Il primo press tour della vita non è affar semplice: il giorno della partenza sei lì, davanti al tabellone luminoso che indica la tua destinazione, con un bagaglio a mano troppo piccolo per contenere – oltre a semplici vestiti – le responsabilità, i brividi d’attesa e l’enorme curiosità di ciò che si affronta. Sei lì come un cagnolino sotto la pioggia, con uno spaventoso anticipo rispetto alla tabella di marcia, fischiettando nervosamente e assicurando a te stesso che tutto andrà per il meglio. Il sudore è l’unico compagno di viaggio: laggiù a Varsavia fa un freddo micidiale e giustamente ti sei coperto a cipolla con numerosi strati di giubbotti, giacche e maglioni; davvero troppo spessi e lanuginosi per la tiepida sala d’imbarco di Malpensa. L’occhio cade continuamente sull’orologio, la mente ripassa innumerevoli volte il documento .pdf del diario di viaggio, ogni singola data, ogni singolo particolare. Sì, questo sono io, Matteo, mentre mi accingo a prendere un aereo che mi porterà direttamente a Varsavia, capitale della Polonia e teatro delle Wargaming.net League Grand Finals 2016, il torneo mondiale di World of Tanks. Una meta altrettanto ambita per i dodici team provenienti da ogni parte del mondo, pronti a sfidarsi a colpi di cannone per conquistare il monolite nero della vittoria: un’intensa cavalcata lunga due giorni, che rappresenta la punta di diamante di scontri all’ultimo carro avvenuti nei mesi precedenti all’interno dei sei campionati di cui è composta la Lega. L’anno precedente l’ambito trofeo è stato alzato al cielo dal team del blocco post-sovietico degli HellRaisers, più che mai motivati a strappare il titolo 2014 agli inermi NaVi (Natus Vincere); quest’ultimi incapaci di gestire l’ansia emotiva della finale a causa della defezione improvvisa di uno dei loro membri più importanti. Una sconfitta che ha lasciato il segno, certo, ma che ha permesso al team ucraino di rinascere dalle proprie ceneri mantenendo uno spirito di squadra più forte e coeso che mai. Le Grand Finals 2016 sono state quindi teatro di un’aspra battaglia tra queste due squadre leggendarie che hanno oscurato con le loro sfavillanti prestazioni team altrettanto validi, tra cui gli europei di Wombat on Tanks (ex Virtus Pro), capaci di strappare un terzo posto in semifinale e alzare bandiera bianca solamente contro i NaVi in stato di grazia. Un posto nella Hall of Fame, 150.000 dollari per il primo classificato e un bellissimo trofeo da conquistare: mai come quest’anno le Grand Finals sono riuscite a stupirci, con match all’ultimo sopravvissuto, giocate leggendarie e tanto, tanto divertimento.
Un girone senza pensieriWorld of Tanks è ormai un fenomeno a livello globale che conta più di 10 milioni di giocatori provenienti perlopiù dall’Europa dell’est. Per chi ancora non conoscesse il titolo di Wargaming.net si tratta di uno sparatutto principalmente in terza persona che pone i giocatori alla guida di diversi carri armati – simili alle controparti reali – in ambientazioni più o meno grandi adatte a diverse modalità di gioco. Tra quest’ultime, in occasione delle Grand Finals, è stata scelta Attacco 7 contro 7, che prevede una squadra alla difesa di due punti caldi della mappa e un team attaccante costretto a conquistare le due basi entro un tempo limite; il tutto si gioca al meglio delle 9 partite, 13 in finale. Una modalità avvincente e spettacolare ulteriormente raffinata con l’introduzione di 10 minuti disponibili ogni round (al contrario dei 7 precedenti), in modo tale che le squadre possano combattersi senza colpi di mano e fughe estenuanti dovute alla scarsità del minutaggio. Per la prima volta nella storia delle Grand Finals sono stati introdotti anche i carri armati Tier X, ovvero i migliori tank presenti nel parco veicoli di WoT, capaci di ottimizzare al massimo le prestazioni dei giocatori e di offrir loro una maggiore varietà d’approccio alle mappe. Entrambi i risultati hanno dato ragione a Wargaming: quest’anno lo spettacolo è stato all’ordine del giorno ed è culminato con una finale al cardiopalma che verrà ricordata per gli anni a seguire. La sensazione che le Grand Finals 2016 fossero speciali ci aveva già pervaso durante la prima partita dei gironi d’eliminazione, quando gli HellRaisers hanno affrontato i NaVi in una partita intensa e combattuta che ha visto quest’ultimi vincitori; quasi la visione di un futuro non troppo lontano. Nonostante questo guizzo d’energia i gironi d’eliminazione si sono svolti con relativa tranquillità e costanti conferme: gli americani Red Canids e Eclipse, new entry assolute nel panorama competitivo di World of Tanks, sono stati eliminati in men che non si dica; mentre Gold Bass e El Gaming hanno dato prova di sé nel peggiore dei modi, con quest’ultimi completamente irriconoscibili rispetto alle finali dello scorso anno dove avevano guadagnato uno straordinario secondo posto. Allo stadio l’atmosfera era generalmente tranquilla, con pochi giovani e qualche famiglia a osservare con assorto tepore il megaschermo di fronte a loro: uno snack in sala stampa, un’atmosfera tranquilla e qualche chiacchiera sono stati i topos principali di una giornata all’insegna delle zero sorprese e delle mille conferme.
