Super Mario è il più autentico influencer dei videogiochi

Non c’è nessuno come Super Mario in grado di rappresentare i videogiochi. Lo celebriamo nel Mar10 Day 2025 che porterà al suo 40esimo anniversario.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

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In uno dei periodici doomscrolling in cui cerco di convincere il mio cervello che nel 2025 non siamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, le chirurgiche ads di Meta ci hanno tenuto a farmi sapere che esistono in commercio delle Pringles brandizzate Super Mario.

Ovviamente sono andato a comprarle alla prima occasione utile, figuriamoci.

C’è un tubo Pringles per Mario, Peach, Toad e Luigi, ognuno con un gusto diverso associato a ogni personaggio. Ma Nintendo e Pringles hanno realizzato un tubo speciale, chiamato “Mistery Flavour”. Ha un Blocco ? disegnato, legato a un concorso in cui si può vincere un viaggio per due persone a New York provando a indovinarne il gusto. Le ho assaggiate, non ho idea di cosa siano fatte quelle patatine, ma sono tutto sommato gustose.

Perché questa introduzione? Non per sponsorizzare Pringles – ma cui colgo l’occasione per chiedere uno scatolone di patatine a puro scopo di indagine sociologica, già che ci siamo – ma per condividere un’importante epifania in questo tumultuoso momento storico per l’industria dei videogiochi.

Super Mario è il più autentico influencer dei videogiochi.

Super Mario, icona autentica del videogioco

Mi rivolgo a chi ha qualche anno di videogiochi alle spalle, almeno 10-15: provate a rileggere il paragrafo qui sopra e immaginare di vedere le Pringles di Super Mario che, so, alla fine degli anni ‘80.

Non che all’epoca non ci fosse merchandise di Nintendo e Super Mario, anzi. Tuttavia, ciò che veniva prodotto relativamente a questo brand era qualcosa di legato sempre alla sfera videoludica, e si rivolgeva prettamente a chi ne faceva parte.

Neanche in questi anni sono mancati gadget dedicati a Super Mario, ma non c’è mai stata una selezione così ampia di prodotti e soprattutto legata a demografiche di pubblico così diverse tra loro.

Chi compra tendenzialmente delle Pringles, ma anche succhi di frutta e qualsiasi altro prodotto non-videoludico abbia Super Mario sopra, è altamente probabile che non abbia mai giocato un Super Mario in vita sua.

Se si tratta di pubblico giovanissimo magari si appassionerà al personaggio, lo scoprirà attraverso il film campione d’incassi, e alla prima occasione utile chiederà di poter mettere le mani su una console Nintendo.

I più anziani lo ricorderanno con nostalgia, magari divertendosi e sorprendendosi più di me perché non bazzicano nel mercato videoludico da tempo.

Le iniziative in cui Super Mario è coinvolto sono sempre momenti propositivi e divertenti.

Altri ancora, semplicemente, ne avranno sentito parlare per il passaparola ed entreranno nel meccanismo di riprova sociale tipico dei fenomeni di cultura pop.

Quello per cui, per fare un esempio, tanti sono appassionati dei brand Disney ma non hanno mai letto un fumetto di Topolino né guardato un cartone animato, tantomeno un corto di quelli storici.

Ma alle soglie del suo 40esimo compleanno, Super Mario è una vera icona transgenerazionale e transmediale. Una figura piacevole con cui scoprire il mondo dell’intrattenimento, una guida fulgida e pura.

Ed è curioso vedere come lo descrive la stessa Nintendo, oggi, tramite i canali ufficiali:

«L'eroe principale del Regno dei Funghi. Mario è sempre allegro e brillante e immediatamente riconoscibile con la sua tuta blu, il berretto rosso e i baffi caratteristici. È un amico fidato della Principessa Peach e lui e suo fratello Luigi sono noti in tutto il paese per i loro atti di coraggio.

Mario eccelle negli sport tra cui tennis, golf, baseball, calcio e persino kart. È bravo in tutti! È un idraulico di professione ma è davvero un tuttofare. Usa la sua magistrale abilità di salto e una varietà di potenziamenti per affrontare il suo acerrimo rivale, Bowser».

“Allegro”, “brillante”, “riconoscibile” e “amico fidato” non sono parole casuali, ma elementi narrativi su cui Nintendo ha lavorato e punta tutt’ora per posizionare il brand Super Mario nel migliore dei modi.

Fate caso alle promozioni speciali, elementi di merchandise di terze parti e attività commerciali esterne a Nintendo in cui è coinvolto. Sono sempre momenti divertenti e propositivi, in cui l’utente finale viene coinvolto in un’esperienza che deve essere piacevole. Che sia acquistare una speciale confezione di succhi di frutta o scoprire il gusto strano di una patatina.

Questa storia di Pringles mi ricorda quella di Ubisoft e Mario+Rabbids Kingdom Battle.

