Amo il calcio ma non riesco più a giocare (a lungo) ai videogiochi calcistici

I videogiochi di calcio come FIFA e PES continuano a vendere come il pane, ma la costanza e lo status quo in cui hanno convissuto in questi anni potrebbero averli resi troppo... prevedibili?

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

È stata una stagione di calcio surreale, un po' come tutto il 2020: a dimostrarlo c'è il fatto che il campionato sia finito da poche settimane e tra altrettanto poche assisteremo alla routine che segnerà il via della Serie A 2020/2021. La premiazione della Champions League che ha incoronato il Bayern Monaco si è tenuta nemmeno una settimana fa, il calciomercato è in pieno svolgimento e tutto è stato in qualche modo compresso in seguito alla sospensione data dalla quarantena di qualche mese fa.

Puntuali come orologi svizzeri, con la nuova stagione si preparano ad affacciarsi sul mercato anche le nuove simulazioni di calcio con tanto di licenze, come FIFA 21 ed eFootball PES 2021 – i cui appuntamenti sono già stati fissati per il 9 ottobre e il 15 settembre, rispettivamente. E, da grande appassionata del pallone (è irrazionale, lo so, ma l'amore funziona così, ndr) vorrei davvero attendere con impazienza il loro esordio.

Paolo Moldani, capitano del Milano

Durante la stagione 1998/1999, ricordo di aver collezionato (fino all'ultima, già) le figurine dell'album Merlin's dei calciatori. Sul retro, come ultima pagina pubblicitaria, quest'ultimo mostrava Bobo Vieri per la boxart di FIFA 99 (Electronic Arts), insieme ad alcuni screenshot.

Il salto in avanti tecnico per i miei occhi, rispetto ai giochi in 2D a cui mi ero sempre dedicata alla veneranda età di dieci anni – da compiere–, era così impressionante che ricordo di aver sfoggiato quegli screenshot davanti ai parenti, per spiegare loro per quale motivo quella console per videogiochi che io e mio fratello desideravamo fosse diversa da quelle vecchie.

Praticamente, consumammo FIFA 99. E, quando scoprimmo la serie ISS (o Winning Eleven, firmata da una Konami florida e leggendaria), prima con ISS Pro 98 e poi con l'eccezionale ISS Pro Evolution, ci passammo praticamente sopra la vita.

3La possibilità di costruire azioni, di vedere la propria squadra del cuore e controllarla – con nomi dissimulati e buffi come Moldani, Costucarta, Abriati e Buban, ma non era certo un problema – sembrava esserci piovuta addosso direttamente dal futuro. Tra i titoli con cui passavamo più tempo, insomma, c'erano i giochi di calcio, da FIFA a ISS Pro, passando perfino per Libero Grande (questa è per intenditori, sì). Il che rende ancora più curioso che oggi non riesca più a giocarne uno per più di una sparuta manciata d'ore.

Un modello di calcio persistente

Probabilmente è solo questione di anzianità, premetto: questo è uno di quegli articoli informali dove la redazione di SpazioGames si sveste del "noi" per raccontarvi esperienze personali e pensieri della singola firma che trovate in cima all'articolo. Sottolineato questo, farò degli esempi per rendere l'idea, dai quali probabilmente emerge quanto io sia lontana dal giocatore per così dire medio (in riferimento a inclinazione e predilezioni tra le diverse proposte) dei titoli sportivi.

Comprai FIFA 18 su Switch perché mi incuriosiva moltissimo l'idea di poter portare il gioco con me dove mi pareva – che fosse un treno, un aereo o un corridoio universitario in un buco tra una lezione e l'altra. Ci giocai abbastanza a lungo, complice la modalità a stagioni che consentiva di far crescere i propri giocatori, di acquistarne altri, rinnovare contratti e via dicendo – anche perché vedere i valori di Gigio Donnarumma diventare quelli di un alieno, ancor più che nella realtà, era squisitamente soddisfacente.

