In senso lato, si può dire che l’arte è un’insieme di attività umane, di qualsivoglia tipologia capaci di trasmettere emozioni, derivate dalla genialità del suo creatore. Ovvero tutto e niente. Non esiste, ne probabilmente mai esisterà, una visione oggettiva, capace di trasmettere una definizione univoca alla parola arte. Ognuno ha nella sua mente una propria visione, sia essa di buon gusto o meno. Ovviamente esistono delle espressioni, che hanno rappresentato e rappresentano in modo indiscusso e oggettivo l’arte, come poesia, musica, pittura, scultura e tutte quelle forme che hanno segnato il percorso della storia, marchiato a fuoco da grandi artisti come Leonardo da Vinci e Dante Alighieri, per citarne due a caso. Gli artisti, sono loro i geni, a volte incompresi, a volte acclamati dalle folle, che con il loro estro riescono a creare opere d’arte e trasmettere forti emozioni, messaggi di vita, amore e speranza. Sono passati molti anni dalla consacrazione di queste forme d’arte, che continueranno indubbiamente a regalarci grandi meraviglie. Ora siamo però di fronte a nuove espressioni, alcune già considerate arte, come ad esempio il cinema, denominato dalla convenzione “settima arte” (ricordiamo le sette forme d’arte in ordine secondo la convenzione: architettura, musica, pittura, scultura, poesia, danza e cinema appunto) già nel lontano fine ‘900, ma da allora nulla è più cambiato. Altre attività creative, non vengono ancora considerate artistiche, vuoi per bigottismo di alcuni gruppi di persone o solo per il mero spirito conservativo dell’arte, fermo ai canoni di fine ‘900. Ovviamente qui entra in gioco il nostro passatempo preferito: il Videogioco.
L’eterno dilemmaDa anni molti addetti ai lavori provano sensazione di rabbia e costernazione nel vedere considerato il loro lavoro semplicemente una forma di intrattenimento. Il nome stesso “videogioco”, mette sin da subito in chiaro quella che è la prerogativa di fondo, essere appunto un gioco,e quindi far divertire. Purtroppo però ci si ferma solo all’aspetto prettamente ludico, senza andare a fondo ed evidenziarne altre caratteristiche, anche se estrinseche, comunque presenti. In Italia ci pensa AIOMI (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) fondata per preservare la cultura del videogioco inteso non solo come semplice prodotto industriale, ma anche come espressione artistica. Un’oasi nel deserto per ora, ma vista la sua assidua presenza in tutte le manifestazioni videoludiche di questi anni sta acquisendo nel settore grande importanza e considerazione. Viene comunque da pensare se sia davvero importante il “cercare” a tutti i costi l’arte nei videogiochi, in fondo basterebbe accendere la console e lanciarsi nel divertimento, senza avere la sensazione che ciò che si sta facendo è per forza, in qualche modo, artistico. Qualcuno oltre alla passione per i videogiochi potrebbe frequentare forme d’arte, in grado di soddisfare già pienamente la propria bramosia di arte, concedendosi al videogioco solo per puro divertimento, senza cercarne un lato artistico. Questa necessità invece, nasce da coloro che insoddisfatti di vedere considerato il loro passatempo preferito come una perdita di tempo, snobbato, privo di contenuti interessanti e spesso accusato addirittura di rovinare l’infanzia a discapito di una vita più sana e all’aria aperta (opinione comunque condivisibile almeno solo in parte, in quanto una vita sana e sportiva può essere comunque accompagnata dalla passione per i videogiochi), hanno deciso di intraprendere questa missione, nel cercare di dimostrare che il videogioco è una forma d’arte con tutti i crismi del caso. Il compito non è sicuramente facile, e forse anche un pò velleitario, ma non si può fare finta di niente di fronte a certi capolavori che l’industria videoludica ha saputo regalare, siano essi considerati arte o meno, vale la pena di elevarli da semplice gioco tecnologico. Va fatta però una distinzione importante, ovvero l’arte videoludica va intesa nella sua complessità, non può essere decontestualizzata. Facendo un esempio si può dire che i paesaggi di Oblivion sono fantastici, in questo caso ci troviamo di fronte ad arte visiva. Quando si parla invece di arte videoludica,come già detto, va considerato il gioco nella sua totalità: grafica, trama, giocabilità, sonoro che insieme creano quella giusta miscela in grado di trasmettere quelle sensazioni equivalenti a quelle che si possono provare guardando un quadro di Picasso o un film di Fellini. Potrebbe essere un’affermazione azzardata, ma in fondo le sensazioni che ognuno di noi prova di fronte a una qualsiasi forma d’arte è indipendente dalla sua storia e dal fatto che sia o meno riconosciuta tale dalle convenzioni.