40 anni e non sentirne mezzo

In molte interviste il direttore creativo Davide Soliani ha raccontato che, nel processo che ha portato Ubisoft e Nintendo a collaborare per il progetto, a un certo punto Miyamoto avanzò una sola richiesta: Mario non doveva saltare.

Proprio perché Mario+Rabbids doveva essere un progetto con una sua identità, secondo Miyamoto non era giusto che Mario facesse quello che fa sempre. Ed è stata la mancanza del salto a portare Soliani e il team a inventare l’ingegnoso sistema di salti-non-salti che ha reso memorabile il gameplay del titolo uscito su Nintendo Switch.

Quindi se in Mario+Rabbids non si può saltare con Mario, non esiste che le Pringles di Super Mario siano semplici patatine. Così bisogna inventare una semplice ma efficace analogia, tra la sorpresa che scaturisce nello scoprire cosa c’è in un Blocco ? e l’assaggiare una patatina dal gusto indecifrabile.

Per questo motivo, per la capacità di essere sempre un personaggio legato alla sfera ludica del medium videogioco, alla sorpresa nello scoprire un nuovo livello, lo stupore e la soddisfazione di essere partecipi di qualcosa di divertente, Super Mario è una figura che racconta il videogioco come nessun altro.

Nello spiegare le contraddizioni della letteratura americana del 20esimo secolo, lo storico dei media Jefferson Pooley definiva la fedeltà a sé stessi, ovvero l’autenticità, come un “vantaggio strategico”. Lo era nella narrazione americana dell’epoca che faceva dell’autenticità dei valori il proprio punto di forza (invecchiato velocemente male, oggi), e oggi lo è per chi fa comunicazione su ogni livello.

E non pensiate che il tema dell’autenticità sia solo una leva di marketing della storia recente di Super Mario.

Super Mario è un influencer autentico che “vende” i videogiochi, ma nella loro accezione più primigenia.

In un'intervista alla CNN di qualche anno fa, Shigeru Miyamoto parlò di Super Mario dicendo che voleva «che fosse qualcuno che potesse vivere vicino a te, e non un supereroe».

È non è forse questo il leitmotiv degli influencer? Quell’autenticità di chi ti fornisce un consiglio da amico che porta a raccontar particolari prodotti e servizi di cui potresti approfittare?

Super Mario è un influencer autentico che “vende” i videogiochi, ma nella loro accezione più primigenia.

E se anche Super Mario non fosse un influencer, se volessimo contestare questa mia lunga digressione ci sarebbe sempre una domanda a cui rispondere: perché Super Mario è diventato così popolare, dopo 40 anni?

Non può che essere ancora una volta Shigeru Miyamoto a darci la risposta migliore possibile (tramite NPR):

«Penso che Mario sia diventato così popolare perché le azioni nel gioco di Mario sono qualcosa di innato per gli umani, ovunque essi siano. Tutti hanno paura di cadere da una grande altezza. Se c'è un divario che devi attraversare, tutti cercheranno di correre per saltarci sopra... a causa della semplicità di queste esperienze e della natura interattiva del controllo del personaggio e della visualizzazione della risposta sullo schermo di gioco, questo è ciò che ha davvero risuonato con le persone».

Perché sì, ci sono molti altri videogiochi a essere diventati pop. Tanti sono i brand che hanno straripato fuori dal mondo videoludico, ma tutti si sono “traditi” in qualche modo.

Se è vero che prodotti come The Last of Us, Grand Theft Auto e Resident Evil (per citare davvero i primi che mi sono venuti in mente) sono stati in grado di parlare a chi non abita il mondo dei videogiochi, non hanno mai parlato davvero di ciò che sono i videogiochi.

The Last of Us è diventato noto ai più per la serie TV di HBO. Grand Theft Auto viene nominato più che altro per le polemiche e come bersaglio per lo storico tema dei videogiochi che fanno diventare violenti. Per i più, Resident Evil è “il videogioco con gli zombie” della prima PlayStation e una saga cinematografica più che discutibile.

Nessuno dei prodotti presi a esempio, e nessuno di quelli che esistono al di fuori, parla davvero di videogiochi. E soprattutto, riflessione non da poco, non ha un personaggio iconico e immortale di riferimento.

Sono consapevole, e rivendico con forza spesso anche su queste pagine che i videogiochi possano essere arte, così come degli strumenti formidabili per innescare riflessioni sui temi sociali, ma Super Mario ci ricorda il come e il perché i videogiochi sono nati.

Ci spingono a fare urletti strani mentre saltiamo, collezionare monete senza un motivo preciso, andare all'avventura solo per scoprire cosa c'è nell'altro castello.

