Lungi da me creare allarmismi o iniziare a prepararvi a nuove console, ma all’E3 2018 è iniziata la next-gen e questo lo dicono i fatti, non delle supposizioni e nemmeno rumor di lavori in corso. Guardando le conferenze e leggendo le dichiarazioni provenienti da Los Angeles, non ho potuto fare a meno di trovare un tratto comune nelle azioni e nelle parole dei principali player dell’industria videoludica. È cominciato come vedremo quel periodo in cui, a cavallo tra una generazione e l’altra, si prende a parlare di novità avveniristiche, lato platform holder; tirare i remi in barca, lato studi first-party; monetizzare i franchise affermati e rinunciare alle nuove IP, lato publisher; dubitare sottilmente degli hardware a disposizione, lato sviluppatori. Fortunatamente, sembra non sarà un periodo troppo lungo, dal momento che le prossime Xbox e PlayStation non dovrebbero arrivare prima di un paio di anni, anticipati chiaramente dai tradizionali teaser e annunci in pompa magna. Ma ciò non toglie che, com’è sempre nelle transizioni e nei passaggi da una fase all’altra del settore, ci sarà da divertirsi. Vediamo questi fatti, allora, realtà per realtà.
Microsoft
Al media briefing Xbox, Microsoft ha provato a mettere una prima ipoteca sulla prossima generazione ed era lecito ipotizzare che questa mossa, nonostante il lancio dello scorso novembre della sua console da 6 teraflop, spettasse a lei. Phil Spencer, boss del gaming secondo Redmond, ha annunciato non una, non due ma ben tre mosse per dare la misura di quanto voglia fare sul serio dopo le prestazioni sottotono di Xbox One: cinque new entry nei Microsoft Studios, di cui vi abbiamo parlato ampiamente; nuovo hardware, già commissionato al reparto di ricerca e sviluppo stando a Spencer; una piattaforma di gioco in streaming, che presumibilmente abbraccerà la libreria di Xbox Game Pass. Dei nuovi Microsoft Studios gran parte si sta occupando e si occuperà della progettazione delle IP del futuro di Xbox, mentre qualcosa potrebbe venire mostrato già il prossimo anno da Playground Games e Ninja Theory. I primi hanno un secondo team al lavoro da tempo su un titolo open world, forse Fable, e la software house di Cambridge si è lasciata da mesi il successo di Hellblade alle spalle ed è pronta ad imbarcarsi in una nuova avventura. Rare e Undead Labs sono impegnate rispettivamente su Sea of Thieves e State of Decay 2, e Compulsion Games lancerà We Happy Few il 10 agosto, quindi non aspettiamoci produzioni in arrivo da loro per questa gen.
In materia di hardware, che la nuova console sia in lavorazione è un’informazione ufficiale, ma dal sottobosco e dal torbido dei rumor più o meno affidabile spunta fuori persino un nome in codice – Scarlett – e la finestra di lancio del 2020. Una finestra di lancio che sembrerebbe coerente con il teaser di quest’anno e l’idea che al prossimo E3 possa arrivare un trailer vero e proprio, seguito l’anno successivo da una data e da un prezzo per i pochi mesi successivi. È ipotizzabile, se questo calendario venisse confermato, un affidamento dei dev kit agli sviluppatori in concomitanza col teaser del 2019, che dovrebbe darci un’indicazione di cosa aspettarci dalla console in termini ingegneristici e di vision. Entrambi fattori che non dovrebbero riservare grosse sorprese rispetto a quanto proposto finora da Microsoft nel regno di “P3”.
Se lo streaming così come lo conosciamo ora non è qualcosa che fa rima con next-gen, il nuovo engine Slipspace è qualcosa che invece lo fa assolutamente. Come mai parlare di una tecnologia del genere durante una conferenza orientata ai giochi, spesso multipiattaforma, e allo spettacolo? Quella alla base di Halo 5: Guardians mostrava i segni dell’età e non supportava integralmente l’HDR, ma in fondo per un altro capitolo esclusivo Xbox One sarebbe bastato, no? Il fatto che il prossimo Halo abbia un motore grafico scritto da zero e a cui sia stata data tutta questa visibilità è un segnale evidente di come Infinite sia stato pensato perlomeno come produzione cross-gen, con un lancio previsto per il 2020 (con l’assist di Gears of War 5 al 2019 e non programmato per quest’anno, cosa che ad occhio avrebbe potuto permettersi) al day one di Xbox Scarlett.
