Benvenuti a La Giungla dei Tie-In, una serie di speciali per parlare dei videogiochi tratti da proprietà intellettuali famose. Associare un videogioco a un prodotto di successo è una consuetudine oggi abbastanza sparita, ma specialmente negli anni Novanta e Duemila affollava con prepotenza gli scaffali dei negozi a ogni uscita di blockbuster o presunto tale. Prodotti per la maggior parte sviluppati in fretta e furia, in modo che la sua uscita combaciasse con quella del film di derivazione. Inutile dire che questa periodica “invasione” ha prodotto nel pubblico la percezione stereotipata che tutti i videogiochi tratti da film e fumetti siano immancabilmente di scarsa qualità.
Ma i tie-in sono stati anche la “palestra” di moltissimi sviluppatori oggi considerati competenti e stimati, e vi sono stati anche casi in cui i tie-in sono stati prodotti non solo passabili ma anche più che discreti. Ed è proprio con uno di questi ultimi che vogliamo inaugurare la serie: in questa puntata parleremo di Hercules, sviluppato da Eurocom e pubblicato sulla prima PlayStation nel 1997, in concomitanza con l’omonimo classico Disney uscito nelle sale lo stesso anno.
Quando Eurocom (r)aggiunse una dimensione
Nel linguaggio comune dei videogiocatori “tie-in” è indica prevalentemente quei prodotti tratti da pellicole cinematografiche, ma il termine serve a indicare in senso più generale tutte le trasposizioni di proprietà intellettuali non nate come videogiochi.
Conosciuto anche come Hercules: Action Game, il pargolo di Eurocom è un po’ l’attuale “grande vecchio” dei tie-in. È stato ed è tuttora uno dei videogiochi tratti da un film più apprezzati e ricordati, tanto che praticamente chiunque abbia posseduto la prima PlayStation ne ha sentito parlare o ci ha giocato almeno una volta. Altra ragione del suo successo è il suo collocarsi tra due epoche: è uno dei primi a calcare il suolo della PlayStation e del suo 3D, ed è l’ultimo di quella generazione a due dimensioni di Genesis e Super Nintendo. I suoi predecessori diretti sono infatti i videogiochi a scorrimento orizzontale de La Bella e la Bestia, Aladdin e Il Re Leone, questi ultimi tra l’altro sviluppati da futuri pezzi grossi come Capcom e Westwood Studios. I britannici di Eurocom non sono nuovi ai tie-in, ma comunque si tratta di uno dei loro primissimi lavori in 3D. La soluzione è quella più ovvia ma anche necessaria: ricorrere al 2,5D. Ovvero i personaggi sono bidimensionali e l’azione scorre orizzontalmente ma le ambientazioni e gli oggetti più complessi sono realizzati con i poligoni. Un compromesso che non smette di funzionare neppure oggi e che anche a quei tempi si rivela vincente. Toccherà far muovere il forte ma ingenuo Hercules seguendo (in maniera certe volte un po’ lasca) la trama del film originale di Musker e Clements. Da un punto di vista contestuale però la riproposizione delle atmosfere del film riesce alla perfezione, aiutata anche dal coinvolgimento del cast vocale originale (in italiano riprenderanno i loro ruoli solo Massimo Venturiello e Veronica Pivetti, rispettivamente Ade e Megara).
Centinaia di fotogrammi
Essenzialmente Hercules è blando platform a scorrimento con elementi action. Si comanda Hercules attraverso i dieci livelli che coprono il film facendogli compiere le varie imprese che lo porteranno a essere riammesso all’Olimpo. In essi sono disseminati nemici da sconfiggere, prove da superare, monete e oggetti da raccogliere e qualche blando segreto, talvolta intervallato da qualche miniboss. A questi si alternano i livelli “a scorrimento”: Hercules corre automaticamente verso l’orizzonte e sta a noi fargli evitare gli ostacoli e (di nuovo) raccogliere gli oggetti. Unica variante a questa struttura è il terzultimo livello (Titan Flight, in italiano Volando contro i Titani), in cui Herc in groppa a Pegaso vola sull’Olimpo per liberare gli dèi catturati da Ade con l’ausilio dei Titani. In questo caso il livello è sempre a scorrimento, ma avanza da sinistra verso destra e si può muovere liberamente il personaggio per lo schermo, in una maniera che ricorda un po’ il miliare Gradius del 1985. I livelli sono poi ovviamente inframmezzati da spezzoni del film, ridoppiati per l’occasione anche in italiano e ovviamente di qualità visiva eccelsa. C’è anche una password segreta che permette di vederli tutti in sequenza.
