“I giocatori sono tutto. Senza di loro, niente di ciò che faccio avrebbe importanza.”– Hideo Kojima, Debriefing ufficiale di Metal Gear Solid V
Sono 28 anni che Hideo Kojima cerca di stupire, e nella maggior parte dei casi ci riesce. Dal suo approdo a Konami, passando per Penguin’s Adventure, per i progetti cancellati e per le sue grandi aspirazioni cinematografiche, che ancora oggi lo portano a sostenere “il 70% del mio corpo è fatto di film“, il padre di Metal Gear ha svelato al pubblico una personalità estrosa ed unica, capace di partorire una serie che non sente l’età, e che continua ad attrarre come un magnete milioni di fan. Il tutto, con ben chiaro in mente un concetto che non è mai cambiato: i giocatori sono tutto.
Ora che Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è sugli scaffali, ed ora che anche voi sapete che nella nostra redazione si nasconde qualcuno che ha un vero e proprio culto per Solid Snake e compagni, SpazioGames vuole accompagnarvi in un viaggio che si snoda lungo tutta la serie, e che ne ripercorre le vicende passo dopo passo, avanzando nel vorticoso e straordinario percorso che va da Outer Heaven a Camp Omega.
Le origini di tutto
Kojima aveva un bisogno assoluto di creare un primo gioco tutto suo. Quando Konami gli disse che avrebbe dovuto occuparsi di un titolo d’azione, egli andò controcorrente, ed anziché optare per meccaniche che vedevano il giocatore venire investito da orde di nemici da abbattere, prese la direzione opposta, progettando un’opera che invitava invece ad evitare il più possibile lo scontro con gli avversari. Siamo nel 1987, e sta nascendo Metal Gear. Il gioco vide la luce su MSX2 e poco dopo arrivò su NES, e negli anni a venire la sua seconda giovinezza lo fece sbarcare su diverse ulteriori piattaforme. È la prima volta che Solid Snake entra in azione, ed è la prima volta che i videogiocatori sentono risuonare il nome del leggendario Big Boss.
Narrativamente, la timeline ufficiale della serie si apre nel 1995, quando viene scoperto che la nazione fortezza di Outer Heaven, situata nel cuore dell’Africa, sta sviluppando entro le sue mura una nuova e potente arma, capace di sconvolgere gli equilibri mondiali. La squadra speciale FOX-HOUND deve quindi intervenire, ed il suo comandante – Big Boss – affida al letale Gray Fox l’operazione Intrude N313. L’agente riesce solo ad inviare il messaggio “Metal Gear…”, prima di andare disperso. La situazione si fa quindi complicata, e Big Boss si vede costretto ad inviare un altro soldato, il giovane Solid Snake, nel tentativo di far luce sulla vicenda.
A rovinare i suoi piani, però, c’è la distruzione del TX-55 da parte di Snake, che non era stata prevista. I due si affrontano, il primo forgiato dall’esperienza di decenni di battaglie che lo hanno visto vincitore, il secondo inesperto ma determinato, ed è proprio Solid ad avere la meglio. Quando Outer Heaven collassa su se stessa e sulle macerie dei sogni di Big Boss, Snake si allontana, inconsapevole che ben presto, per il mondo, non sarà più un uomo, ma una leggenda.
Il peccato, il trauma e l’incubo di Solid Snake
Metal Gear provava la via del gioco stealth con tutte le sue forze, e già nel 1987 proponeva seppur in forma primordiale alcune meccaniche e caratteristiche che sarebbero poi divenute punti saldi della serie. Il gioco, tuttavia, non riuscì ad imporsi sul mercato giapponese, mentre l’edizione NES trovò fortuna negli Stati Uniti. A quel punto, Konami decise di sviluppare un sequel, senza consultare Hideo Kojima, che sarebbe stato destinato al solo mercato nordamericano. Fu così che nacque Snake’s Revenge, membro illegittimo della serie, e del quale non approfondiamo la sceneggiatura proprio perché non fa parte del filone narrativo canonico. Venuto a sapere del progetto in corso, Kojima si mise così a lavorare per un sequel ufficiale, che presentò poco tempo dopo all’azienda per la quale lavorava: Konami decise così di produrre il suo Metal Gear 2: Solid Snake, che sarebbe stato il seguito di Metal Gear per il mercato nipponico. Siamo nel 1990, e proprio a causa di questa scelta, che vedeva due diversi sequel per i giocatori occidentali e orientali, Metal Gear 2 non riuscì ad arrivare dalle nostre parti fino al 2006, quando venne incluso in Metal Gear Solid 3: Subsistence.
