Dire di Next che introduce soltanto il multiplayer sarebbe fare un torto al nuovo aggiornamento di No Man’s Sky perché, andando oltre le funzionalità di maggiore richiamo, questo update implementa tante modifiche grandi e piccole che cambiano il gioco in maniera sostanziale. Al punto che, nel preparare la programmazione degli articoli che abbiamo pensato di dedicare al titolo di Hello Games e alla sua ritrovata vena, abbiamo ritenuto corretto introdurre una “puntata” appositamente per il ritorno sul gioco vero e proprio, praticamente un anno dopo il lancio di Atlas Rises. Giusto per capire la cifra reale del suo cambiamento e l’impatto sul giocatore che in questi due anni non ha fatto mancare il supporto in termini di ore investite nella galassia procedurale. Spoiler: nei prossimi parleremo della visuale in terza persona e del multiplayer.
Visti i ritocchi apportati, parlare di ritorno è forse persino fuori luogo, dal momento che per numerosi versi il No Man’s Sky di oggi è una bestia totalmente differente da padroneggiare rispetto a quello non soltanto del lancio ma anche dell’aggiornamento precedente. La prima oretta, a Next installato, l’abbiamo infatti trascorsa nel cercare di raccapezzarci tra questo o quel nuovo materiale, questa o quella nuova funzionalità, e per un breve periodo la sensazione che certe modifiche fossero arrivate come esponenti della voglia di riscattarsi più che foriere di reali migliorie innegabilmente c’è stata. Ad esempio, potrebbe sembrare semplicemente strafare andare a mettere mano ai minerali necessari per rifornire i propri mezzi, cambiando un Plutonio ormai familiare in favore dell’Uranio oppure introducendo il Trizio per il solo gusto di avere una tavola periodica più realistica. Tanto più che questo rimescolamento delle carte è solo puramente “estetico”, dal momento che è possibile trovarli esattamente dove avremmo reperito il loro predecessori in passato (vale a dire dagli asteroidi nel caso del Trizio, e così via). In ogni caso, superata una comprensibile confusione iniziale, ci si può godere un sistema di crafting, ora anche portatile grazie ai raffinatori, levigato per aggiungere un ulteriore strato ludico all’esperienza e un’economia totalmente scalata verso l’alto in termini di crediti sia guadagnabili che da spendere (parliamo di milioni e milioni per astronavi non poi così capienti, senza menzionare i mercantili).
Allo stesso modo, alla voce dei perfezionamenti della quality of life, troviamo l’interfaccia che non è stata ritoccata in maniera particolare ma alla quale è stato aggiunto un pannello nuovo pieno di comandi rapidi ispirato alla costruzione della base. Anche in questo caso, Hello Games dimostra di aver innanzitutto sviluppato già al tempo del lancio originale una piattaforma in grado di ospitare tutte queste feature, e in secondo luogo di saperle sfruttare nei modi più fantasiosi e utili possibili. Con la pressione di un tasto possiamo ricaricare i nostri mezzi o richiamarli per raggiungere la nostra posizione corrente senza dover necessariamente accedere al menu principale, così come accedere alla mappa galattica, cambiare visuale (ne riparleremo) o accendere la torcia per una maggiore visibilità. Insomma, adesso una volta nel gioco difficilmente vi ritroverete ad entrare in pausa e fermare così il vostro gameplay, a meno che non sarete voi a volerlo. Va sottolineato anche l’arricchimento del visore e l’introduzione della possibilità di apporre marker personalizzati sullo schermo così da tenere d’occhio la posizione che vorremo raggiungere; una piccola grande new entry assai utile se consideriamo l’ampiezza delle location del gioco.
