Capcom non sbaglia un gioco da anni: gli altri publisher dovrebbero imitarla

La storia recente di Capcom e i progetti futuri ci spiegano perché è importante considerare le idee dei designer come la tua proprietà più preziosa.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Ormai da diversi anni Capcom è in stato di grazia. Ogni gioco uscito da più di cinque anni a questa parte ha ricevuto una valutazione tra il buono e il capolavoro; basti pensare, per esempio, al recente Street Fighter 6, incoronato anche nella nostra recensione come il miglior picchiaduro attualmente esistente, o al remake di Resident Evil 4 (ecco la nostra recensione).

Questa sequela di incredibili successi sorprende ancor di più pensando a quanto Capcom fosse mal considerata una decina di anni fa, quando era arrivata addirittura a tagliar fuori dai suoi giochi contenuti già pronti e presenti su disco per poterli rivendere come DLC.

Un cambio di rotta che ha del miracoloso e che ha visto la compagnia giapponese entrare nell’Olimpo delle case di sviluppo più amate. Inoltre, come dimostrato nel suo recente showcase, Capcom non si dedica soltanto alle sue IP principali, ma continua a sperimentare e a provare nuovi generi e stili di gioco.

Vogliamo quindi analizzare cosa ha portato a questo cambiamento e cosa possiamo aspettarci nel futuro dai creatori di alcune delle pietre miliari del mondo dei videogiochi.

Un passato da dimenticare

Capcom è sempre stata tra le software house più importanti del mondo. Le IP che ha creato hanno un valore incalcolabile per importanza, eppure non è sempre stato tutto rose e fiori.

Una decina di anni fa, l’azienda con sede a Osaka ha avuto un periodo non felice per via di alcune politiche di gestione delle proprie IP. Grazie a titoli che hanno sempre venduto come il pane, ad esempio Monster Hunter in Giappone, non ha mai rischiato grosso, ma è indubbio che in quel periodo la sua popolarità fosse giunta ai minimi storici.

Tra le scelte che ancora oggi è difficile dimenticare ricordiamo i DLC di Street Fighter X Tekken: i personaggi erano già presenti sul disco di gioco, ma vennero bloccati fino all’acquisto del contenuto aggiuntivo.

Ci furono poi diversi casi di outsourcing non riusciti benissimo, come DmC: Devil May Cry, reboot della famosa saga stylish action sviluppato dai Ninja Theory (si, gli stessi di Hellblade: Senua’s Sacrifice). Il gioco non era malvagio a livello di gameplay, ma il nuovo stile e la caratterizzazione dei personaggi non piacque ai fan storici della saga di Dante.

Ci fu anche l’uscita di Resident Evil 6 che, nonostante le ottime vendite, è considerato dagli appassionati uno dei meno riusciti della saga per il cambio di registro troppo radicale.

Uno dei momenti peggiori per Capcom è stato però con Asura’s Wrath, titolo del 2012 creato da Cyberconnect2, famosi per i loro giochi tratti dagli anime, tra cui la saga di Naruto: Ultimate Ninja Storm. Il titolo era un interessante esperimento che voleva unire meccaniche da action game a una struttura da anime vero e proprio, con ogni capitolo realizzato come se fosse stato una puntata, con tanto di anticipazioni su quella successiva e sigla.

Il vero finale di Asura’s Wrath venne però venduto come DLC, cosa che ancora oggi è ricordata come il punto più basso raggiunto nella storia dei contenuti aggiuntivi a pagamento.

I feedback negativi e l’insuccesso di alcuni titoli, tra cui quelli affidati a team occidentali, hanno generato dei cambiamenti interni nella compagnia, che ha iniziato a rivalutare la sua strategia.

Non ci sono stati chiari segnali di questo cambiamento, magari resi pubblici dalla stessa Capcom, eppure è evidente che, se nel suo periodo buio la compagnia ha seguito soprattutto i trend del mercato, inseguendo principalmente a una visione imposta dal reparto marketing, alcuni anni dopo la situazione si è capovolta e nella Capcom di oggi si tengono in considerazione soprattutto le idee dei designer.

Il presente: la Capcom dei miracoli

I primi segni del cambiamento si videro con l’arrivo di Resident Evil VII, che coraggiosamente rinnovò la formula della saga, diventando in prima persona e offrendo ambientazioni horror ancora più marcate. Nel gioco, inoltre, venne corso anche il rischio di abbandonare gli amati, classici protagonisti in favore di Ethan Winters, un nuovo personaggio.

Il titolo uscì nel 2017, ma fu nel 2018 che Capcom rese evidente il suo cambio di rotta, con il successo mondiale di Monster Hunter World.

Con Resident Evil VII e Monster Hunter World, il cambio di rotta fu totale.
La saga di Monster Hunter in realtà, dalla sua nascita nel 2004, non ha mai avuto cali, né qualitativi né di vendite, ma World fu il primo capitolo a uscire su console multiple, come prodotto pensato soprattutto per una console casalinga (dopo i primi due capitoli, usciti su PS2, gli altri erano tutti usciti su console portatili).

