Dal Natale del 2016 c’è un gioco che non manco di avviare ogni volta che posso: Rocket League. L’ho comprato dopo il periodo di grande notorietà del prodotto Psyonix, coinciso con la diffusione gratuita del titolo con il PlayStation Plus, e da allora è diventato un appuntamento fisso, anche se per pochi minuti al giorno. Dopo oltre 745 ore passate a cercare di prendere la palla in aria con un certo stile, posso dire di aver capito qualcosa del gioco e dei giocatori che lo popolano. Cari lettori, benvenuti alla seconda puntata de Il Dettaglio, dove vi parlerò delle macchine di Rocket League.
Più che una macchina, uno status symbolPer cercare di rendere utile questo articolo anche a chi non ha mai sentito parlare di Rocket League, vi basterà sapere che si tratta di un gioco in cui, al comando di una macchina, è necessario spedire una palla in porta. Il classico calcio con le macchinine, insomma: un’idea magari non nuova (me la ricordo dai tempi di SNES e Sega Mega Drive, in Street Racer di Ubisoft), ma sicuramente avvincente e ben sviluppata. In questa sede ci interessa parlare delle macchine: nella versione base del gioco, escludendo quindi i numerosi DLC pubblicati nel corso degli ultimi tre anni, sono disponibili dieci veicoli con cui giocare. All’inizio della mia esperienza con il gioco non davo molta importanza al dettaglio, considerando le macchine solo per il loro aspetto estetico. Girovagando, poi, per le popolate pagine di Reddit dedicate al titolo, invece, sono venuto a conoscenza delle hitbox delle varie vetture. Si tratta, in sostanza, del parallelepipedo che il gioco interpreta come l’area in cui la palla va a impattare con la macchina, rimbalzando. Esistono varie hitbox che determinano la lunghezza e soprattutto l’altezza delle varie vetture, andando a influenzare i salti, le giravolte e il tempismo con cui devono essere effettuati tiri e salvataggi. Tra tutte, la regina delle auto di Rocket League è lei, l’Octane, diventata ormai uno status symbol tra i vari giocatori. Io stesso la uso e devo dire che, ogni volta che torno indietro a usare qualche altra macchina, i risultati sono spesso disastrosi (considerato anche che, come giocatore, non è che sia proprio un campione). I motivi di questo successo sono molti, tra i quali ce n’è anche uno di natura tecnica: la hitbox dell’Octane rappresenta un compromesso accettabile tra altezza e larghezza, con in più un buon angolo di sterzo. C’è, però, un altro motivo per il quale l’Octane ha molto successo: il consenso della community.
Se lo dice Kronovi, allora è veroCameron “Kronovi” Bills è uno dei volti noti della scena competitiva di Rocket League. A chi gli chiedeva di spiegare il successo dell’Octane ha spiegato: “L’Octane soddisfa le aspettative della maggior parte dei giocatori, e ormai è la macchina più comune. Alla gente non piace allontanarsi dalla normalità.” Il fatto è che, se si guardano le competizioni al livello più elevato del titolo, molti giocatori usano proprio l’Octane. Da qui il passo è breve: anche i giocatori meno dotati, quelli che si divertono a Rocket League per qualche ora a settimana, passano alla Octane pensando di poter migliorare il proprio gioco proprio perché i “Pro” la usano. Ovviamente usare l’Octane non rende più bravi tutto di un tratto, ma questa grande diffusione della macchina ha avuto come conseguenza la rapida estinzione di alcune vetture, utilizzate ormai molto poco online. Le varie Merc, X-Devil, RoadHog, Paladin, Gizmo e Devil, infatti, sono sempre più difficili da individuare, per non parlare di alcune vetture apparse in seguito nei DLC, come la “mia” Triton, che ho usato per molto tempo (e probabilmente sono stato uno dei pochi in tutta la community a farlo). L’Octane, ormai, è una specie di marca: fa quello che fanno le altre macchine ma, secondo i giocatori (e alcuni parametri tecnici comunque soggettivi), lo fa meglio. Questo è ancora più vero se si pensa che anche altre macchine hanno la stessa hitbox della vettura preferita dai Pro, ma non trovano uguale popolarità.
Close one!Che alcune macchine di Rocket League siano sole e dimenticate lo si capisce anche da un altro elemento: il colore. Alcune vetture del titolo Psyonix sono disponibili in speciali versioni col bordo colorato che, a seconda dei casi, possono essere molto molto costose. La versione più ambita dei vari oggetti è quella bianca: per racimolare una Octane Titanium White, almeno in ambito PC, sono necessarie almeno 95 chiavi. Se si calcola che 20 chiavi costano € 16,87, si capisce che si tratta di un vero e proprio investimento, un po’ come quelli dei giocatori di Counter-Strike. Le versioni bianche delle macchine dimenticate, invece, costano una quisquiglia: una Merc Titanium White costa meno di due chiavi, una povera X-Devil arriva a malapena a una chiave. Il mercato di Rocket League, d’altronde, ha le sue convenzioni e i suoi “beni rifugio”, e spiegarne le dinamiche porterebbe via veramente troppo tempo. Il messaggio che ci pare giusto lasciare alla fine di questa riflessione sulle macchine di Rocket League, d’altra parte, è che la macchina può contare solo fino a un certo punto: se si osserva la scena competitiva, è possibile vedere che uno dei giocatori più apprezzati, ovvero Fairy Peak!, utilizza da tempo la batmobile inclusa in un DLC di qualche tempo fa. Anche Turbopolsa, campione indiscusso degli ultimi campionati mondiali con il Team Dignitas, è passato da poco alla batmobile con risultati che, evidentemente, sembrano pagare.
È affascinante vedere come in Rocket League la scelta della macchina rappresenti un dettaglio influenzato da fattori tecnici, estetici o, addirittura, di reputazione. Scegliere l’Octane perché la usano i professionisti non sembra essere una grande idea, ma è anche vero che la vettura in questione appare molto comoda per diversi motivi. In ogni caso, voi avete mai utilizzato una delle macchine “dimenticate” di Rocket League, e come vi siete trovati?