Inoltre, abbiamo decine di NPC sullo schermo simultaneamente e mercati intergalattici in cui potremo rifornirci di ogni tipo di necessità. Uno dei tasti dolenti di No Man’s Sky era la staticità dell’universo in cui andavamo a scorrazzare, e con Next la situazione paradossalmente si ribalta: soprattutto in una fase iniziale, assuefatti alla solitudine, al silenzio e al mistero che ne derivava, ci siamo ritrovati un po’ spaesati e fuori dal contesto in cui immaginavamo di stare per immergerci, ora che il titolo di Sean Murray è diventato un luogo vivo e vivace, dall’atmosfera quasi gioviale una volta messo piede a terra. È nell’essenza stessa del mercato, un’essenza che trova riscontri pure nei canoni fantascientifici se vogliamo, per cui lungi dall’essere una critica – sarebbe quantomeno curioso muoverne una del genere dopo che per anni si è discusso di una morte cerebrale delle sue sterminate ambientazioni. Parliamo “soltanto” di un cambio d’approccio alla materia di un certo spessore, che siamo sicuri anche voi avrete notato o noterete, e che richiede innegabilmente un attimo per riallineare le visioni nostre basate sull’NMS originale e quella ormai mutata (giunta forse finalmente a compimento) degli sviluppatori britannici. Ed è in questa visione che va rimarcata anche l’aggiunta di numerosi tipi di missioni, che vanno dallo scattare e vendere una foto per scopi scientifici al trafugare del materiale per accendere la miccia della guerra tra due fazioni rivali, riscattabili proprio presso uno di questi mercati galattici. Nuovi modi per fare crediti e, soprattutto, dare l’impressione – utilizzando i tool già esistenti, come sopra, in maniera creativa – di stare facendo altre cose all’infuori del solito girovagare che lecitamente può seccare alla lunga.
Last but not least, Next punta a darci più di una casa e più di un posto in cui fare storage, che sia di mezzi o di risorse. È così che l’update introduce la possibilità di creare basi più grandi e possederne più di una contemporaneamente, oltre ad aggiungere numerosi pezzi per personalizzarle ed estenderle a nostro piacimento, così come di avere un’autentica flotta di astronavi a propria disposizione, con un vero e proprio garage in cui parcheggiare le nostre qualora volessimo tenerne un quantitativo superiore alla singola unità. Mentre per la base non si può parlare di una rivoluzione, ma forse più di uno sblocco del potenziale di questo strumento, la gestione della flotta rappresenta sul serio un ulteriore momento ludico che va ad aggiungersi all’esplorazione in prima persona della galassia: dal pannello di controllo potremo infatti inviare in missione le nostre fregate, selezionando quelle più adatte in base alle tipologie loro e delle missioni, nonché a caratteristiche tecniche come può essere il valore sul campo di combattimento. Tra le chicche troviamo il fatto che, mandando una nave in missione in un punto fisico del gioco, la ritroveremo esattamente lì qualora ne volessimo tracciare i movimenti; non si tratta, insomma, di una feature fittizia ma di una vera e propria simulazione dal leggero tratto strategico. Inizialmente, il suggerimento è accettare richieste d’aiuto provenienti dalle fregate che dovreste incontrare negli spostamenti da un sistema all’altro, così da avere una chance di vedervele regalate in seguito alla buona riuscita del salvataggio. Il prezzo di questi ingombranti gioielli spaziali sono infatti proibitivi per chi comincia e complicati da gestire per chi abbia lasciato il portafogli in lacrime dopo Atlas Rises.
Un anno dopo l’ultimo update, la sensazione di trovarsi di fronte ad un gioco nuovo e per certi versi differente è legittima: con Next, Hello Games ha sì aggiunto estensioni di componenti già esistenti, desiderate e digerite, ma ha anche messo mano al tessuto stesso del gioco, al suo significato e alla sua interpretazione del genere. Non sappiamo se così facendo rispecchi di più la visione originale o quella che si è evoluta nel corso del tempo, con l’impronta dei giocatori che hanno inondato lo studio inglese di feedback (spesso tossico); in ogni caso ha ora un’ambizione visibilmente superiore e un sapore alla lunga più gustoso.