Wargaming.net è l’azienda che fa le cose in grande. Questa è un’opinione diffusa tra chi ha avuto modo di partecipare a un evento di questa compagnia bielorussa, che negli ultimi anni ha organizzato alcuni fra i meeting più titanici nella storia dei videogiochi. A volte, scherzando, ci siamo chiesti dove trovassero i soldi per organizzare questi eventi, e come fosse possibile che un gioco gratuito come World of Tanks avesse potuto trasformare un’azienda con un modesto ufficio a Minsk in una multinazionale con 3000 dipendenti e più di dieci sedi distribuite in tre diversi continenti.
La risposta a questa domanda giunge da un semplice dato: a World of Tanks giocano ottanta milioni di persone. Questo titolo con i carri armati ha radunato una quantità enorme di giocatori, la maggior parte dei quali non investe un singolo centesimo nel gioco. Questo titolo, dunque, si mantiene grazie a una piccola percentuale di persone che investono del denaro nel gioco. Con una base di 80 milioni di giocatori, questa “piccola percentuale” significa diversi milioni di persone, i quali permettono una costante pioggia di miliardi di rubli su Minsk.
Ma il segreto del successo di Wargaming.net, probabilmente, si identifica nella capacità dell’azienda di leggere il mercato e, soprattutto, di saper ascoltare i propri giocatori. Questo è quanto è emerso dalla conferenza stampa che ha anticipato le finali della Wargaming.net League, il torneo internazionale dedicato a World of Tanks in corso a Varsavia.
“Nel posto giusto, al momento giusto”
Victor Kislyi, CEO di Wargaming.net, con una grossa dose di umiltà ci ha raccontato come il destino, a volte, sia davvero provvidenziale. Wargaming aveva creato una decina di giochi, tutti valutati con ottimi punteggi su Metacritic, ma nessuno in grado di sfondare davvero. L’azienda sembrava destinata a restare un piccolo studio di sviluppo confinato nella capitale della Bielorussia, quando gli sviluppatori decisero di produrre un gioco tattico online, rivolto principalmente agli amanti dei carri armati. “Ci siamo trovati nel posto giusto, al momento giusto” – ammette Kislyi – “World of Tanks è uscito proprio nel momento in cui l’interesse per gli MMO era massimo, e il nostro gioco era gratuito”. Insomma, Wargaming.net fu anche fortunata, ma – come dice il detto – la fortuna aiuta gli audaci. E l’audacia di Kisly è di quelle da prendere d’esempio.
L’azienda, infatti, è costantemente in contatto con i propri giocatori per modificare costantemente il gioco secondo le proprie esigenze. World of Tanks viene continuamente cambiato e modificato sulla base delle opinioni dei player, e tale feedback viene preso così sul serio che alcuni giocatori – reclutati agli eventi come quello odierno – vengono invitati a firmare dei contratti per giocare un certo numero di partite e offrire i propri consigli sul gioco. Il team di sviluppo è costantemente presente agli eventi internazionali, e la loro presenza permette di valutare gli elementi che possono essere migliorati al fine di rendere il gioco sempre più perfetto. World of Tanks è un cantiere aperto, un gioco che continua ad aggiungere mattoni e ad eliminare quello che non va: un gioco che punta alla perfezione e che, a giudicare dall’enorme numero di iscritti, è sulla strada giusta da almeno quattro anni.
La lungimiranza di Wargaming.net si nota anche nella quantità di denaro che viene reinvestito nell’azienda. Parliamoci chiaro: i soldi non mancano, e probabilmente Kislyi guadagna così tanto da potersi permettere un jetpack di oro massiccio per il proprio cane. Ma una buona parte di questa pioggia di soldi viene reinvestita nell’azienda, nella creazione di nuovi studi di sviluppo, nella crescita di nuovi progetti e, soprattutto, nella graduale trasformazione di World of Tanks in uno sport vero.
