Avvertenza: l’articolo contiene possibili spoiler su Max Payne, Max Payne 2, Alan Wake e Alan Wake: American Nightmare
Se c’è una cosa che mi ha sempre colpito delle produzioni Remedy è il loro gusto cinematografico: ricordo ancora a memoria interi dialoghi del primo Max Payne, e ogni volta che ripenso al finale di Alan Wake non posso fare altro che fermarmi un attimo a ripetere: “Non è un lago, è un oceano”. I progetti dello studio di Sam Lake, quindi, non sono semplici videogiochi, ma hanno l’ambizione di creare un mondo in cui l’esperienza da giocatore e quella da spettatore si fondono in maniera più o meno fluida. Sarebbe troppo facile, in questo senso, citare come esempio Quantum Break; anche in Alan Wake e in Max Payne, però, Remedy ha inserito delle brevi serie televisive che davano un sapore unico all’avventura che si stava vivendo. In questa puntata de il Dettaglio, la rubrica che parla dei piccoli particolari nascosti all’intero di grandi giochi, parlerò brevemente degli esperimenti televisivi che si celano in Max Payne e Alan Wake.
Arriva Capitan Mazza da BaseballRicordate com’era il mondo quando Max Payne uscì su PC e console? I casi sono due: avete risposto sì e vi siete resi conto che sono passati quasi 20 anni, oppure avete risposto no perché siete troppo giovani o non eravate ancora nati. Era il 2001: di acqua sotto i ponti ne è passata veramente tanta, anche nel mondo dei videogiochi, eppure il personaggio di Remedy è rimasto nel cuore di molti giocatori. Una delle ragioni è legata all’incredibile modo di narrare la storia, e alla caratterizzazione noir dei personaggi e del mondo di gioco. In tutta la vicenda drammatica di Max Payne, tutore della legge in cerca di vendetta, il titolo si prendeva alcune licenze poetiche di pregio, ad esempio inventandosi supereroi su cui erano incentrati fumetti e serie TV. Proprio qui vogliamo andare a parare: girovagando tra i livelli del primo Max Payne, tra il cuore in putrefazione di New York City, se vogliamo le parole del personaggio Remedy, ci si poteva imbattere nelle gesta proprio di Capitan Mazza da Baseball. Il nostro eroe, cappellino in testa e sguardo determinato, aveva il suo arcinemico, ovvero il Demone di Maxwell, e la sua aiutante/probabile-fidanzata, ovvero Ragazza Cicloelmo. Se nel primo Max Payne la sua apparizione era legata solo al ritrovamento di fumetti sparsi in giro per i livelli, e spesso letti da quelli che erano i nostri carnefici, ecco che in Max Payne 2 il nostro eroe compiva il salto sul piccolo schermo. Girare per i livelli per ritrovarsi a guardare una puntata di Capitan Mazza da Baseball aveva un sapore decisamente strano, una specie di ironia macabra che non faceva altro che sottolineare il carattere noir dei primi due capitoli della serie Remedy. Da ricordare, in questo senso, il livello di Max Payne 2 dove Vinnie Gognitti finì per vestirsi proprio con il costume di Capitan Mazza da Baseball, almeno prima di saltare in aria per mano di Vladimir Lem.
Noir York City, sosia e fenicotteri rosaSe Capitan Mazza da Baseball è una trovata di Max Payne maggiormente esplorata in Max Payne 2 (e anche in Max Payne 3, che però non è sviluppato da Remedy), ecco che Indirizzo Sconosciuto è un’idea quasi esclusiva del secondo capitolo delle avventure dell’eroe dello studio finlandese. Nelle puntate di questa serie TV, visibile attraverso le varie TV individuabili nei livelli del gioco, veniva raccontata la storia del povero John, incastrato per l’omicidio della sua ragazza e perseguitato dal serial killer John Mirra. Anche in questo caso, Remedy non rinuncia al suo tocco noir, e soprattutto all’iconico volto di Sam Lake. Quello che era il viso del primo Max Payne, infatti, ora prestava il suo aspetto a John, in una storia divisa in sette puntate e con un colpo di scena finale. I più attenti hanno notato diverse somiglianze con alcuni elementi di Twin Peaks. Solo per citarne una: il fenicottero rosa che si incontra durate i vari episodi parla con la stessa tecnica utilizzata per il doppiaggio dei personaggi dello show di David Lynch nella Loggia Nera.
The Champion of LightRiferimenti a Twin Peaks sommati a Remedy danno un solo risultato: Alan Wake. Qua il discorso si fa ancora più complicato, perché se nei primi due Max Payne le serie TV erano un contorno alla storia, e al massimo oggetto di citazioni e sporadiche apparizioni, in Alan Wake e Alan Wake: American Nightmare questo confine sfuma. La serie TV di Alan Wake è ovviamente Night Springs, chiaro omaggio a Ai Confini della Realtà. Rispetto ai primi due Max Payne, trovare le TV che trasmettono gli episodi è un po’ più complicato, ma in compenso la portata dell’esperimento di Remedy è molto più ambiziosa che in passato. Realizzato con attori veri, Night Springs si unisce in maniera inesorabile con il personaggio di Alan Wake che, come è possibile scoprire durante l’avventura, è autore di alcuni episodi dello show. In Alan Wake: American Nightmare, addirittura, il protagonista riscrive la trama di un episodio di Night Springs, Man in The Mirror, per cercare di combattere il suo antagonista, il Signor Graffio. Come se non bastasse, l’intero Alan Wake: American Nightmare sembra essere nient’altro che un grande episodio dello show, consideratone il finale con tanto di sigla conclusiva. Guardando il tutto da una prospettiva più ampia, perciò, l’intero universo di Alan Wake si fonda sulla scrittura e la capacità di dare forza a idee tramite le parole e le immagini: gli ingredienti vincenti, insomma, di uno show televisivo.
Si potrebbe ancora parlare molto delle serie TV nascoste da Remedy nei propri giochi, ma scegliamo di fermare il nostro breve riepilogo alle soglie di quello è l’ultimo titolo pubblicato dallo studio finlandese, ovvero Quantum Break. Partendo dai fumetti di Capitan Mazza da Baseball si è arrivati alle schermate statiche di Indirizzo Sconosciuto, per poi passare alle riprese con attori veri in Night Springs, con Alan Wake che innalza lo show televisivo a elemento centrale della trama. Per ultimo, Quantum Break, dove la serie TV arriva ad avere pari importanza rispetto al videogioco, in qualche modo chiudendo il cerchio dell’opera comunicativa targata Remedy. Il tutto, ovviamente, in attesa del prossimo titolo di Sam Lake, Control.