Ciao Sonic, buon compleanno!
Il pensiero di essere arrivati a trenta fa tremare le gambe, vero? In realtà… non cambia molto. Fidati, ci sono passato qualche anno fa. I brutti pensieri arrivano solo fino al giorno prima, poi ti accorgerai che il tuo compleanno è un giorno come gli altri, e il giorno dopo, e quello dopo ancora. Tu non hai nemmeno la sfortuna di dover cominciare a spuntare la casella “30-39” nei questionari e nei moduli (quello sì che fa spavento, le prime volte), perché non esisti.
Eppure tu, per me, sei un amico.
Certo, non sei reale, e chi sta leggendo questa lettera può sembrare che io sia uno squilibrato. Però, se penso a come ti ho conosciuto, a cosa hai rappresentato nella mia vita, non posso non pensare a te come ad una persona – diciamo un personaggio via, caro. Perché sai, se oggi sono tutto un “Nintendo di qua, Nintendo di là”, è grazie a te che ho conosciuto i videogiochi.
Con The Legend of Zelda: Ocarina of Time ho capito che questa cosa dei giochi elettronici doveva essere qualcosa di importante per me, che i videogiochi potevano essere qualcosa di più di un mero intrattenimento. Ma è stato con te, e con un SEGA Mega Drive regalatomi in un’età talmente prematura che oggi scatenerebbe le ire di tutte le mamme informate e dei detrattori del medium, che mi sono innamorato dei videogiochi.
Sonic, 30 anni dopo
E come non potevo farlo? Eri stupendo! Tutto blu con le scarpette rosse, che battevi a terra impaziente guardandomi con fastidio, quando mi prendevo un attimo prima di continuare a giocare. Da piccolo giocavo spesso a correre come te, sperando di ritrovarmi ad accelerare di botto. Il mio mondo non era certo come il tuo, coloratissimo e pieno di cose bellissime da fare, con giri della morte e cascate, ma bastava chiudere gli occhi ed immaginarlo. Magari non mentre si corre, perché sennò batti la testa contro il muro e sono dei brutti cinque minuti. Una volta mi è successo, te lo racconterò quando capita.
Ho imparato la parola porcospino quando capii cosa significava quel “Sonic the Hedgehog” che vedevo nel titolo prima di giocare. Che delusione quando ho capito che eri quello che chiamavo riccio, e che i porcospini non erano blu. Poi ho capito perché eri blu, l’ho imparato tanti anni dopo studiando la storia dei videogiochi: la prima, grande console war del medium, quella tra SEGA e Nintendo.
Eri l’icona dell’azienda e quindi dovevi essere blu, ma soprattutto dovevi essere cool a tutti i costi, e di certo facevi più bella figura di un idraulico in salopette. Per questo non ho mai smesso di seguirti. Anche nei tuoi momenti peggiori, quando tutti ti prendevano in giro ed era comodo saltare sul carro di quelli che “Sonic fa schifo”. Oltre a qualche tua avventura tra le tante che, insomma, parliamone, credo che il problema sia che si fa molta fatica a ricordare. Tra chi era molto giovane e non c’era, e chi non riesce a tornare a quei tempi con la mente, è molto facile liquidarti.
Eppure io ricordo ancora il senso di stupore quando vidi per la prima volta Sonic Adventure 2.
Io, come tutti quelli della mia generazione, ti avevamo lasciato come un ammasso di pixel e musiche ad 8-bit, e ti abbiamo ritrovato nella magia della terza dimensione, con una nuova adrenalina e la colonna sonora più energica che mai. Credo che tra le immagini dei videogiochi che mi rimarranno più in mente, per sempre, ci sarà senz’altro la discesa di City Escape con il camion alle spalle. Una di quelle cose che non funzionano più già la seconda volta che le vedi, ma che sono così d’impatto da non passare inosservate.
Che bel casino i tuoi videogiochi in 3D, eh?
Dopo i due Adventure ho sperato sempre di vederti tornare in grande spolvero. Non che tu non ci abbia provato, perché Sonic Generations che è il mio preferito, e Sonic Colors che non a caso ritornerà in versione definitiva con Sonic Colors: Ultimate, non sono per niente dei brutti titoli. Mancava la magia, però. Quella forza dirompente delle prime avventure in 3D, la voglia di essere un platform diverso dagli altri con il level design votato alla velocità, ai riflessi più che al collezionismo.
Poi, visto che ci siamo, un giorno parleremo anche di quella cosa del bacio.
E che ventata d’aria fresca che è stata, invece, Sonic Mania!
Mi ricordo di aver pensato, quando lo provai per la prima volta, che il team di sviluppo aveva confezionato un gioco su di te solo per tentare l’effetto nostalgia. La stessa grafica dell’epoca SEGA Mega Drive, i livelli nuovi sì, ma costruiti con quello stesso design dell’epoca, estetico e dei livelli. Perché alla fine è sempre questione di nostalgia, forse.
Dopo la serie di videogiochi in 3D il trucco era davvero tornare indietro di 30 anni? Perché poi, Sonic Mania, si vedeva che era un videogioco moderno. Lungo, molto più complesso in termini di level design di quei titoli che voleva emulare, un omaggio che però guardava al futuro.
Alla fine, forse, giriamo sempre lì. Io e te siamo invecchiati insieme ma la realtà è che, di fatto, siamo vecchi. Nonostante i tentativi di rimanere giovane forse bisognerebbe arrendersi alla realtà, e ammettere che non c’è più spazio per quelli come noi. Le cose belle finiscono e c’è quel famoso adagio sul non piangere perché non c’è, ma sorridere perché c’è stato.
Ci penso ogni volta che cerco di fare un discorso su di te, sul tuo passato e su quello che potrebbe essere il tuo futuro. Con i colleghi, con gli amici e gli appassionati di videogiochi, lo vedo negli occhi di tutti loro quel senso di compatimento, lo sguardo rassegnato di chi sta ascoltando qualcuno che non vuole saperne di capire che c’è un tempo per ogni cosa.
E la verità è che quel tempo finisce, per forza. Proprio a 30 anni, di solito, ci si rende conto di non avere più tempo per tante cose, o che non è più il tempo di fare certe cose. Per ognuno di noi, nella vita reale, è diverso. C’è chi ha bisogno di sistemarsi con il lavoro, con gli affetti, chi capisce che deve cambiare vita, giro di amici, e che aprire un canale Twitch con il solo scopo di sfuggire alla depressione non è una buona idea, magari. Forse succede anche per le icone del mondo dei videogiochi.
Dicono che, oggi, tu sia una roba da vecchi, che “Sonic è da boomer”. Non sono d’accordo.
Certo, sei legato ad un periodo lontano nell’immaginario comune, ma questo non significa che tu non possa tornare ad essere uno dei personaggi della quotidianità. Il tuo ultimo film non è niente male, e le tue serie animate sono sempre state molto seguite.
Recentemente ho visto un ragazzino insieme ai suoi genitori. Aveva un terzo dei miei anni ed una t-shirt con la tua immagine. Secondo me c’è ancora speranza che tu possa tornare ad essere l’icona che ha ispirato, e divertito, tanti giovani e meno giovani. Anche se al momento sei precario, come ogni trentenne del mondo reale, io credo in un futuro roseo per te. Sei ancora un gran personaggio, spero che ti trasformerai presto anche in un (altro) gran videogioco.
Non vedo l’ora di rivederti, amico mio. Gotta go fast.
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