Starfield e The Elder Scrolls V
Inaspettatamente, a dirla tutta, Bethesda ha lanciato un paio di segnali non di poco conto all’E3 2018 in chiave next-gen. Questi hanno nomi e cognomi, The Elder Scrolls VI e Starfield, e sono già finiti nella wishlist di qualunque appassionato di videogiochi degno di questa definizione. In ogni caso, però, non li vedremo molto presto e Todd Howard, sempre più affascinante director dei Bethesda Game Studios, è stato piuttosto chiaro in tal senso: mentre Starfield è in sviluppo attivo ed è giocabile perlomeno in alcune delle sue componenti basilari, il che pare indicare una suggestione cross-generazionale, TES 6 è ancora un miraggio essendo in pre-produzione. Questo vuol dire che, realisticamente, prima di almeno quattro anni non lo vedremo in giro.E non è che per Starfield, la prima nuova IP di Bethesda in 25 anni, le cose vadano tanto meglio: il gioco è stato definito apertamente come un “RPG next-gen” da Howard durante la conferenza del publisher e questo appellativo fa riferimento quasi sicuramente alle piattaforme su cui finirà il gioco di ruolo, e non al gioco di ruolo stesso (relativamente, ad esempio, ad alcune sue meccaniche rivoluzionarie rispetto a quelli correnti). In un’intervista concessa a Geoff Keighley, il director di BGS ha spiegato che per questi due prodotti le tecnologie a disposizione fino a poco tempo fa non erano sufficienti a realizzare le idee di design dei creatori di Fallout e Skyrim, e che adesso ci siamo soltanto avvicinati ai loro desideri. Serve più potenza, insomma, e questa potenza arriverà da una nuova Xbox e da PS5, oltre che dal semper fidelis PC.
Cyberpunk 2077
Veniamo alla spinosa questione Cyberpunk 2077. L’RPG in prima persona si è finalmente mostrato al pubblico (e più approfonditamente alla stampa) nell’occasione dell’E3 2018, e andando un po’ nel dettaglio si è scoperto che la build portata a Los Angeles girava su una Nvidia GTX 1080Ti e un Intel i7 8700K. Specifiche non fuori dal mondo, complice il rallentamento della produzione di componentistica PC degli ultimi tempi, e che, sebbene possano risultare dispendiose per chi dovesse partire da zero con una nuova configurazione, paiono tutto sommato a portata di mano per Xbox One e PS4. A patto, naturalmente, che venga fatto un lavoro di ottimizzazione importante sia sul codice attuale che sulle versioni console, almeno pari a quello visto su The Witcher 3: Wild Hunt.Tuttavia, lo stato ancora embrionale o giù di lì del progetto e la reticenza su certi argomenti di CD Projekt RED sono apparsi ingredienti altamente sospetti, e in un primo momento il fatto che non venissero menzionate le piattaforme pareva suggerire l’impossibilità a prendersi un impegno con la generazione corrente. È curiosa in tal senso la dichiarazione dello studio polacco per cui “stiamo puntando a PC, PS4 e Xbox One”, che tradotta suona come un “noi lavoriamo su PC e vediamo a che punto saranno le console nel momento in cui avremo finito tutto”. Perché se adesso è più concreto, Cyberpunk 2077 – frutto di una casa di sviluppo non soggetta ai diktat di un publisher, lo ricordo – è evidentemente destinato ad evolversi ancora e a crescere sulla base esibita all’E3 più come un punto fermo messo in pubblico per non tornare di nuovo alla “drawing board” che come un progetto destinato a concludersi nel giro di un anno. E dove quest’evoluzione ci potrà portare (cross-gen? Cross-gen con le sole Xbox One X e PS4 Pro? Next-gen?) è qualcosa che probabilmente neppure CDPR sa al momento.
