Al di là del tifo stolido e irrazionale di una fetta di utenza pronta a difendere a spada tratta qualunque scelta (anche la più sbagliata) possa fare una compagnia, c'è una grande maggioranza che rimane estremamente lucida e riflette con cognizione di causa su proposte commerciali, offerte e convenienza. Sono coloro che pensano dunque al proprio portafogli senza dover per questo rinunciare a qualità e quantità, com'è giusto che ogni consumatore faccia in un mercato che offre alternative, iniziative diversificate e nuove avanguardie, come il Game Pass.
Già, il Game Pass, "Il Netflix dei videogiochi", quel "Modello insostenibile per Microsoft" che "Non potrà mai durare, vedrete!", come continua e ripetere una frangia di oltranzisti che non ha nessuna capacità di analisi e dunque non comprende come, in realtà, questo modello potrebbe far crollare il castello che generazione dopo generazione Sony si è costruito, cambiando per sempre le regole del mercato e del futuro del settore.
Game Pass, un modello ben più che sostenibile
Satya Nadella, in un suo tweet che nessuno dovrebbe mai cancellare dalla propria memoria selettiva, ha spiegato che il Game Pass punta nel corso degli anni ad avere tre miliardi di abbonati. Lo ripetiamo: tre miliardi. Circa metà delle persone che abitano questo pianeta.
Lo scopo della casa di Redmond è dunque quello di creare nel corso del tempo un modello capace di autoalimentarsi per potersi sostenere, crescere e imporre un sistema che nel mercato possa essere l'unico dominatore. Non esistono infatti competitor in grado di poter pareggiare questo tipo di offerta e, francamente, al di là di un paio di compagnie che potenzialmente potrebbero fare concorrenza a Microsoft, non si vede all'orizzonte nulla che possa neanche lontanamente avere la stessa portata.
Le uniche due compagnie capaci di rispondere alla potenza economica di Microsoft sarebbero di fatto Amazon e Google. La prima sta cercando un modo per entrare nel mercato, con scivoloni come Crucible a cui è stata staccata la spina anzitempo e l'avveniristico progetto Luna, di cui devono ancora essere definiti i contorni. La seconda, con Stadia, ha visto una sorta di ridimensionamento con l'annullamento degli studi interni, e persiste ancora un modello economico sbagliato e sconveniente per i consumatori, che devono pagare i singoli giochi quando dall'altra parte vengono offerti al solo prezzo di abbonamento.
In attesa di capire se gli altri big possano in qualche modo rinsavire e rivedere le proprie strategie per competere con Microsoft, la casa di Redmond ha in sostanza preparato la base per il futuro. Game Pass è solo agli inizi, e chi ancora si ostina a non vedere le potenzialità di questo servizio non ha capito che il settore sta andando esattamente in quella direzione.
È un futuro dove non saremo più padroni di nulla, dove si giocherà con la formula all you can eat, dove un gioco può uscire dal catalogo e non può più essere recuperato se non acquistandolo altrove. Fa male, malissimo, ma bisogna abituarsi, così come ci siamo riusciti con tutto il resto. Ricordiamo infatti che Microsoft è la stessa compagnia che si beccò una valanga di insulti quando con la sua Xbox One annunciò l'always online, che nel frattempo è diventata la norma anche per la concorrenza.
L'acquisizione di Bethesda è solo la prima di altre spese attente e ragionate che si concretizzeranno, perché l'obiettivo non è più vendere la console, ma il servizio. Ovunque esso si trovi. Al di là delle parole sibilline di Spencer, che in realtà devono essere lette in maniera univoca, Microsoft sta indicando una direzione chiarissima, puntando tutto su una penetrazione di mercato totale.
Il tutto, senza avere nessuno che di fatto li stia contrastando. Per arrivare alla cifra di tre miliardi di utenti abbonati al servizio, arriveremo al punto in cui Game Pass non solo sarà un'app da lanciare sulla propria smart tv seduti comodamente sul divano, ma si troverà sostanzialmente su tutti i dispositivi che usiamo nella nostra quotidianità.
E Sony che fa?
Sony è fino a oggi la regina del mercato e lo ha ampiamente dimostrato. Ha le esclusive più belle, le più amate, le più giocate, le più iconiche. In Italia videogioco significa PlayStation, e difficilmente la tendenza potrà cambiare in pochi anni. Ma l'Italia ha un valore poco impattante nel mercato globale, e se non si fa lo sforzo di vedere appena oltre il proprio naso, ogni capacità d'analisi perde completamente di significato.
Sony sta continuando a battere il ferro perché naturalmente è molto caldo, e la sua formula è talmente di successo che non esiste nessun motivo per cambiarla. Ma questo va bene per il presente, non per il futuro. La differenza macroscopica è che Microsoft ha capito che per ribaltare il destino della propria divisione gaming doveva fare un clamoroso all-in, scommettendo sul servizio mentre potenzia i propri studi interni, tentando di annichilire il mercato e diventarne padrone.
Alla luce di tutto ciò, e considerando che Sony ha dichiarato che un modello à la Game Pass non è per loro sostenibile, è chiaro che l'unica vera carta da giocarsi è spingere nella sola direzione che finora è stata di gran successo.
Ma per quanto tempo potrà durare? Con Microsoft che punta a cannibalizzare tutto, facendo entrare in circolo una quantità spropositata di introiti che potranno essere reinvestiti come una macchina vorace che si autoalimenta, è difficile non prevedere un futuro in cui Sony sarà costretta ad abdicare.
In conclusione
Significa che Sony dovrà accontentarsi delle briciole? Che verrà divorata? Che sparirà? Assolutamente no: la coesistenza non solo è possibile, ma largamente auspicabile. Tuttavia, se Sony non troverà metodi alternativi per rispondere a Game Pass, il suo impero potrebbe crollare, con tanto di ridimensionamento o con una trasformazione che potrebbe puntare verso la "PlayStation difference", esattamente come succede oggi con Nintendo.
Le due aziende giapponesi potrebbe di fatto fare mercato a sé, e ciò non ha ovviamente un'accezione negativa, ma punta semplicemente a identificare con chiarezza la valorizzazione del proprio portfolio e l'idea di strategia aziendale, lontana anni luce dalle mire da megacorporazione che ha in mente invece Microsoft. Una non esclude l'altra, chiaro, ma le regole del mercato di oggi non sono più replicabili nell'era della digitalizzazione totale e delle modalità fruizione che cambieranno.
Quella che oggi viene vista da qualcuno con sospetti e ritrosie, forse più tentando di autoconvincersi della mancata bontà dell'offerta, diventerà in breve tempo una scelta largamente adottata da gran parte dell'utenza. E il motivo è molto semplice: il rapporto tra spesa del consumatore e quantità dei giochi offerti è impareggiabile.
Oltretutto, se si considera che si tratta solo dei primissimi passi per il Game Pass, e che l'azienda americana sta facendo di tutto per spingere anche sulla qualità, offrendola sin dal day one agli abbonati, non vediamo all'orizzonte alcuna crepa in questa strategia. Semmai, se proprio dovessimo avanzare dei dubbi, questi sarebbero rivolti verso la sostenibilità della produzione del software. Ma questo è un discorso completamente diverso che va affrontato in altre sedi.
Oltre che su console e mobile, Game Pass è disponibile pure su PC. Per godervi al meglio i giochi di prossima uscita, vi consigliamo di acquistare uno tra questi monitor, davvero per tutte le tasche.