Kratos: God of War - Il Salone degli Eroi

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a cura di SirFran Snee

The gods of Olympus have abandoned me. Così recitavano le primissime battute nell’apertura del primo capitolo, e dopo aver pronunciato questa frase, dal momento in cui si gettò “dalla montagna più alta di tutta la Grecia” non ci fu davvero più speranza. Muscoli, ira e lame: si possono riassumere con questi tre termini i connotati principali di quello che è, almeno a un primo sguardo, uno degli “eroi” che ha dovuto lasciare l’Olimpo greco per entrare in quello videoludico. Parliamo di Kratos, personaggio polivalente della saga di God of War, il cui titolo è al tempo stesso perifrasi e apposizione che anticipa il tratto più importante di questa figura e di quanto attende i giocatori in ciascuno dei capitoli. Nella costruzione e definizione di questo personaggio, nulla è stato lasciato al caso, attingendo in modo particolare e attento a un bacino di cultura e mitologia niente affatto indifferenti nel panorama complessivo della produzione videoludica. Per quanto spesso tradizione e folklore diventino spunto, o pretesto, per dare vita a un gioco, sarebbe chiaramente banale catalogare in tal senso la saga in oggetto. Partiamo considerando il mondo in cui è inserito Kratos, quello dell’Antica Grecia con tutta la narrazione mitologica che la accompagna e che supporta l’intero arco della narrazione finora giocata.
Il nostro eroe non è comparso per caso in questo titolo, se consideriamo che la storia ellenica narra di un dio, Cratos, nemico dei Titani e di Prometeo, incatenato con l’aiuto dei fratelli, Nike, Bia e Zelo.Come sappiamo, la versione videoludica ha stravolto questi episodi, narrando l’esatto opposto e creando scompiglio tra le divinità olimpiche, tanto da scatenare una vera e propria guerra. Citato nella letteratura classica, simbolo di forza, potenza e “potestas, Kratos si può configurare come l’incarnazione di una tattica vincente da un doppio punto di vista videoludico. Da una parte Santa Monica Studios ha attinto a un bacino così ricco e ampio di letteratura classica da poterla plasmare e riadattare a seconda delle proprie esigenze in tanti titoli diversi, offrendo anche un contorno di spin-off apprezzabili da chi è alla ricerca di un videogioco puramente di azione, facendo a fettine chiunque si trovi sul proprio percorso, ma anche dagli appassionati di storia e mitologia, alla ricerca di una nuova interpretazione di questa cultura. Dall’altra si è creata una lore davvero unica attorno a questa figura di assassino truce e senza pietà, consentendo così la perfetta riuscita del coup de théatre con la comparsa del figlio, Atreus, nell’ultimo episodio. Assistiamo dunque a un percorso di cambiamento e crescita di Kratos, presentatosi come un dio “sbarbatello” e con la sola volontà di incanalare la sua ira funesta (tanto cara a un’altra figura greca, il pelide Achille) in attacchi oltremodo potenti, come solo una divinità saprebbe sfogare, a un uomo che mostra finalmente un aspetto più umano, portando con sé i segni del tempo e la continuazione della propria stirpe.
Quest’ultimo titolo da poco sfornato per le nostre console rappresenta un vero e proprio giro di boa per il nostro eroe, ritrovandosi a fare i conti con un presente ben diverso da quanto vissuto fino a quel momento: la calda Grecia ha lasciato il posto alle fredde terre nordiche, presentandoci così un uomo dalle sembianze più vichinghe e grezze, rispetto a una volta.Un altro sintomo del cambiamento a livello di narrazione e di simbologia è anche l’assenza di scene erotiche consumate con diverse donne, come era abitudine assistervi nei precedenti capitoli, dove le protagoniste venivano assurte a meri strumenti del piacere mascolino da soddisfare. La sensualità e la passione di un uomo forte, muscoloso e abile a fare suoi tanto i nemici quanto le donne hanno lasciato il posto a un guerriero chiuso e più paterno, senza cadere però in scene melense e abbastanza incoerenti con la figura di Kratos che siamo stati abituati a conoscere. Vedere dunque un personaggio di questo calibro alle prese con un figlio da crescere poteva essere un rischio che in Santa Monica Studios si sono sentiti di correre, gestendo la nuova situazione in maniera magistrale e permettendoci di scoprire nuovi lati della personalità di Kratos, approfondendo e modificando l’identikit di un personaggio che era ancora manchevole sotto alcuni punti di vista. Non di sole lame e sangue vive Kratos, con nostro graditissimo stupore e piacere.

Il viaggio di questo uomo-dio sembra non cessare mai, un percorso che ha portato lui e noi verso nuove mete e nuovi, profondi risvolti della storia di questo uomo, che ci ha mostrato come il concetto di forza e vulnerabilità emotivi da un lato, l’abilità di provare ogni emozione dall’altro non siano diametralmente opposti o conflittuali. Una vita drammatica, il potere di un dio, i turbamenti emotivi di un uomo; l’addestramento che ha avuto sin dall’infanzia e tutto ciò che ha vissuto, ha condotto il nostro eroe a sviluppare, e ancor meno a mostrare, quei tratti di umanità che porta dentro di sé, ma che non hanno stentato a venire alla luce nel corso delle avventure che ha attraversato finora. Una nuova avventura si profilerà all’orizzonte? Sarà sinonimo di nuovi viaggi alla scoperta di sé?

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