World of Tanks 8.10

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a cura di LoreSka

La storia di World of Tanks, e più in generale di Wargaming.net, è una storia di successo. Nata come piccola azienda bielorussa, con un solo gioco è diventata una multinazionale capace di creare centinaia di posti di lavoro e di diventare un fenomeno di costume in Russia. “Ferma una persona per strada a Mosca e chiedigli di World of Tanks. I casi sono tre: o ci gioca, o non ci gioca ma lo conosce, o non ci gioca ma ha un famigliare che ci gioca”. Come dire, nessuno non conosce World of Tanks da quelle parti.
Wargaming.net ha però cercato di estendere i propri confini oltre l’ex cortina di ferro, iniziando una lunga campagna di conquista dell’occidente partita da un piccolo ufficio di Parigi, con due sole persone. Oggi questo ufficio ne ha più di 100 e occupa tre piani di un edificio.
Le ragioni di tale successo sono molteplici. Da un lato, c’è certamente la formula free-to-play, che quelli di Wargaming.net hanno interpretato nel modo giusto. Ovvero, non si ha mai la sensazione che World of Tanks sia un “Pay to Win”: chiunque può competere senza spendere un soldo. Dall’altro lato, c’è l’altissima qualità del gioco che migliora costantemente e diventa sempre più colossale. L’evento parigino a cui abbiamo partecipato un paio di giorni fa era dedicato proprio all’ennesimo ingrandimento di questo gioco, che ha visto l’arrivo dei carri armati giapponesi.
Banzai!
Anche se il Giappone fu una nazione molto nota per le sue navi e per i suoi velivoli, lo stesso non si può dire dei carri armati. Il motivo è presto detto: il Giappone inizialmente non possedeva carri di propria invenzione, ma preferiva acquistare il proprio parco-veicoli da altre nazioni. Questi carri, poi, venivano modificati per adattarsi alle esigenze dell’esercito imperiale, ma senza mai stravolgere i progetti originali. Nel corso degli anni 30 vennero sviluppati alcuni carri interamente giapponesi, che tuttavia si rivelarono spesso meno efficaci dei carri stranieri a causa della relativa inesperienza dei progettisti nipponici.
Così, la storia dei carri armati giapponesi è apparentemente meno fascinosa di quelli di tante altre nazioni, e questa è certamente una delle ragioni dietro al ritardo nell’inserimento di questi carri tra le fila di World of Tanks. Al contempo, anche i carri armati dell’Impero del Sol Levante hanno giocato il proprio ruolo sui fronti cinese, russo e nel Pacifico, contribuendo a scrivere alcune pagine di storia.
Come di consueto, Wargaming.net ha portato a termine una ricerca storica quasi maniacale per realizzare questi carri armati, che sono stati ricostruiti sulla base di progetti originali e delle rare macchine ancora esistenti. La difficoltà, questa volta, era maggiore, in quanto molti dei modelli di carro armato giapponese vennero prodotti in serie limitatissime, che assai raramente superavano le mille unità. Di conseguenza, esistono pochissimi esemplari ancora interi, e soltanto qualche unità è effettivamente funzionante.
Poiché una significativa percentuale dei giocatori di World of Tanks utilizza il gioco per pura passione nei confronti dei carri armati, gli sviluppatori hanno cercato di curare ogni minimo dettaglio tecnico e estetico dei veicoli giapponesi. Al contempo, però, si è cercato di rendere equilibrata la componente di gameplay.
Più rapido, meno potente, più efficace
Una delle caratteristiche che differenzia i carri giapponesi dagli altri tank presenti nel gioco è dato dalla torretta, la quale ha un comportamento particolare. In generale, i carri armati giapponesi godono di una torretta con una rotazione più rapida e capace di un angolo di rotazione verticale più ampio. La cosa si traduce in un cambiamento importante nel gameplay: i carri giapponesi, infatti, possono ridurre la propria sagoma avvicinando il cannone alle lamiere superiori del carro stesso, rendendolo meno esposto e vulnerabile agli attacchi nemici. Al contempo, la differente angolazione del cannone consente di colpire bersagli da posizioni altrimenti impossibili, e in generale consente di raggiungere nemici nascosti su pendii, anche in discesa, senza esporre troppo il proprio carro. Al contempo, i carri nipponici hanno un tasso di proiettili per minuto maggiore rispetto alla media. Per contro, le torrette giapponesi sono meno potenti in termini di penetrazione, e in sostanza causano meno danni di tanti altri carri. Così, il giocatore deve essere in grado di sfruttare la velocità e i vantaggi tattici del carro giapponese per controbilanciare i suoi lati negativi, e deve essere preparato a colpire il nemico più volte per ottenere lo stesso effetto che con un carro sovietico – ad esempio – richiederebbe appena pochi spari.
La versione 8.10
La nuova versione di World of Tanks, oltre ai carri giapponesi, introduce alcune migliorie tecniche. Anzitutto, gli sviluppatori sono stati orgogliosi di presentarci alcuni filtri grafici, tra cui un divertente (e splendido) filtro in stile pellicola cinematografica degli anni Quaranta. Si tratta di una patina leggermente sbiadita e poco desaturata che si applica ai colori del gioco, e che immerge tutto in una strana atmosfera. Confessiamo di non averla più disattivata dopo le prime due prove, in quanto rendeva il tutto più piacevole alla vista, senza però affliggere la visibilità di gioco e, conseguentemente, il gameplay.
Sono stati ritoccati gli effetti grafici, con esplosioni più realistiche. Ombre e texture sono state migliorate, e in generale World of Tanks è migliorato in maniera sensibile, anche se confessiamo di non trovare le differenze così eclatanti rispetto alla precedente versione del gioco.
Infine, da segnalare il rinnovamento del reparto audio, con l’aggiunta di un buon numero di suoni ambientali. La nostra prova non è stata abbastanza lunga per poter cogliere appieno tutte queste sottili aggiunte, ma per una volta ci fidiamo dei tecnici del suono di Wargaming.net, che si sono sempre dimostrati attenti nel cercare di cogliere i suoni del campo di battaglia.

World of Tanks diventa ogni giorno più grande e complesso. Ciononostante, gli sviluppatori di Wargaming.net sono riusciti a mantenere inalterato il cuore di questo prodotto dopo tanti anni e tanti cambiamenti. Forse è questo il segreto del successo di World of Tanks: versione dopo versione, il titolo è rimasto coi cingoli ben inchiodati al suolo, senza mai strafare e – soprattutto – ascoltando sempre il feedback dei propri utenti. La versione 8.10 e l’arrivo dei carri armati giapponesi non fanno altro che confermare questa filosofia, e siamo fiduciosi per il futuro di questa serie che, ancora una volta, sembra davvero in ottime mani.

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