Vi è mai capitato di confrontarvi, che sia con un amico o con qualcuno a caso sui social, su quel vecchio titolo che voi non avete mai giocato, sentendovi dire la classica (e tristissima) frase: «Come hai fatto a non aver mai giocato X?»?
Se non vi è mai successo è perché, sicuramente, siete dall’altra parte del confronto e della conversazione. Ogni videogiocatore, bene o male, si è ritrovato a vestire uno di questi due ruoli (o magari entrambi).
Anche a me è capitato più spesso di quanto riesca a ricordare – e altrettanto spesso mi sono trovato dall’altra parte, quella del «Ma davvero non lo hai mai giocato?». A volte un po’ per scherzo, altre volte perché certi titoli li porto nel cuore al punto da dimenticarmi che, in effetti, non tutti hanno i miei stessi gusti o hanno vissuto il mio stesso percorso videoludico.
Nella maggior parte dei casi, questi confronti nascono per via di qualche sparatutto (prima o terza persona che sia), perché è un genere con cui non sono mai riuscito a trovare l’amore. Anzi, sono proprio negato negli sparatutto, e i pochi che ho giocato sono entrati nella mia libreria proprio per i motivi di cui sopra, diversi anni (tanti) dopo la loro pubblicazione.
Oltre ai gusti personali, all’età e alla propria storia videoludica, ogni tanto si pone anche il problema di come riuscire a recuperare un certo titolo per colmare quel “profondo” buco culturale che ci portiamo dietro.
A volte si inciampa in qualche edizione restaurata di un vecchio gioco, sperando di non incappare nelle ire di qualche purista che ti appunta la medaglietta al petto solo se hai giocato l’edizione originale sull’hardware originale.
Altre volte, invece, si spera che qualche azienda decida di mettere a disposizione una collection di vecchi titoli, come l’ultima raccolta di Yu-Gi-Oh di Capcom (potete trovarlo su Amazon per Nintendo Switch).
Oppure si spera nelle iniziative di preservazione dei giochi, come quella di GOG (date uno sguardo qui se vi interessa sapere come funziona), con la speranza che la vecchia gloria che aspettavamo di giocare venga finalmente riproposta e che, svariati anni più tardi, l’esperienza risulti comunque interessante e divertente.
Le "run venterane"
Ma perché vi ho tediato con questa introduzione piena di ovvietà e luoghi comuni? Per raccontarvi una storia che affonda le sue radici proprio in questi confronti e nei recuperi di titoli importantissimi (o presunti tali).
Una storia nata un po’ per gioco e un po’ per ‘meme’, ma che alla fine mi ha insegnato qualcosa di vagamente prezioso. E voglio condividerlo con tutti quelli che cercano di approcciare qualche “gioco importante” del passato.
Andiamo con ordine.
Io e Valentino, sulla scia delle famosissime Veteran Run che spopolano ormai su Twitch (per chi non sapesse di cosa parlo: due persone giocano insieme un titolo, con una che interpreta il ruolo del ‘maestro’ – cioè colui che ha già giocato più e più volte il gioco – e l’altra, che non l’ha mai giocato, nel ruolo dell’allievo), decidiamo di provare il format su Discord, per divertirci.
Per l’occasione scegliamo di giocare i due The Legend of Zelda - Oracle of Ages e Oracle of Seasons, per tre motivi sostanziali:
- Valentino non li ha mai giocati.
- Sono i miei capitoli preferiti della serie, per ragioni di cuore.
- Nintendo li ha messi a disposizione su Nintendo Switch Online.
L’ultimo punto è stato in realtà il più rilevante, perché avevo proposto a Valentino di giocare questi titoli più volte, ma il loro essere di difficile reperibilità era sempre stato un ostacolo (al netto dell’emulazione non ufficiale, strada che non volevamo percorrere).
Un aiuto "intelligente"
Allineatosi, dunque, l’universo, iniziamo la nostra avventura nei due mondi di Capcom. Il percorso è stato abbastanza veloce e facile, un po’ perché Valentino sa giocare bene agli Zelda e non si è impantanato negli enigmi, e un po’ perché sapevo esattamente come gestire la "route" per renderci potentissimi nelle prime ore, trasformando i combattimenti in bazzecole.
E qui arriva la prima considerazione importante: il mio "aiuto" si è rivelato utile per evitare blocchi su design ormai datati, soprattutto nelle boss battle e in alcune stanze dei dungeon particolarmente punitive.
La seconda considerazione, leggermente più amara, è: ho rovinato in qualche modo l’esperienza di Valentino, velocizzandogli alcune dinamiche di gioco?
Conclusa la nostra avventura nelle terre di Labrynna e Holodrum, Valentino decide di ricambiare, facendomi da maestro su Resident Evil 4.
Un insieme di fattori che, a detta di molti, mi aveva fatto perdere un capolavoro, un caposaldo del genere e bla bla bla. Li ho sempre ignorati perché non avevo la forza di buttarmi su un titolo troppo vecchio e di un genere in cui non sono bravo.
Valentino, quindi, si mette di buona lena e inizia a spiegarmi trucchi e strategie per giocare al meglio (quando scappare, quando vale la pena “sprecare” munizioni, quali sono i punti migliori in cui posizionarsi per ottimizzare le risorse e così via.).
Non solo: mi racconta anche aneddoti sullo sviluppo del gioco e su come si è arrivati a quella versione di Resident Evil 4, facendomi apprezzare dettagli storici che, in una partita solitaria, avrei probabilmente ignorato.
Se a questo aggiungiamo che la versione originale di Resident Evil 4 è invecchiata decisamente male (almeno secondo me) per quanto riguarda i controlli, è evidente quanto la presenza di Valentino sia stata fondamentale per rendere questo recupero meno frustrante.
Tornando alle domande iniziali, probabilmente – al netto del meme da cui tutto è partito – l’intero esperimento mi ha portato a riflettere. È bello avere a disposizione versioni restaurate di vecchi titoli o modi per recuperare la storia dei videogiochi, ma alla fine queste operazioni parlano più a chi quei titoli li ha già vissuti, piuttosto che a chi vuole scoprirli per la prima volta.
Se però a tutto questo si aggiunge la figura di un ‘maestro’ – un amico, un parente o chiunque possa accompagnarci nel viaggio – l’esperienza diventa più fluida e meno “vecchia”, migliorandola notevolmente.
E forse, alla fine, questo è il miglior modo per recuperare i vecchi titoli e la condivisione con un "maestro" non rovina l'esperienza di gioco: la impreziosisce.
PS: Quando mi piace quando un redattore parla delle sue esperienze videoludiche senza evitare anche di specificare alcuni grandi titoli non giocati, lo rende più "umano" e più vicino ai videogiocatori.
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