Ubisoft ed Electronic Arts
Uno sguardo agli sviluppatori e ai publisher multipiattaforma, e al loro atteggiamento all’E3 2018, è ugualmente piuttosto indicativo quando si parla di prossima generazione. Electronic Arts è stata oggetto di critiche per la sua presentazione ad EA Play, in cui effettivamente ha focalizzato l’attenzione sull’imminente Anthem e sull’annuale FIFA 19, lanciato un SOS nel mondo dei videogiochi e pubblicato a sorpresa un Unravel Two che non ci ha sorpresi poi tanto, e poco, poco altro.Piani a brevissimo termine, quindi, un impegno sottoscritto con gli utenti PS4 e Xbox One per un anno o al massimo due, senza alcuna nuova IP o produzione tripla-A e quello Star Wars Jedi: Fallen Order mostrato e non mostrato perché in fin dei conti non c’è niente da mostrare (e niente ci sarà fino, almeno, allo showcase del 2019 con una data sicuramente TBA). Senza menzionare la proprietà intellettuale ormai da anni in progettazione, con tutta la calma del caso, presso EA Motive e lo Star Wars di EA Vancouver risorto dalle ceneri degli asset di Visceral Games.
A Redwood Shores si stanno tirando i remi in barca, insomma, e altrove – leggasi Ubisoft – il processo avviato è molto simile. Si è notato di meno perché i prodotti svelati all’E3 2017 e poi centellinati con sapienza erano davvero tanti, ma a conti fatti anche l’etichetta transalpina ha iniziato a gestirsi, a spalmare su più finestre i titoli presentati, e tentare di massimizzare i profitti sugli investimenti degli ultimi anni. The Crew 2 è imminente, Starlink uscirà quest’anno, Skull & Bones è previsto per il 2019, Beyond Good & Evil 2 arriverà nel 2020 con una beta programmata per la fine del prossimo anno (il che dovrebbe essere una garanzia di lancio current-gen ma non possiamo essere sicuri dello scenario che avremo di fronte in quel momento). Di Splinter Cell non se ne parla neanche a pagare ma, a giudicare dall’atteggiamento sull’argomento del CEO Yves Guillemot, quella è una carta che verrà giocata letteralmente sulle piattaforme del futuro.
E, allo stesso modo, sono significative le parole di Guillemot sull’argomento Assassin’s Creed. Odyssey è palesemente un tentativo di massimizzare le possibilità di profitto offerte dall’ottima piattaforma di Origins, del quale – in maniera molto interessante, a mio parere – andrà ad espandere la componente ruolistica ma senza introdurre nuove visioni o tecnologie. Secondo il francese, il lancio di Assassin’s Creed Odyssey non comporterà un ritorno alla cadenza annuale per il franchise e questa è di fatto una conferma che il gioco rappresenta una ghiotta occasione una tantum da sfruttare per il publisher, nell’attesa evidentemente che per i prossimi pezzi da novanta della saga si abbia un quadro più chiaro sulle future console Sony e Microsoft (e mettiamo anche Nintendo, non si sa mai).
Di segnali dall’E3 2018, quindi, ne sono arrivati in maniera sia implicita che esplicita. Mentre Microsoft e Bethesda sono andate dritte al punto, con un pragmatismo che ha avuto del sorprendente per certi versi ma si è rivelato necessario per il poco materiale in mano attualmente, una realtà concentrata solo e sempre sullo sviluppo come CD Projekt RED sa di avere ancora un po’ di tempo per trovare il bandolo della matassa con Cyberpunk 2077, e le più smaliziate (e opulente) EA e Ubisoft attivano i loro radar next-gen e dosano le energie per non arrivare spompate al momento topico. Se vi state chiedendo cosa farà Sony, ricordate la coda lunga della generazione di PS3, date un’occhiata alla robustissima lineup che ci accompagnerà fino al 2019/20 e avrete la vostra risposta…