanità incontra la sua fine.
In questi luoghi, dove lo spazio e il tempo cessano di esistere, vengono evocati i Bloodsworn, perché competano tra loro alla ricerca del First Blood. Proprio per queste caratteristiche, il gioco non avrà un’ambientazione o un’era di riferimento: infatti, nel trailer vediamo sia ambientazioni più gotiche che altre più moderne, con tanto di treni.
La cosa che può essere interessante è che, da quello che sappiamo, il gioco non si baserà solo sul PvP selvaggio, con la vittoria dell’ultimo giocatore a rimanere in vita. Al momento Miyazaki ha riferito che ogni partita supporterà un massimo di 8 giocatori e, siccome lui stesso non è un grande amante del semplice PvP, ci saranno diversi modi per vincere, senza dover per forza affrontare gli altri utenti.
La parte PvE sarà dunque importante, con la possibilità di affrontare agguerriti boss unendosi anche agli altri giocatori e di scontrarsi con nemici speciali che appariranno sulla mappa. Ad ogni modo, ogni giocatore otterrà qualcosa, anche in caso di sconfitta, così da non rendere vani gli sforzi fatti.
A dare pepe al titolo è anche un sistema di eventi dinamici che cambierà le carte in tavola durante un match. La grande luna che sembra presa da Nier è uno di questi, anche se ancora non sappiamo cosa comporterà nel concreto.
Oltre a questo, i personaggi avranno ciascuno un proprio obiettivo, spesso relativo al loro ruolo all’interno del gioco, che verrà assegnato casualmente. Un obiettivo, ad esempio, potrà essere quello di diventare il rivale del destino di un altro giocatore, il che servirà a far duellare due utenti con questo ruolo quando si incontreranno; il vincitore avrà poi dei bonus extra.
Infine, la lore come sempre sarà importante, e da scoprire mettendo insieme gli indizi che i giocatori potranno trovare negli oggetti utilizzati per personalizzare i protagonisti. Anche se c’è da capire quanto effettivamente potrà essere approfondita e interessante la lore di un titolo principalmente multiplayer.
Dopo aver letto l’intervista, dunque, c’è senza alcun dubbio un po’ di curiosità su cosa potrà mai essere questo The Duskbloods. Di sicuro parte da idee più interessanti e originali di Elden Ring Nightreign – che, nonostante sia un gioco senza alcun dubbio divertente (come avevo scritto dopo averlo provato in anteprima), non è nelle mie corde proprio per il suo essere frenetico e poco affine al sistema più lento e personalizzabile dei classici soulslike di From.
Se però Elden Ring Nightreign poteva essere visto come un titolo d’intermezzo tra un progetto grosso e l’altro, fatto appositamente con un riciclo spudorato di asset e con un budget ridotto, tanto per non lasciare l’utenza appassionata dei titoli From all’asciutto per un anno, su The Duskbloods non si può certo dire lo stesso.
Il titolo, infatti, dà l’idea di essere un progetto molto più grosso, essendo stato tra l'altro realizzato in collaborazione con Nintendo e sotto la guida diretta di Hidetaka Miyazaki; e da qui nasce il mio rammarico, perché avrei trovato più fruttuoso che gli anni spesi da questo team su The Duskbloods fossero stati dedicati a qualcosa di più in linea con il loro passato. E con il loro successo, che ne ha decretato la cifra stilistica.
Il periodo multiplayer di FromSoftware
Come se già sapesse che la rivelazione di The Duskbloods come un titolo improntato prevalentemente sulla componente multiplayer avrebbe deluso moltissimi appassionati che da eoni chiedono un nuovo Bloodborne, o sperano magari nel prossimo Elden Ring, nella sua intervista Miyazaki ha subito messo le mani avanti, dicendo che l’arrivo prima di Nightreign il prossimo 30 maggio e poi di questa esclusiva Switch 2 nel 2026 non vuol dire che FromSoftware si stia specializzando in titoli multiplayer e abbia abbandonato quelli per giocatore singolo.
Non trovo difficile credere alle parole del presidente di From, soprattutto considerando che abbandonare la loro formula di successo, che ha generato entrate straordinarie con titoli come Elden Ring e le sue quasi 30 milioni di copie vendute, sarebbe pura follia.
L’aspetto che più mi lascia perplesso è la concentrazione di titoli dedicati al multiplayer in così breve tempo.