La trama, questa volta, si sposta al 1999. A causa di un crisi petrolifera, il mondo cerca di correre ai ripari investendo sulle energie alternative, quando il geniale dottor Kio Marv scopre l’OILIX, un microrganismo capace di raffinare il petrolio, e di dare quindi nuova linfa vitale ai motori e alle economie dell’intero pianeta. La scoperta del dottor Marv è sia rivoluzionaria che pericolosa, e non passa molto tempo prima che lo scienziato scompaia in circostanze misteriose.Le indagini conducono a Zanzibar Land, un nuovo stato-fortezza ubicato nell’Asia Centrale, il quale è stato capace di resistere agli attacchi dell’esercito CSI, dichiarando la propria indipendenza. Lo scenario è inquietantemente simile a quello di Outer Heaven, e la fortezza è presidiata da numerosi mercenari pronti a tutto pur di difenderla. Ad aggravare la situazione, viene scoperto che Zanzibar Land è in possesso di armi nucleari, alle quali vuole ora sposare l’utilizzo dell’OILIX per divenire di fatto una superpotenza egemone. L’intervento di FOX-HOUND è quasi obbligato: il nuovo comandante, il colonnello Roy Campbell, richiama in causa Solid Snake, memore del successo ottenuto dal soldato quattro anni prima ad Outer Heaven.
Snake si infiltra a Zanzibar Land per rintracciare il dottor Marv, ma a sorpresa si imbatte invece nel dottor PettrovichPortando con sé lo scienziato, Snake collabora con Natasha, guardia del corpo del dottor Marv, per ritrovare colui che ha scoperto l’OILIX. I tre avanzano assieme su un ponte, quando vengono attaccati dal Metal Gear D ed un’esplosione uccide la donna. A compiere il poco onorevole gesto è stato Gray Fox, il miglior soldato di FOX-HOUND, che dopo la caduta di Outer Heaven sembrava essere sparito nel nulla, e che ora riveste il ruolo di più fedele luogotenente di Big Boss. La sorte è crudele con Fox, dal momento che lui e Natasha avevano avuto una relazione prima degli eventi di Zanzibar Land. Il Serpente vede il dottor Pettrovich venire portato via senza che possa fare niente per aiutarlo, e lavora quindi per rintracciare il dottor Marv: lo trova, però, quando purtroppo è già senza vita, ucciso dalle torture e dai suoi problemi cardiaci. Con lui si trova proprio il dottor Pettrovich: questa volta, Snake riceve una chiamata codec da una sua alleata, Holly, che gli svela di aver scoperto che Pettrovich si è recato a Zanzibar Land di sua spontanea volontà per costruire il Metal Gear D, e che addirittura è stato lui ad architettare il rapimento del dottor Marv. Quando viene attaccato dallo scienziato, Snake ha facilmente la meglio, e riesce a recuperare i progetti dell’OILIX. La strada verso la fuga, però, è sbarrata ancora una volta da Gray Fox, che lo affronta a bordo del Metal Gear.
Solid ha ancora una volta la vittoria, ma il sopravvissuto Frank Jager, vero nome di Gray Fox, ha ancora in corpo la forza per affrontare il suo amico in un ultimo e letale corpo a corpo, che si svolge su un campo minato. Snake non ha motivo di odiare Fox, ma esegue gli ordini che lo portano verso il completamento della missione, sconfiggendolo. Agonizzante, Fox racconta a Snake dell’importanza che Big Boss ha avuto nella sua vita, memore di essere stato salvato diverse volte dal suo comandante, e del suo irrefrenabile desiderio di combattere per andare avanti a vivere. Assistendo l’amico in quella che doveva essere la sua sofferenza finale, Solid lo rassicura, dicendogli che la sua ex, Natasha, lo starà già aspettando.
