Fra i titoli che hanno rotto il ghiaccio del 2024 videoludico esiste anche una mod stand-alone di Portal 2, Portal: Revolution, che ha lasciato un certo segno nella comunità di appassionati del puzzle game di Valve che, al netto di piccoli progetti alternativi come Aperture Desk Job (nato appositamente per Steam Deck che potete trovare su Amazon) o Bridge Constructor Portal, manca nelle scene da fin troppo tempo, lasciando così una certa “fame” di puzzle game di un certo livello tra i giocatori.
E se, per fortuna, esistono esponenti del genere come Cocoon (qui la nostra recensione) che riescono a mantenere vivo l’interesse al di fuori della “nicchia” di appassionati in cui l’accezione più “pura” del genere vive, è altrettanto vero che la scena mainstream continua a mancare di qualcosa con un reale mordente.
The Talos Principle 2 (qui la recensione), uno degli ultimi ad arrivare sul mercato, per quanto si sforzi di emergere riesce solo a costruirsi addosso un’impalcatura di eccessi narrativi decisamente fuori luogo e fin troppo pesanti per la struttura del genere.
Insomma questo per dire che titoli come Portal 2, uscito oramai tredici anni fa, hanno lasciato un vuoto non indifferente sulla scena (senza andare a contare l’ovvia moltitudine di puzzle game che riempie la scena indipendente), che riceve scossoni più o meno importanti con una certa regolarità oramai – fra titoli come The Witness, Cocoon, The Talos Principle e compagnia.
Questi vuoti si fanno sempre più concreti quando vengono annunciati progetti come l'anniversary edition di Braid in arrivo il prossimo 30 Aprile o quando, per l’appunto, arrivano progetti come quello di Portal: Revolution – che si pone in quell’agglomerato di “fan-game” che puntano ad ampliare un po’ l’universo di cui Valve sembra essersi dimenticata.
"L'universo espanso" di Portal
E se all’interno di questi progetti possiamo trovare titoli come Aperture Tag, che hanno ottime idee ma una realizzazione che lascia a desiderare, o Portal Stories: Mei, che dimostra continuamente la sua natura fan-made, è anche vero che possiamo trovarci una lettera d’amore così vera, così importante e così imponente da sembrare quasi di essere di fronte a quel terzo capitolo tanto desiderato da tutti.
In effetti Portal: Revolution ha una gestazione di circa otto anni e viene portato alla luce dal collettivo di modder capitanato da Stefan Heinz, Second Face Software, e mette in tavola qualcosa che ha l’aria di essere qualcosa di più rispetto ad una semplice mod di Portal 2.
Anzi, il titolo potrebbe essere quasi scambiato per un prodotto ufficiale tanta è la cura che gli sviluppatori ci hanno messo sia nella costruzione degli ambienti di gioco e della narrativa, sia per quanto riguarda il design dei puzzle tutti estremamente ispirati e di una fattura decisamente superiore a qualsiasi altro progetto simile che è possibile trovare su Steam.
La scena si apre all’interno di un Aperture Lab in decadenza mostrandoci fin da subito di trovarci all’interno di una storia che si pone fra gli eventi del primo e del secondo capitolo, che punta a mostrarci cosa è successo in mezzo a quegli anni.
La struttura di gioco è piuttosto simile a quando abbiamo già avuto modo di vivere all’interno dei primi due capitoli ufficiali della serie – anche se in questo caso, proprio in virtù del fatto che l’intera struttura è oramai nel decadimento più totale, le stanze di test vengono sostituite da mappe di più ampio respiro in cui i puzzle vanno a coprire aree leggermente più grandi, che comprendono varie sessioni delle vecchie stanze di test.
In più di un’occasione, infatti, viaggeremo all’interno di sezioni del laboratorio crollate o non più funzionanti in cui vengono mescolate una o più stanze di test classiche in cui saremo costretti ad ingegnarci per trovare una via non troppo ortodossa per poter proseguire.
Anche in questo caso, saremo seguiti da un’intelligenza artificiale che ci accompagnerà con i suoi commenti durante tutta la durata dell’avventura, di circa otto ore, che rappresenta però forse il punto più debole della produzione.
Insomma, GLaDOS e Wheatley sono piuttosto difficili da raggiungere a livello di scrittura; altrettanto difficile è, quindi, poter fare di questo aspetto una colpa degli sviluppatori che hanno saputo comunque creare un personaggio piuttosto interessante e coerente con l’universo narrativo.
A stupire, come detto in precedenza, però è proprio l’intero design del complesso dei laboratori in cui ci sposteremo per raggiungere la superficie: chi ha giocato i precedenti capitoli non potrà che sentirsi a casa, non solo per via dell’incredibile coerenza con l’universo Valve, ma anche per via del riutilizzo delle stanze iconiche che già abbiamo vissuto – ma in chiave più decadente, con un nuovo livello di puzzle da affrontare all’interno di quelle situazioni che abbiamo già avuto il piacere di barcamenarci tredici anni fa.
A tutto l’arsenale di trappole e situazioni della serie si vanno ad aggiungere anche un po’ di nuove tipologie di cubi e di laser che varieranno non poco l’esperienza di gioco, giusto per dare anche un piccolo tocco di novità che vuole sottolineare come, nonostante gli eventi del primo capitolo, i laboratori abbiano continuato a funzionare per la produzione di nuovi test per tutte le cavie umane che sono rimaste intrappolate.
Una mod che ci fa sognare
Insomma, Portal: Revolution è uno di quei progetti di fronte ai quali difficilmente si può rimanere indifferenti non tanto per quanto fa per la comunità di appassionati di Portal, quanto per quello che rappresenta per il genere.
Un’accoglienza del genere per una “semplice” mod fa riflettere su quanto il mercato abbia bisogno di qualcosa di molto più forte di Cocoon all’interno del genere, su quanto i giocatori abbiano voglia di sperimentare con un titolo che abbia la portata di quel Portal che quasi vent’anni fa ha fatto innamorare tutti e che ha dato il via a produzioni importanti di un certo livello.
Questo non vuole di certo screditare piccole gemme come il già citato Cocoon – che, anzi, non fanno altro che dimostrare quanto il genere sia vivo e quanto esistano migliaia di videogiocatori con la voglia di cimentarsi in sfide di questo tipo.
Certo, è estremamente complesso provare ad essere il prossimo Portal uscendo da quella dimensione autoriale in cui si annidano i migliori puzzle game di sempre: Baba is You, per quanto possa essere definito uno fra i più geniali di tutti i tempi, difficilmente può avvicinarsi alla grandezza che Valve è riuscita a creare, o a quanto Jonathan Blow è riuscito a costruire con il suo Braid o il suo The Witness.
Però, quando qualcosa come Portal: Revolution arriva sul mercato con un’accoglienza tanto calorosa e una qualità altrettanto alta, non si può non continuare a pensare che il prossimo Portal è lì da qualche parte: bisogna, anche in questo caso, solamente avere un altro po’ di pazienza.