Harry Potter – La Giungla dei Tie-in #2

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Bentornati a La Giungla dei Tie-In, gli speciali estivi per riscoprire un genere spesso etichettato come “confusionario” o meramente commerciale: quello delle trasposizioni in videogioco di proprietà intellettuali originariamente nate su altri media. Se con l’Hercules della puntata d’esordio avevamo parlato di una conversione abbastanza tradizionale e volendo anche la più “comune” (da film a videogioco) oggi il passo sarà addirittura doppio: come da titolo parliamo di Harry Potter, la saga fantasy inglese più famosa di tutti i tempi dopo Tolkien. Nata dalla mente dell’autrice J. K. Rowling negli anni Novanta, la saga ha imboccato la strada del cinema a inizio anni Duemila, e solo grazie a questo passaggio ne sono poi nati i corrispondenti videogiochi. E quasi a ripagarsi del “ritardo”, sempre a inizio anni Duemila i prodotti dedicati al maghetto inglese hanno invaso il mercato con una pervasività ai limiti del virale. Alla luce di questo, la puntata di oggi dovrà adottare una prospettiva differente: invece che concentrarci su un solo titolo ripercorreremo brevemente gli “esordi videoludici” del maghetto, portandone alla luce gli esemplari più interessanti.
Il potere della pietra filosofale è legato al numero di pixel
Il termine “invasione” di poche righe fa non era utilizzato a caso. Con la distribuzione di Harry Potter e la Pietra Filosofale nel 2001 il mercato dei videogiochi si popola improvvisamente di tie-in del film. Il maghetto viene portato in digitale su talmente tanti sistemi di gioco da sfiorare il grottesco: PC, PlayStation, Mac, Game Boy Color, Game Boy Advance, PlayStation 2, Xbox e GameCube, con le ultime tre pubblicate due anni dopo in concomitanza/tandem con il secondo film. Affidati per forza di cose a sviluppatori differenti a seconda delle versioni, possiamo però dividerli in due “macro-categorie”: quelli destinati alle console casalinghe (che sono notoriamente più performanti) adottavano via dell’action-adventure con più di un’influenza alla “The Legend of Zelda”; le trasposizioni per le console portatili invece vertevano su un’impostazione più squisitamente “ruolistica”, risultando inaspettatamente profondi. Per quanto oggi le versioni PlayStation siano un po’ tornate “di moda” su Internet per via delle pronunce non proprio perfette dei doppiatori italiani (tra l’altro era ancora l’epoca in cui riuscivano ancora a ingaggiare qualche voce ufficiale dei film), Harry Potter e la Pietra Filosofale per Game Boy Color e Game Boy Advance rimangono delle belle sorprese. Sviluppati da Griptonite Games (futuri specialisti di tie-in e opere derivate, tra cui anche gli Assassin’s Creed per DS e PSP) si presentano come giochi di ruolo con visuale a volo d’uccello, che diviene orizzontale durante i “combattimenti magici”. Se la normale progressione è quindi quella dell’esplorazione e della raccolta di oggetti più o meno utili alla trama, i combattimenti avvengono a turni. Harry deve colpirle con un oggetto o un incantesimo per spaventarle e farle fuggire (la versione per GBA unisce il tutto nella sola visuale dall’alto). Ciascun incantesimo ha un relativo costo in Punti Magia per il lancio, e la maggior parte di questi si impareranno salendo di livello, cosa che obbliga a sessioni di grinding veramente inedite, specialmente considerando che stiamo parlando di un videogioco (in linea di principio) pensato anche per un pubblico infantile o poco più. Ancora più inaspettato il blando sistema di “crafting” (in cui mescolare gli ingredienti raccolti per fare pozioni) e un sistema di equipaggiamento che influisce direttamente sulle statistiche. Tutte queste caratteristiche fanno guadagnare a questi “piccoli” molta più attenzione e consensi, a fronte dei fratelli maggiori che invece si limitarono a galleggiare tra il sufficiente e il discreto.
La camera del reitero
L’invasione dei tie-in da parte di EA (su patrocinio della Warner) si ripete puntualmente l’anno successivo: nel 2002 esce nei cinema Harry Potter e la Camera dei Segreti, e i relativi tie-in vengono nuovamente affidati agli sviluppatori già responsabili della Pietra Filosofale. La maggior novità dei tie-in legati a Harry Potter e la Camera dei Segreti è correlata all’aggiornamento grafico generale e a un riordino delle idee del capitolo d’esordio. Griptonite Games migliora ancor di più il suo (già notevolissimo) motore proprietario per Game Boy Color e per l’Advance, ma questo genera saltuari glitch e semplifica molto la progressione, con il risultato di rendere inutili molte delle idee dell’esordio: scompare infatti la creazione delle pozioni e gli equipaggiamenti divengono assai meno determinanti. Si accetta però di potenziare la componente comunicativa per lo scambio delle figurine Streghe e Maghi Famosi, già limitatamente apparsa nel primo capitolo sulla scia dei Pokémon. Dal lato delle console casalinghe la situazione non è molto diversa. La mappa di Hogwarts viene “aggiustata” e su certune versioni la si può sorvolare a dorso di manico di scopa, ma alla fine il gioco ancora “sonnecchia” tra il sufficiente e il discreto. Forse l’unica cosa veramente interessante di questa “seconda generazione di tie-in” sta nel loro giusto approfittare dei tempi del videogioco, molto più dilatati rispetto a due ore di pellicola. Oltre ai minigiochi e alla raccolta di oggetti, nel gameplay trovano spazio anche situazioni, eventi e personaggi presi direttamente dai libri.
