Xbox One Recap

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a cura di Pregianza

Ricordate i bei tempi andati dove l’annuncio di ogni console era preceduto quasi all’unanimità da esultanze e passione? Quando una nuova macchina da gioco portava innovazioni all’apparenza enormi rispetto a tutto ciò che era venuto prima, rappresentando un titanico passo per l’intera industria del gaming? Bene, perché al momento io non ci riesco. 
Non che questi tempi non siano esistiti, ma di recente è duro riportarli alla mente tra i cocci delle aspettative frantumate e il fumo delle speranze svanite. La “nuova generazione” promette mari e monti, ma sembra voler forzare anche numerose idee pensate per tutelare più le case produttrici che il pubblico pagante, senza contare che pare essere vittima di un blocco della fantasia nel quale l’unica strada percorsa è quella dell’hardware più potente. 
Nonostante tutta la negatività, comunque, la gente non ha smesso di desiderare piattaforme fresche, e ci sono ancora milioni di persone che credono in una vera rivoluzione del gaming. Che importa se arriverà prima quella della tecnica? L’importante è che poi si faccia un passo avanti significativo in tutto il resto, giusto? Peccato che ai piani alti non tutti sembrino aver capito cosa vogliono davvero i videogiocatori, e che la conferenza Microsoft di ieri sia stata l’ennesima martellata nel piolo della malignità. Una martellata data da un gigante, peraltro. 
E’ ironico… davvero. Poche ore prima della presentazione avevo scritto con un certo ottimismo (che peraltro non mi appartiene di solito) che i capoccia dell’azienda di Redmond non erano certo degli australopitechi inetti, e che, visto il quantitativo mostruoso di feedback ricevuto e il tempo per calcolare una tattica anti-Sony, fallire sarebbe stato molto difficile. Finita la conferenza un solo pensiero mi frullava per la testa: “i nostri pelosissimi antenati avrebbero potuto probabilmente fare di meglio”. 
So che potrà sembrare un giudizio eccessivamente lapidario, ma preferisco essere cristallino: non ritengo che la console presentata da Microsoft sia un fallimento, anzi, nascoste nel turbinio di giochi sportivi, canali televisivi e comandi vocali sono saltate fuori delle informazioni estremamente interessanti, su cui vale la pena soffermarsi. Tuttavia quando una conferenza riesce in un istante a far crollare le azioni della propria azienda, evita volutamente di rispondere a tutti i quesiti più importanti posti dalla fanbase, e schiva con goffe movenze persino i giochi, non può venir valutata positivamente. 
Ciò che Microsoft ha mostrato ieri è stato un manuale sul come non fare una presentazione, un evento scarno, stantio, imprigionato nel passato, dove l’interesse si è mantenuto minimo dall’inizio alla fine, gli applausi erano pilotati e le parole “magico” e “scienza” sono state usate così a vanvera da venir consumate. 
E’ sembrato di assistere alla beta di una conferenza, una di quelle prove a tempo piene di bug dove vengono scelti solo i livelli più penosi di un titolo, che ora della fine invece di invogliare l’utenza a comprare la porta verso altri lidi. Non bene, ma è inutile stare a rimuginarci troppo. Per ora tenteremo di ricapitolare ciò che è accaduto, e di tirare fuori più notizie positive possibili dal reveal della nuova Xbox One. Cominciamo.
Xbox, brucia i miei nemici
Tutto è partito con una breve introduzione di Larry Hryb, il noto Major Nelson che ha scaldato leggermente la folla a casa prima di introdurre un breve video popolato da attori pagati e celebrità inattese. Tra le apparizioni inaspettate: Kojima, Spielberg, e Bleszinski. Un inizio classico ma riuscito, dopo il quale è salito sul palco Don Mattrick in persona, a parlare del successo di Xbox 360 e a flettere un po’ i muscoli economici dell’azienda.
Ordinaria amministrazione, finché non è finalmente spuntato il nome della console, Xbox One. Non particolarmente originale come scelta, in verità, ma le cose si sono infiammate quando la console è stata immediatamente mostrata.
Un parallelepipedo nero, semplice e quasi confondibile con una versione moderna di un Betamax, accompagnata da un nuovo Kinect più massiccio e da un pad vicino a quello precedente ma evoluto in vari aspetti. Molto di cui discutere, senza dubbio, ma tutto è stato abbandonato quasi subito in favore di uno dei tre elementi della console, il Kinect.
Yusuf Mehdi è entrato in sala, pronto a parlare dei fantastici miglioramenti apportati al motion sensor Microsoft, e alla capacità di Xbox One di trasformare la televisione in un’esperienza interattiva. Prima di passare alle magie televisive dell’hardware, il sottoscritto vuole però soffermarsi sul pad, che è stato trattato davvero poco ma è fortunatamente finito in mano a più di un giornalista attento.
Il nuovo pad Xbox può sembrare scarsamente perfezionato rispetto al passato, ma vanta in realtà dei notevoli miglioramenti: gli analogici presentano una circonferenza ruvida, che favorisce il controllo di precisione, la batteria è ora interna e rende il tutto meno ingombrante, i trigger hanno una funzione rumble che potrebbe aumentare notevolmente l’immersività di certi titoli, specialmente automobilistici, e la croce direzionale è, finalmente, decente. Niente più imprecazioni davanti ai picchiaduro.
