L'occasione The Order 1886, giocare in VR e il futuro delle IA: due chiacchiere con Andrea Pessino

Durante la Milan Games Week abbiamo avuto occasione di scambiare due chiacchiere con Andrea Pessino, famoso fondatore della software house Ready at Dawn.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

MILANO – Il nome di Andrea Pessino è ormai noto da qualche anno a chi segue il mondo videoludico. Lo sviluppatore è stato uno dei primi italiani a dedicarsi anima e corpo ai videogiochi quando ancora in Italia non esisteva nemmeno l'idea che potesse esistere un’industria dedicata a questo nuovo mondo. Per questo ormai 32 anni or sono Pessino si trasferì in California, dove iniziò a collaborare con varie case di sviluppo.

Prima di fondare Ready at Dawn nel 2003, lo sviluppatore collaborò con Panasonic, realizzando giochi per 3DO e poi con Blizzard, dove collaborò alla creazione di titoli storici come Warcraft III e Starcraft. Infine, con alcuni colleghi fondò Ready at Dawn, con cui riuscì a realizzare diversi ottimi titoli, specialmente sull’allora console portatile Sony, la PSP, come Dexter e i due spin-off di God of War. Il loro grande progetto, The Order 1886 (che potete ancora trovare su Amazon), esclusiva di punta di PlayStation 4, non diede però i risultati sperati e ci furono diverse polemiche ai tempi della sua uscita.

Due anni fa Ready at Dawn è stata acquisita da Oculus VR, a loro volta entrati a far parte di Meta, l’azienda che gestisce Facebook, e si è dedicata principalmente a titoli in VR come Lone Echo (qui la recensione del secondo capitolo).

Durante la recente Milan Games Week & Cartoomics, abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con Andrea Pessino, parlando della sua storia personale, di come vede oggi l’industria videoludica e delle sue idee su cosa le riserverà il futuro. E, come immaginerete, un profilo come quello di Pessino ha alcune riflessioni molto interessanti da condividere.

Tra indie italiani e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale

Prima che iniziassimo con le nostre domande, Pessino si scusa perché dopo trentadue anni passati in America è un po’ arrugginito con la sua lingua madre, cosa che in realtà non abbiamo notato affatto. La nostra conversazione è partita proprio dalla situazione attuale del videogioco in Italia, che è fortunatamente molto cambiata rispetto a trent’anni fa, quando i lavori in quest'ambito non offrivano nessuno sbocco e Andrea lasciò il nostro Paese.

Pessino è sempre rimasto stupito dal fatto che l’Italia fosse così indietro rispetto ad altre realtà europee, specialmente se si considera che il nostro Paese ha, sia dal lato artistico che da quello dei talenti, un grande potenziale che non ha nulla da invidiare a nazioni più affermate nell’industria videoludica come Francia e Germania.

Riflettendoci, il nostro interlocutore crede che il problema sia anche a livello culturale: ci ha fatto l’esempio di come poco tempo fa sia stato intervistato da un ente nazionale per un progetto educativo. L’intervistatore ha chiesto a Pessino se i videogiochi potessero diventare più mainstream in futuro dato che, secondo la sua concezione, questi erano principalmente per bambini. Questo fa capire quanto ancora oggi molte persone siano totalmente slegate dalla realtà e inconsapevoli di cosa sia in realtà il mondo videoludico.

Tuttavia lo stesso Pessino si dice molto positivo sul futuro dello sviluppo italiano, raccontandoci che lui stesso ha avuto occasione di parlare con diversi team indie e vedere quanto il talento non manchi affatto, sia a livello artistico che a livello tecnico. Per questo motivo si augura che presto anche l’Italia raggiunga in ambito videoludico i livelli d’eccellenza propri degli altri Paesi europei.

Ci confessa inoltre che lui stesso ormai gioca principalmente ai titoli indie, capaci di grandi innovazioni e di stimolarlo a livello creativo; si augura che gli sviluppatori di tali giochi continuino su questa strada, che predilige l’originalità e l’innovazione piuttosto che i modelli dei tripla A.

Un altro degli aspetti di cui abbiamo voluto discutere con Pessino riguarda le intelligenze artificiali e il loro utilizzo all’interno dei videogiochi. Se un tempo il cambio di generazione stava a significare maggiore potenza di calcolo e, soprattutto, grafica ancora più realistica, ormai quell’effetto sorpresa si sta perdendo e dal punto di vista tecnico si è sempre più vicini al realismo puro.

Invece un aspetto che ha ancora ampio margine di miglioramento all'interno dei videogiochi è l’IA, che potrebbe cambiare enormemente sia i metodi di sviluppo, con enormi facilitazioni per gli sviluppatori nel creare asset, routine di comportamento e molto altro.

Se nella sua possibilità di essere d’aiuto agli sviluppatori, in particolare quelli indie, nello sviluppo facilitato di asset, Pessino è d’accordo con noi. Non è invece convinto che l’IA possa evolversi a tal punto da sostituire gli sviluppatori umani:

«L’intelligenza artificiale negli ultimi due o tre anni ha cambiato completamente traiettoria. Non penso che potrà mai fare qualcosa completamente da sola, come penso che non possa fare arte che valga la pena di vedere.

