C'è sempre una storia-nella-storia, dietro ogni videogioco, che è interessante scoprire e raccontare. Se, infatti, c'è sempre la vicenda che noi giocatori possiamo vivere, proiettandoci dentro lo schermo, la verità è che a renderla possibile c'è un'altra storia: quella reale, di vita, che ha portato gli sviluppatori e le menti dietro ogni progetto a renderlo realtà.
È quello che Keiichirō si pone di raccontare per l'amato franchise di Silent Hill che, ora sulla scia di un ritorno con il remake di Silent Hill 2 e nuovi episodi inediti, è nell'immaginario degli appassionati come saga principe dell'orrore videoludico, tra suggestioni e riflessioni sulle angosce umane.
Il saggio, che sarà pubblicato da Ledizioni e disponibile dal 1 marzo in libreria e online (lo trovate su Amazon), è firmato da Fabio Di Felice che, per svelarci i retroscena della cittadina nebbiosa più famosa dei videogiochi, ha coinvolto direttamente alcuni degli autori: si va dal creatore Keiichirō Toyama (da cui il titolo dell'opera), a Naoko Sato (designer di Silent Hill e scrittrice poi di Forbidden Siren), passando per Isao Takahashi (design dello scenario della città del capitolo originale).
L'idea mi ha incuriosita particolarmente: un saggista italiano che riesce a far svelare agli autori giapponesi del gioco qualcosa di più, sulla loro opera più celebre, è a sua volta una storia che merita di essere raccontata. Così ho avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Di Felice, per scoprire di più dietro al suo Keiichiro e a cosa il libro vuole fare per gli amanti dei videogiochi. E, soprattutto, per quelli di Silent Hill.
Keiichiro, il libro sulle origini di Silent Hill
In merito ai contenuti del libro, si tratta di un saggio che approfondisce la genesi del franchise di Silent Hill. Come spiegato nella quarta di copertina:
Nel 1996 Keiichirō Toyama è un giovane designer giapponese con pochissima esperienza e una missione impossibile: replicare il trionfo di uno dei videogiochi horror di maggior successo della storia, Resident Evil. Il suo è un team di gente alle prime armi, con un budget risicato, poco tempo e zero idee. In pratica, gli servirebbe un miracolo. Con queste premesse viene naturale chiedersi: come ha fatto un gruppo così improbabile di creativi a dare vita a uno dei franchise più amati dai fan dell’orrore?
Per capirlo bisogna passare attraverso trent’anni tumultuosi abitati da alieni, terroristi, fantasmi e apocalissi. Bisogna tornare bambini con loro, indossare i calzoncini e correre nelle afose estati giapponesi in cerca di UFO, curiosare tra le pagine degli autori orientali più controversi e restare alzati fino a tardi guardando i film horror americani che passano alla TV.
Questa è la vicenda di un gruppo di ragazzi che si prendono una rivincita, che sfidano i loro superiori e le convenzioni di un medium, il videogioco, che fino a quel momento è solo un costoso hobby per bambini. È la storia di quello che verrà chiamato Team Silent e della strada percorsa per finire in una cittadina avvolta dalla nebbia, Silent Hill.
Una storia-nella-storia, come dicevo in apertura, che dimostra come dietro ogni grande successo, dietro ogni gioco spartiacque, si nasconda sempre e prima di tutto un percorso fatto di persone che, tra la loro determinazione e le congiunzioni astrali, riescono a dare vita a un'opera destinata a rimanere impressa nell'immaginario.
Ma cosa può dirmi di più l'autore, in merito a ciò che Keiichirō svelerà ai fan di Silent Hill?
Partire per Silent Hill, dall'Italia
Da addetta ai lavori che sa quanto spesso sia complicato riuscire a interagire direttamente con i creativi giapponesi – sia per le barriere linguistiche, sia per eventuale riservatezza, sia perché spesso i publisher rimandano a divisioni più prossime all'Europa, rimbalzando le richieste di interagire direttamente con il Sol Levante – rimango particolarmente colpita quando Fabio mi racconta di aver coinvolto diversi membri del team Silent nel suo libro.
