La follia dei prezzi coronata da PS5 Pro è la ciliegina sulla torta di mediocrità di questa gen

Il prezzo di PS5 Pro è solo l'ultimo atto di una generazione che ha tirato sempre più la corda, con PlayStation forte anche della concorrenza inesistente.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

80 euro per un singolo gioco non sono poi così tanti. Ne era certo Strauss Zelnick, CEO del gigante Take-Two Interactive, che dopotutto non si è mai nascosto: quando la sua compagnia, che ha sotto il cappello Rockstar Games e 2K, ha lanciato i giochi con i nuovi prezzi da 80 euro al lancio, in questa generazione, lo ha fatto perché «i giocatori sono pronti».

Dopotutto, era in buona compagnia: ora un gioco del day-one a 80 euro è diventato lo standard, Larian Studios si aspetta che i prezzi salgano ancora dopo GTA 6 e anche la morigerata Capcom aveva sospirato qualche tempo fa: «i prezzi dei videogiochi sono troppo bassi».

Così li percepiscono i publisher, essenzialmente perché creare videogiochi è molto, molto costoso e, a meno di creare videogiochi persistenti – la grande chimera che ha fatto deragliare buona parte delle produzioni odierne – le entrate si concentrano su un piccolo periodo di tempo.

Noi consumatori, invece, li percepiamo all'opposto: per 9 giocatori su 10, i videogame costano troppo. C'è proprio uno scollamento: abbiamo milioni di lettori e posso dirvi, come è logico con la nostra linea editoriale, che la stragrande maggioranza di voi gioca su console. E posso anche dirvi che la stragrande maggioranza di voi legge tanto (TANTO) le notizie dove segnaliamo giochi gratis, giochi a prezzo ridottissimo, giochi che arrivano in abbonamenti che magari tu ha già pagato. 

Riassumo: i giocatori sono sempre in cerca di un modo per pagare i videogame il meno possibile. I publisher di un modo di far pagare loro il più possibile – come poi è normale: gli interessi dei due agenti principali del mercato, chi produce e chi compra, tirano la corda in direzioni opposte. Una regola aurea, però, è tirarla con equilibrio per evitare di arrivare al punto di rottura o di trascinare tutti nel baratro, ed è quell'equilibrio che sta mancando.

Perché il futuro si raggiunge per accumulo, come disse Kojima qualche tempo fa in merito alle anticipazioni che operò in Metal Gear Solid 2, e l'accumulo di decisioni e trend che stiamo vedendo in questa generazione sta portando il mercato console verso una direzione fumosa, elitaria, finanche sfacciata e disconnessa dalla realtà di questo periodo storico: non si fa più nemmeno finta che sia for the players.

Così, in attesa di capire se il cloud diventerà una costante del domani, un mattoncino alla volta il mercato console ha chiesto sempre una monetina di più, un'altra monetina di più, un'altra ancora, arrivando al caso di PS5 Pro di queste ore: una console potenziata che costa 799 euro mentre la versione standard (Digital, tanto per rimanere coerenti) ne costa 449 di listino. Una intera console di differenza nel prezzo tra un modello e l'altro.

E ok, è un hardware che parla a una nicchia, non è quello il punto di questa riflessione. Il punto è quel futuro che si raggiunge per accumulo – l' accumulo di mosse come queste.

Quanto ho pagato le mie PlayStation?

Quando sono arrivati i giochi a 80 euro, abbiamo alzato le spalle e ci siamo detti «alla peggio lo compro quando costa meno». Quando le copie da collezione sono diventate foglietti con il codice digitale un po' di rumore c'è stato, chi ama collezionare i giochi su disco ha sentito che gli stavano sfilando via qualcosa da sotto il naso. Abbiamo alzato le spalle e ci siamo detti «mah».

Quando sono arrivati i rincari di mezza-gen, un caso storico dove una console due anni dopo costa più di quando è uscita, in un certo senso noi consumatori abbiamo compreso che il problema è generalizzato in quest'epoca storica, tanto che sono ritocchi arrivati un po' su qualsiasi tipo di prodotto.