Fragili dubbiDopo una serata all’insegna di un hamburger con i fiocchi e un veloce pisolino tra le soffici braccia del buon Morfeo, il secondo giorno ha visto il realizzarsi di un detto popolare che risponde alla frase “la calma prima della tempesta”. La lancetta segna solamente le nove di mattina quando il pullman di giornalisti arriva davanti allo stadio Torwar Hall: dinanzi ai nostri occhi una lunghissima fila di persone sorridenti (molte famiglie e tantissime giovani coppie) giunte per passare un’intera giornata all’insegna del divertimento. Una visione capace di riempirmi il cuore di gioia, presagio di momenti fantastici che si sarebbero palesati da lì a breve. I team rimanenti spingono già l’acceleratore ai quarti di finale, con dei fantastici NaVi capaci di infliggere 5 affondi da maestro al team Kazna Kru – senza incassare un solo colpo, in tutta risposta – e degli HellRaisers stranamente fragili e mentalmente poco coesi. I connazionali Tornado.Rox danno loro infatti filo da torcere, dimostrando l’incapacità del team sovietico di mantenere la calma su un consistente vantaggio di 3 a 1. Dopo essere tornati in parità sul 3 a 3 con alcune bellissime giocate da parte dei membri del team Tornado, gli HellRaisers sono riusciti a ristabilire il primato con un fatidico 5 a 4. Le semifinali hanno dato adito a numerosi dubbi riguardanti la preparazione del team sovietico: l’unico team americano rimasto in gara, i Not So Serious, è riuscito di nuovo a minare le probabilità di successo degli HellRaisers infliggendo loro alcune pesante sconfitte e portando i russi allo spareggio nella mappa Cliff, dove quest’ultimi hanno avuto la meglio per un soffio grazie ad un eccezionale lavoro di squadra. Nel frattempo i Na’Vi hanno saputo dimostrare ancora una volta le loro capacità tattiche asfaltando i Wombat on Tanks con un perentorio 5 a 2, guidati dalle giocate solitarie di Kirilloid evidentemente in stato di grazia. L’attesa per la finale schizza alle stelle: i Natus Vincere appaiono favoriti, pronti a combattere con le unghie e con i denti pur di strappare il trofeo dalle mani dei sovietici HellRaisers. Gli attimi che precedono lo scontro tanto atteso sono difficilmente mitigati dalla finale ufficiale di World of Warships, uno show match in piena regola che ha visto affrontarsi i due team più forti in lunghe battaglie navali da 20 minuti ciascuna. La sensazione è che l’ultimo nato in casa Wargaming.net sia un passo indietro in termini di spettacolo rispetto a World of Tanks e che porti a schermo scontri troppo ragionati e caotici per poter essere apprezzati da un vasto pubblico. I margini di miglioramento possono essere notevoli e siamo di fronte a un gioco ben realizzato con un’ottima implementazione della fisica e della balistica dei proiettili, ma purtroppo World of Warships non pare pronto a solcare un palcoscenico internazionale come il suo fratello maggiore a causa delle sue caratteristiche intrinseche.