Al momento il modo in cui utilizziamo l’IA è derivativo, ossia rimescola le cose che esistono già creando imitazioni ben riuscite, indubbiamente, ma questa non è realmente creatività. C’è un limite netto in quello che può fare, che dipende dagli ingredienti utilizzati per addestrarla».

L’IA però ha degli indubbi vantaggi in alcuni campi dello sviluppo che potrebbero portare a evoluzioni future ancora inimmaginabili, come ci spiega il fondatore di Ready at Dawn:

«Quello che sarà più interessante è la quantità di calcoli che si potranno decentralizzare in remoto, così da creare simulazioni di intelligenza artificiale che al momento non è possibile avere con una scatola di 400 o 500 dollari. La tecnologia non è ancora abbastanza all’avanguardia.

Quando queste tecnologie ancora in sviluppo prenderanno piede, rivoluzioneranno molte cose e si avranno migliori simulazioni, migliori interazioni con entità artificiali e molto altro. Nei prossimi tre o quattro anni si arriverà a questo, probabilmente».

Il futuro di Ready at Dawn (e di Andrea Pessino) tra Meta e la realtà virtuale

Data la recente acquisizione di Ready at Dawn da parte di Meta, azienda che una volta era semplicemente identificata con Facebook, una domanda posta a Pessino ha riguardato proprio il Metaverso, questa sorta di realtà virtuale che vorrebbe diventare simile a quanto visto in film come Ready Player One, ma che al momento non ha convinto praticamente nessuno.

Pessino ci spiega che per come è inteso il Metaverso al momento dovrebbe essere un insieme di idee, che unisce gioco, chat, lavoro e molto altro; un universo virtuale in cui sono disponibili una varietà di esperienze diverse. Pessino però ammette che quanto è stato mostrato al momento non si è rivelato convincente.

Tuttavia si ritiene piuttosto positivo sul futuro di questo universo virtuale, che al momento considera in divenire e ancora in stato embrionale, paragonandolo un po' a com’era il World Wide Web ai suoi albori e a come si è evoluto con il passare degli anni.

A questo si ricollega anche la nostra domanda sulla realtà virtuale. Ready at Dawn negli ultimi anni si è concentrata su questa tecnologia, creando titoli come Lone Echo. L’obiettivo della realtà virtuale alla fine è quello di immergere il giocatore in un altro mondo anche a livello sensoriale, un po’ quello che aspira a raggiungere in futuro anche il Metaverso.

Al momento però si è ancora lontani dal garantire un’esperienza così realistica, nonostante i passi in avanti fatti rispetto ai primi visori. Abbiamo voluto chiedere dunque allo sviluppatore quanto manca per raggiungere questo agognato livello.

Secondo Pessino in realtà non siamo così lontani:

«Secondo me la realtà virtuale è un nuovo medium e non rimpiazza nulla, è più una cosa a sé stante. Come ogni nuova tecnologia ha bisogno di diversi passaggi per migliorare. Negli ultimi anni abbiamo esplorato e sperimentato molto per diversi aspetti e ci sentiamo un po’ come pionieri alla scoperta di terre inesplorate. Sono sicuro che per creare a un’esperienza che si possa definire realistica sia solo questione di tempo, prima o poi ci arriveremo».

D’altronde lo stesso Pessino ci racconta di come un’esperienza molto più immersiva la si sia avuta anche con Lone Echo:

«Alcuni giocatori che hanno provato Lone Echo mi hanno detto di non aver percepito di averlo giocato, ma piuttosto di averlo vissuto come se fossero dei ricordi. Una differenza sottile, ma che fa capire come cambia la percezione dell’esperienza e che da qui in poi questa potrà solo diventare più interessante e coinvolgente».

The Order 1886 e l'occasione mancata

Infine abbiamo discusso brevemente anche riguardo a The Order 1886 (potete trovarlo su Amazon), un titolo con un grande potenziale ucciso da alcuni errori di comunicazione e di gestione dello sviluppo, da parte sia del publisher che degli sviluppatori.

Pessino ci confessa che è uno dei pochi a conoscere il quadro completo del gioco, di come avrebbe dovuto essere in origine il primo capitolo e di come si sarebbe dovuto evolvere anche a livello di trama. Il dispiacere di quest’occasione mancata lo sente ancora e ci racconta che se ci fosse la possibilità di tornare in quel mondo lo farebbe al volo senza pensarci un attimo.

D’altronde il mondo dei videogiochi si è dimostrato aperto a possibilità all’apparenza impraticabili, come ad esempio il recente Return to Monkey Island realizzato dallo quello stesso Ron Gilbert che ha dato il via alla saga. Dunque che una nuova incarnazione di The Order si possa concretizzare in futuro non appare più come qualcosa di così impossibile. E Pessino è tutt'altro che restio all'idea.

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