In questi quattro anni, un marchio come quello PlayStation è passato dal fare da biglietto da visita al fare da parafulmine.
In mezzo a tutto questo però si sono infilati tanti altri episodi: i cambi di direzione sulla cross-gen, gli upgrade gratuiti inclusi, poi no, poi sì, i progetti costosi e morti in partenza come Concord
PlayStation VR 2, i prezzi di Dualsense magicamente aumentati nel silenzio più totale, la disastrosa gestione di Helldivers 2.

Un minestrone di contraddizioni e andare a tentoni, con un marchio come quello PlayStation che anziché un biglietto da visita da quattro anni sta facendo da parafulmine per le strategie dissonanti di Jim Ryan prima e di chi ne sta prendendo le redini poi.

Qualche anno fa, pubblicai su queste pagine un articolo in cui analizzai i prezzi delle console nei decenni, tenendo anche conto dell'inflazione. Per completezza, inclusi anche i prezzi dei giochi per il consumatore e per il produttore.

Penso sia una lettura interessante e ho deciso di riprenderne in analisi i numeri, ricalcolando l'inflazione con i dati più recenti (quelli di luglio 2024) per applicarli alla famiglia di console PlayStation. I dati che ne emergono sono i seguenti, calcolati in dollari per comodità (è più facile avere strumenti per il calcolo dell'inflazione, ndr):

Console Anno Prezzo Prezzo al valore $ attuale
PlayStation 1995 $299 $625,73
PlayStation 2 2000 $299 $540,19
PlayStation 3 2006 $499 $778,94
PlayStation 4 2013 $399 $538,47
PlayStation 4 Slim 2016 $299 $389,67
PlayStation 4 Pro 2016 $399 $519,99
PlayStation 5 2020 $399 (Digital) - $499 (Standard) $482,27 - $603.14
PlayStation 5 Slim 2023 $449,99 (Digital) - $499 (Standard) $459,95 - $511,17
PlayStation 5 Pro 2024 $699 (Digital) - $778,99 (con lettore aggiuntivo) --

Ci sono dei fattori che appaiono abbaglianti anche solo a una prima occhiata, come il fatto che PS4 Pro costasse $100 in più di PS4 Slim (e senza il bisogno di acquisti a parte per non doversi sottoporre al monopolio di PlayStation Store) e avesse lo stesso target price di PS4 fat al lancio.

PS5 Pro, anche calcolando l'inflazione del periodo pandemico sui prezzi originali di PS5 Slim, ha un rincaro sopra i $216, che anche a occhio nudo (senza tenere conto del diverso valore della moneta) significa passare dai $399 della Digital ai $699 della Pro. Se facciamo il paragone con la Slim, lo stacco a occhio nudo è di circa $250. Se ci sommiamo il lettore Blu-Ray, si arriva a una distanza di prezzo di $280 rispetto al listino di PS5 Slim per giochi fisici.

Il divario tra PS4-PS4 Pro e PS5-PS5 Pro è più che raddoppiato, ed è così anche tenendo conto dell'inflazione: la distanza valutando la differenza della moneta tra PS4 Pro e PS4 Slim sarebbe comunque di circa $130, non di $280. Non è quindi solo una questione di potere d'acquisto, ma anche di strategia. E sulla strategia, al contrario che sul valore della moneta, un platform holder ha il controllo.

Se siete più pratici con i prezzi in euro, quelli di listino sono stati:

  • PS4: 399€
  • PS4 Slim: 299€
  • PS4 Pro: 409€
  • PS5: 499€ (Standard), 399€ (Digital)
  • PS5 Slim: 549€ (Standard), 449€ (Digital)
  • PS5 Pro: 799€ (Digital), 918,99€ (Standard), 948,99€ (Standard + base verticale).