L’eSport secondo Wargaming.net
Sentiamo sempre più spesso parlare di eSport e di giochi creati appositamente per diventare degli sport virtuali. Wargaming.net, curiosamente, ha adottato un approccio diametralmente opposto rispetto a quello delle altre aziende: World of Tanks non è mai stato un gioco creato per diventare un eSport, lo è diventato grazie alle sue caratteristiche. Mohammed Fadl, responsabile della community di Wargaming.net, è convinto che un gioco non diventi eSport perché qualche sviluppatore lo definisce tale, ma perché si soddisfano le stesse condizioni che trasformano un qualunque gioco in uno sport: un enorme numero di giocatori, delle regole chiare e tanto, tanto bilanciamento. Di conseguenza, un eSport non può essere definito tale “a priori”: è necessario che svariati milioni di persone lo pratichino, ed è proprio quello che è accaduto con World of Tanks, League of Legends e con gli altri grandi titoli ascrivibili nella categoria degli sport digitali.
Nel momento in cui, secondo questa filosofia, World of Tanks non era ancora un eSport, i produttori del gioco si accorsero che qualcosa stava cambiando. Era il 2011, e vennero organizzati alcuni tornei fra le community, senza alcun budget e in situazioni a dir poco spartane. Ciononostante, furono un successo e la gente iniziò a chiederne sempre di più.
Così, nel 2012 Wargaming.net organizzò un torneo internazionale, con in palio un montepremi di 100.000 dollari. Vi parteciparono 35.000 persone, un numero che spiazzò gli organizzatori e li costrinse a modificare il tiro per l’anno successivo. E con “modificare il tiro” vogliamo indicare un investimento di 8 milioni di dollari. Era nata la Wargaming.net League, e i 35.000 giocatori del primo torneo divennero 200.000 divisi in 40.000 squadre. Questi, signore e signori, sono i numeri di un vero sport.
La Wargaming.net League 2014
Il torneo di quest’anno ha visto un aumento di capitale investito del 25%, per un totale di 10 milioni di dollari. Decine di migliaia di squadre hanno partecipato, e solo 14 team di 7 persone ciascuno sono riusciti ad aggiudicarsi la finale di Varsavia.
L’evento conclusivo si apre oggi, 4 aprile, e si chiuderà il giorno 6. I vincitori si poteranno a casa uno dei trofei più pesanti nella storia di qualunque sport: un monolite di alluminio dal peso di 17 chilogrammi, completamente scolpito con il logo della League e nel quale sarà inciso il nome della squadra vincitrice. Un premio piuttosto ingombrante, che i campioni non potranno tuttavia portarsi a casa: come avviene per la coppa del mondo di calcio, il trofeo resterà nelle mani di Wargaming.net e sarà probabilmente esposto a rotazione nelle varie sedi dell’azienda.
Per l’occasione è stato affittato uno dei cinema più grandi di Varsavia: le due squadre sul palco sono chiuse in due cubicoli, il mastodontico trofeo nel mezzo. Dietro di loro, un gigantesco schermo di 16×10 metri sul quale gli spettatori possono seguire le partite. La tensione si taglia con il coltello, ma al contempo il clima è festoso e la folla applaude di fronte ad alcune delle azioni più rocambolesche degli atleti in gara.
World of Tanks, probabilmente, non è l’eSport più appassionante da seguire. Il gioco è estremamente tattico e statico, e il camping regna sovrano per i primi cinque o sei minuti della partita. Gli animi si scaldano verso il finale, quando il tempo di dieci minuti si avvicina pericolosamente alla sua scadenza. In quel momento può succedere il finimondo, ed è lì che il gioco diventa davvero divertente anche per gli spettatori. Si tratta, purtroppo, di una breve emozione a fronte di almeno sette minuti di noia, un aspetto che gli sviluppatori conoscono bene e che, sempre sulla base del feedback dei propri giocatori, cercheranno di migliorare.
Anche le finali della Wargaming.net League 2014 sono un evento gigantesco, nella piena tradizione dell’azienda bielorussa. Ma, oltre ad essere un evento grande, ci sono tutti gli ingredienti per farne un grande evento: una community attiva, un gioco pulito e rispettoso delle regole e tanta, tanta passione. World of Tanks ha saputo radunare ottanta milioni di persone, e più di duecentomila hanno tentato la scalata alle finali: numeri che fanno di World of Tanks un vero sport. Questo evento, inoltre, ha il grande pregio di farci comprendere meglio le ragioni del successo di Wargaming.net. Un successo che, a nostro avviso, è più che meritato.