Negli ultimi mesi non parlare di Xbox Game Pass sembra quasi impossibile considerando la quantità e qualità dei titoli che continuano ad approdare nel catalogo made in Microsoft. Ogni volta che accendo la dashboard di Xbox mi ritrovo qualche nuovo titolo da scaricare e se, da un lato, il mio portafoglio non può che esultare ad ogni download, dall’altro la testa va in confusione; la giornata rimane di solo ventiquattro ore e nella maggior parte dei casi cliccare sul tasto “scarica” è diventata una routine che ha come unica tragica conseguenza quella di rinvigorire un backlog già di per sé impressionante.
La recente acquisizione del gruppo ZeniMax Media ha ulteriormente confermato quanto il colosso di casa Redmond abbia pianificato a tavolino una crescita sostenibile nel lungo periodo, dando in pasto ai suoi abbonati in un'unica soluzione titoli che nel tempo abbiamo imparato ad amare e che hanno contribuito – chi più e chi meno – a valorizzare il mondo stesso dei videogiochi. Dal brand di The Elder Scrolls, passando per Fallout e senza dimenticare Doom in ogni sua forma e trasposizione recente, rimane evidente che alcuni frutti della collaborazione tra Bethesda e Microsoft possono essere già raccolti e assaporati, andando però a dar manforte all’inevitabile conseguenza della pila (rigorosamente digitale) di titoli arretrati che attendono semplicemente il proprio turno nel menù della mia console.
Eliminata la barriera del prezzo viene spontaneo prendere tutto con più leggerezza, e se per un brevissimo istante credo di essermi pentito di aver messo a scaricare una new entry della piattaforma del calibro di Octopath Traveler – pensando a quando mai riuscirò a dedicarci con calma un giusto quantitativo di tempo – in barba a tutte le premesse enfatizzate, ho messo da parte la perla di Square Enix e Acquire per gettarmi su qualcosa sotto il mio punto di vista pionieristico, ovvero la scoperta del mondo di The Elder Scrolls Online.
Questo è Game Pass
Premessa doverosa, parlo di esperienza pionieristica perché nonostante mi ritenga un discreto appassionato di giochi di ruolo sono sempre rimasto refrattario alla deriva MMO. Una corrente che comunque riconosco essere di enorme valore, pensando a titoli del calibro di World of Warcraft, Final Fantasy XIV o lo stesso The Elder Scrolls Online – sul quale ho poi deciso di cimentarmi. Ovviamente riguarda un parere personale, ma che potrebbe benissimo racchiudere il pensiero di un nutrito stuolo di videogiocatori ancora oggi poco inclini a questo mondo estremamente sfaccettato.
Ciò che fino a poche settimane addietro mi ha tenuto lontano dal genere era principalmente la mancanza di tempo da poter dedicare unicamente a un prodotto della categoria menzionata; anzi, specifico come fosse sbagliata la percezione, abbastanza comune, del dover necessariamente dedicare un quantitativo esagerato di ore per godere della miglior esperienza possibile – magari cercando anche di interagire attraverso gilde o community varie per determinate attività precluse in solitaria, senza dimenticare il costo del gioco base o del canone mensile per continuare a dare un senso e una continuità logica al proprio pg in linea con gli upgrade man mano rilasciati.
Insomma, le premesse non sono state sicuramente delle migliori, ma proprio per dare merito a Microsoft e al suo catalogo sempre più ricco di contenuti ho deciso di fare un vero e proprio salto nel vuoto e dedicarmi una decina di giorni a The Elder Scrolls Online, con l’obiettivo di prendere confidenza con l’offerta imbastita da Bethesda e capire se fosse realmente approcciabile anche da un neofita.
D’altronde qualsiasi utente potrebbe cogliere l’occasione per cimentarsi nell’avventura MMO citata per la prima volta spinto dalla più genuina curiosità, piuttosto che gettarsi nell’ennesima run di Skyrim.