I numeri sono probabilmente così chiari che commentarli è perfino superfluo: il futuro si raggiunge per accumulo e PlayStation, di generazione in generazione, ha tirato la corda un pochino più forte, fino a darle uno strattone che ha assunto i contorni della parodia in queste ore – come denotano le reazioni della community, che non ricordavo così spaesata forse dai tempi del prezzo suicida di PlayStation 3.

Probabilmente, l'idea di pagare oltre 900€ per poter continuare a giocare la propria copia fisica di Marvel's Spider-Man 2, ma godendo di un dettaglio grafico migliorato che per notarsi ha richiesto a Mark Cerny uno zoom che nemmeno Digital Foundry, non suona poi così seducente.

Abbiamo capito che il mercato sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti e non esistono grandi cambiamenti senza scossoni e confusione. Abbiamo anche capito che, come denotavano prezzi come quello di DualSense Edge o di PlayStation Portal, PlayStation conta sempre di più sulla sua firma per dare valore al costo che richiede per i suoi prodotti.

Sa che può farlo, basta vedere le vendite di Portal e di certo lo ribadiranno anche quelle di PS5 Pro: negli anni, il marchio ha guadagnato (meritatamente) fiducia e apprezzamento dai giocatori, che sulle sue console si sono trovati alcune tra le esperienze che hanno fatto da spartiacque generazionale. La domanda è un'altra: può farlo ancora? Potrà farlo nella prossima tempestosa generazione, considerando il vento seminato in questa?

AAA cercasi concorrenza, astenersi perditempo

Perché un player chiave del mercato si può prendere il "rischio", un mattoncino alla volta, di osare con il prezzo di quello che è il cuore del suo business, ossia la base installata delle console? Perché, allo stato attuale, non ha paura della concorrenza. Ammesso che possa ancora considerare di averne una.

Sappiamo che Nintendo gioca – e fa benissimo, mi permetto di sottolineare – un campionato diverso, uno dove le idee vincono ancora sui due frame in più. Uno dove il videogioco viene prima della tecnica che serve sfoggiare per realizzarlo, se vogliamo ricorrere al dono della sintesi.

L'appeal delle console next-gen è di altro tipo, più assimilabile (anche nel listino, a quanto pare) a quello del PC enthusiast, dove la tecnologia, le performance e il fotorealismo fanno parte dell'esperienza ludica. La replicabilità dell'effetto "wow" provato passando da PSOne a PS2 non esiste, ma l'industria continua a inseguire la fedeltà grafica a tutti i costi, al punto che quando ci siamo staccati dalla cross-gen i 60 fps sono finiti subito sotto il tappeto in favore di più effetti, più dettagli e un frame rate bloccato a 30. Mancanza dove prova a inserirsi l'esosa PS5 Pro.

In questo scenario, i giocatori console – ossia quelli che vogliono accendere la macchina e giocare, senza pensieri – si ritrovano così con due player: PlayStationXbox. Ma anche loro, ormai, giocano campionati diversi.

Dopo la capillarità illusoria avuta in quarantena, il mercato si è trasformato in un gigante dai piedi d'argilla, che chiede i prezzi di un Picasso per pennellate poco convinte che sulla tela dovevano esserci già quattro anni fa.
Per Sony, le console PlayStation sono sempre state la pietra angolare del business e della strategia. Per Xbox sono solo uno dei modi per accedere a ciò che le interessa: Game Pass. Questo significa che il business di Sony, che pure si sta aprendo anche al mondo PC e al cloud, passa per la vendita di hardware per il quale poi ti vendo i giochi. Quello di Xbox, invece, per le entrate persistenti date dall'abbonamento, soprattutto in un mercato dove spesso le console venivano vendute in perdita.

In quest'ottica, allora, sorprende poco che Sony spinga sull'all-digital: se compri una PS5 (Pro) solo digitale, i giochi li compri su PlayStation Store – e basta.