Il merito di World fu anche quello di semplificare molte meccaniche, diventando accessibile anche per i neofiti; al resto pensarono il fascino dei mostri, la profondità del gameplay e il divertimento offerto dal poterlo giocare in cooperativa.

In cinque anni il titolo, insieme alla sua espansione Iceborne, ha venduto quasi 19 milioni di copie, facendo diventare la serie popolare anche in Occidente, come poi si è visto con Monster Hunter: Rise (lo potete acquistare su Amazon), nato come esclusiva Switch, per poi approdare di recente anche sulle altre console.

Uno degli uomini chiave del successo di Capcom negli ultimi anni è sicuramente Ryozo Tsujimoto, al timone della serie di Monster Hunter come producer sin dal 2007.

Attualmente Tsujimoto è alla guida di uno dei due team interni di Capcom, quello che si occupa principalmente di Monster Hunter e di altri titoli destinati soprattutto a un pubblico giapponese (anche se ormai la maggior parte dei titoli Capcom sono amati in tutto il mondo), come gli Ace Attorney e Sengoku Basara – nonché di titoli con componenti online, ad esempio i picchiaduro.

Ryozo Tsujimoto è anche il figlio dell’attuale presidente di Capcom, ma ha dimostrato in più occasioni il suo talento, guidando la sua divisione nella creazione, oltre che dei vari Monster Hunter, di altri grandi giochi di successo.

L’altra divisione interna di Capcom è invece guidata dal veterano Jun Takeuchi, che, per capirci, lavorò all’originale Street Fighter II. Questa divisione si occupa delle IP più famose anche in Occidente, compresi quindi Resident Evil, Devil May Cry e molte altre.

Prima abbiamo accennato al fatto che il cambiamento di Capcom sia dipeso anche dalla volontà di dare maggior spazio ai suoi designer; un esempio di ciò arriva direttamente da uno dei principali director della compagnia, Hideaki Itsuno.

Secondo le dichiarazioni di diverse persone interne a Capcom, dopo DmC di Ninja Theory, Itsuno (storico director della saga sin dal terzo Devil May Cry) si dimostrò scontento della situazione e pronto ad andarsene, ma la dirigenza di Capcom gli venne incontro, chiedendogli di realizzare il progetto che desiderava.

Il director disse di voler fare, in realtà, due giochi, ma diede la priorità a un nuovo Devil May Cry, con la clausola di poterlo creare senza nessuna restrizione.

Nel 2019 arrivò infatti il quinto capitolo della saga, che ebbe un grande successo di critica e pubblico.

L’altro gioco che Itsuno voleva realizzare era Dragon’s Dogma 2, dato che era stato sempre lui a dirigere il primo. All’epoca dell’uscita del gioco originale, disse di non aver avuto abbastanza risorse e tempo per realizzarlo come avrebbe voluto. Ora, nel recente showcase di Capcom, Itsuno stesso ha presentato proprio Dragon’s Dogma 2, confermando quanto la software house oggi creda nei suoi progetti.

Basterebbe poi guardare a Metacritic e alle vendite degli ultimi anni per capire come Capcom sia tornata nell’Olimpo delle migliori software house esistenti. Resident Evil 2 Remake ha un Metacritic di 91/100 e ha venduto oltre 11 milioni di copie, Devil May Cry V ha un Metacritic di 89 con 6 milioni di copie vendute e Monster Hunter Rise ha un Metacritic di 88 ed è a 11 milioni di copie vendute.

Anche il remake di Resident Evil 3 ha un dignitoso 79 su Metacritic, nonostante sia considerato un po’ un passo falso – ma soltanto perché va paragonato all’altissima qualità del remake del secondo; altrimenti, in generale, è un gioco più che buono.

Tra gli aspetti più importanti che hanno sancito il successo degli ultimi titoli di Capcom, non possiamo poi non citare il RE Engine. Ogni recente gioco di Capcom, che sia horror, action, picchiaduro o altro, è stato creato con questo motore, che si è dimostrato estremamente versatile e solido, come è evidente guardando ad esempio alla qualità della versione per Switch di Monster Hunter Rise.

Quest’anno, poi, Capcom si è superata ulteriormente con Resident Evil 4 (potete trovarlo su Amazon) e Street Fighter 6 (ecco la nostra recensione), entrambi con una media Metacritic che supera il 90, confermando il suo periodo miracoloso che ormai dura da diversi anni.

L'inversione di rotta è evidente e non solo non era facile raggiungerla, ma non lo era nemmeno rimanere sulla giusta strada per diversi anni di seguito.

Il futuro di Capcom

Il recente Capcom Showcase ha dimostrato come Capcom non voglia fossilizzarsi troppo sulle sue IP più importanti, nonostante i grandi successi di saghe molto amate come Monster Hunter, Resident Evil e Street Fighter.