Nel 2003 la storia ovviamente continuò con Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, che per le versioni per console casalinghe (sviluppate da KnowWonder e dalla divisione britannica di EA) significò ampliare la conoscenza del RenderWare, il motore grafico che in quegli anni spadroneggiava (tanto che lo usò anche Rockstar per GTA San Andreas). Altra presenza fissa fu il compositore di Jeremy Soule, che fin dal primo tie-in aveva composto temi completamente originali evitando di ricalcare quelli che John Williams aveva scritto per le pellicole. Soule è tornato alla ribalta in anni recenti per aver firmato le musiche di Skyrim. Ancora una volta le valutazioni si assestano sulla sufficienza o poco più, ma il terzo episodio del maghetto va ricordato per essere l’ultimo sprazzo creativo di Griptonite Games: per la versione GBA dell’avventura gli sviluppatori abbandonano le velleità da action “a volo d’uccello” recuperando piuttosto le radici RPG più pure, con le battaglie che si sviluppano a turni e con una visuale in “finto 3D” dove coordinare Harry e i suoi amici. Forse il tentativo degli sviluppatori era non dimenticare che l’utenza del maghetto stava crescendo e che quindi fosse finito il tempo in cui si sarebbe accontentata di progressioni semplificate. Un fattore che forse non venne colto del tutto: l’imminente arrivo del Nintendo DS avrebbe presto portato a spingere sulla sola grafica le risorse di un GBA ormai prossimo alla pensione.
Avete rotto il Boccino
Risultati altalenanti a parte, le pellicole passano e i tie-in accompagnano. Nel 2005 esce il film Harry Potter e il Calice di Fuoco, a fronte del libro originale risalente addirittura al 2000. Il pensionamento del Game Boy Color permette di virare decisamente verso l’action anche i videogiochi sviluppati sulle console portatili, senza più bisogno di fare di necessità virtù coi turni. Ma se i tie-in ormai approfittano pienamente della sesta generazione di macchine da gioco e si preparano alla settima (su cui verranno pubblicati i tie-in conclusivi della saga), nello stesso anno del film su La Pietra Filosofale la Rowling scrive e pubblica due pseudobiblium: Animali Fantastici Dove Trovarli e Il Quidditch Attraverso i Secoli, che arrivano in tandem con Il Calice di Fuoco. Se il primo ha avuto recentemente la fortuna di inaugurare un nuovo ciclo di film, Il Qudditch Attraverso i Secoli fornisce l’ispirazione nel 2003 per uno dei tie-in più originali del franchise: Harry Potter La Coppa del Mondo di Quidditch. Come da titolo, parliamo di uno spin-off sullo sport fittizio giocato in groppa a manici di scopa. Per la maggior parte del tempo si controllano i tre Cacciatori nel tentativo di segnare punti con la Pluffa, mentre una volta riunite le due metà del Boccino nell’interfaccia in cima si passa a controllare il Cercatore per afferrare la pallina d’oro e concludere il match. Oltre alla solita raccolta di figurine e alle sfide/tutorial, il gioco presenta due Coppe principali: quella di Hogwarts e il campionato del mondo. Dove nella prima ci si ambienta abbastanza presto, il campionato del mondo Le formazioni delle squadre sono quelle de Il Calice di Fuoco, con la nazionale bulgara da sbloccare. Il gioco è ovviamente molto “grezzo” su tanti aspetti, come i controlli un po’ cervellotici e l’azione non facilissima da seguire, ma a conti fatti risulta inaspettatamente divertente. Se la coppa di Hogwarts è facilmente dominabile, con le nazionali il gioco sarà ovviamente più “feroce”, obbligando a imparare le mosse speciali e a coordinare le fasi con i Cacciatori con quelle del Cercatore. Ancora una volta i consensi non sono entusiastici: la versione per Game Boy Advance incassa il risultato peggiore, ma in generale il gioco è visto come eccessivamente facile e con avversari che diventano troppo presto aggirabili. Ma a parte questo, al gioco va riconosciuto l’impegno di aver cercato di cavare qualcosa di “nuovo” rispetto al solito action-platform. Come ultima curiosità, La Coppa del Mondo di Quidditch è l’unico videogioco in cui il doppiatore italiano Alessio Puccio riprende il ruolo di Harry Potter al di fuori dei film.

Per questa seconda puntata de La Giungla dei Tie-In abbiamo ripercorso gli esordi e il consolidamento di uno dei franchise più amati di tutti i tempi. Harry Potter, il maghetto inglese più famoso del mondo, ha generato un fenomeno mediatico e di costume dalle proporzioni ipertrofiche, che ha avuto i suoi strascichi anche nel media videoludico. Ciò si è tradotto in un numero a volte soverchiante di tie-in, con risultati che rimanevano a galla tra il sufficiente e il mediocre, pur includendo anche qualche buon esemplare e qualche buona idea. Fuori dai giudizi sulla qualità dei singoli giochi, c’è però da fare una considerazione finale: grazie al successo ottenuto con i capitoli “canonici” la EA ha potuto espandere il franchise in altre direzioni, attingendo dal background fornito dalla Rowling per impostare anche un originale videogioco sportivo. Rimanete con noi nella “giungla”, che nella prossima puntata potremmo non muoverci dall’Inghilterra…

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