La Tempesta sta arrivando
Ciò che fin dalle prime ora di gioco mi ha sorpreso in The Elder Scrolls Online è la presenza marcata di un filo logico narrativo da poter seguire in parallelo con la crescita del proprio alter ego: il mondo che viene descritto nel lungo e spettacolare incipit in computer grafica, e che poi ho iniziato ad approfondire man mano che scoprivo alcuni personaggi e location pad alla mano, rispecchia fedelmente lore e avvenimenti ben impressi nella mente dei fan di più vecchia data del brand, senza dimenticarsi di prendere ugualmente per mano i meno avvezzi.
Ovviamente voglio evitare di dilungarmi su una descrizione della trama fine a se stessa, ma mi permetto di ribadire come questa sia così ricca di dettagli e informazioni da non aver nulla da invidiare ad altri titoli della stessa scuderia sulla carta più improntati su un approccio story driven.
Ho iniziato a giocare a The Elder Scrolls Online da semplice utente solitario e mi sono ritrovato ad essere invischiato in trame politiche delle più disparate tipologie, nelle quali supportare le azioni di un personaggio rispetto ad un altro ha avuto conseguenze su intere fazioni. Oltre alla diatriba tra tre macro-alleanze dai risvolti bellici nella Provincia Imperiale di Cyrodill che fa da cornice all’intera storia, ad esempio, ho iniziato a far luce su una minaccia ben peggiore proveniente da un’altra dimensione, i Daedra; creature demoniache pronte a portare morte e oscurità su tutta Tamriel.
Per chi masticasse ancor meno del sottoscritto la nomenclatura tipica della serie The Elder Scrolls voglio ribadire come sia comunque tutto ben raccontato attraverso numerose linee di dialogo – principali e non –interagendo con un quantitativo spropositato di NPC. Una scelta saggia per rispettare le esigenze dei fan di vecchia data, ma capace di prender per mano anche coloro che si affacciano per la prima volta con il brand.
Chi ben comincia è già a metà (della metà) dell’opera
Come ogni MMORPG, ovviamente ho impiegato un discreto quantitativo di tempo nel personalizzare il mio personaggio a inizio gioco, e nonostante alla fine abbia optato per un eroe abbastanza classico – rispecchiabile nella figura del cavaliere umano tanto belloccio quanto impavido – in linea con la mia poca fantasia in ambito editing, ammetto di aver perso parecchi minuti nel navigare tra i parametri estetici delle varie razze per apprezzare ogni possibilità.
Questo aspetto si riflette anche nella scelta della classe e delle varie abilità, con quest’ultime da sviluppare durante le missioni a seconda del proprio stile di gioco. Alla fine di tutto mi sono ritrovato a iniziare l’avventura come eroe Bretone, scegliendo una razza umana incline all’utilizzo della magia e che sto allenando nell’uso della piromanzia e delle arti curative (perché si, sotto sotto sono un fifone fissato nel notare gli hp che calano vertiginosamente quando si viene colpiti), ma che nel dubbio è anche armato con uno spadone a due mani non proprio comodo da caricarsi sulla schiena.
Concludo la descrizione del mio personaggio in The Elder Scrolls Online con il nome poco fiero scelto, ovvero quel “Cooudii” in onore del collega Paolo e le avventure recenti passate assieme su It Takes Two, con quella pronuncia così brutta utilizzata ogni minuto dalla donna nei confronti del marito da lasciarmi un trauma indelebile, e che spero almeno in questa maniera di superare.
Possibilità (ottime) di personalizzazione del proprio eroe a parte, il sistema di quest e sub quest è estremamente variegato, con le missioni secondarie tarate sulla classe e la fazione scelte per coinvolgere maggiormente sotto l’aspetto narrativo, ovviamente a seconda dei vari giochi di potere che coinvolgono razze e fazioni specifiche. Ammetto di aver affrontato con qualche difficoltà la prima ora, una rocambolesca fuga attraverso alcuni corridoi nel mondo-prigione di Coldharbour, ma superato questo incipit il mondo di gioco si apre letteralmente davanti all’utente e quelle meccaniche accennate sotto forma di tutorial (come il combattimento stesso) iniziano a plasmarsi a seconda dell’approccio scelto dal videogiocatore.