Torniamo alla tv, con il buon Yusuf che ha stupito il pubblico con la responsività dei comandi vocali tramite Kinect. La nuova Xbox risponde istantaneamente agli ordini, passando da televisione, a gioco, a film senza sbalzi e imprecisioni. L’interfaccia è rimasta simile a quella odierna, squadra che vince non si cambia dopotutto. Chiaramente la prima parte ha voluto dimostrare come Xbox One sia una piattaforma totale, pensata non solo per il gaming ma per divenire il fulcro del salotto di casa. Resta da vedere se i comandi vocali saranno altrettanto precisi in italiano. 
Passato il momento voce, ci si aspettava qualche gioco, ma Yusuf si è dilungato e ben presto si è arrivati all’implementazione diretta di Smartglass nel sistema, con i cellulari capaci di trasformarsi in controller per la console, e a Skype, un furbo acquisto di Microsoft che permetterà di comunicare facilmente con gli amici.
Always on? Usato? Il senso della vita?
Finito il siparietto è giunto in sala Marc Whitten, il cui intervento ha gettato un velo nebuloso sulla conferenza tutta. Ancora ferma la discussione sui giochi, si è passati a Xbox Live, per il quale ci sono stati in apparenza grandissimi miglioramenti… scarsamente trattati nel dettaglio (la possibilità di aggiungere 1000 amici almeno è stata confermata). Il mito dell’always online non è stato sfatato, così come non è stato eliminato il timore di vedere un blocco dei giochi usati. In seguito, da affermazioni di vari siti esteri in loco e dall’hands on di Wired pare che la console richiederà l’installazione dei giochi, legandoli al proprio account e bloccando così l’usato indirettamente. Smentite confuse di Microsoft tramite i suoi canali ufficiali non hanno chiarito più di tanto i dubbi. Per quanto riguarda l’always online la situazione dovrebbe meno cupa, ma sempre Wired afferma che il servizio Cloud Azure della casa potrebbe venir sfruttato per facilitare il processing della macchina in certi titoli, e pertanto obbligare a utilizzarli online. Non è una funzionalità forzata per chi desidera mantenere offline il proprio prodotto, ma potrebbe essere una graduale mossa verso la connessione semi-obbligatoria. Persino qui, chiarezza pochina.
Tempo di giocare. Forse
Si è dunque arrivati finalmente al momento dei giochi, con l’entrata in campo di EA, che ha baldanzosamente annunciato la sua nuova partnership con Microsoft e confermato le previsioni di tutti presentando i suoi noti titoli sportivi. NFL, FIFA, NBA (e questa è passata in sordina, ma è un ritorno importante) e UFC (la cui licenza è giunta da poco in mano al colosso statunitense). Il motore per la nuova generazione di titoli EA si chiama Ignite e, se il filmato mostrato in seguito non era CG, può fare cose realmente impressionanti. 
Con EA fuori dal palco è spuntato Phil Spencer, di Microsoft Studios, e si è visto uno dei titoli più attesi per Xbox One, Forza Motorsport 5. Oibò, “visto” è una parola grossa, considerando che il filmato è durato pochi secondi e che anche in questo caso non siamo stati sicuri di aver osservato del sano gameplay, ma almeno un po’ di animi si sono placati.
Dopo le corse è arrivato il momento più alto della serata (e non è dire molto), con il reveal del nuovo titolo di Remedy, Quantum Break. Qui il teaser è stato ancora più oscuro, con un inizio live interpretato da attori veri (almeno credo, la confusione ormai era totale a quel punto), e brevissimi momenti di gameplay in cui si è intravista una grafica abbastanza grandiosa e una certa unicità. 
Finito il video è arrivata la notizia bomba: Xbox One avrà 15 esclusive nel primo anno di vita, e ben 8 saranno nuove ip. Peccato che di queste novità si sia vista solo l’ombra, poiché subito dopo è arrivata Nancy Tellem, e si è ricominciato a parlare di televisione. 
L’argomento non era tuttavia completamente distaccato dai videogame, considerando che la sig,ra Tellem ha introdotto una rappresentante di 343 Industries per presentare una nuova serie televisiva dedicata a Halo di nome Wake Up John, in mano niente popòdimeno che a Steven Spielberg
Buone notizie per i fan di Master Chief amanti della tv, indubbio, seguite da una partnership con la NFL pensata per rendere più interattive le partite di football quasi completamente ignorabile per qualunque paese senza bandiera a stelle e strisce. 
In chiusura sul palco c’era Activision, con Call of Duty: Ghosts, altro titolo non certo ignoto, ma mai visto in azione fino a quel momento. La presentazione è stata più o meno la stessa a cui ha potuto assistere il nostro buon Mugo in America, quindi potete leggervi un’anteprima dedicata direttamente QUI.
Finiti i video di Call of Duty, finita la conferenza, con un taglio netto che ha chiuso malamente un reveal insoddisfacente.

TV, sports, Call of Duty. Queste sono le uniche cose che sono rimaste impresse al pubblico dopo la conferenza Xbox One. Significa che il reveal è andato male, malissimo, e che Microsoft ha fatto un grosso passo falso. Una presentazione simile sarebbe stata dura da digerire a inizio anno, ma vederla ora è stato alquanto desolante, così come mesto è il fatto che non mancassero argomenti positivi su cui concentrarsi durante l’evento. La console, valutata al di fuori dalla negatività scaturita dopo il reveal, ha in realtà più di un aspetto positivo, potenzialità nascoste non indifferenti e dozzine di features da svelare. Siamo inoltre curiosi di vedere quali saranno le esclusive presentate all’E3 e come si comporterà l’hardware nella prova diretta. E’ comunque triste vedere come Microsoft non abbia minimamente ascoltato le critiche fatte dai suoi fan alle passate conferenze, distaccandosi quasi del tutto da quei gamer che hanno reso Xbox grande.

Tempo per recuperare ce n’è ancora molto, e sarà l’E3 il vero campo di battaglia tra le console. Speriamo bene.

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