I mille battiti del cuoreNaVi e HellRaisers solcano finalmente il palco, di nuovo insieme, come in quell’iniziale partita premonitrice durante la fase a gironi. La tensione è alle stelle, mentre gran parte del pubblico di Varsavia urla a gran voce il nome dei Natus Vincere, dichiarato favorito dai commenti dei giornalisti in sala stampa. L’anno precedente i sovietici HellRaisers avevano vinto nettamente contro i cinesi Elong infliggendo loro un sonoro 7-2; ma il team sovietico, durante la stagione ormai giunta al termine, aveva perso quattro membri importanti e l’unità di un tempo è ormai andata scomparendo. Le prime quattro mappe vedono rispettivamente vincitori i due sfidanti sia in attacco che in difesa, portando il risultato sul 4 a 4 e dimostrando come, ancora una volta, gli HellRaisers siano avversari difficili da piegare nonostante la loro interna fragilità. Caratterizzati da una fermezza mentale incredibile i NaVi si portano avanti, schiacciando i sovietici nella mappa Cliff grazie ad un eccezionale lavoro di squadra e portandosi così a una sola distanza dal premio più ambito: la loro vittoria sembra ormai scontata, con gli HellRaisers sotto di due lunghezze e costretti a non perdere nemmeno un singolo round. Una giocata strabiliante di Applewow, capace di gelare il pubblico in sala con un 3vs1 da cui esce vincitore grazie a una straordinaria abilità di map control, porta il team sovietico a soltanto una lunghezza di distanza; recuperata qualche minuto dopo grazie alla capacità degli HellRaisers di fare squadra nei momenti di difficoltà e portando il risultato a un impensabile 6-6. In quel momento, seduto su una scomoda sedia color cachi, le mie mani tremavano e il mio cuore batteva all’impazzata, nonostante fossi un semplice spettatore invitato a seguire le finali di un titolo che non giocavo da parecchie settimane. Se la partita si fosse chiusa in quel momento sarebbe stata archiviata nella memoria di noi tutti con l’aggettivo “memorabile”, ma il fato si è spinto oltre regalandoci dieci minuti di pura adrenalina che lasceranno un segno indelebile nella storia competitiva di World of Tanks. HellRaisers in attacco, NaVi in difesa: il pubblico si alza in piedi con le mani tra i capelli appena nota il team sovietico avanzare compatto verso i Natus Vincere, costringendo gli avversari in campo aperto senza preoccuparsi di subire numerosi danni dalle cannonate in arrivo. Inizia così una furiosa battaglia al centro di Cliff, dalla quale escono sopravvissuti Applewow, Griffon (team HellRaisers) e Inspirer (team NaVi). Un 2vs1 inevitabile, con quest’ultimo player costretto alla cautela a causa dei numerosi colpi subiti durante l’agguato: il fato sembra ormai sorridere al team sovietico, finchè non accade ciò che fino a pochi secondi prima era da ritenersi impossibile. Applewow, in cerca di una posizione ottimale per controllare il territorio, cade da una scogliera e il tank rimane incastrato nella roccia, impossibilitato nei movimenti e incapace di compiere alcuna azione. Inizia così una caccia all’uomo con Griffon che, dopo un minuto di lento girovagare, individua Inspirer in mezzo alle rovine di alcune case: il player NaVi riesce a fuggire eludendo i blind shot di Griffon e, con un colpo di mano degno di un professionista, riesce a scovare il pilota HellRaisers attraverso dei cespugli. In quell’istante il colpo della vittoria schizza dal cannone di Inspirer e colpisce sul fianco l’ignaro Griffon, che esplode in una nuvola di rottami. Un boato fortissimo si alza dalle tribune, la folla è in delirio mentre il giocatore NaVi vaga per la mappa senza conoscere ancora l’esatta ubicazione di Applewow e il triste destino ad esso riservato. Non servono altri spari, non servono altri interminabili minuti di tensione: la finale termina con lo scadere dei 10 minuti, in un tripudio di luci e di urla liberatorie.
Il ricordo lasciatomi da queste Wargaming League Grand Finals 2016 rimarrà indelebile nel mio cuore: il mio primo press tour si è svolto in un’atmosfera calda e cordiale – in una Varsavia orgogliosa di ospitare un evento di questo calibro – con giornalisti sorridenti al mio fianco e una finale memorabile. Ho respirato un’aria di festa che mi ha reso malinconico, scettico riguardo la possibilità che in Italia possano svolgersi tornei di così grande richiamo a livello internazionale. Nonostante tutto, queste Wargaming League Grand Finals 2016 hanno dimostrato come il fenomeno e-Sports sia ormai parte fondante dell’esperienza ludica di molti paesi e come esso possa divenire forza aggregatrice e motrice naturale della microeconomia di una città e del divertimento di migliaia di giovani. Il tutto non poteva che concludersi con una serata speciale in discoteca, in cui abbiamo alzato i calici al vento; giornalisti, giocatori e dipendenti insieme, ballando con i colleghi e le colleghe fino alle prime luci dell’alba, all’insegna del divertimento, ancora una volta.