Non è una novità che Rockstar Games da sempre tratti nei suoi videogiochi temi delicati, rendendosi così poco “amichevole” al mondo esterno. Dall’invenzione del mondo malato dei Grand Theft Auto (tra Vice City e San Andreas), il suo spingere “oltre” la narrazione le ha fatto incassare sia acclamazioni che odio.
Alcuni potrebbero pensare che il culmine di questa condotta sia stato Grand Theft Auto V, ma su PlayStation 2 Rockstar aveva osato toccare contesti e argomenti assai più delicati con Canis Canem Edit, conosciuto anche come Bully. Un videogioco dalla “missione impossibile”: raccontare ai teenager un’adolescenza problematica. Dalla sua uscita sono passati quindici anni, e il “bully” quindicenne ormai è simbolicamente un adulto: ha ancora gli stessi problemi? E che direbbe al se stesso adulto di oggi?
Canis Canem Edit: non si giudica un videogioco dal titolo
Canis Canem Edit racconta la storia del quindicenne Jimmy Hopkins. Dopo sette espulsioni da altrettante scuole sparse per gli USA, viene mollato dalla madre (ormai al quinto matrimonio, stavolta con un vecchio riccone) alla Bullworth Academy. L’istituto è conosciuto come ultima spiaggia e raccoglie tutta la “feccia” adolescenziale nella speranza di limitarne i danni. Completamente abbandonato a se stesso, Jimmy dovrà ritagliarsi un posto nella piramide sociale prima della scuola e poi della cittadina di Bullworth, attraverso un lungo anno scolastico.
Per ovvie ragioni, non vogliamo insistere oltre con la trama. Ciò che più ci interessa di Canis Canem Edit / Bully sono la sua costruzione contestuale e il suo impatto con il mondo reale: il bullismo è un argomento impegnativo, e il suo toccare corde e ricordi spesso dolorosi non aiuta.
Inevitabile quindi per Canis Canem Edit venire sommerso di critiche, tra cui la più ovvia di voler “incoraggiare” o addirittura “giustificare” il bullismo. Polemiche che in questo caso erano ancor più inquietanti, visto che si trattava di un videogioco tra i primi della Rockstar (e in questo senso è una mosca bianca ancora oggi) a non essere destinato al solo pubblico maturo.
Ma di nuovo, non si giudica un libro dalla copertina; men che meno un videogioco, che dura decine di ore, dagli annunci o da un infelice titolo originale (Bully). Bastano poche ore di storia principale per comprendere meglio sia di Jimmy che del tono narrativo.
Il protagonista di Canis Canem Edit / Bully è infatti un adolescente molto grezzo ma pragmatico, la cui poca dedizione allo studio è controbilanciata da un atavico buon senso un po’ alla Braccio di Ferro.
È sufficiente vederlo (dopo le scazzottate di rito) riportare alla ragione il bullo Russell Northrop convincendolo a smettere di accanirsi sui deboli, o il suo comprendere quanto Earnest Jones (capo dei Secchioni) sia sull’orlo del collasso nervoso a causa degli anni di angherie.
Così Jimmy si strappa via il bullismo per sostituirlo con un senso della giustizia che, considerato il suo background narrativo, lo rende in qualche modo “giusto”, un giovane che vuole solo farsi accettare dentro a un contesto che più che scuola, somiglia a una giungla selvaggia.
“James Hopkins?” “Presente, ma mi chiami Jimmy prof”
La cittadina che fa da sfondo alle scorribande di Canis Canem Edit / Bully ha quindi le caratteristiche dello spaccato fumettoso, e la descrizione degli adulti non è da meno. Figure sulla carta autoritarie mostrano le loro peggiori debolezze e ipocrisie, dall’insegnante di educazione fisica che insidia le studentesse a quello di matematica che sotto l’apparenza puritana in realtà vende i risultati dei compiti agli studenti più facoltosi.
Non manca anche qualche stereotipo, come la cuoca poco igienica, che pare uscito direttamente da una puntata de I Simpson. Visto e considerato che stiamo impersonando un teenager è anche normale che la percezione sia un po’ distorta e caricaturale, ma l’esagerazione tipica di Rockstar si perde un po’ nel suo voler graffiare a tutti i costi.
Ma pure con questi difetti di sceneggiatura, è assodato che Canis Canem Edit / Bully rimane tuttora un videogioco ricco di personalità, che si prende la briga di ritrarre le stranezze, le stravaganze ma anche le spontanee bellezze e bontà di un’età difficile.
E per una volta potremmo stare sbagliando sul definire Bully (Canis Canem Edit è infatti il titolo con cui il gioco è stato distribuito in Europa) come infelice. Potrebbe infatti parlare non di Jimmy, ma del suo antagonista, quel Gary Smith che approfitta dell’ingenuità dei coetanei e delle debolezze degli adulti per mettere a soqquadro una scuola già di suo problematica. Ecco quindi che il vero bullo della storia è Gary, che in perfetto modus operandi di tale categoria umana addossa i suoi peggiori difetti sulle sue vittime e poi tenta di distruggerle.
