Che un videogioco come Elden Ring, precisamente con l’espansione Shadow of the Erdtree, sia al centro delle discussioni nel 2024 è già un grande successo.
Esponente di un genere a dir poco criptico, quello dei soulslike, arrivato a vendere 25 milioni di copie superando videogiochi ben più mainstream come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom oppure Hogwarts Legacy, che torna con prepotenza nelle discussioni mondiali anche al di fuori della sfera prettamente videoludica.
Quello che non è un grande successo, invece, è che la community dei fan dei soulslike si dimostri ancora una volta tra le più tossiche in reazione a ciò che sta accadendo in queste ore.
Shadow of the Erdtree è un’espansione con un livello di sfida altissimo. Lo è in maniera artificiosa perché, per andare incontro a quella stessa community che ha inventato le build più improbabili per “rompere” Elden Ring, FromSoftware ha alzato a dismisura i punti vita dei nemici così come i loro output di danni. Non solo dei boss, ma anche di una buona parte dei normali avversari che si incontrano nel regno delle ombre.
Contemporaneamente, i giocatori possono raccogliere i frammenti dell’Albero Ombra e le ceneri venerate per, rispettivamente, potenziare le proprie caratteristiche e quelle delle proprie evocazioni. Dopo averne raccolti un po’ la situazione non torna ad essere equilibrata ma, se non altro, i giocatori hanno la possibilità di sopravvivere a più colpi (nella maggior parte dei casi) e imparare a studiare il mondo di gioco e ciò che lo popola.
Quello messo in piedi da FromSoftware è un accrocchio che funziona nella sua complessità, perché è forse l’unica soluzione possibile e la meno invasiva per fornire un contenuto che rappresenti una sfida, per chi abbia deciso di investire 40 euro e tornare ad avviare la propria copia di Elden Ring.
Se la sua community più affezionata si fosse ritrovata con un livello di sfida anche solo medio, FromSoftware avrebbe attirato molto più odio di quello che sta ricevendo con il review bombing esagerato dei videogiocatori che stanno trovando Shadow of the Erdtree inaspettatamente difficile.
Insieme alle segnalazioni dei problemi di ottimizzazione su PC, che molti dimenticano opportunamente quando il gioco si freeza per vari secondi anche durante una boss fight.
Ma Elden Ring è stato comprato da oltre 25 milioni di persone, diventando un gioco assolutamente di massa e annullando ogni elitismo dei fan dei soulslike. Molti di questi 25 milioni di giocatori sono alla loro prima esperienza con un soulslike, hanno comprato Elden Ring (e lo faranno ancora con l'espansione su Amazon) perché sono stati bombardati da un marketing prepotente come non mai, con cui FromSoftware ha puntato e centrato l’obiettivo di allargare la sua community e vendere di più.
E ora si ritrovano di fronte a un contenuto aggiuntivo, altrettanto sponsorizzato, in cui non vedevano l’ora di perdersi per altre decine di ore, che li mette in una situazione difficile da comprendere.
Mentre i giocatori veterani (o presunti tali) si scannano decidendo se sia più virile giocare Shadow of the Erdtree con una build sanguinamento o usando la Cometa di Azur, denigrandosi ovviamente a vicenda, ci sono tanti giocatori che hanno deciso di scatenare la loro ira contro FromSoftware e questo difficilissimo DLC.
Più volte si è parlato di come il tema dei videogiochi difficili abbia inquinato il dibattito generale, creando paradossi per cui prodotti altamente impegnativi vengono consigliati come se fossero alla portata di tutti, e non il contrario. La fenomenologia dei videogiochi difficili a tutti i costi non è certo una novità, ma a memoria una situazione come quella di Shadow of the Erdtree non era mai capitata.
Ed è qualcosa che FromSoftware dovrà affrontare, prima o poi.
Non mi aspettavo difficile, prova vendere
Lo dico per chi avesse bisogno di qualche sottotitolo e nota di lettura prima di andare avanti: review bombing? Brutto; Elden Ring? Bello; Shadow of the Erdtree? Bello; FromSoftware? Amici.
Bene. Per chi è rimasto e non sta andando a condividere questo articolo nei propri gruppi Telegram con le migliori build di Elden Ring, vi prometto che c’è una riflessione interessante da fare, che finiate per essere d’accordo con me o meno.
Una riflessione che parte dal togliere il talismano dell’Abbraccio di Miyazaki, dimenticare le ore trascorse con l’Anima Oscura di Sabaku no Maiku, modificare la vostra build e passare a quella del Senzamani, per usare una delle adorabili definizioni che gli illuminati giocatori di soulslike amano affibbiare a chi non ha sconfitto Malenia no damage first try.
FromSoftware ha scientemente e giustamente voluto allargare il proprio pubblico, e quando un’azienda decide di veicolare i propri prodotti ad una platea più grande deve ritrovarsi a calibrare nuovamente i feedback ricevuti su criteri diversi.