Per portare a termine l’incarico, c’è ancora una cosa da fare: affrontare ed uccidere Big Boss. Dopo aver raggiunto il suo ex ufficiale, Snake è di fronte a lui, e ne ascolta le profetiche parole, che condannano il vincitore del loro scontro ad una sanguigna vita di battaglie, destinate ad accompagnarlo fino al giorno della sua morte. Ancora una volta, l’esperienza dell’eterno Big Boss non riesce a piegare lo spirito di Solid Snake, che sconfigge il leader di Zanzibar Land. Perseguitato dagli incubi che lo attanagliano da dopo la vittoria di Outer Heaven, l’agente speciale di FOX-HOUND spera che la morte di Big Boss possa metterli a tacere per sempre. Completata la missione, Snake è però ancora tormentato dalle parole del suo ex comandante – molte delle quali ci saranno però rivelate solo in Metal Gear Solid – e si ritira a vivere in Alaska, insieme ai suoi fantasmi, in cerca di sé stesso. Etichettato dal mondo come un eroe leggendario, il Serpente vuole invece trovare solo un po’ di pace, e quella vita normale che Big Boss, davanti ai suoi occhi pieni di innocente speranza, definì come impossibile per chiunque abbia vissuto nel fuoco della guerra.
L’eredità delle origini
La serie Metal Gear si erige completamente su questi due pilastri. Kojima non ha mai dimenticato i suoi episodi originali – anche se è evidente che alcuni elementi dei dialoghi, analizzati da vicino, andrebbero pesantemente rivisti alla luce dei capitoli successivi – e non ha mancato di farlo notare mediante tante piccole chicche. Diversi brani della colonna sonora di Metal Gear 2, ad esempio, ci accompagneranno durante le VR Mission di Metal Gear Solid, e ci sono diversi elementi di questo secondo capitolo che saranno letteralmente ripresi successivamente: basti pensare alla presenza di una chiave costruita con lega a memoria di conformazione termica, o al fatto che, per incontrare Natasha a Zanzibar Land, Snake si metta in cerca di una donna travestita da soldato nemico, e la incontri poi all’interno dei bagni.
Metal Gear e Metal Gear 2: Solid Snake consentirono a Hideo Kojima di far nascere una nuova serie, un nuovo filone videoludico, la cui portata non era però ancora chiara nemmeno a Konami, che come detto non lo aveva interpellato per Snake’s Revenge.Fu solo diversi anni dopo, con l’avvento dei videogiochi in tre dimensioni, che il nome del game designer giapponese cominciò a riecheggiare per le fiere del settore e sulle copertine dei magazine a tema. È la storia di Metal Gear Solid, della consacrazione di Solid Snake, di un capitolo rimasto nostalgicamente nell’immaginario dei fan della saga, che tutt’oggi ne custodiscono gelosamente i ricordi, e che sarà oggetto del prossimo episodio della nostra retrospettiva.
Attenzione: al momento della stesura di questo episodio della retrospettiva, l’autrice non ha ancora completato Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Siete quindi pregati di evitare qualsiasi spoiler proveniente da quell’opera. Grazie.
Nonostante oggi le due parti siano ai ferri corti, la storia di Konami e Hideo Kojima, come vedete, è cominciata qualche decennio fa, ed ha reso possibile la nascita e la consacrazione di una delle serie videoludiche che, 28 anni dopo il debutto, è tra quelle che più si sono mantenute su alti livelli. Dopo aver rivissuto l’epoca 8-bit di Metal Gear, vi diamo appuntamento al prossimo episodio per ripercorrere con noi l’indimenticabile missione compiuta da Solid Snake a Shadow Moses, nell’eterno Metal Gear Solid.