Comprai FIFA 19 per un motivo più unico che raro: l'introduzione del Mondiale femminile. Seguo con piacere anche la Serie A Femminile, che di recente ha iniziato a trovare spazio sui media nostrani, e ho apprezzato molto lo sforzo di Electronic Arts di prendersi un rischio, impiegando tempo e risorse nella rappresentazione delle Nazionali. Così, tra la classe irresistibile di Giugliano a metà campo e le letali scorribande in attacco di Mauro, Sabatino e Giacinti, vestire i panni delle Azzurre è stato per me – e altri appassionati in giro per il mondo, soprattutto all'estero (pensate a USA, Germania, Scandinavia...), dove il calcio femminile è attorniato da un contesto in vantaggio di qualche anno rispetto al nostro – davvero soddisfacente.

Ho anche passato qualche ora (poche) in compagnia di eFootball PES 2019 perché era il videogioco ufficiale della mia squadra del cuore – che a questo punto avrete ampiamente capito – e questo ha fatto da attrattiva. Poi, il vuoto.

Il mio record recente è proprio quello con FIFA 18: il timer di Nintendo Switch segna una trentina di ore, a cui ha fatto seguito una voragine. Con FIFA 19 non sono arrivata nemmeno a cinque – nonostante continui ad amare il calcio, a seguire tante partite, a non perderne una della mia squadra. Quindi, perché non vengo più rapita allo stesso modo dal calcio virtuale?

Probabilmente, è una questione di accenti. Sebbene le recenti uscite calcistiche, soprattutto per quanto concerne FIFA, abbiano tentato di aggiungere pepe alla ricetta – con la modalità narrativa Journey introdotta da FIFA 17 in poi per tre stagioni, ad esempio, o di recente con l'esperimento Volta, che prestava però il fianco a più perplessità per la resa del gameplay sui campi da street soccer – è un po' come se tutte le modalità siano un orpello che incornicia il vero focus del gioco: il calcio persistente, che risponde ai nomi di battesimo di FUT di qua e di MyClub di là.

Non fraintendiamoci: quello dell'uscita annuale è un dogma dei giochi di calcio che risale a prima delle modalità online competitive, degli acquisti in-game e delle altre meccaniche a carte e "sbustate" che hanno reso queste ultime delle miniere d'oro tali da diventare un modello da seguire anche per altri titoli sportivi (pensiamo alle polemiche che si innescarono su NBA 2K19, che incassò comunque cifre monstre).

Seguendo le stagioni del mondo reale, ogni calcistico ha sempre seguito un cammino annuale (anzi, ricordiamo perfino le release speciali per gli eventi unici, oggi per fortuna ridotte ad update), quindi la questione non è da addossare alla repentinità delle release ogni dodici mesi. È più, come si diceva, una questione di focus: la sensazione che giocare la carriera, una stagione offline, sia più che altro un magnanimo divertissement rispetto al cuore pulsante dei titoli in questione, che dalla Master League che fu ha spostato la residenza su eventi settimanali, classifiche periodiche per l'ottenimento dei pacchetti migliori e una vena genericamente sociale – ma competitiva – che probabilmente non fa rima con tutti gli amanti del pallone che giocano anche ai videogiochi.

Il punto è che FIFA e PES fanno benissimo

Le suddette modalità online e le loro meccaniche, lo ricorderete, hanno innescato più di un interrogativo. Per via delle modalità delle sbustate, ad esempio, molti addetti ai lavori si sono domandati se queste meccaniche non siano da ricondursi a ragionamenti da gioco d'azzardo, e in tutto il mondo la questione è ancora al banco di discussione – complici anche altri titoli che hanno proposto degli acquisti in-game ritenuti controversi.