La software house di Osaka sta infatti puntando molto su tre giochi completamente inediti, come l’imminente Exoprimal, in uscita il 14 luglio (anche su Game Pass). Questo titolo ha alla base un’idea di multiplayer, sia cooperativo che competitivo, piuttosto folle, come potete scoprire nel dettaglio con la nostra anteprima.

In pratica i giocatori dovranno scegliere tra diverse tute robotiche, chiamate Exosuit, che rappresentano un po’ le classi di un RPG con tank, dps e support, per affrontare orde di dinosauri portate nel futuro da una IA impazzita. Vedremo se questa strana ma intrigante formula riuscirà a conquistare i giocatori quando il titolo sarà disponibile. Per ora, vediamo che Capcom ci crede moltissimo (gli ha dedicato molto, molto spazio nel suo Showcase): vedremo come andrà al lancio di luglio.

Novità assoluta presentata durante l’Xbox Game Showcase e poi approfondita nello show di Capcom è invece Kunitsu-Gami: Path of the Goddess, un titolo che, da quel poco che sappiamo, sarà un misto tra meccaniche action e strategiche.

L’aspetto che ha più affascinato a questo primissimo impatto è però la sua estetica, ispirata all’antico Giappone e in particolare alle figure degli Yokai, i mostri del folklore nipponico qui rappresentati in chiave horror.

Infine, è finalmente stato mostrato nuovamente Pragmata, misterioso titolo annunciato in origine nel 2020 e previsto poi per il 2022. A quanto pare, però, ci sarà ancora molto da attendere, dato che è confermato che salterà anche il 2023.

Le idee sono valorizzate come la proprietà intellettuale più preziosa di Capcom.
Ci siamo almeno potuti consolare con alcune brevi sequenze di gameplay che ci hanno fatto vagamente capire che tipo di gioco sia: da quanto visto ci dovremo aspettare un action ad ambientazione fantascientifica – e, sapete come la pensiamo, se serve più tempo per realizzarlo al massimo del suo potenziale, permettendo agli sviluppatori di lavorare con serenità, ben venga il rinvio a tempo indeterminato.

Capcom però non ha dimenticato neanche il suo passato e ripropone un titolo un po’ più di nicchia, l'intrigante Ghost Trick: Phantom Detective, la cui versione rimasterizzata uscirà il prossimo 30 giugno. Un titolo che potrebbe essere sicuramente da recuperare per chi non lo ha giocato all’epoca, dedicato a chi ama le avventure narrative composte da misteri ed enigmi.

Non manca poi anche l’altra famosa saga di avventure narrative, ossia Phoenix Wright, che tornerà con una nuova compilation dedicata alla trilogia di Apollo Justice, ossia i capitoli 4, 5 e 6.

Così ora la saga dell’avvocato più famoso del mondo dei videogiochi sarà giocabile su tutte le console, grazie alla prima compilation uscita nel 2019 e a quella dedicata a The Great Ace Attorney del 2021 – un prequel ambientato cento anni prima in cui, tra i protagonisti, troviamo anche Sherlock Holmes, o meglio, Herlock Sholmes.

Infine, il prossimo grosso gioco da attendere è indubbiamente Dragon’s Dogma 2 che, da quanto visto allo showcase, sembra ancora più grande e profondo del primo capitolo, risalente al 2012.

Il primo episodio era un action RPG che all’epoca proponeva delle idee davvero uniche e interessanti, come la possibilità di arrampicarsi sulle creature più grosse per infliggere maggiori danni o il sistema dei pawns, personaggi creati dal giocatore come supporto in battaglia e che potevano poi venire scambiati con quelli di altri utenti per creare un party da massimo quattro unità.

Il gioco originale aveva dei difetti, come alcune quest in cui bisognava scortare dei PNG piuttosto tediose e parecchio backtracking, problemi che in parte erano stati corretti nella seconda versione del gioco, chiamata Dragon’s Dogma: Dark Arisen.

Se il secondo capitolo riuscirà a risolvere tutte le ingenuità che affliggevano il primo, dovremo prepararci ad accogliere, in futuro, un potenziale altro grande gioco di Capcom.

Sono poi tante le IP della compagnia rimaste sopite: speriamo prima o poi vengano riesumate.

Tra gli action action abbiamo Onimusha e Dino Crisis (da anni richiesto a gran voce), tra i picchiaduro Darkstalkers. E non dimentichiamo il vecchissimo Breath of Fire, epico RPG che sarebbe bello vedere riportato alla luce dalla Capcom attuale. Insomma, sono molti i grandi titoli che la compagnia potrebbe far rivivere in futuro.

La speranza è dunque che Capcom continui su questa strada, in cui le idee sono valorizzate come la proprietà più forte della software house, che continua a sperimentare nonostante possa puntare su guadagni sicuri con la forza delle sue IP e non inseguendo trend segnati da altri perché considerati di "sicuro successo". 

Una strada che nel mondo dei videogiochi sarebbero molti altri a dover seguire: speriamo che Capcom faccia da esempio per molte altre realtà.

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