Soprattutto in questi momenti bui per l'industria, i professionisti creativi e tecnici che ne fanno parte, Super Mario ci ricorda nella sua semplicità ciò che i videogiochi non dovrebbero mai dimenticare di essere, nonostante quello che succede nel mondo intorno a loro.

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14 Commenti

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Tanti auguri Super Mario!!!🎁🎉
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concordo mario e come topolino
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a cavallo tra mario 3 e mario world di merchandise su Super Mario era pieno il mondo , film, cartone, orologi, spille, quaderni, caramelle......
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Siete riusciti ad infilare The Last Of Us anche in un articolo per il Mario Day. Tanta roba!
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Siete riusciti ad infilare The Last Of Us anche in un articolo per il Mario Day. Tanta roba!
Sei riuscito anche a scoprirne il motivo per caso?
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No perchè ho una mente troppo inferiore per capirlo. Mi scusi eminenza.
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Siete riusciti ad infilare The Last Of Us anche in un articolo per il Mario Day. Tanta roba!
quoto hanno veramente stufato
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No perchè ho una mente troppo inferiore per capirlo. Mi scusi eminenza.
Figurati, nessun problema. Basta leggere le poche frasi dell'articolo intero in cui è citato. Facci sapere.
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Figurati, nessun problema. Basta leggere le poche frasi dell'articolo intero in cui è citato. Facci sapere.
Si potevano citare tantissimi altri titoli più iconici, non una "serie" nata una decina di anni fa con la bellezza di ben due giochi all'attivo, al netto delle continue riproposizioni. E, tra l'altro, non rappresenta proprio per niente quello che si voleva intendere nell'articolo considerando che, secondo me, la serie tv l'hanno seguita quasi esclusivamente i fan del gioco, non "i più" (chissà chi poi) che vengono citati. Saluti Eminenza.
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Si potevano citare tantissimi altri titoli più iconici, non una "serie" nata una decina di anni fa con la bellezza di ben due giochi all'attivo, al netto delle continue riproposizioni. E, tra l'altro, non rappresenta proprio per niente quello che si voleva intendere nell'articolo considerando che, secondo me, la serie tv l'hanno seguita quasi esclusivamente i fan del gioco, non "i più" (chissà chi poi) che vengono citati. Saluti Eminenza.
Infatti cito anche Resident Evil e Grand Theft Auto. Tuttavia non ho ancora capito il problema di citare The Last of Us, ti sei dimenticato di spiegarcelo. Ti ascoltiamo.
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Infatti cito anche Resident Evil e Grand Theft Auto. Tuttavia non ho ancora capito il problema di citare The Last of Us, ti sei dimenticato di spiegarcelo. Ti ascoltiamo.
Mi sembra di averlo scritto invece. Ma capisco che una mente inferiore come quella di un povero lettore non può ambire ad essere compresa dai luminari del settore. Saluti Eminenza.
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Mi sembra di averlo scritto invece. Ma capisco che una mente inferiore come quella di un povero lettore non può ambire ad essere compresa dai luminari del settore. Saluti Eminenza.
Dici che "si potevano citare altri titoli", ti ho risposto che li ho citati (e li hai potuti leggere tu stesso). Come mai ti infastidisce l'aver menzionato The Last of Us in un articolo su Mario Day?
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Dici che "si potevano citare altri titoli", ti ho risposto che li ho citati (e li hai potuti leggere tu stesso). Come mai ti infastidisce l'aver menzionato The Last of Us in un articolo su Mario Day?
Si potevano citare altri titoli AL POSTO di The Last Of Us. GTA e Resident Evil li ho letti. Nonostante una mente poco sviluppata, ho imparato a leggere da qualche anno.
Mi infastidisce il fatto che questo gioco sia onnipresente, che venga citato in situazioni in cui non c'entra nulla e che se ne parli continuamente pure per "notizie" francamente imbarazzanti e senza alcuna rilevanza. Personalmente ritengo questa "serie" (se così si può chiamare) sopravvalutata e non meritevole di essere presa come metro di paragone per qualsiasi cosa esistente nel mondo videoludico, come fanno da anni tantissimi siti compreso il vostro. Saluti.
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Si potevano citare altri titoli AL POSTO di The Last Of Us. GTA e Resident Evil li ho letti. Nonostante una mente poco sviluppata, ho imparato a leggere da qualche anno. Mi infastidisce il fatto che questo gioco sia onnipresente, che venga citato in situazioni in cui non c'entra nulla e che se ne parli continuamente pure per "notizie" francamente imbarazzanti e senza alcuna rilevanza. Personalmente ritengo questa "serie" (se così si può chiamare) sopravvalutata e non meritevole di essere presa come metro di paragone per qualsiasi cosa esistente nel mondo videoludico, come fanno da anni tantissimi siti compreso il vostro. Saluti.
Mi dispiace che ti senta infastidito. Grazie per il tuo commento in ogni caso. Ciao!
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