Al di là di questo, tuttavia, il mercato dà ragione – e non poco – alle decisioni operate da Electronic Arts e da Konami, con il focus importante, e i tanti sforzi in sede di design, per la miglior esperienza online possibile. FIFA 20, per dirne una, è stato il gioco retail più venduto in tutta Europa nel 2019, dopo che tra FIFA 18 e FIFA 19 c'erano stati numeri abbastanza statici, al punto che il CFO Blake Jorgensen parlò di dati «lievemente al di sotto delle aspettative». Questo, detto a proposito di un gioco che aveva venduto circa 20 milioni di copie.

eFootball PES, nonostante una Konami da qualche tempo molto meno esplosiva dei tempi che furono (per usare un eufemismo), continua a tenersi costante nei suoi numeri, con una stima di circa 4 milioni di copie per stagione e uno zoccolo duro di fedelissimi che continua a preferire la proposta calcistica del team giapponese, rispetto a quella statunitense. E a questo sommiamo la scelta di un eFootball PES Lite che, al costo di ben 0€, vi consente a sua volta di sbizzarrirvi con diverse modalità – MyClub compreso, mica a caso.

La matematica non è un'opinione e i publisher devono fare essenzialmente una cosa, quando pagano gli stipendi di così tanti sviluppatori per il loro lavoro: assicurarsi che i conti tornino. E quelli di FIFA PES tornano, su questo non c'è davvero niente di cui discutere. Solo, è altrettanto legittimo domandarsi se questo passo costante che ha messo radici che riservano poche sorprese, da qualche anno, non stia correndo il rischio di allontanare altri amanti del pallone dalla sua controparte virtuale.

Status quo

Potremmo ora trovarci di fronte al prologo di un cambiamento dello status quo che ormai da tempo anima il dualismo delle simulazioni di calcio. FIFA 21 si prepara ad arrivare su next-gen – e chissà che questa non possa essere un'occasione per accentare maggiormente non solo FUT, ma anche la nuova interessante Carriera di cui vi ha parlato il nostro Paolo Sirio, che potrebbe strizzare l'occhio anche agli amanti di Football Manager (titolo di cui invece non ci si disamora mai).

Dal canto suo, Konami ha deciso di prendersi letteralmente un anno di pausa. Come da annuncio ufficiale, l'annualità della saga prosegue con PES 2021, ma il PES Team ha deciso di lavorare direttamente all'appuntamento con PES 2022, anziché porsi di mezzo una tappa intermedia. Risultato: l'uscita di quest'anno sarà tecnicamente uguale alla precedente, e da intendersi come un aggiornamento stagionale. Sarà venduta come un gioco completo (ma a prezzo ridotto) e non sarà un add-on per PES 2020, ma non aspettatevi innovazioni sconvolgenti, modifiche al gameplay o al bilanciamento: semplicemente, i contenuti si adatteranno alla nuova stagione e ci sarà qualche inedito per i club su licenza ufficiale, come la Juventus (che è esclusiva PES).

Anche quello delle licenze è un discorso che potrebbe aiutare ad agitare un po' le cose in mezzo allo status quo: se PES non ha più le storiche licenze UEFA, passate a FIFA, così come non ha più AC Milan e Inter, è anche vero che si è assicurato i Campioni d'Italia e ci consente di giocare gli Europei, slittati nel mondo reale al prossimo anno.

In tutto questo, si affacciano altri player che provano a interpretare il calcio a modo loro: pensiamo a Captain Tsubasa, appena uscito, che condisce di arcade e di tutto il sopra le righe della serie animata il rettangolo verde. Pensiamo a Street Power Football che, visto che FIFA Street è stato fagocitato da Volta nella speranza di ricalcarne il fascino, prova a modo suo a seguire il filone degli sportivi-deformed e cartooneschi come NBA PlaygroundsWWE 2K BattlegroundsF1 Race Stars.

In sintesi, insomma, l'industria dei videogiochi sa benissimo che il calcio rappresenta un'occasione da non perdere. All'altra faccia della medaglia, continuo personalmente a sperare che il salto sulla next-gen di FIFA e PES – e l'anno di riflessione che Konami ha legittimamente deciso di concedersi – possano riaccendere la scintilla nei confronti di qualcosa che sia concretamente di più di un dovuto appuntamento con la nuova stagione. Il calcio è imprevedibile, "la palla è rotonda", e sarebbe bello vedere i titoli dedicati alla grande magia del pallone riuscire ad esserlo altrettanto.

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