E il coraggio ha ripagato: «Devo ringraziare in questo Naoko Sato, designer delle creature del primo Silent Hill e poi scrittrice di Siren, perché dopo un lungo scambio di messaggi si è proposta lei in prima persona per fare da tramite con Isao Takahashi, colui che ha 'costruito' le fondamenta della città di Silent Hill realizzando tutti gli esterni della mappa. Naoko è stata gentilissima.
Di questi incredibili artisti mi ha profondamente commosso l'umiltà di mettersi a disposizione di una persona che non avevano mai sentito nominare prima. Si tratta veramente di persone speciali e io sono loro profondamente grato per l'opportunità» aggiunge Di Felice.
Un piccolo miracolo di empatia e voglia di condivisione, insomma, di quelli in cui è sempre bello credere. Messo insieme il dream team che gli avrebbe permesso di dare spessore al suo saggio su Silent Hill, allora, cosa vuole raccontarci il libro e perché è nato?
Raccontare Silent Hill
Quando gli domando quale sia il suo rapporto con Silent Hill, considerando che ha deciso di raccontarne i retroscena ai suoi futuri lettori, Di Felice non esita e richiama i momenti in cui era pietrificato dalla paura che il primo gioco gli causava:
«Mi rendo conto che da ragazzino ho giocato e visto un sacco di roba che per questioni anagrafiche non avrei dovuto vedere e giocare!
Ricordo che guardavo mio papà giocare al primo Silent Hill e io assistevo in religioso silenzio. Probabilmente perché ero pietrificato dalla paura. L'ho recuperato solo qualche anno dopo, e ancora mi ricordavo dello scherzetto del gatto nascosto nell'armadietto della scuola.
Silent Hill 2 è uno dei videogiochi che mi hanno cambiato la vita».
Il rapporto di grande amore per Silent Hill è stato, insomma, il primo motore per la nascita di questo libro, che vuole permettere sia ai fan della saga che a chi vuole avvicinarla di scoprire di più di cosa si cela nei suoi anfratti soffocanti.
«Mi è capitato spesso di leggere libri o vedere film che di base avevano argomenti di cui non mi importava nulla solo perché avevano una buona storia e dei personaggi in cui mi identificavo» mi svela l'autore. «La vicenda editoriale del primo Silent Hill ha proprio queste caratteristiche: un contesto storico super affascinante, dei protagonisti che è impossibile non amare, e soprattutto è una di quelle parabole universali su un gruppo di outsider a cui non crede nessuno che si prende una rivincita».
Ecco che così è nata l'idea del saggio che potesse raccontare il retroscena editoriale del gioco, la sua gestazione per nulla banale: «sono sicuro quindi che piacerà agli appassionati di videogiochi, ma è [una storia] ricca di così tanti elementi esogeni (l'arrivo del boom dell'occulto, la cultura giapponese e perfino alcuni eventi di cronaca nera che ne hanno direzionato lo sviluppo) da poter risultare avvincente anche per chi non conosce la saga o il mondo dei videogame».
E il valore culturale di Silent Hill all'interno del medium videoludico è di quelli importanti, come sappiamo e come Di Felice spiega benissimo, raccontandomi il perché abbia sentito il bisogno di scrivere un saggio sul gioco:
«Silent Hill poi è stato uno spartiacque. È arrivato in un momento cruciale della storia dei videogiochi, ovvero il passaggio al 3D e l'arrivo di PlayStation, ed è stato a suo modo sovversivo.
Improvvisamente i videogiochi parlavano di molestie su minori, di bullismo, di violenza, di fanatismo religioso a un pubblico che forse proprio in quel momento aveva la necessità di questa spinta per fare il salto e diventare 'grande'».
Keiichirō sarà disponibile nelle librerie dal 1 marzo. La sua prefazione è firmata da Chris Darril, il premiato autore di Remothered attualmente al lavoro su Bye Sweet Carole, e da Simone Tagliaferri, collega dell'informazione videoludica e parte del team di sviluppo dell'interessante Anna.
Potete scoprire più dettagli sul volume direttamente sul sito ufficiale o potete acquistarlo attraverso Amazon.