Certo, sapevo che era davvero troppo presto per sperare in un altro videogioco à la Elden Ring, che personalmente considero una delle esperienze più intense e appaganti degli ultimi dieci anni in ambito videoludico: un titolo ammantato da così tanta magnificenza in ogni sua fibra ha bisogno di una genesi piuttosto lunga, per essere realizzato.
La speranza mia e di molti altri appassionati era dunque quella di vedere, come intermezzo tra Elden Ring e il prossimo peso massimo della software house nipponica, qualche titolo più particolare e originale dedicato però soprattutto al single player, ormai suo marchio di fabbrica principale.
Non si pretendeva per forza un grosso progetto, anzi, sarebbe stato interessante vedere anche riportata in auge qualche IP storica di FromSoftware, come era appunto successo un paio di anni fa con Armored Core VI – titolo importante, ma non impegnativo da sviluppare come un Elden Ring.
FromSoftware ha molti titoli da riesumare dal suo passato, per cui sarebbe bello vedere per loro un trattamento nello stile di Armored Core. Sarebbe interessante, ad esempio, avere un rifacimento di Otogi, vecchio action dell’epoca della prima Xbox, oppure anche un’esperienza più votata all’horror come Kuon, o persino un ritorno ai JRPG più classici come con Enchanted Arms.
Sono tutti titoli di una FromSoftware diversa da quella che oggi è conosciuta per aver dato vita ai soulslike: e proprio per questo sarebbe interessante vedere quale potrebbe essere il loro approccio a questi potenziali ritorni.
È evidente che la compagnia giapponese sia al momento in una fase di sperimentazione legata al multiplayer, che in effetti è sempre stata la parte meno riuscita – soprattutto per bilanciamenti e netcode – nei loro titoli più recenti.
Ogni cosa che From impara nello sviluppo di un titolo viene poi applicata per migliorare quelli successivi – come si è visto ad esempio con la maggior mobilità dei personaggi in Elden Ring e con una riscoperta verticalità affinata con Sekiro, titolo che aveva anche migliorato enormemente il sistema di difesa e parry.
Dunque è possibile che sia Nightreign che The Duskbloods possano portare la software house a sviluppare ottime competenze in campo multiplayer, al prezzo però di non vedere titoli con focus sul single player almeno fino al 2027 – a meno che From non ci sorprenda con qualche annuncio inaspettato e parallelo.
La compagnia è senza dubbio prolifica e si è sempre concentrata su diversi progetti contemporaneamente, mantenendo almeno un’uscita l’anno dal periodo post Covid in poi. Non escludo l’arrivo di un terzo progetto entro il 2026 – anzi, ne sarei ben felice – ma c’è anche la possibilità concreta che Nightreign e The Duskbloods siano gli unici progetti previsti per questo e il prossimo anno.
Gli amanti dei soulslike sicuramente avranno comunque parecchio da divertirsi: Khazan si è dimostrato un titolo parecchio valido e molto ostico anche per i giocatori più navigati, Wukong è stato senza dubbio uno dei migliori action dello scorso anno e nei prossimi mesi vedremo arrivare la corposa espansione di Lies of P, Wuchang: Fallen Feathers, The Relic e molti altri titoli simili, pronti a non far mancare ai giocatori la loro scorta quotidiana di morti e imprecazioni.
Eppure, nonostante il livello dei concorrenti sia sempre più alto – ma ancora non paragonabile a quello dei loro maestri – sarà triste non vedere un nuovo titolo di From in mezzo a questa prossima invasione di soulslike e action.
Nell’attesa di avere un vero successore di Bloodborne (o anche di Sekiro o di Elden Ring), a questo punto sono curioso di vedere quanto The Duskbloods sia interessante anche per chi, come me, non ama particolarmente le esperienze focalizzate sul multiplayer. Nel frattempo, toccherà "accontentarsi" dei comunque intriganti discepoli, in attesa del ritorno al single player dei maestri.
From Software sta sondando, con intelligenza e usando i tratti tipici del loro prodotto, uno spazio spesso preda di progetti e progettini senza arte nè parte, desiderosi di avere una fetta della succulenta torta dei GaaS.
Non è proprio la mia tazza di te ma non posso che augurare il meglio a loro ed ai giocatori che vorranno dargli fiducia.
Questo commento è stato nascosto automaticamente. Vuoi comunque leggerlo?