Lo skateboard è la nuova bicicletta
Ma in fondo, i piani malefici di Gary Smith sono solo una parte di tutto Canis Canem Edit. Tra sport, risse, lezioni, partite di palla avvelenata, favori e ragazzate, la quotidianità di Jimmy alla Bullworth Academy è intensa e soprattutto tutta da giocare. A fare da “contenitore digitale” è la struttura di GTA San Andreas, talmente riconoscibile che a volte il “nostro” Bully pare davvero una sorta di gigantesca mod dell’avventura di CJ.
Esattamente come il gangsta di Los Santos Jimmy va sulla BMX ed è personalizzabile nei vestiti e nelle acconciature, nonché può avviare relazioni amorose semplificate.
Oltre alla questione strutturale, l’avere alla base San Andreas con gli anni ha fatto emergere altri parallelismi con quest’ultimo. Ad esempio lo skateboard, qui tra i principali mezzi di Jimmy, era stato in origine pensato per San Andreas, tanto che dai file inutilizzati della versione PC di quest’ultimo sono emersi sia lo skate in sé (da portarsi dietro) che delle linee di dialogo di CJ che lo usava.
Canis Canem Edit poi più volte si diverte a fare della meta-satira, con attività e minigiochi che fanno il verso alla concorrenza. Due esempi per tutti: Jimmy s’improvvisa pugile con un’inquadratura di spalle alla Punch-Out!! della Nintendo, e molti cabinati con cui il protagonista può dilettarsi riprendono videogiochi anni Ottanta e Novanta, come Con-Sumo che ha gli effetti sonori di Metal Slug.
Avere il mondo in mano e non poterlo sapere
Al netto del fatto che è stato frainteso, Jimmy è prima di tutto un adolescente problematico, la cui ricerca di accettazione da parte di genitori assenti lo ha portato spesso e volentieri a sragionare. La storia di Canis Canem Edit è, come tante altre volte da parte di Rockstar, il passaggio dall’essere “cane sciolto” al vivere in pace a Bullworth, almeno per un po’. Il suo raggiungere questa meta coinvolgendo gli altri “capi-studenti” dell’Academy è metafora del superamento dell’egocentrismo infantile, evolvendo gli “amichetti” in “pari”.
Un aspetto interessante, che Canis Canem Edit implementa nel suo design attraverso le opzioni dialettiche: dove CJ poteva solo esprimersi solo con “sì” e “no”, Jimmy ha a disposizione un ventaglio espressivo ben più grande. Dopo il saluto può essere gentile, bellicoso, fare regali o scusarsi; le stesse azioni di “umiliazione” dei suoi avversari una volta che li ha indeboliti sono il modo con cui Rockstar vuole evidenziare sia la libertà del gameplay sia il fatto che Jimmy, in quanto adolescente, ha il mondo in mano e non può rendersene conto.
Canis Canem Edit il silenzioso
Pur se ai tempi si sia ritagliato un buon successo di pubblico, solo oggi capiamo come Canis Canem Edit fosse una proprietà intellettuale troppo audace per divenire mainstream o anche solo svilupparsi. Un paio d’anni dopo la sua uscita su playStation 2 venne ripubblicato su Xbox 360 con il sottotitolo Scholarship Edition, edizione con alcuni contenuti aggiuntivi quali le lezioni di musica e di biologia. Successivamente è stato riproposto su PlayStation Network come classico PS2 e su Xbox360/Xbox One nel programma di retrocompatibilità. Voci su un sequel si sono come al solito rincorse per anni, senza tuttavia giungere a niente di concreto.
Alla fine però Rockstar ha dimostrato di non aver dimenticato questo suo “strano” pargolo, tributandogli citazioni che arrivano fino al nostro passato recente. Già nel 2006 i fan avevano speculato che Jimmy potesse essere in qualche modo correlato a James Earl Cash, protagonista del violentissimo Manhunt; tuttavia i richiami sono divenuti più espliciti solo a partire dagli anni 2010.
Il figlio di Michael De Santa, uno dei tre protagonisti di GTA V, si chiama proprio Jimmy, e il trofeo Estate Infinita che si ottiene completando la storia principale di Red Dead Redemption II è omonimo al capitolo conclusivo della storia di Canis Canem Edit. In entrambi i videogiochi ci si ritrova in una “prosperità infinita” che serve da contenitore affinché il giocatore completi compiti e incarichi ancillari.
Conclusione: una stagione della vita
Se ne 2006 Jimmy aveva quindici anni, metaforicamente oggi ormai è diventato un trentenne. E il videogioco che lo ha visto protagonista ha subito una maturazione simile: quelli che una volta erano problemi sono diventati bei ricordi, e quelli che prima considerava come difetti si sono limati in sfaccettature della sua personalità.
L’adolescenza ha fatto il suo dovere: l’ha fatto uscire in qualche modo migliore e, come tutte le cose umane, ha avuto un inizio per poi avere una fine.
Canis Canem Edit in qualche modo basta a se stesso, si delimita in un confine ben preciso così come il proprio racconto di una stagione della vita. Per i più attempati è un bell’album di fotografie, per quelli che la stanno vivendo è un ritratto divertito di una stagione umana. Un affresco che in qualche modo potrebbe aiutarli a vedere con più ironia e leggerezza un’età costellata di cambiamenti e difficoltà.
Tale è il modo con cui, al di là degli sterili dibattiti su un sequel, Canis Canem Edit si è conquistato il lasciapassare per la storia.
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