Posso farvi degli esempi: su Amazon, Horizon Forbidden West in formato fisico ora costa 42,99€, su PS Store in digitale 59,99€. Posso continuare: Gran Turismo 7 nel momento in cui scrivo costa, fisico e sempre su Amazon, 57,83€, su PS Store digitale 79,99€. Marvel's Spider-Man 2 fisico costa 61,99€, digitale 79,99€. The Last of Us - Parte II Remastered 40,99€, digitale 49,99€. 

A meno che non ci siano sconti periodici (come quello ora attivo su God of War: Ragnarok, o quello su The Last of Us - Parte I) si finisce per pagare di più una copia in download digitale di una retail, e la si compra necessariamente da PlayStation Store. Senza i costi di produzione o distribuzione fisica.

È chiaro, allora, perché per Sony sia importante vendere la macchina, possibilmente senza Blu-Ray: perché permette di diversificare le entrate in modo significativo, contando non solo sui DLC e le microtransazioni, ma anche sull'acquisto dei giochi in sé.

Quello che si sta testando ora è quale sia la barriera di ingresso di fronte alla quale gli utenti dicono «no, è troppo», e le maglie per Sony sono molto larghe proprio perché può contare su quella fiducia – anche cieca – che milioni di consumatori le hanno dato negli anni, quando quel 4 the players aveva ancora qualche tipo di riscontro.

Dopo generazioni particolarmente trionfanti, la compagnia giapponese ha già fatto in passato il passo più lungo della gamba: il caso del prezzo di PS3 è storico e arriva dopo il boom straordinario di PS2. Quello che sta succedendo nella generazione di PS5 accade dopo il boom di PS4.

Il fatto che la Storia si ripeta è una grande verità, anche nell'industria dei videogiochi, perché Sony è forte del suo successo e della vita sonnecchiante di una console Xbox nella quale non crede nemmeno Xbox, quando lancia i 799€ della PS5 Pro all-digital per vedere un po' come va. 

Parla a una élite, certo, ma è la stessa élite alla quale una generazione fa chiedeva 100€ in più del modello base per PS4 Pro, non quasi il doppio del prezzo di lancio. Parla a una élite di giocatori in cui peraltro rientro anche io, eppure nemmeno io che coi videogiochi ci lavoro a questo prezzo la prenderei: una élite che sta esprimendo perplessità e malcontenti. Siamo finiti tutti fuori target? Quindi il target chi è?

Il futuro si raggiunge per accumulo e, in termini di fiducia del consumatore, questa generazione ha accumulato solo nubi.
E queste manovre arrivano in una generazione che, oltretutto, è mediocre a rimanere gentili, non solo in casa Sony: i maggiori successi sono sequel che reiterano idee già sicure, siamo stati investiti da ricicli patinati, si corre a cercare di aumentare i margini di guadagno per spendere centinaia di milioni in live service che chiudono in dieci giorni e, in generale, la capillarità vissuta dal mercato nella pandemia si è trasformata in una sorta di "elitarizzazione" dai numeri impazziti, in un gigante dalle gambe d'argilla che prova a chiedere i prezzi di un Picasso per pennellate poco convinte che sulla sua tela dovevano esserci già quattro anni fa – come sbandieravano le diciture nella confezione della console, con quel 4K120 in bella vista.

Alla boccata di ossigeno di Astro Bot – splendido nelle idee, nelle dimensioni, nella realizzazione e a quanto pare invendibile – ha fatto subito seguito la solita Sony di questa generazione. Il futuro si raggiunge per accumulo, dicevamo. E in questa generazione, un inciampo e uno strappo alla regola alla volta, PlayStation e le console per gli AAA hanno accumulato tante nubi, in un'epoca dove alcuni già guardano alle nuvole del cloud, se proprio volete che giochiamo dei giochi immateriali.

Quanto siamo disposti a spendere per giocare? È questa la risposta che ci arriverà, forte e chiara, da questa generazione: i videogiocatori votano con il portafogli. E quella corda, strattonata sempre di un passetto in più, si può anche finire per lasciarla andare.

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