Elden Ring è senz’altro il soulslike più accessibile dell’intera libreria di FromSoftware, ma rimane comunque un gioco di ruolo d’azione con decine di status, definizioni, nomi e titoli unici che non hanno un glossario completo e definito. Per citare una banalità, la prima che mi viene in mente: non esiste una funzione che spieghi velocemente le icone degli status attivi.
Per quanto accessibile, Elden Ring è ancora criptico e difficilmente comprensibile senza una community o delle tante guide complete che trovate online. «Elden Ring non è un gioco difficile, ci sono le guide!», si legge ovunque online: non lo trovate paradossale?
Un elemento, quello della condivisione, che ha fatto la fortuna di questo genere, ma che allo stesso tempo rappresenta uno dei tanti elementi di gatekeeping di un videogioco che forse si è spinto troppo oltre.
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La narrazione criptica, i sistemi di gioco parzialmente nascosti e da scoprire (o da leggere in una guida), una community divisa tra giocatori accoglienti e altrettanti che non fanno altro che giudicare l’operato di chi sperimenta per la prima volta con il genere: sono tutti ingranaggi di un sistema che non fa altro che creare confusione, spaventare, e rendere i soulslike tutto meno che accoglienti.
Per questo mi dà profondamente fastidio chi se la prende con i giocatori a prescindere per la situazione della percezione di Shadow of the Erdtree, perché i soulslike non possono essere per definizione giochi accessibili e l’errore è stato pensare di poterli rendere tali, anche solo per un attimo.
Nel caso lo stiate pensando sì, sto dicendo che la responsabilità è di FromSoftware.
I soulslike possono essere più facili? Ovvio!
Giusto ieri sono arrivato ad affrontare Bayle il Terribile. Chi l’ha visto può capire.
È uno scontro dall’impatto scenografico incredibile, che lascia a bocca aperta e ricorda una delle migliori battaglie di uno dei migliori Monster Hunter. Provando a mettermi nei panni di un giocatore alla sua prima esperienza con un gioco del genere, però, è un incontro che è facilmente archiviabile come impossibile. Di fatto un contenuto che non è “giocabile”.
Quindi mi domando: perché c’è bisogno di videogiochi che siano così inaccessibili pur nascondendo delle qualità così elevate?
Ciò che mi viene da pensare è che FromSoftware abbia fatto il proverbiale passo (del Limiere) più lungo della gamba, con Elden Ring. Allargare il proprio pubblico è stata una mossa rischiosa che ha creato un precedente difficile, ma interessantissimo da analizzare.
Cosa succederà con il prossimo gioco di FromSoftware?
Da un lato potrebbe essere un altro open world, perché abbandonare la dinamica di gioco che di fatto ha reso accessibile la formula dei soulslike significherebbe diminuire le vendite. Dall’altro, Miyazaki potrebbe decidere di tornare ad un videogioco più “chiuso”, lineare, in cui tenere sotto controllo gli exploit dei giocatori e le possibili forzature derivanti dal poter affrontare il titolo in modi diversi.
FromSoftware dovrà inevitabilmente decidere su quale categoria di videogiocatori puntare, perché un secondo Elden Ring non farà altro che creare nuovamente una situazione come quella che si sta verificando con il lancio di Shadow of the Erdtree.
Da un lato i giocatori meno esperti, scontenti nell’affrontare una produzione soverchiante, dall’altro i più abili che rompono il gioco con build assurde e non fanno altro che continuare a fare gatekeeping nei confronti di nuovi giocatori.
Proprio perché non possiamo costringere i giochi difficili a diventare facili, nonostante è evidente che un titolo come Elden Ring possa meccanicamente avere una modalità più accessibile se non fosse per l’erosione dell’identità dei videogiochi FromSoftware, l’azienda dovrà imparare dall’errore fatto e, paradossalmente, fare lei stessa gatekeeping.
Nel nostro piccolo, il sondaggio che abbiamo avviato decreta che oltre il 60% dei giocatori non vorrebbe un selettore della difficoltà. Qualcosa vorrà dire.
Elden Ring è stato un punto d’ingresso per molti videogiocatori nel mondo dei soulslike. In tantissimi l’hanno amato, molti l’hanno apprezzato, e magari c’è anche chi è rimasto scottato.
Va bene così e, per questo motivo, adesso sarà il momento di tornare alla vecchia scuola e costruire dei soulslike più attinenti alle strutture del passato. E lo dico da persona che non ama particolarmente i Dark Souls, ma che ha apprezzato molto Sekiro e Bloodborne ovvero i giochi meno “classici” della serie.
FromSoftware doveva provare ad allargare il proprio pubblico, l’ha fatto con successo e ora è il momento di capitalizzare con i giocatori che si sono fidelizzati. Gli altri non dovrebbero essere indotti ad avvicinarsi ai soulslike.
In questo modo gli utenti potranno usufruire dei videogiochi che ritengono adatti alle loro capacità in relazione al tempo che possono dedicare all’apprendimento, non dei videogiochi che il marketing ha deciso che fossero adatti per loro.