Man mano che vago tra le ambientazioni quasi da semplice turista mi imbatto in diversi NPC estremamente interessanti, architetture curiose per alcuni edifici e personaggi di altri giocatori che saltellano a destra e sinistra – con i loro equipaggiamenti esagerati e il livello forse nemmeno leggibile da un comune mortale come il sottoscritto – eppure ho la sensazione di respirare avventura da ogni inquadratura, di far parte di qualcosa di più grande che mi spinge continuamente a proseguire alla scoperta del mondo di gioco.
Ho interagito poco con gli altri videogiocatori, se non per rubare un po’ di equipaggiamento lasciato per strada dagli altri combattenti durante il loro passaggio, e l’unica esperienza coop divertente da menzionare ha riguardato l’aiuto totalmente casuale ricevuto da un certo “NomeIndecifrabile75” per liberare una miniera piena di orchi in una missione secondaria, ottenendo un ricco bottino come ricompensa. Ovviamente la necessità di seguire la storia principale è passata in secondo piano e in men che non si dica mi sono ritrovato ad aiutare mercanti, soldati e semplici cittadini girovagando per i vari regni e raccattando un discreto equipaggiamento.
Come dimenticarsi del segnale di una missione secondaria sopra la testa di un povero cagnolino agitato al quale non sono riuscito a sottrarmi pensando di risolvere in pochi minuti, per cui mi sono ritrovato a far luce prima su alcuni brutali omicidi per poi finire a salvare letteralmente la vita del re di una piccola contea dall’assalto di alcuni spietati criminali; una sensazione di stupore e incredulità che mi ha accompagnato per tutta l’ora e mezza necessaria al completamento della missione, in barba all’incosciente pensiero “aiuto il cagnolino, cinque minuti, e vado a dormire”.
In tutte le svariate situazioni nelle quali mi sono ritrovato in queste prime settimane di The Elder Scrolls Online non ho mai riscontrato alcun problema legato a un’eventuale ripetitività di fondo. Il recarmi da una zona all’altra delle svariate mappe, ad esempio, mi ha sempre permesso di scoprire una qualche piccola novità; dalla semplice cura estetica per qualche evento a tempo per più giocatori (come una gara per raccolta di alcune risorse), fino a meccaniche che devo per ovvi motivi approfondire in futuro, come il crafting per armi e armature che potrebbe farmi risparmiare un po’ di monete ogni volta che passo dai vari fabbri nelle piazze principali.
The Elder Scrolls Online è per me una piccola, grande, sorpresa e l’approdo del capitolo sul catalogo di Xbox Game Pass, nella sua versione base con Morrowind inclusa, rappresenta un’interessante aggiunta che, in tutta sincerità, in una differente situazione non avrei mai provato.
Un capitolo che nonostante la struttura da MMMORPG piena di sfaccettature si mostra al giocatore poco per volta, articolandosi seriamente solo nei confronti di chi decide di dedicarsi con maggior impegno alle varie attività principali e non. Un prodotto dal quale mai avrei pensato di essere attirato oltre una genuina e superficiale curiosità per il brand di riferimento, e sul quale invece volgerò lo sguardo per ogni upgrade futuro con maggiore attenzione.
Ha senso quindi recuperare il titolo da zero nonostante i numerosi aggiornamenti e un mondo di gioco in continua espansione? La risposta è “si, può valerne la pena”, e anche se non si è inclini al mondo degli MMO si potrebbe scoprire ugualmente una piccola perla godibile nel semplice approccio in singolo da lupo solitario; paradossalmente è stato proprio il mio fortuito caso.
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