E’ solo un business?Paradossalmente anche all’interno dell’industria videoludica non tutti la pensano allo stesso modo: ci sono infatti diverse scuole di pensiero contrastanti fra loro. Chi crede fortemente nel videogioco come forma d’arte e culturale e altri, nonostante lo vivono da vicino, si ostinano a considerarlo solo un passatempo tecnologico. I motivi per cui forse il videogioco è considerato ancora acerbo per avere un posto nell’olimpo dell’arte sono molteplici e più o meno condivisibili. Molti puntano il dito sulle software house, che bramose di ricchezza e potere osteggiano la purezza cristallina dell’opera culturale e artistica insita nel videogioco, inficiandola con prodotti alla moda e senz’anima, creati per vendere a ragazzini non curanti del significato di cultura e arte. Insomma senz’arte ne parte. E’ scontato, come nelle altre discipline, il fatto che non tutte le opere siano arte, non potrebbe esserlo un disegno fatto da un bimbo, lo stesso si potrebbe dire di un Pac-Man o dell’ultimo Football Manager, anche se, in questo caso verrebbe da dire: “De gustibus..”. Un’altra grande piaga è lo sviluppo tecnologico: molti credono che i videogiochi in un futuro, non poi cosi lontanto, saranno caratterizzati da un realismo disarmante, tale da essere considerati opere d’arte. Se cosi fosse, si andrebbe contro al vero significato di arte, molto più antico di quello conosciuto ora. Fin dall’antichità l’uomo ha cercato, con ciò che aveva a disposizione, diverse forme d’espressione. Bastava una cosa: il genio, il resto veniva da se, senza avere per forza tecnologie avanzate. Per rendersene conto basti pensare alla preistoria, dove l’uomo sentiva già il desiderio di rappresentarsi in un qualcosa al di fuori della vita normale, attraverso le varie pitture e incisioni rupestri. Insomma un po’ come i primi videogiochi, non dotati di quell’approccio visivo e sonoro di oggi, ma sempre espressivi e qualitativi nella loro visione di insieme.
Tirando le somme, possiamo dire che il videogioco è arte? Diciamo che il videogioco ora può essere considerato un “brutto anatroccolo”, ma pronto a diventare, con le giuste scelte, un bellissimo “cigno”, tale da essere considerato arte in tutto e per tutto. Insomma siamo solo in una fase di passaggio, possiamo dire “infantile” del nostro passatempo preferito. Nonostante certi titoli abbiamo già quella verve artistica da esser considerati tali, non siamo ancora di fronte a quell’immaginario collettivo di videogioco che va a braccetto con il Dio Apollo. Per avvicinarsi alle altre forme artistiche bisogna ancora darsi da fare, nonostante le premesse ci siano tutte. Il videogioco deve avere più anima, non solo grafica next-gen ed alta definizione, ma anche trame profonde, personaggi umani e carismatici, che sappia far parlare di sé e riflettere sulle tematiche che sa proporre, vicino alla società ed ai suoi problemi, anche dopo aver lasciato gamepad o mouse sulla scrivania.
Dobbiamo inoltre ricordare l’asso nella manica dei videogiochi, su cui si sta lavorando molto, ovvero l’interazione e l’immedesimazione. Quest’ultima sempre più reale nel mostrare ciò che accade attorno al videogiocatore, come se stesse vivendo un film in prima persona, immette un valore aggiunto non irrilevante. Allora perché non si potrebbe, magari fra vent’anni, vedere i nostri nipotini giocare ad un Diablo 2, provando ancora quelle sensazioni di stupore e adrenalina provate da noi anni prima, come un vecchio film? La strada è ancora lunga, ma il videogioco contiene nel suo DNA arte e cultura, è quindi solo questione di tempo e di ottenere la piena e giusta consapevolezza che quello che troviamo di fronte tutti i giorni sui nostri monitor non è solo un “giochino”.