Anche quest’ultimo fattore ribadisce che in questo gioco a fare la parte del leone sia il comparto tecnico, che attinge abbondantemente al repertorio del film originale e per poi mescolarlo con i poligoni. I personaggi 2D si muovono animati da decine e decine di fotogrammi al secondo e si fondono con grande perizia agli ambienti poligonali, che non mancano di esibire inedita grandezza. Una vastità utilizzata anche ai fini di gameplay, in quanto Hercules può spostarsi tra i diversi “piani” dell’orizzonte tramite piccoli sentieri. Eurocom copia abilmente lo stile “morbido” e “vascolare” del film originale evitando cel-shading e colori sgargianti per tratteggiare un ambiente poligonale più “fumettistico” e caricaturale, che rende i livelli un piacere da vedere e da attraversare. Quando i boss sono invece realizzati con i poligoni riescono anche a trasmettere una spettacolarità inedita per un tie-in, invogliando a proseguire per raggiungere lo scontato lieto fine.
La fretta è cattiva consigliera
Ma nonostante la buona volontà, la progressione a conti fatti rimane ancora oggi veramente semplicistica. Perché se da un lato ha senso che debba essere un gioco il più possibile “ecumenico” e accessibile anche ai bambini, dall’altro il gameplay non presenta mai veri e propri punti “critici” che obblighino ad accendere il cervello. Fino all’esagerazione: un giocatore minimamente allenato vedrà il filmato finale dopo appena un paio d’ore. L’unico incentivo dell’aumentare il livello di difficoltà è che i già sopracitati spezzoni del film saranno più estesi, mentre a livello facile al giocatore viene precluso l’accesso agli ultimi due livelli e quindi alla battaglia finale. In compenso vi sono un’effettistica ripresa direttamente dal film e la colonna sonora composta appositamente per il gioco, che riprende e rielabora quanto scritto da Alan Menken per la pellicola originale.
Ma forse, più che la difficoltà blanda, a deludere di più di questo Hercules è la costruzione altalenante dei livelli, segno inconfondibile dei tempi di sviluppo frettolosi. A livelli veramente vasti e ispirati come quello de La Grande Oliva (il numero quattro) se ne alternano altri tristemente limitati, ripiegati su una singola bossfight (come l’Idra o Medusa). Gli stessi livelli a scorrimento alle volte sono prolungati in maniera un po’ troppo “artificiosa”, e persino lo scontro finale non ha sprazzi creativi, con il giocatore che deve solo inseguire e colpire Ade che svolazza da un punto all’altro della limitata arena bidimensionale.
Fatto sta però che il gioco fu veramente un gran successo, tanto da meritare prima la riedizione platinum e poi la ripubblicazione digitale su PlayStation Store nel 2011. Una sorte paradossale se consideriamo che il film originale, per quanto oggi abbastanza rivalutato, ai tempi guadagnò molto meno rispetto agli altri del cosiddetto “rinascimento Disney”.
In questa prima puntata de La Giungla dei Tie-In abbiamo ripercorso uno dei videogiochi più celebri per tutti coloro che abbiano conosciuto la prima PlayStation. Con un significato anche più nascosto: Eurocom fu anche uno dei primi sviluppatori di videogiochi a tentare la strada della mitologia greca nella nostra contemporaneità. Per quanto questo sia stata una strada scelta in maniera inconsapevole e se vogliamo “obbligata”, è stato il primo tentativo di esplorazione prima di un certo spartano calvo e col tatuaggio rosso. E anche perché, nonostante la difficoltà blanda e la fretta di certi passaggi, Hercules della Eurocom rimane un tie-in fatto bene e ancora oggi perfetto da gustare in un’unica (e neanche troppo lunga) serata. Un esempio se vogliamo veramente raro, anche in funzione di cosa lo avrebbe succeduto… Rimanete con noi per continuare l’avventura nella “giungla”!